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Autore: Whenulookmeintheeyes    25/05/2011    3 recensioni
Lei: una semplice diciassette ignorata dal mondo.
Lui: un diciassettenne che viene evitato da tutti.
Loro: due mondi completamente opposti che si scontrano.
Le roventi fiamme dell'Inferno che si uniscono con le bianche nuvole del Paradiso.
Si può toccare il fondo per poi risalire?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei voleva cambiare

Chi non ha mai voluto cambiare vita?

Almeno per un giorno ritrovarsi a vivere una vita che non è la sua, solo per fare cose che di solito non farebbe mai o per essere chi non sarebbe mai.

Be’ penso che tutti almeno per una volta abbiamo chiuso gli occhi e immaginato un presente diverso, fatto di avventure, magia e divertimento.

Il potere di essere chi vogliamo dipende solo da noi, dicono in molti. Sarà vero?

È vero che volere è potere? Allora perché se qualcuno vuole con tutto se stesso una vita diversa, non la ottiene mai?
.

Era un lunedì mattina come tanti altri e Roxanne si era svegliata alla solita ora. Lei era una di quelle persone che si faceva sempre la solita domanda, cui però non sapeva rispondere.

La sua vita di diciassettenne non aveva nulla d’invidiabile. Scuola, compiti, pallavolo e casa.

Ormai era figlia di una monotonia che aveva imparato a sopportare.

Viveva in un piccolo paesino del Nevada e lì la vita notturna si restringeva agli anziani che fino alle undici di sera giocavano a carte.

Quando era piccola, la sua vita le piaceva, aveva una famiglia accanto e tutto l’affetto che si possa desiderare.

Due mesi dopo il suo undicesimo compleanno i suoi genitori divorziarono e lei si ritrovò ad essere sbattuta a destra e sinistra, la settimana con la madre e il week-end con il padre.

Fino ai quattordici anni, quando decise che avrebbe passato il tempo con uno di loro quando voleva lei e no come dicevano loro.

Si rese indipendente e si accorse di essere cresciuta,che ormai i suoi genitori non  potevano decidere tutto per lei. Lei doveva avere una propria vita.

Ma la nuova vita che tanto voleva, non arrivò mai. Sua madre rimase incinta e lei dovette badare al fratello dopo la sua nascita. Così se già passava poco tempo, a parte le ore scolastiche e sportive, fuori casa da quel momento non poteva nemmeno affacciarsi alla finestra.

Sua madre era troppo presa dal lavoro per ricordarsi di aver messo al mondo un altro figlio, così tutto il lavoro gravava sulle spalle di Roxanne e di quella santa donna che la mattina faceva le pulizie a casa.

Ed era arrivata così a diciassette anni, senza sapere cosa significasse vivere. Sentiva parlare le sue compagne di scuola dei magnifici posti che avevano visitato durante le vacanze. Ascoltava le notti folli che la sua compagna di banco passava nella città accanto alla loro.

E lei nulla, non aveva mai nulla da raccontare. Lei stava li in silenzio ad ascoltare, con la testa poggiata sul palmo della mano, gli occhi che le brillavano e i suoi pensieri che vagavano.

Roxanne non aveva mai avuto la possibilità di divertirsi sul serio o forse non l’aveva mai cercata.

Ogni inizio settimana era uguale a quello precedente, non si faceva più illusioni su ciò che le sarebbe potuto accadere. Accettava la sua vita così com’era, anche se sperava di cambiarla.

Quella mattina però si era svegliata più tardi del solito e aveva dovuto fare tutto di corsa, non aveva nemmeno fatto colazione per paura di saltare la prima ora e doversi sorbire un’altra ramanzina dal professore di storia.

Diede un bacio veloce al fratellino che dormiva ancora,si accertò che non si fosse svegliato a quel contatto e uscì di casa sbattendo la porta.

Aveva all’incirca quindici minuti per arrivare al grande edificio giallo che si trovava a tre isolati da casa sua. Per tutti la scuola era come un carcere, mentre per lei significava la libertà, significava non vedere sua madre e non dover cambiare pannolini per almeno sei ore al giorno.

Iniziò a correre più che poteva, fermandosi solo un paio di volte per prendere fiato e poi ripartire.

Dopo qualche minuto iniziava già a scorgere l’immenso edificio, così gradualmente rallentò.

Correndo ancora però inciampò in qualcosa sul terreno, stava per cadere in avanti quando sentì due braccia che da davanti l’afferravano e vide due piedi sotto i suoi occhi.

Si tirò su immediatamente e alzò la testa per ringraziare il suo salvatore, ma rimase immobile a fissare gli occhi che si trovava di fronte. Erano colore del cioccolato che tanto amava e la scrutavano come per leggerle l’anima.

Sentì i battiti del suo cuore aumentare e il viso diventare rosso e caldo.

“Hey più attenzione la prossima volta!” l’ammonì con un sorriso divertito il ragazzo.

