Ciao
Samuel.
Ho fatto un pensiero, uno dei miei
tanti.
E ho capito che, diversamente da come
crede la gente, io so ragionare come gli altri.
Noi due, proprio io e te, siamo tutto
ciò che il mondo butta nel cesso e tira l'acqua senza
nemmeno
guardare quello che sta rifiutando. Le nostre mani, sono quelle che
la gente guarda con schifo se sono legate, con ammirazione se servono
per ferirci.
Mio padre e mia madre mi hanno abortito
a vent'anni, perché mi hanno rifiutato. È come se
avessero
rifiutato i miei capelli biondi, o i miei occhi azzurri che ti
piacciono tanto, Samuel.
Hanno ripudiato ciò che sono, non ciò
che posso aver commesso.
Io ti amo, Samuel. Scusami se te lo
dico così, ma l'avrai capito, anche solo dai sospiri che ti
sussurro
all'orecchio mentre facciamo l'amore. Non ho mai amato nessun altro
come te, e ora, devo lasciarti. Devo lasciarti e non ti dirò
dove
potrai ritrovarmi, non saprai a quale molo, a quale aeroporto, a
quale stazione correre nel tentativo di fermarmi. E poi, forse, mi
odierai. Oppure mi lascerai andare, alzerai le spalle e finirai per
concludere che non ero poi così importante.
E io rimarrò solo una brutta
esperienza nella tua vita, e tu una bella nella mia.
Lo vedi, il mio egoismo? Il mio egoismo
ti farà stare così male da farti vomitare,
cercando di espellermi
dai tuoi ricordi. No, ti prego cerca di star meglio, cerca di
guarire. Non posso sopportare di vederti piegato sulle piastrelle del
bagno, che vomiti lacrime, e tieni una mano sul bordo gelido del
lavandino, in cerca di un appiglio.
E poi ti devi sfogare. Prendi qualcosa,
la prima che vedi. La scagli forte cercando di attenuare la tua
rabbia, trasferendola su quell'oggetto di vetro che si sparge in
frantumi sul pavimento.
Tu, Samuel, hai avuto meno coraggio di
me, ma più buon senso, con i tuoi silenzi, con le tue
infinite
bugie. Ridevo, quasi, quando sentivo tutte le scuse che avanzavi
davanti agli altri. Ancora mi stupisco di come tu riuscissi a
inventare tante cazzate, così sul momento.
Ma poi anche tu hai ceduto.
E dire che ti credevo intramontabile.
L'hai urlato in faccia a tuo padre e a tua madre, e te ne sei uscito
con una borsa a tracolla senza nemmeno aspettare la risposta.
Codardo.
Codardo. Codardo. Codardo.
Codardo come quando io ti ho raggiunto
nel parco, ti ho offerto una sigaretta e ti ho parlato, ma dentro di
me avevo già capito tutto dei tuoi occhi lucidi.
“Cos'è successo?”
“Niente”
“Niente?” “Niente”.
E lasciavi cadere la cenere sull'erba,
con le labbra tremanti e gli occhi spaventati.
Vorrei darti un ultimo bacio.
Vorrei lasciarti una traccia, un
indizio del mio passaggio, ma non lo farò.
Il mondo è grande, mi cercherai, lo
so.
Ci proverai.
E quando ti sarai stancato, quando
avrai esaurito tutte le tue lacrime, mi ritroverai.
E faremo l'amore ancora una volta.
E sarà il mio ultimo sogno felice.
24 maggio 2011