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Autore: LaU_U    25/05/2011    8 recensioni
«Ricordatemi come mi avete convinto a venire qui con voi» chiese la detective New Yorkese con un sospiro, dopo che il gruppo si era seduto al tavolino di un rumoroso locale di Manhattan.
«Andiamo, Beckett, è una serata fra colleghi. Non ti succede niente di male se ti diverti un po’.»

Il team del Dodicesimo passa una serata ad un Karaoke bar.
Genere: Commedia, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo del tempo libero'
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Ok. Questa è una song-fic, ma solo in parte. Diciamo che la canzone è importante, ma non l'ho usata per scrivere il testo, è di accompagnamento. Le mie parole non spiegheranno la canzone, dovete leggerla voi. Quando qualcuno dei personaggi inizierà a cantare, in quel momento, potrete far partire questa musica: Me & my shadow. Buona lettura!



«Ricordatemi come mi avete convinto a venire qui con voi» chiese la detective New Yorkese con un sospiro, dopo che il gruppo si era seduto al tavolino di un rumoroso locale di Manhattan.
«Andiamo, Beckett, è una serata fra colleghi. Non ti succede niente di male se ti diverti un po’.»
«Oh, ma io mi diverto, Esposito. Ho un giullare personale che mi accompagna sempre dappertutto» rispose la donna lanciando un’occhiata sarcastica allo scrittore che le stava accanto.
«E dovresti esserne onorata» disse Castle stando allo scherzo.
I quattro amici si guardarono intorno per sondare l’atmosfera; l’aria era riempita da un chiacchiericcio generale e sopra di esso si sentiva la voce di una donna che dava l’idea di essere sul punto di essere strozzata. A fatica i poliziotti e lo scrittore riuscirono a distinguere le parole che pronunciava:
«Near, far, whereeeeeeeeeeever you are, I believe that…»
«Sia chiaro che su quel palco non metto piede» affermò Beckett, tentando di apparire risoluta.
«Questo lo vedremo» la stuzzicò Ryan.
«Che senso ha venire in un karaoke e non cantare?» esclamò Esposito.
Il suo collega lo spalleggiò:
«Sarebbe come andare al cinema per mangiare i popcorn.»
«O allo zoo per sederti su una panchina.»
«O al bowling per berti una Coca.»
«O in Europa per guardare la tv via cavo.»
«Credo sia abbastanza chiaro il concetto, ragazzi» tagliò corto la donna.
«Vorresti privarci della tua deliziosa voce?», si inserì Castle nel discorso.
«In questo momento vorrei solo privarvi della vostra deliziosa vita» replicò lei con un finto sorriso.
«Che guastafeste!» sbuffò Esposito, appoggiandosi allo schienale del divanetto di pelle rossa su cui era seduto.
Per qualche istante nessuno aggiunse nulla e i compagni tornarono a sondare il territorio e ad osservare le persone che vi erano presenti. Gente di tutte le età, fra i quindici e i settant’anni, si era ritrovata fra amici in quel locale, con l’ardire di mettere da parte il pudore per una sera e scatenarsi davanti ad un microfono. Beckett iniziò a valutare la possibilità di lasciarsi andare quella notte. In fondo cosa ci sarebbe stato di male? Non era neanche stonata.
«E voi con cosa avete intenzione di intrattenerci?»
«Devo ancora decidere se mi va di cantare con un pubblico freddo come questo» protestò Javier con il tono di un bambino capriccioso. Lo sostenne il suo amico:
«Già, questa sala non ci merita.»
Castle, divertito da quella reazione, guardò la donna, che gli rispose alzando le spalle. Senza aver bisogno di parlare, la sua occhiata fece la domanda per lei: “Che c’è?”
Lo scrittore rimase a sua volta zitto, ma era evidente che ciò che i suoi occhi dicevano era: “Andiamo, non continuare a fare la dura, li vedi come sono dispiaciuti?”.
Kate fece cenno di no, ma Richard non rinunciò ad insistere mentre la guardava battendo dolcemente le ciglia come in un cartone animato. Beckett mugugnò una protesta, ma acconsentì a dar corda ai suoi colleghi.
«Va bene. Se voi mi dimostrate di essere abili intrattenitori e fate scatenare il pubblico, io canterò una canzone.»
I tre al tavolo con lei sorrisero gioiosi.
«Ma solo una!» si affrettò a chiarire lei.
«Andata!» esclamò Javier allungando un pugno davanti a sé, mentre gli amici ammonticchiavano le loro mani su di esso, Beckett per ultima.
«Adesso dobbiamo decidere che canzone scegliere.»
«Che ne dici di un bel rap di 50cent, Esposito? Ti ci vedo bene» propose Castle.
«Solo se poi tu ci fai sentire qualcosa di Whitney Houston, anche io ti ci vedo bene» replicò offeso l’ispanico.
«Certo. So di avere un’estensione vocale invidiabile…» gongolò lo scrittore mentre gli altri tre scuotevano la testa senza trovar nulla per rispondergli a tono.
Ognuno si mise a pensare al titolo più adatto a sé, stando attento anche a valutare se ci fossero note troppo basse o troppo acute che avrebbe faticato a raggiungere.
«Io ce l’avrei una canzone per voi due insieme» azzardò Rick, attirando l’attenzione del gruppetto. «È un classico, probabilmente la conoscete.»
«Qual è?»
Castle rimase in silenzio.
«È una canzone che esiste o è solo frutto della tua fervida immaginazione?» l’incalzò Beckett.
«Certo che esiste, è un classico, ho detto.»
«E non si può sapere come si chiama?»
«Vi lascerò la sorpresa» disse alzandosi per andare a fare la richiesta da un uomo accanto al palco che faceva partire i testi e le musiche tramite un computer.
«E se non la conosciamo?» alzò la voce Ryan per raggiungere il romanziere che si stava allontanando.
«Allora sarà anche più divertente» sorrise Castle, alzando le sopracciglia.
 
