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Autore: piuma_rosaEbianca    25/05/2011    9 recensioni
Una storia come un'altra. Fra concerti, notti calde, bambini e matrimoni. Rancori, ricordi, i mesi che si inseguono senza controllo, amanti che si riconoscono troppo tardi per quello che sono.
Famiglie destinate a morire sul nascere. Amori destinati a brillare, alla fine.
Il più realisticamente possibile, mi auguro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La dedico ad ogni ragazza che in questa coppia ci crede.
E la dedico ai Muse, che sono la cosa più bella e importante che mi sia capitata.
Senza di loro nessuno di noi sarebbe qui per questa storia.


~

Un quarto a mezzanotte.
Ventuno maggio duemilaundici.
Golden Apple Boutique Hotel.
Mosca, Russia.


Le valige erano aperte in mezzo alla stanza, smosse appena per prendere la roba per lavarsi e i pigiami.
Matt era seduto su una delle poltroncine rosse, impegnato a sfogliare offerte eBay in cerca di una qualsiasi cosa da regalarsi.
Dom, disteso sull'unico letto matrimoniale, faceva distrattamente zapping fra i canali russi e ogni tanto lanciava un occhiata al chitarrista.
Sbuffò un paio di volte, per attirare l'attenzione, ma Matt lo ignorò completamente.
-Mi potresti, per favore, ripetere cosa ci guadagni con lei?- chiese all'improvviso, tirando fuori quell'argomento per l'ennesima volta.
-La serenità di una famiglia- rispose Matt senza staccare gli occhi dall'iPhone, annoiato.
-La serenità di un figlio che non vedrai crescere e di una donna che non ami?- domandò Dom.
Matt sbuffò. Era stufo, stufo marcio del comportamento dell'amico.
-Dom, ma cosa vuoi?- chiese irritato. Tanto lo sapeva.
-Che tu sia sincero almeno con te stesso. Tu non l'hai mai voluta una famiglia. Cos'è questa voglia improvvisa di paternità?- ribattè Dom scaldandosi.
Al solito. Solite domande invadenti, solite risposte vuote.
-Ho 33 anni. Sto invecchiando. Non posso continuare a cazzeggiare per tutta la vita- rispose Matt, glaciale.
-Ci sarebbe stato anche un altro modo, lo sai. Perché lei?-.
-Perché è bella, è dolce, perché vuole un nuovo matrimonio e un altro figlio, perché abbiamo bisogno l'uno dell'altra. Perché...-
-Non la ami- lo interruppe Dom.
No, non la amava. Non le voleva neanche bene. Solo che gli era utile, era facile da convincere ed era abbastanza stupida da credere a tutto.
Poteva dire di tenere a lei, anche se in modo molto superficiale.
-E quindi? La metà dei matrimoni sono senza amore- si difese Matt.
-Non quelli di chi cerca serenità- replicò Dom.
Matt non ne poteva più. Si alzò in piedi di scatto stringendo i pugni.
-Dom ma cosa vuoi? Cosa vuoi che dica? Che amo te? Che vorrei sposare te e passare tutta la mia vita con te? Non posso. Lo vuoi capire? Non posso!- esplose, quasi gridando.
Dom sospirò e rise piano, amaramente.
Poi alzò lo sguardo e lo fissò dritto negli occhi.
Il grigio si allacciò al blu. Mortalmente serio.
Matt quasi tremò.
-Che non puoi non è vero, e lo sai. Ma non importa.
Io voglio solo sapere che ruolo ho in tutta questa farsa. Cosa devo fare? Io ti amo Matt. Mi spieghi come posso stare a guardare mente sposi qualcuno che non ami? Mentre butti soldi e tempo, i tuoi sogni e i tuoi desideri, in una famiglia che non vuoi?- disse serio, mortalmente calmo, con la tristezza intrisa sul fondo degli occhi.
Matt tacque e spezzò il contatto visivo.
-Cosa sono per te?- chiese Dom con un sospiro.
-Sei il mio migliore amico- rispose subito Matt. Di quello era certo.
Dom si alzò lentamente e si avvicinò al cantante.
Gli prese delicatamente le mani intrecciando le sue dita alle proprie.
-Sei il mio migliore amante- aggiunse timidamente, lo sguardo fisso sulle mani grandi del batterista.
Stettero entrambi in silenzio, in piedi l'uno di fronte all'altro nel mezzo della lussuosa stanza d'albergo, le mani intrecciate e i respiri coordinati.
-Sarai il mio testimone di nozze?- chiese all'improvviso Matt sorprendendo Dom.
-Piangerò al tuo matrimonio- disse piano il biondo.
Una semplice constatazione. Non una risposta, ma valeva come un sì.
-È normale. La maggior parte della gente piange ai matrimoni- rispose il moro con un sorriso.
-Dovrò solo fingere che sia commozione- commentò Dom con una risata amara.
