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Autore: HeartBreath    24/05/2011    4 recensioni
Blaine mi avrebbe portato via tutto. Forse l’aveva già fatto. Era probabile che Kurt fosse già bello che suo, irrimediabilmente innamorato di quell’ignobile ragazzo.
Chissà se Blaine Anderson sapeva di rovinarmi la vita con la sua sola esistenza, con la sua presenza in quel bar e nel cuore del mio Kurt.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è il seguito di False Face, una fan fiction che vede come protagonista Joey, una ragazza perduta in un amore non corrisposto nei confronti di Kurt Hummel.
Il seguito è ambientato qualche mese dopo l'arrivo di Joey al Mckinley, quasi alla fine della seconda stagione. AVVERTO SUBITO: non so quanto potrò prolungare questa parte della storia e quando riuscirò a finirla, vi chiedo solo di essere pazienti...
E spero vi piaccia =)
Baci!
V.






 

Quell’idea non mi piaceva nemmeno un po’. Perché avevo accettato? Lo dissi ad alta voce.
“Perché ho accettato?”
“Perché vuoi bene a Kurt, per la millesima volta” rispose Mercedes, scocciata. Lei mi teneva sottobraccio da un lato, Rachel dall’altro. Santana dietro di me mi impediva di svignarmela. Ottima mossa: anche senza un coltello premuto contro la mia schiena, niente mi teneva in riga come la paura che quella ragazza mi staccasse la testa.
Avevo accettato quell’incontro di mia spontanea volontà. Il compito di Rachel, Santana, Mercedes e le altre ragazze era quello di assicurarsi che mantenessi la parola e non mi tirassi indietro all’ultimo momento. E devo ammettere che ero molto tentata di farlo.
Solo perché si tratta di Kurt, avevo detto. Altrimenti non avrei minimamente considerato la possibilità di conoscere quel tizio.
Le altre ragazze del Glee Club lo conoscevano già. Era il tempo delle presentazioni anche per i maschi allo Starbuks caffè, e secondo le ragazze Kurt avrebbe notato la mia assenza se era presente tutto il Glee. E sarebbe stato scortese. E quella presentazione per Kurt era importante.
Perché, poi, era così importante? Era solo uno stupido ragazzo…
Il suo stupido ragazzo…
Per questo non volevo incontrarlo. E per questo le mie compagne erano costrette a trascinarmi al bar.
Kurt non si era mai fidanzato, non solo da quando lo conoscevo, ma nella vita. E più questa nuova esperienza era importante per lui, più faceva male a me.
“Che ore sono?” chiese Rachel. “Ho il braccio bloccato”
Mercedes aveva l’orologio al polso e il braccio sinistro libero. “Le 16:05”
“Perfetto, ora siamo anche in ritardo!” si lagnò lei.
“Figurati, i ragazzi saranno più in ritardo di noi” commentò Santana.
“E Kurt starà sistemando a Blaine la cravatta” continuò Brittany.
Una risatina collettiva, a cui ovviamente non mi unii.
“Scusa Joey” mormorò Brittany, notando il mio silenzio.
“Tranquilla, non è niente”
“E’ questo?” Mercedes indicò un’insegna di Starbuks sopra il suo naso.
“Vedi altri bar nei paraggi?” Quinn stava per entrare, ma disse alle altre di aspettare e gli fece segno di lasciarmi. Dio, sembravo una prigioniera diretta alla ghigliottina!
Quinn mi prese per le spalle e mi guardò con quegli incantevoli occhi verdi. “Joey, io so quanto può essere difficile. Io e Rachel ci siamo passate, e sempre per lo stesso ragazzo” incredibile che ne parlasse con tanta facilità. “Ma devi ricordarti che la cosa più importante per te è l’uomo che ami. Perché è così, no? Kurt non è forse la cosa più importante per te?”
Annuii, disorientata. Con me Quinn non era una vipera come con molti, forse perché non le avevo mai dato problemi. Ma allo stesso tempo non si era mai interessata a me tanto da confortarmi e incoraggiarmi nei momenti difficili.
“E se è felice lui, non sei felice anche tu?”
Personalmente, no. Ma se si parlava di lui… “Sì”
“Allora puoi affrontare qualunque vista o parola. Farà male, lo so. Ma prima o poi ci passiamo tutti in una situazione del genere…” inaspettatamente, irrigidendomi completamente, mi strinse in un abbraccio, per circa due secondi, massimo tre.
Ma abbastanza da scioccarmi.
Forse la sofferenza che ci accumunava la faceva sentire più vicina a me. Comprensibile.
Le labbra piene di Mercedes vibrarono in uno sbuffo. “Entriamo, allora?” ci smosse.
Annuii, pronta. Più o meno…
Entrammo nel bar, guardando tra tutta la gente seduta a prendere un caffè e chiacchierare.
“Ragazze!” la voce di Kurt risuonò da un tavolo spazioso. Tutti i maschi intorno a lui.