«Javier e Kevin, è il vostro turno.»
La voce del proprietario del locale avvertì i quattro del Dodicesimo che era il momento per metà di loro di esibirsi. I due poliziotti si alzarono fulminando l’amico che li aveva tenuti all’oscuro di quel che li avrebbe aspettati.
«Vedrai, quella canzone sembra scritta apposta per loro» confidò Richard a Beckett che, visibilmente incuriosita, seguì con lo sguardo i movimenti e le reazioni dei colleghi. Dopo aver parlato con l’uomo del karaoke lanciarono un’occhiata interrogativa a Castle, ma si accomodarono sul palco senza troppo panico negli occhi. La coppia rimasta al tavolo intuì che almeno la canzone doveva essere nota agli altri.
«Dedichiamo questa canzone al nostro amico Richard. Il prossimo turno è il tuo» minacciò Esposito alzando il microfono in direzione degli amici con un sorriso maligno.
La musica cominciò e le parole iniziarono ad apparire su uno schermo di fronte al palco. Javier partì a cantare, seguito dal compagno a cui spettava la seconda voce.
 


Like the wallpaper sticks to the wall
Like the seashore clings to the sea
Like you'll never get rid of your shadow
You'll never get rid of me


Let all the others fight and fuss
Whatever happens, we've got us.

 


Beckett si lascò andare in un grosso sorriso al sentire ciò che i due stavano dicendo e al vederli imbarazzati davanti a tutta quella gente.
«Esposito è Frank Sinatra e Ryan intepreta Sammy Davis jr. Me and my shadow» le spiegò Castle, dopo aver ammirato la sua espressione divertita.
«Sì, la conosco» replicò lei.


(Me and my shadow)
We're closer than pages that stick in a book
We're closer than ripples that flow in a brook
(Strolling down the avenue)
Wherever you find him, you'll find me, just look
Closer than a miser or the bloodhounds to Liza



 
Ryan ed Esposito erano immobili di fronte alla televisione, concentrati per star dietro alle parole. Ondeggiavano la testa leggermente per tenere il ritmo e correvano ogni tanto quando mancavano di mezzo secondo l’attacco delle loro parti.
«Non li ho mai visti così impacciati» disse Kate con una risatina. «Di questo passo l’esibizione non verrà considerata abbastanza buona per costringermi a farne una io.»
La frase speranzosa di Beckett venne respinta da una risposta altrettanto speranzosa di Castle:
«Dagli solo tempo.»



Me and my shadow
We're closer than smog when it clings to L.A.
We're closer than Bobby to JFK?

Not a soul can bust this team in two
We stick together like glue




«Devo ammetterlo, Castle, questa è stata un’ottima scelta» confessò Kate, pensando a quando i suoi colleghi fossero pappa e ciccia come diceva la canzone.
«Ovviamente.»
«Devi vantarti di qualsiasi cosa tu faccia?»
«Ovviamente.»
«E io devo stare qui a sopportarti?»
«Ovviamente.»
«Un giorno finirà questa tortura…» disse lei fra sé e Sé, sfinita.
«Ovviamente. No.»
 


And when it's sleeping time
That's when we rise
We start to swing
Swing to the sky
Our clocks don't chime
What a surprise
They ring-a-ding-ding!
Happy New Year!


