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Autore: Onlyna    26/05/2011    8 recensioni
«Perché ti affiderei la mia stessa vita, Sirius».
Seconda classificata al contest "The lover with no home" indetto da ClairetheSnitch e giudicato da AlexBlack.
Prima classificata a pari merito al secondo turno del contest "The best kisses" di BS.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nickname sul forum: Only_Me
Nickname su EFP: Only_
Titolo della fic: New born
Personaggi: Sirius Black, James Potter, Lily Evans, Harry Potter
Genere: generale
Warnings: One-shot
Personaggio scelto: Sirius Black
Note personali: //

 

 

New born

Sirius entrò per ultimo, dopo Remus e Peter, nella stanza dove Lily e James avevano accolto il loro primogenito, un minuscolo esserino di poco più di cinquanta centimetri di lunghezza, che in quel momento era accoccolato tra le braccia della mamma.
Lily non gli era mai sembrata più bella, ammise a se stesso: la luce che vedeva nei suoi occhi mentre accarezzava teneramente la fronte del neonato era quasi commovente. I suoi lunghi capelli rossi erano legati in uno stretto
chignon sulla nuca, ma alcune ciocche erano sfuggite dalla presa dei fermagli, formando dei piccoli boccoli che si erano poi attaccati alla sua fronte sudata. Il volto mostrava i segni della stanchezza che provava in quel momento, ma le labbra piene erano piegate in un sorriso radioso, specchio della sua felicità.
James, seduto accanto al suo letto, sembrava in procinto di svenire; Sirius trattenne a stento una risata davanti al suo colorito cinereo. Doveva essere difficile e strano, proprio per Ramoso, rendersi conto di essere diventato padre. Il solo pensiero faceva rabbrividire lo stesso Sirius.
I capelli corvini di James erano più scompigliati del solito ed i suoi occhi erano sbarrati e non si staccavano un momento dalla creatura adagiata sul seno materno.
Era rimasto con Lily per tutto il tempo, stringendole una mano e cercando di infonderle un coraggio che nemmeno lui aveva, e si vedeva. Le tempie erano sudate, il collo rosso come quando si sforzava tanto per fare qualcosa, gli abiti... Sirius rabbrividì osservando il suo abbigliamento. Dovevano proprio essersi precipitati all'ospedale più vicino, se James si era vestito in quel modo.
 