-Dovrai anche trattenerti dallo scappare via a metà cerimonia o urlare “Io mi oppongo!”-disse Matt ridacchiando.
-Non sarebbe dignitoso da parte di un testimone- replicò, ridacchiando a sua volta.
-Cerca di divertirti, almeno. Non... pensare troppo.- disse Matt, cercando di essere delicato.
Dom annuì, ingoiando un groppo di lacrime. Gli lasciò le mani e gli accarezzò lentamente le braccia magre.
Matt lanciò uno sguardo alla splendida veduta di Mosca illuminata che si vedeva dall'enorme porta finestra della stanza.
-L'ultima volta che siamo stati qui avevi litigato con Jessica e stavi una merda. Era il 2007. Abbiamo suonato in un cazzo di palasport con il nome impronunciabile e dopo lo show tu ti sei ubriacato. Alloggiavamo in un albergo squallido in periferia, non ho mai capito perché fossimo finiti là. Abbiamo fatto l'amore per ore e ti sei addormentato piangendo che erano quasi le cinque. Mi stringevi come se fossi un peluche e non avevi alcuna intenzione di lasciarmi andare.- raccontò piano, in tono distratto.
-Non che adesso stia meglio. Almeno evito di ubriacarmi.- disse Dominic.
-Se vuoi possiamo farlo ugualmente- commentò Matthew sorridendo.
Matt continuava ad evitare lo sguardo di Dom.
Dom gli prese il viso fra le mani e lo costrinse a guardarlo.
-Ti amo Matt- sussurrò dandogli un bacio a fior di labbra.
-Ti amo anche io Dom. Scusami. Sono una testa di cazzo- disse piano distogliendo lo sguardo.
-Sì lo sei. Sei un completo idiota. Uno stronzo di dimensioni incalcolabili- disse Dom serio.
-Ed io sono più stupido di te a cascarci sempre- aggiunse poi con amarezza.
Lo baciò di nuovo, dolcemente.
Matt continuava a non volerlo guardare.
Senza aggiungere una parola, Dom lo lasciò e andò a cambiarsi.
Per quella sera sarebbe finita lì.
Avrebbero semplicemente dormito abbracciati e la mattina sarebbero usciti a fare un giro per Mosca, con Chris, Tom, e il produttore di turno di cui neanche si ricordava il nome.
Alle otto all'arena. E poi il concerto. E l'aftershow.
Tutto come sempre. Com'era da anni.
Quelle discussioni, quei momenti insieme chiusi nella mente per tutto il giorno, pronti a rinascere la sera, una volta in camera da soli.
Facevano tutti finta di non vedere e a loro andava bene così.
Non c'era altro. Quel di più che nascondevano sotto strati di sorrisi falsi e discorsi vaghi usciva solo la sera, la notte, quando il rancore si scioglieva in lacrime, le grida si soffocavano nel cuscino e le verità si sussurravano sulla pelle dell'altro.
Quella sera si misero a letto come una coppia di sposi stanchi dopo una giornata dietro ai bambini.
Abbracciati in una bolla di momentanea serenità. Quella serenità perfetta e intaccabile che Matt diceva di cercare e non capiva che l'aveva lì a un passo, che gli bastava guardare un po' più in piccolo, girare la testa accanto a se e tendere una mano per trovare l'unica persona che lo avrebbe amato davvero, l'unica che gli avrebbe dato tutto quello che desiderava, l'unica di cui aveva davvero bisogno.
E quella sera, in quella fresca notte di una qualunque primavera russa, Dom guardò l'amante chiudere gli occhi col sorriso sulle labbra e si promise che glielo avrebbe fatto capire.

~

Bene.
Dico subito che sarà un'impresa aurdua. Che non ho mai scritto una long-fic, che ho gli esami alle porte e poco tempo per scrivere, e che comunque l'estate è vicina e sarete il mio primo pensiero (o quasi).
Ne approfitto per ringraziare:
  Chiara, la mia Howard, che potete trovare sotto il nick di abbs_, per l'infinita pazienza, e l'inestimabile aiuto.
  Silvia, mia moglie, LetiziaHale (leggetela, perché è davvero fantastica) per capire sempre, ascoltare gli scleri, e consolarmi.
  Marlena, la mia Mow, per l'entusiasmo con cui accoglie tutto quello che scrivo, per tutto il bene che mi vuole, per quanto adora i Muse, e il BellDom, in modo così romantico e drammatico.
  La mia professoressa di italiano, per l'ispirazione che mi fornisce durante le sue ore.
  La mia classe, e tutte le altre persone che conosco, perché in un modo o nell'altro qualcosa di voi è qui dentro.
  E a voi, che avete letto e che (spero) recensirete.
Grazie a tutti, di cuore. Vi voglio bene.

Sempre vostra,
Piuma_


   
 
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