Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: EclipseOfHeart    26/05/2011    2 recensioni
16/09/2010.
Mi sembrava davvero una data come tutte le altre, non mi aspettavo nulla di nuovo quel giorno. Credevo che avrei fatto le medesime azioni del 15, senza che nulla mutasse.
Però quando sentii la chiave che girava nella toppa, capii che sarebbe stato un giorno migliore, diverso.
Ti vidi entrare dalla porta, con zaino in spalla e un sorriso sul volto.
Eri tornato, finalmente.

Buona lettura a tutti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Sei tornato da me

 

 

16/09/2010.

Mi sembrava davvero una data come tutte le altre, non mi aspettavo nulla di nuovo quel giorno. Credevo che avrei fatto le medesime azioni del 15, senza che nulla mutasse.

Però quando sentii la chiave che girava nella toppa, capii che sarebbe stato un giorno migliore, diverso.

Ti vidi entrare dalla porta, con zaino in spalla e un sorriso sul volto.

Eri tornato, finalmente.

Mi sono avvicinata a te, contenta come non mai. Mi eri mancato tanto, avevo davvero sentito la tua assenza in ogni angolo della nostra casa.

Eppure non eri stato via molto tempo.

Mi baciasti con quelle tue labbra che sapevano sempre di fragola e menta, colpa di quelle caramelle che ti piacevano tanto.

Ridesti perché io sentendo quel sapore arricciavo sempre il naso.

«Ti sono mancato?»

E me lo chiedi pure? Come potresti non essermi mancato? Anche se stavolta ho davvero sentito la tua assenza più del solito.

«Certo. Eri ovunque mi girassi.»

Mi sorridesti di nuovo e io ti chiesi come fosse andato il viaggio e altre informazioni di questo genere.

«Bene, il volo è stato lungo ma non turbolento. Ti ricordi dove sono andato, vero Cassie?» mi domandasti con aria da furbetto.

In effetti non mi ricordavo dove eri andato, restai lì ferma mentre tu entravi in cucina e attendevi la mia risposta.

Ti sentii prendere la macchinetta del caffè e mi riempii di gioia ascoltare tutti quei piccoli suoni così comuni.

Spesso sottovalutiamo la bellezza della quotidianità, quanto possa essere meravigliosa e quanto, al contempo, possa mancarci.

Io me ne resi conto in quel momento che lui stava facendo un gesto così normale da passare inosservato.

«Non te lo ricordi, vero?»

«No. Però era un posto lontano.»

«Torino non è poi così lontana da Roma, Cassie. Dovevo andare per quella conferenza di cui ti avevo parlato, però ci sarei dovuto restare per qualche altro giorno, ma tu mi mancavi. Così sono tornato prima.» mi spiegò mentre la caffettiera sbuffava a causa del caffè appena uscito.

Era tornato per me.

Certe frasi hanno l’effetto di scuotere profondamente una persona, credo che in quel momento nemmeno un suo “Ti amo” mi avrebbe colpito tanto.

Lui riusciva sempre con piccole frasi a dire grandi concetti, il bisogno di tornare per me era un qualcosa di davvero meraviglioso.

Mi sono sentita così tanto importante, io ero la sua causa di felicità, il motivo di un sorriso.

Lui bevve il caffè e poi si sedette nel divano, accedendo la televisione. Io, ancora inebriata di felicità, mi appoggiai vicino a lui.

So che guardammo un vecchio film in bianco e nero, ma della trama non ricordo quasi nulla. Lui aveva monopolizzato la mia attenzione con due parole, in certi momenti mi chiedevo come fa una persona a diventare così vitale. E’ un qualcosa che non riesco a spiegarmi, è una sensazione troppo intensa.

«Ti è piaciuto il film?» mi chiedesti.

«Sì, Marco. Ma mi è piaciuto di più rimanere seduta con te. Ma siccome sei tornato in anticipo non è che devi ripartire?» domandai dubbiosa.

Lui non mi rispose subito. Prima si alzò e andò a sciacquare la tazzina nel lavandino. Io, intanto, avevo spento la tv e l’unico rumore nella stanza era lo scorrere dell’acqua mischiato ai rintocchi dell’orologio sul muro.

«Forse devo tornare indietro domani, non lo so ancora.»

Una cupa tristezza si impossessò di me, non volevo che se ne andasse di nuovo.

Avevo paura che non rientrasse.

Benché sapessi che sarebbe sicuramente ritornato.

«Ma torni presto?»

Marco tornò verso di me e mi baciò la fronte.

«Certo Cassie, io sono qui.»

Stavo per scoppiare a piangere, benché non capissi la ragione della mia eccessiva emotività, ma mi fermai e feci un sorriso tirato.