“Oh che sorpresa” attaccò Rachel avvicinandosi. “Eravamo sicure che saremmo arrivate per prime anche in ritardo”
“Non siete poi così tanto in ritardo, sarò io che sono qui da venti minuti” puntualizzò Kurt, mentre tutti i ragazzi ci facevano spazio per farci sedere intorno al tavolo.
“Ma l’appuntamento non era alle 16:00?” si allarmò Rachel. Per lei la puntualità era essenziale. Una cosa era un ritardo di cinque minuti, ma venticinque erano inaccettabili per lei.
“In effetti sì, ma Kurt aveva paura di trovare traffico e mi è venuto a prendere mezz’ora prima”
Una voce. Una voce e una risata, esattamente di fronte a me, che mi diedero fastidio subito.
Non l’avevo notato prima ma quello era l’unico individuo a me sconosciuto in tutto il tavolo. Dovevo presumere che fosse lui.
Si era accorto che lo stavo guardando. “Io non ti conosco” affilò lo sguardo, indicando me. “Tu devi essere Joey”
“Come conosci il mio nome?” non accennai a sorridere, non ci provai minimamente.
“Kurt parla spesso di te, e sei l’unica che non mi è stata ancora presentata” mi offrì la mano, da un capo all’altro del tavolo rettangolare. “Sono Blaine”
La sua mano era grande e venosa, i vestiti raffinati – maglione di cashmere da cui spuntava il colletto di una camicia chiara -, i lineamenti del viso definiti. Ricci neri probabilmente pieni di gel, sopracciglia folte e scure sopra agli occhi limpidi, la mascella molto in evidenza. Bellezza alla Edward Cullen, quella che devi decisamente farti piacere per apprezzarla. Cos’aveva di speciale proprio non lo so.
Gli strinsi la mano e scoprii il suo tocco incredibilmente delicato, sembrava di stringere una piuma.
Una stupida piuma, che sicuramente aveva accarezzato Kurt tante e tante volte…
Strinsi la presa istintivamente, senza pensare. Giuro, non avevo intenzione di fargli male.
“Ah!” un lamento smorzato gli uscì dalla bocca.
“Joey!” mi rimproverò Kurt, curandosi della sua mano.
“Non preoccuparti. Sono sicuro che non l’ha fatto apposta” Blaine mi guardò in modo strano. Forse aveva capito. Non ci voleva molto per scorgere l’odio nei miei occhi, suppongo.
Nella mia mente giravano decine di imprecazioni e insulti che avrei voluto urlare a quel ragazzo.
In cosa speravo? Che mi fosse simpatico? Impossibile. Anche se fosse stato Mr. Perfezione, non avrei potuto fare altro che odiarlo. Lo so che era un comportamento infantile, ma già era tanto che fossi lì per Kurt. Potevo concedermi un po’ di soddisfacente odio, no?
L’unica azione di cui mi vergognavo sul serio era l’aver ignorato Kurt negli ultimi mesi. Da quando si era trasferito alla Dalton, non avevo più avuto il coraggio di rivolgergli la parola. Avevo passato sempre meno tempo possibile a scuola, a volte mi fingevo persino malata. Mi rifiutavo di uscire e soprattutto di presentarmi agli appuntamenti a cui Kurt invitava me, Mercedes e Rachel.
Ora il mio Kurt era tornato a casa sua, al Mckinley. Ma si era presentato un problema, un dolore molto più grande. Con rammarico gli altri membri del Glee dovettero annunciarmi che ora era fidanzato. E lì ignorare Kurt divenne più difficile da un lato, più facile da un altro. Era difficile perché ero costretta ad incontrarlo per i corridoi e alle prove del Glee Club. Era facile perché il motivo era sensato. O almeno lo era di più.
Non odiavo Kurt. Avrei voluto, sarebbe stato tutto definitivamente semplice. Eppure non riuscivo a smettere di amare il suo viso, la sua voce, quello che diceva e faceva. Amavo Kurt Hummel, nonostante i mesi dopo il suo palese rifiuto, vivevo e respiravo solo per stare accanto a lui.
Ed ora era fidanzato. D’ora in avanti, non sarebbe più stato soltanto il mio amore impossibile. Sarebbe stato l’amore realizzato di un’altra persona. Un ragazzo. Uno schifoso, insignificante maschio. Blaine avrebbe avuto da Kurt tutto ciò che non avrei mai potuto avere io. E perché? Perché Kurt era gay.
Negli ultimi giorni ero riuscita persino a odiare l’omosessualità. Ridicolo. Non ero e non ero mai stata omofobica.
Ma penso che tutti fossero d’accordo della mia idea che Kurt era capace di farmi fare cose incredibili.
Rachel mi diede un calcio sotto al tavolo. Anche se Quinn aveva deciso di farmi da fata madrina, non significava che le altre non mi avrebbero preso a calci anche dopo se avessi messo in imbarazzo Kurt.