(Me and my shadow)
And now to repeat what I said at the start
They'll need a large crowbar to break us apart
We're alone but far from blue




I due poliziotti cominciavano a rilassarsi e a lasciarsi andare a vocalizzi meno studiati e più spontanei.
«Credo che da domani li chiamerò Frank e Sammy.»
«Credo che allora domani ti spezzeranno un braccio.»
«Siete tutti così violenti voi sbirri? Non dovremmo puntare alla pace nel mondo?»
«A me basterebbe quella dei sensi» sospirò la donna che faticava a tollerare lo scrittore al suo fianco per tante ore al giorno.
«Beh, potrei darti una mano io» rispose l’uomo, allusivo.
«Mi farebbe molto piacere, Castle. Che ne diresti di fare una cosa per far piacere ai miei sensi?»
Richard esibì il suo miglior tono da seduttore:
«Qualsiasi cosa.»
«Chiudi la bocca!»
 


Before we get finished, we'll make the town roar
We'll make all the late spots, and then a few more
We'll wind up at Jilly’s right after Tooth Shore
Life is gonna be we-wow-whee!
For my shadow and me!

 


Ryan ed Esposito avevano iniziato a camminare per il palco uno dietro l’altro come fossero proprio un uomo e la sua ombra, scatenando l’interesse e l’ilarità del pubblico che iniziò ad ascoltarli con più attenzione.
«Questa esibizione sta diventando memorabile. Mi chiedo come andrà il pezzo parlato» domandò Castle, pensando alla parte successiva della canzone.
 


Say Javi?
What is it, Kevin?
Do me a favor?
What do you want, now?
Would you mind taking it, just one more time?
From the top?
No! From the ending!
Wonderful!




Avevano sostituito ai nomi dei due cantanti i loro e sembrava davvero che stessero dialogando come una coppia di amici mentre leggevano con la coda dell’occhio le parole che si illuminavano sullo schermo.

 

 And while we are swinging, to mention a few
We'll drop in at Danny's, The Little Club too

But wind up at Jilly's, whatever we do
Life is gonna be we-wow-whee!
(Wow!)
For my shadow and me!




Conclusero l’esibizione allargando le braccia e vibrando le mani uno accanto all’altro, mentre la gente del karaoke bar si scatenava in un inatteso applauso.
 


Javi?
Oh, forget it Kevin.
Alright.

 


Qualche inchino e, restituiti i microfoni, i due tornarono al tavolo sorridenti come non mai, mentre il proprietario faceva loro i complimenti e chiamava il prossimo cantante.
«Siamo o non siamo dei grandi intrattenitori?»
«La settimana prossima mia madre farà una festa per i suo amici alcolisti, siete disponibili per un piano bar?» domandò scherzando Castle.
«Dipende dalla retribuzione» rispose Esposito provocando un sorriso di apprezzamento per la prontezza da parte del romanziere.
«È stato fantastico, non credevo fosse così divertente» esultò Ryan che poi si mise a bere la sua birra, assetato per l’esibizione.
«E sai qual è l’aspetto migliore?»
«L’applauso alla fine?» chiese l’irlandese ripensando alla gioia che aveva appena provato e che ancora lo esaltava.
«No. Il fatto che ora tocchi a loro due dar spettacolo.»
«Sì, anche quello non è male.»
«Io avrei scelto…» iniziò a spiegare Castle.
«No, no, bello. Tu hai scelto per noi, noi scegliamo per voi.»
«Per noi?» chiese Beckett, preoccupata da quel plurale.
«Abbiamo iniziato con un duetto, finiamo con un duetto» propose Ryan.
«Ma, veramente…»
Il biondo sussurrò qualcosa al compagno senza dar possibilità di protesta agli altri due. Sulla faccia dell’amico si allargò un grosso sorriso che rivolse alle vittime del loro tiro mancino.
«Credo sia perfetta. Vado a richiederla.»




--------
Da un po' avrei voluto scrivere un'altra song-fic, ma non avevo trovato nulla di adatto (o comunque erano tutte canzoni troppo melense). Ieri notte mi è venuto in mente che questa poteva essere perfetta per il fantastico duo Ryan&Esposito. Ho cercato poi ad una canzone anche per l'altra coppia, ma resta un segreto per ora. Vi lascerò col fiato sospeso. La canzone c'è, ma il capitolo non ancora.
Suppongo che questa sarà una storia da due capitoli. Uno solo sarebbe stato troppo lungo, forse. Spero che il primo vi sia piaciuto e che abbiate gradito la canzone. La conoscevate?

   
 
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