“Io…scusa non volevo” balbettò lei di risposta distogliendo in un secondo lo sguardo dai lineamenti del giovane.

“Non penso che esisti una persona che voglia cadere” disse ancora con il sorriso sulle labbra.

“Già” in quel momento Roxanne avrebbe voluto scavarsi la fossa con le sue stesse mani, per poi gettarcisi dentro e richiuderla lei stessa.

“Adesso è meglio che vai, altrimenti la tua reputazione verrà macchiata”.

“Cosa?” le parole del ragazzo erano davvero strane, lei non capiva. Si guardò in giro come faceva lui e notò che molte persone li fissavano.

Perché tutta quella gente li guardava? Non avevano mica ucciso qualcuno!

“Bene io va..” non finì la frase perché quando si girò il ragazzo non c’era più.

Voltò la testa varie volte per vedere dove era finito, ma di lui nemmeno l’ombra.

Dopo un attimo di smarrimento si ricordò che era in ritardo e riprese a correre.

Riuscì ad arrivare in classe in tempo per miracolo, si posizionò all’ultimo banco e aspettò che l’insegnante entrasse.

L’uomo grassottello non tardò a comparire, ma la vera attrazione di quella giornata non era la cravatta coloro kaki che aveva indossato, ma il ragazzo che lo seguiva.

Tutti lo guardarono con aria sconvolta e nemmeno il professore sembrava contento di averlo così vicino.

Roxanne riconobbe all’istante quegli occhi di quel verde strano, era il ragazzo che l’aveva presa al volo poco prima.

“Allora ragazzi, oggi come vedete abbiamo un nuovo alunno. Lui è Nicholas frequenterà  questo semestre con noi” il ragazzo aveva il sorriso sulle labbra, come se non sbiadisse mai e si passò una mano tra i ricci perfettamente gelatinati.

“Bene puoi andarti a sedere in quel banco vuoto” l’uomo indicò con la sua mano tozza il banco libero accanto a quello di Roxanne.

Nicholas si andò a sedere sotto gli occhi increduli di tutti. Posò il suo zaino e guardò la rossa accanto a se.

“Ci incontriamo di nuovo” bisbigliò, lei si girò e dopo aver alzato la mano per farsi notare dal professore che faceva l’appello gli rispose.

“Si, piacere io sono Roxanne” anche lei cercò di sorridere.

“Nicholas” si strinsero la mano e la ragazza notò quanto fosse fredda quella di lui.

Lo scambio di battute finì li e le tre ore passarono con occhiatine date di tanto in tanto da una parte all’altra.

Quando la campanella della terza ora suonò, Roxanne si alzò dalla sedia, si sistemò la gonna grigia pieghettata e si voltò verso il suo vicino di banco.

“Allora vieni a pranzo con me?” tutto quel coraggio non sapeva da dove provenisse, ma tentare non costa nulla, giusto?

“Sicura?”fece lui indicando con la testa gli ultimi ragazzi che uscivano dalla classe.

“Se te l’ho chiesto..” disse lei retorica.

“Va bene, ma nel parcheggio”.

“Come vuoi” la richiesta le era parsa alquanto strana, ma non ribatté perché quel ragazzo aveva qualcosa di magnetico, qualcosa che l’attirava inevitabilmente.

Uscirono dall’aula e attraversarono i corridoi sotto le occhiate degli studenti, tutti si fermavano e facevano largo al loro passaggio, bisbigliando qualcosa di incomprensibile per Roxanne.

Nicholas in confronto alla ragazza non sembrava sorpreso, era come abituato a tutto quello.

Arrivati nel giardino di fronte al parcheggio della scuola scelsero un albero qualunque e si sedettero all’ombra dell’ampia chioma, tirando fuori i rispettivi pranzi dalla borsa.

“Perché…be’ insomma, perché tutti ci fissavano prima?”Roxanne era curiosa, ma anche spaventata dalla risposta.

“È normale, se continui a farti vedere con me devi abituarti”disse mentre masticava il suo panino.

“In che senso?” chiese addentando a sua volta il panino che ogni mattina le preparava Mary, la dolce signora delle pulizie che teneva a lei e suo fratello più di loro madre e loro padre.

“Tu sei troppo curiosa, piccola Roxie” eccolo di nuovo, il sorriso dolce e strafottente che si faceva largo sul volto del giovane.

“Io…è…che” arrossì violentemente. Un suo difetto: era sempre stata troppo curiosa, fatto che l’aveva portata a sapere cose di cui era meglio ignorare l’esistenza.

“Sono stato espulso da ben quattro scuole in tre anni” Roxanne dilatò improvvisamente gli occhi “lo so sono molte. E diciamo che non frequento ciò che si definisce la crema della società. La gente mi ha etichettato come una specie di diavolo sceso in terra e la mia fama è ovunque, strano che tu non lo sappia. Le voci sul mio conto girano più velocemente di quelle sul telegiornale e alla gente piace ovviamente ingrandirle” la piccola Roxie aveva trovato quello che faceva per lei. Forse a diciassette anni poteva avere la svolta da sempre desiderata. In fin dei conti quel ragazzo non le sembrava così cattivo come diceva, forse frequentarlo le avrebbe portato una certa notorietà. Sarebbe passata dalla vita passiva ad essere la protagonista assoluta.

