Uscii di casa come sempre, come ogni mattina, zaino in
spalla e dritto verso la scuola. Ma quella mattina c'era qualcosa di diverso,
mentre percorrevo il solito tragitto, sentivo di essere osservata eppure per
quante volte mi voltavo, non vedevo nessuno dietro di me. Aumentai il passo,
impaurita da quei passi che mano a mano si avvicinavano, quando vidi la scuola
tirai un sospiro di sollievo, ma non ero ancora al sicuro, non avevo ancora
superato il cancello.Mancavano pochi passi al cancello, quando sentii una mano
poggiarsi sulla mia spalla, mi voltai spaventata, con il fiato mozzato in gola
e lo vidi. Uno strano ragazzo era davanti a me, con occhi color miele e dei
lunghi capelli argentati. Non era umano, ne ero sicura, la prova erano quelle
buffe orecchie da cane. Non sapevo cosa fare, ora bloccata da quella mano calda
che poggiava sulla mia spalla. Lui mi guardava, sorpreso. Come se avesse visto
un fantasma. All'improvviso lasciò cadere la mano lungo il suo corpo e rimase
lì, fermo, come se fosse stato trasformato in una statua.
Io mi spostai di pochi passi, quando lui aprì la bocca, come se volesse dire
qualcosa, ma non uscì nessun suono.
Io mi allontanai con passo svelto e poco dopo mi ritrovai circondata dai miei
compagni, troppo occupati dai loro problemi per accorgersi dell'espressione del
mio viso.
Ogni tanto guardavo fuori dalla finestra, per vedere se era ancora lì, ma ogni
volta quello spazio era vuoto.
Se ne era andato, pensai, meglio così.
A fine lezione, come sempre presi la mia roba e mi avvia verso l'uscita, quando
lo vedi, vicino al cancello, con la schiena appoggiata al muro e lo sguardo
rivolto a me.
Mi bloccai a metà strada rivolgendo lo sguardo verso i miei compagni di scuola,
come a volergli chiedere aiuto, ma nessuno fece caso a me, ma soprattutto
nessuno fece caso a lui.
Era come se solo io potessi vederlo, c'era qualcosa di strano in quella storia.
Come era possibile che lo vedessi solo io?
Ero sempre lì, quando fui spinta da un ragazzo che certamente non mi aveva
visto.
Grazie a quella spinta ripresi il controllo del mio corpo e mi avviai verso il
cancello, avevo deciso che sarei passata davanti a lui senza guardarlo
minimamente, ma qualcosa andò storto, non ero preparata ad una sua reazione.
Quando fui a pochi passi da lui, si avvicinò a me e mi sussurrò: Dobbiamo parlare.
Lo guardai sempre più confusa.
"Di cosa?"
Le parole mi uscirono senza nemmeno rendermene conto.
Lui si incamminò, voltandosi ogni tanto per vedere se lo seguivo.
Quando arrivammo davanti ad un albero, si fermò.
Il suo sguardo era vuoto, come se fosse in un altro mondo.
Rimase lì, fermo. Osservando il nulla.
Poi ad un certo punto si voltò verso di me.
Lo guardai negli occhi e non vidi nessuna traccia di odio, risentimento,
disprezzo, solo un grande senso di solitudine.
Non so come né come mai, ma provai un senso di compassione per lui.
Non sapevo come comportarmi, cosa dire.
Erano troppe le domande che viaggiavano nella mia testa, e nessuna risposta.
Poi all'improvviso parlò lui.
"Tu, umana, mi ricordi LEI"
Io non capivo, a chi si riferiva? Chi era LEI?
"I tuoi occhi, la tua bocca, l'odore dei tuoi capelli, tutto è uguale a
LEI"
Continuavo a non capire, questa persona, era forse di un altro mondo, e questa
donna, poteva trattarsi di una mia antenata?
Mi posi quelle domande perché essendo figlia di un sacerdote, nel tempio girano
molte leggende.
Si dice, infatti, che una sacerdotessa, 500 anni fa, abitò proprio nel tempo,
non ci sono altre informazioni su questa leggenda, ma si narra che la sua
discendenza sarebbe arrivata fino al nostro tempo, e se fossi proprio io quella
discendente?
Ma no, cosa vado a pensare, era assurdo, erano solamente leggende no?
Ma allora come si spiegava il fatto di...lui?
All'improvviso tornai alla realtà, non mi ero accorta che si era spostato
sempre più verso di me.
Mi fissava di nuovo, sempre con quello sguardo, poi la sua mano si alzò a
mezz'aria mi indicò.
"Tu, dimmi abiti in quel tempio laggiù?"
Annuii
Non ero in grado di parlare, un nodo alla gola me lo impediva.
"Tu conosci le leggende di quel tempio vero? Conosci la sua
leggenda?"
"Ti riferisci a quella sacerdotessa?"
Finalmente il nodo alla gola si era sciolto, volevo sapere chi era, perché era
nel nostro mondo e cosa cercava.
"Kikyo, la sacerdotessa guardiana della sfera dei quattro spiriti"
Lo guardai non capendo, cosa era questa sfera?
"Non conosci l'intera leggenda, umana?"
Scossi il capo.
"Eppure dovresti conoscere la leggenda, tu abiti in quel tempio"
"Noi, io e la mia famiglia, conosciamo solo parte della leggenda, non ci
sono manufatti che narrano di quel periodo e di lei"
"Capisco, un giorno ti narrerò la sua storia, ora è ancora troppo
presto"
Conclusa la frase si voltò, e sparì tra il traffico.
Io rimasi lì, senza capire più cosa fosse accaduto, era troppo confusa.
Aspettai qualche minuto, per rimettere almeno alcune cose insieme poi mi avviai
verso casa.