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Autore: Silvar tales    24/05/2011    1 recensioni
Ciao Samuel.
Ho fatto un pensiero, uno dei miei tanti.
E ho capito che, diversamente da come crede la gente, io so ragionare come gli altri.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao Samuel.
Ho fatto un pensiero, uno dei miei tanti.
E ho capito che, diversamente da come crede la gente, io so ragionare come gli altri.
Noi due, proprio io e te, siamo tutto ciò che il mondo butta nel cesso e tira l'acqua senza nemmeno guardare quello che sta rifiutando. Le nostre mani, sono quelle che la gente guarda con schifo se sono legate, con ammirazione se servono per ferirci.
Mio padre e mia madre mi hanno abortito a vent'anni, perché mi hanno rifiutato. È come se avessero rifiutato i miei capelli biondi, o i miei occhi azzurri che ti piacciono tanto, Samuel.
Hanno ripudiato ciò che sono, non ciò che posso aver commesso.
Io ti amo, Samuel. Scusami se te lo dico così, ma l'avrai capito, anche solo dai sospiri che ti sussurro all'orecchio mentre facciamo l'amore. Non ho mai amato nessun altro come te, e ora, devo lasciarti. Devo lasciarti e non ti dirò dove potrai ritrovarmi, non saprai a quale molo, a quale aeroporto, a quale stazione correre nel tentativo di fermarmi. E poi, forse, mi odierai. Oppure mi lascerai andare, alzerai le spalle e finirai per concludere che non ero poi così importante.
E io rimarrò solo una brutta esperienza nella tua vita, e tu una bella nella mia.
Lo vedi, il mio egoismo? Il mio egoismo ti farà stare così male da farti vomitare, cercando di espellermi dai tuoi ricordi. No, ti prego cerca di star meglio, cerca di guarire. Non posso sopportare di vederti piegato sulle piastrelle del bagno, che vomiti lacrime, e tieni una mano sul bordo gelido del lavandino, in cerca di un appiglio.
E poi ti devi sfogare. Prendi qualcosa, la prima che vedi. La scagli forte cercando di attenuare la tua rabbia, trasferendola su quell'oggetto di vetro che si sparge in frantumi sul pavimento.
Tu, Samuel, hai avuto meno coraggio di me, ma più buon senso, con i tuoi silenzi, con le tue infinite bugie. Ridevo, quasi, quando sentivo tutte le scuse che avanzavi davanti agli altri. Ancora mi stupisco di come tu riuscissi a inventare tante cazzate, così sul momento.
Ma poi anche tu hai ceduto.
E dire che ti credevo intramontabile. L'hai urlato in faccia a tuo padre e a tua madre, e te ne sei uscito con una borsa a tracolla senza nemmeno aspettare la risposta. Codardo.
Codardo. Codardo. Codardo.
Codardo come quando io ti ho raggiunto nel parco, ti ho offerto una sigaretta e ti ho parlato, ma dentro di me avevo già capito tutto dei tuoi occhi lucidi.
“Cos'è successo?” “Niente” “Niente?” “Niente”.
E lasciavi cadere la cenere sull'erba, con le labbra tremanti e gli occhi spaventati.
Vorrei darti un ultimo bacio.
Vorrei lasciarti una traccia, un indizio del mio passaggio, ma non lo farò.
Il mondo è grande, mi cercherai, lo so.
Ci proverai.
E quando ti sarai stancato, quando avrai esaurito tutte le tue lacrime, mi ritroverai.
E faremo l'amore ancora una volta.
E sarà il mio ultimo sogno felice.



24 maggio 2011



   
 
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