Remus Lupin battè nuovamente la fronte contro la finestra del piccolo appartamento di Tonks - dove lui e la strega erano andati, subito dopo il funerale di Albus Silente - punendosi così per la propria stupidità.

«Remus...» mormorò debolmente Tonks, alle sue spalle.

«Gliel'ho permesso» esalò l’uomo, continuando imperterrito la propria auto punizione.

«Remus, no... No, tu non...» tentò la strega, facendo un passo avanti, prima che il licantropo la interrompesse.

«Ho permesso a Piton di fuggire!» esclamò duramente, riposando la fronte contro il vetro. «Gliel'ho permesso, capisci? Sono colpevole quanto lui per quello che è accaduto!».

Il forte rombo di un tuono accompagnò quella brusca affermazione.

Il licantropo sentì la piccola mano di Tonks stringergli la spalla, e serrò gli occhi umidi.

Era finita: Silente - un punto di riferimento per tutti loro - era morto, e senza di lui, era inutile negarlo, erano letteralmente perduti. Certo, c'era Harry... Ma il giovane non aveva che sedici anni - nemmeno legalmente un adulto! - e da solo non poteva, con tutta probabilità, fare un granché...

«Avrà l'Ordine» disse Tonks risoluta, quasi gli avesse letto nel pensiero. «Avrà te».

Lupin non ebbe bisogno di voltarsi e di guardarla, per sapere che anche lei aveva gli occhi lucidi.

«Che cosa accadrà adesso? Quanto ci vorrà prima che Voldemort metta in atto un colpo di stato?» sospirò, sconfitto. «Ho già combattuto questa guerra, in passato; abbastanza a lungo da sapere che il mondo magico - e soprattutto l'Ordine - non è in grado di affrontarla, senza un seppur minimo sostegno da parte del Ministero. Se avessi vissuto - come me - quei giorni, sapresti anche tu che è così».

La Metamorfomagus parve piccata da quelle parole, al punto che i suoi capelli - finalmente di nuovo rosa - si tinsero di una sfumatura vagamente temporalesca.

«Posso non essere stata abbastanza grande da capire pienamente il terrore della Prima Guerra - o non abbastanza sfortunata da provare sulla mia pelle i suoi tremendi effetti - ma questo non significa che io non capisca perfettamente la gravità della situazione in cui ci troviamo, Remus!» ribatté, secca. 

Il licantropo scosse il capo, sospirando nuovamente.

«No, hai ragione. Perdonami, ho parlato senza pensare…» si scusò. «La verità è che, senza Albus, il numero di coloro che perderanno i propri cari - o persino la propria vita - aumenterà esponenzialmente. E quel che è peggio è che il Ministero inizierà un'autentica caccia ai "nemici dei poteri forti", lasciando interamente all'Ordine il compito di proteggere le persone innocenti dagli insensati attacchi dei Mangiamorte e delle creature che Voldemort ha convinto ad unirsi a lui. Sarà un massacro senza precedenti, puoi scommetterci».

Lupin fissò il proprio riflesso sul vetro, sembrando improvvisamente colto da un pensiero fugace.

«Chissà che non sia questo il momento giusto per essere maggiormente folli...» mormorò pensieroso, voltandosi poi ad affrontare con un cipiglio deciso la giovane strega. «So che ciò che sto per chiederti potrà sembrarti unicamente frutto del tragico scenario di cui parlavo poc'anzi... Ma vorrei che mi credessi, quando dico che è un desiderio che custodisco gelosamente nel cuore da davvero molto tempo, e il cui pensiero mi ha impedito di perdere me stesso, durante il recente periodo trascorso tra i miei simili...».

Il mago si permise di prendere un ulteriore respiro, necessario a raccogliere tutto il coraggio necessario a rispondere con quel quesito alla tacita domanda scritta negli occhi pieni di anticipazione di Tonks.

«Ninfadora Tonks... Dora... Mi vuoi sposare?».