“Be’ se le persone ti evitano o ti guardano male solo per questo, non capiscono nulla” sorrise al ragazzo, che per un attimo apparve confuso.

I mesi passarono, le foglie da verdi diventarono gialle e infine caddero. Gli alberi spogli avevano accolto la prima neve di novembre. Dicembre a casa di Roxanne passò come sempre, ma con una piccola nota stonata.

Roxanne in tre mesi aveva sconvolto la sua intera esistenza. Adesso quando camminava per i corridoi della scuola i suoi compagni si scansavano anche se era sola. Adesso i suoi lunghi capelli rossi erano stati tagliati. Adesso i suoi occhi verde smeraldo era circondati da spesse linee di matita nera. Adesso Roxanne non era più Roxanne.

Aveva cambiato vita nel peggiore dei modi. Iniziando a frequentare le compagnie poco raccomandabili di Nicholas era finita per entrare in un circolo vizioso fatto solo da nottate folli, alcool a non finire e di certo anche di droga.

Trascurava sempre più il suo fratellino e tutti trascuravano lei. A lei poteva importare? No.

Lei aveva l’amore di Nicholas, era sulla bocca di tutti ed era riuscita a rendersi indipendente.

Aveva tutto.

Era cambiata a tal punto che addirittura la madre se ne era accorta.

Un giorno dopo essere tornata da scuola, aveva posato il suo zaino in un angolo, aveva salito le scale fino in camera sua dove doveva cambiarsi per uscire con il suo fidanzato e i suoi amici.

Non appena la porta si chiuse, una donna di più di quarant’anni la riaprì. Roxanne non ci fece tanto caso, troppo impegnata a scegliere la gonna adatta da mettersi.

“Signorina io e te dobbiamo parlare” la donna sbatteva nervosamente su e giù un piede a terra.

La ragazza mugugnò un semplice “Uhm” mentre si rimirava nello specchio.

“Cosa ti è successo? Dov’è la ragazza che ho cresciuto? Si è vero io non sono stata molto presente nella tua vita ultimamente, ma arrivare fino a questo punto solo per attirare la mia attenzione…”

“Io non voglio attirare la tua attenzione”.

“Allora quella dei passanti?”

“Neanche”

“Allora di chi? Perché così facendo ti stai solo rovinando. Pensa da quanto tempo è che una persona della tua scuola non ti parla” detto questo uscì dalla porta dove era entrata.

Roxanne fece finta di nulla e pronta uscì di casa.

Nicholas era già fuori che l’attendeva. Le diede un leggero bacio e poi salirono in macchina. La giovane ad un certo punto scoppiò e racconto tutto ciò che la madre le aveva detto.

“E poi alla fine se ne è andata sbattendo la porta” il ragazzo fermò la macchina di colpo, beccandosi parole poco carine dagli automobilisti dietro e accostò.

“Dopo la conversazione che abbiamo avuto il primo giorno che ci siamo visti, avevo intuito che volevi fare qualcosa di sbagliato. Ma mai fino a questo punto. Non mi sarei mai immaginato un qualcosa del genere. Ti sei omologata al mio gruppo e sei diventata come me, sei diventata qualcuno che  dalla vita non avrà mai nulla” lei stava per ribattere, ma la fermò con un gesto della mano.

“Io ti ho detto che la gente mi evitava, no che mi piacesse. È vero la mia vita me la sono creata da solo, ma una volta ho letto una frase sul tuo diario: “Ognuno è artefice del proprio destino”. Inutile dire che mi ha fatto pensare. Ho capito che tutto quello che facevo era sbagliato e che non mi avrebbe mai portato da nessuna parte. Ma sono cresciuto senza una famiglia che me lo dicesse, come te d’altronde. Ma se tua madre ti ha detto quelle cose è perché anche se non sembra tiene a te. Non buttare via la tua vita solo per seguire me e cambiare”.

“Ma io ti amo” il ragazzo sorrise.

“Anche io ed è per questo che non voglio vederti rovinare. Ti prometto una cosa: finita la scuola saremo maggiorenni e ti porterò via di qui. Io e te inizieremo una nuova vita dove nessuno ci conosce. Saremo due persone diverse, due persone che finalmente troveranno il loro posto nel mondo. Ma il posto giusto”.

A Roxanne brillarono gli occhi e si sentì una sciocca. I suoi sbagli le piombarono addosso più pesanti che mai. Guardò Nicholas negli occhi e gli sorrise. Si fidava di lui.

Sapeva che come l’aveva trascinata lì, poteva benissimo ritirarla fuori.

  
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