Passarono ben due ore di chiacchiere e caffè. Blaine sembrava essere già simpatico a tutti, nonostante le ragazze lo avessero visto massimo due volte e i ragazzi solo cinque minuti più di me. Lo trattavano come un amico fidato, quasi un fratello. Come un membro del Glee Club! Avrei potuto vomitare…
Conquistò Finn e Mike con la sua passione per lo sport, Sam per l’esperienza con la chitarra che diceva di avere, Artie per i cantanti rap che conosceva e Puck con la sua offerta di prestargli i soldi per il caffè, quando usò la sua scusa “Ho dimenticato il portafogli a casa”.
Le mie amiche erano semplicemente rapite dalla sua galanteria, dalla simpatia genuina che dimostrava, forse anche dalla sua risata cristallina. Il colmo era che qualcuna di loro si prendesse una cotta per Blaine! Ma sapevo che gli piaceva incondizionatamente, perché loro erano più altruiste di me. Perché a loro importava solo che Kurt non era mai stato felice come adesso, che guardava Blaine in modo tanto dolce da far sciogliere persino Santana, che era capace di arrossire ogni volta che lui gli sorrideva.
Loro non stavano male, loro pensavano solo alla felicità di Kurt, perché la propria non era toccata da quegli sguardi d’amore, quei sorrisi. La mia felicità invece si sgretolava ad ogni riferimento alla vita di coppia di Blaine e Kurt, e la mia rabbia cresceva ogni volta che quel verme pronunciava il suo nome. Il nome del mio primo amore, del mio angelo custode, la mia colonna.
Blaine mi avrebbe portato via tutto. Forse l’aveva già fatto. Era probabile che Kurt fosse già bello che suo, irrimediabilmente innamorato di quell’ignobile ragazzo.
Chissà se Blaine Anderson sapeva di rovinarmi la vita con la sua sola esistenza, con la sua presenza in quel bar e nel cuore del mio Kurt.
Sicuramente sapeva di non andarmi a genio. Cercavo di non incontrare il suo sguardo, ma se capitava non riuscivo proprio a sorridere, qualsiasi risata si spegneva nella mia gola quando vedevo i suoi occhi.
In quanto a Kurt...
In quanto a Kurt, davo risposte brevi alle sue domande. Ed era chiaro che quelle insignificanti domande erano un modo per instaurare un dialogo, farsi notare da me. Alle prove e nei corridoi era diverso. Qui non potevo scappare. Anche se avessi voluto, ero seduta in mezzo a Rachel e Lauren – e si da il caso che ci volesse una gru per spostare Lauren. Non volevo scambiare con Kurt più di qualche parola, per due motivi. Temevo due reazioni differenti. Scoppiare a piangere, o mollargli uno schiaffo. Sarei stata capace di entrambe le azioni impulsive.
“Joey, a che punto sei col compito di questa settimana per il Glee?”
“Non ho ancora iniziato” gli risposi, prendendo un sorso di cappuccino.
“Perché non mi aiuti col mio? E’ tanto che non cantiamo ins…”
“L’ho già promesso a Brittany” feci, secca e fredda come il ghiaccio, senza nemmeno guardarlo.
“Aspetta, non è v… Ahi!”
Interruppi Brittany con un calcio sotto il tavolo. Sapevo che Santana era già occupata a cantare con Mercedes – quelle due ragazze insieme erano delle bombe! -, quindi Britt era libera.
Kurt sospirò. “Come vuoi, sarà per la prossima volta”
“Se vuoi, io non ho un compagno per il compito del professor Schu” si propose Rachel.
Kurt fu entusiasta. D’altronde, le loro voci si fondevano perfettamente. Ma solo io ero capace di non oscurarlo quando cantava. Invece la voce di Rachel sarebbe spiccata anche in mezzo ad un coro di trenta cantanti.
“Vi state dando molto da fare nel Glee Club” commentò Blaine con un sorriso.
Invidioso, dolcezza?, mi guardai dal dirlo ad alta voce. “Le nazionali non sono lontane” questo era più sottile.
“Anche se per gli Usignoli è un vero lutto perdere un elemento come Kurt, è stato sicuramente un colpo di fortuna che i problemi di bullismo nella vostra scuola si siano risolti adesso che le nazionali sono prossime” continuò lui. “Vi ho sentiti cantare e siete straordinari, l’unica cosa che vi mancava era Kurt. Avete la vittoria in pugno”
Puck e Finn si scambiarono un sorriso complice, invece Kurt guardò Blaine lusingato da quel complimento.
Mi vergogno ancora per non essermi riuscita a trattenere.
“Mh, che coincidenza, gli Usignoli perdono le regionali e Kurt passa nella squadra che va a New York…”
Si bloccò l’universo quando i miei amici mi sentirono dire quelle parole. Brittany restò persino con la bocca aperta a mezz’aria per bere dalla sua tazza. Erano tutti scioccati.
Neanche io sapevo cosa dire. Mi pentii subito di averlo detto ad alta voce.
Piena di vergogna, non riuscivo a fare altro:
“Zizes”
Lauren capì e si spostò, permettendomi di passare e andare via.

  
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