«Senti Cassie, oggi ho saputo che è morto un mio collega di lavoro qualche giorno fa. Purtroppo io ero a Torino ma vorrei portargli qualche fiore, mi accompagni al cimitero?»

Sentii subito un senso di vuoto a quella richiesta, io odio i cimiteri.

Sono luoghi in cui si respira la Morte, in cui la percepisci in ogni fiore appassito, in ogni foto sbiadita, in ogni passante che cammina a chino basso con un mazzo di fiordalisi nelle mani.

Però volevo stare con lui tutto il giorno, specie se il mattino dopo sarebbe dovuto nuovamente ripartire.

«Sì, ti accompagno.»

Mi preparai per andare mentre lui riaccendeva la televisione per fare un po’ di zapping.

Quando uscimmo dalla porta, guardai la targhetta che era posta sopra di essa.

Verduci – Lindi

Provai una strana sensazione benché a me quella targhetta piacesse moltissimo, seppur il mio cognome – Lindi – non mi garbasse moltissimo.

Mi piaceva però guardarlo e pensare che, probabilmente un giorno sarei diventata la signora Verduci e che non saremmo più stati dei semplici conviventi.

Durante il tragitto lui mi parlò di quello che aveva visto a Torino ma io non riuscivo ad essere allegra. Forse era perché dovevo andare al cimitero ma sentivo un’angosciante sensazione che cresceva istante dopo istante.

Arrivati ci fermammo dal fioraio e lui comprò un mazzo di gigli bianchi. Con passo lento entrammo poi nel cimitero.

Era anche il silenzio ad opprimermi, quella totale assenza di voci pesava sul cuore più di mille grida.

Mi disse che la tomba non doveva essere molto lontana e infatti ci mettemmo una decina di minuti per arrivare.

Paolo Morelli, morto il 12/09/2010.

Marco prese il vaso e lo svuotò dei fiori secchi per poi riempirlo d’acqua. Poggiò il vaso dove era prima e sistemò i gigli mentre io lo guardavo senza muovere un muscolo perché volevo andarmene subito via di lì.

Ora lui sta pregando e io sto aspettando.

«Cassie, se vuoi, inizia ad andare. Lo vedo che questo posto ti sta mettendo a disagio.»

In effetti, era proprio quello che speravo dicesse.

«Vado ma tu arriva presto.»

«Sì piccolina, arrivo subito.» e mi sorride dolcemente.

Mi avvio in quel dedalo di tombe e sono quasi arrivata all’uscita quando mi volto e noto che Marco si sta avvicinando verso di me. Mi fermo per aspettarlo quando un nome su un marmo richiama il mio sguardo.

Marco Verduci, morto il 12/09/2010.

Guardo quella tomba con orrore e mi giro subito verso Marco, ma lui non c’è.

Era lì che camminava fino a due secondi fa, dove poteva essere andato? Forse era tornato indietro perché si era dimenticato qualcosa.

Cocciutamente non mi sposto da quel marmo e lo aspetto ferma dinanzi ad esso.

Marco non arriva.

Si alza un po’ di vento e le foglie volano tra i miei piedi mentre un brivido mi coglie la schiena.

Piano inizio a chiamarlo: «Marco? Marco?»

Ma non arriva mai nessuna risposta.

Passa un altro quarto d’ora che vedo un vecchietto avvicinarsi a me, probabilmente il custode del cimitero.

«Signore scusi, ha visto il ragazzo che è entrato con me?»

Il vecchietto mi guarda stupito.

«Ma signorina, non c’era nessuno con lei quando è entrata.»

«Ma che sta dicendo?»

«Che era sola, totalmente sola quando l’ho vista varcare la soglia.»

Gridando torno subito verso la tomba di Paolo Morelli ma appena arrivo noto che i suoi gigli bianchi non ci sono più.

C’è il vaso di prima, sporco e con i fiori secchi.

Il vecchietto, che mi aveva seguita, mi mette una mano sulla spalla e mi porge un articolo di giornale.

12/09/2010

Incidente aereo nel volo diretto Torino – Roma, quasi tutti i passeggeri feriti o in condizioni gravi. 2 morti: Paolo Morelli e Marco Verduci.

Conservava quell’articolo perché Paolo era un suo conoscente e aveva notato che mi ero fermata nelle tombe di entrambi.

Cominciano a scendermi lacrime su lacrime.

Lui era tornato per me.

Lui aveva promesso che sarebbe venuto presto.

Lui doveva arrivare subito.

Lui dov’è?

[Lui che non tornerà più da me.]

[Lui che non è mai ritornato.]

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: EclipseOfHeart