Si avvicinò ai due novelli genitori, spiando con occhi curiosi il neonato.
Era strano pensare che quello fosse il figlio del suo migliore amico. I capelli erano sicuramente i suoi, si trovò a pensare divertito, osservando la zazzera corvina che adornava il capo del piccolo.
James e Lily si accorsero del suo ingresso solo quando fu a poco più di due passi dal letto: erano incantati dall'esserino che si muoveva piano tra le braccia della madre, affascinati e rapiti.
«Sirius» lo salutò la donna con un sorriso, invitandolo con un cenno del capo a sedersi sulla poltroncina di plastica accanto a quella del marito.
«Ehi» esalò James, continuando a guardare con occhi sbarrati il bimbo.
Ne sembrava terrorizzato, rifletté con un certo divertimento, avvolgendo le sue spalle con un braccio e stringendolo in un mezzo abbraccio.
«Congratulazioni Ramoso» sorrise, scompigliando ulteriormente i capelli dell'uomo con una mano. Era uno dei gesti che James faceva più spesso, uno dei suoi tic, ma aveva sempre odiato quando era qualcun altro a farlo.
«Felpato, lasciami stare i capelli» ringhiò infatti, staccando gli occhi da suo figlio e fissandoli in quelli grigi del suo migliore amico, che ancora una volta aveva capito di cosa aveva bisogno per distrarsi.
Lily ridacchiò, attirando l'attenzione dei due uomini su di sé.
«Mi chiedo ancora come sia possibile che ti abbia sposato, James» fece divertita «Sei più infantile di Harry, specialmente quando c'è anche Sirius con noi!».
«Harry?» chiese Black, ricordandosi solamente in quel momento di non conoscere il nome della creatura che la donna teneva stretta al petto.
«Sì, Harry. È un bel maschietto, in perfetta salute per i medici» annuì Lily, accennando con tenerezza al neonato «E... James ed io vorremo che sia tu il suo padrino» continuò.
Il cuore di Sirius si fermò per diversi secondi; era uno scherzo?
«Come?».
«Non fare l'idiota, Felpato, hai sentito bene!» esclamò James, dandogli un'energica pacca sulla schiena «Vogliamo che tu sia il padrino di Harry».
Sirius non si sentiva pronto per una simile responsabilità; aveva appena vent'anni!
«Perché?» chiese ancora, con gli occhi sgranati, osservando per la prima volta quel cosino come se fosse una minaccia per la sua esistenza.
«Perché ti affiderei la mia stessa vita, Sirius» rispose, con un tono che sottolineava l'ovvietà della frase, James «E Lily lo sa».
«Ammetto di non esserne completamente convinta» aggiunse la donna con voce seria «Secondo me Remus è più adatto, ma non posso chiedergli di sopportare anche questa responsabilità. Ha già un sacco di problemi, non voglio caricargli un altro peso. Quindi la scelta è ricaduta su di te. Vedi di non farmene pentire, Black».
Lily sottolineò il suo cognome come se fosse una velata minaccia e Sirius rabbrividì; perché James aveva deciso d'innamorarsi proprio di quel demonio con i capelli rossi?
«D-d'accordo» balbettò; in fondo era orgoglioso di essere stato scelto per essere il padrino del figlio del suo migliore amico.
Guardò Harry ancora una volta; non assomigliava a nessuno dei genitori in modo particolare. Solo i capelli sembravano ricollegarlo al padre.
Forse sentendosi osservato, il neonato spalancò le palpebre puntando le pupille verso il padrino.
Sirius sorrise divertito, cancellando completamente il pensiero precedente: Harry aveva gli stessi, splendidi occhi verde giada di Lily.
«La maternità è certa, direi» scherzò alzandosi in piedi.
Sia James che Lily ridacchiarono, poi l'uomo si alzò a sua volta, chinandosi sulla moglie per prendere tra le braccia il bambino.
«Fai attenzione alla testa» si raccomandò la donna, afferrando una mano di James e mettendola sotto la testa del piccolo, per sostenere il suo peso e non scaricarlo sul collo fragile.
Sirius sorrise intenerito, osservando quel quadretto familiare: James e Lily, ne era sicuro, sarebbero stati degli eccellenti genitori.
«Felpato, vieni qui» lo chiamò il Malandrino, sorridendogli «Vieni a prendere in braccio il tuo figlioccio».
L'uomo si irrigidì.
«Magari un'altra volta...».
«Sirius, devo pensare che hai paura di mio... figlio?».
«Su, James...».
«Black, vieni qua».
Sentire il suo cognome utilizzato un'altra volta con tono minaccioso lo costrinse alla resa.
Si avvicinò al suo migliore amico e lo assecondò prendendo tre le braccia Harry, quel cosino con i capelli corvini e gli occhi verdi che era diventato il suo figlioccio pochi minuti prima.
«Attento alla testa» ripeté Lily, ancora semi sdraiata sul letto «James, spiegagli come deve tenerlo».
«Evans, non diventarmi isterica, ti supplico» scherzò Sirius, mettendo la mano sulla nuca del neonato, per sorreggerne la testolina come aveva visto fare da James.
«Ti ricordo che ora è Potter, Felpato» sorrise Ramoso, andando a sedersi accanto alla moglie e baciandola dolcemente sulla fronte.
«Ah, non farmici pensare!» ridacchiò Lily, strofinando il naso sulla guancia del marito «Mi chiedo ancora come diavolo abbia fatto a convincermi, James».
«Me lo chiedo spesso anche io, amore» confessò divertito il Malandrino, prima di voltarsi verso il suo migliore amico.
Sirius stava tentando di distogliere lo sguardo dagli occhi color giada del bambino, ma non ce la faceva: era ipnotizzato dalla bellezza di quella nuova vita che era tra le sue braccia. Sentiva il suo cuoricino battere, il suo respiro lieve e regolare, vedeva la piccola bocca socchiusa.
Sorrise intenerito, prima di chinare un poco il capo e sfiorare la fronte del bambino con le labbra, nell'unico punto lasciato scoperto dai capelli corvini.
 

Non si immaginava che, poco più di un anno dopo, proprio nel punto che lui aveva baciato con tanta dolcezza sarebbe stata impressa la cicatrice a forma di saetta che avrebbe accompagnato Harry per tutta la vita, ricordandogli giorno dopo giorno la morte dei suoi genitori, condannandolo a vivere una vita da eroe senza che lo volesse.
Non si immaginava che, poco più di un anno dopo, quella cicatrice sorta sul punto esatto in cui aveva baciato la sua testolina sarebbe stata la sua stessa condanna.
Condannato per aver ucciso il suo migliore amico e sua moglie, per aver ucciso Peter Minus e una dozzina di ignari Babbani che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

 
«Perché ti affiderei la mia stessa vita, Sirius».

   
 
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