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Autore: Lizzie_Siddal    27/05/2011    4 recensioni
[Damon/Katherine - 2x21]
"Centoquarantacinque anni e nemmeno un addio?”
Non aveva idea del motivo che l'aveva spinta a dire quella frase.
Non le era importato della sua fine, di fronte alla certezza che Stefan – che lei e Stefan – avrebbero vissuto.
Aveva perfino preso in considerazione l'ipotesi che Damon, in un ultimo slancio di folle devozione per lei, si sarebbe fatto ammazzare per salvarla.
Non le importava. Non le sarebbe importato. Non le era mai importato.
Katherine continuava a ripeterselo.
Eppure, adesso, quei centoquarantacinque anni le piovevano sulla pelle come pioggia incandescente.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce | Coppie: Damon/Katherine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The beauty of eternity'
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dk goodbye

Titolo: How to say goodbye
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s): Damon/Katherine
Avvertimenti: oneshot, het, pseudo-missing moment
Genere: Introspettivo, Angst (/o\ amico mio, sei tornato!)
Credits: i dialoghi in corsivo, ad eccezione della battuta finale, sono tutti presi dalla 2x21
Challenge/Prompt:
scritta per il TVG!Fest @vampiregeometry, prompt Damon/Katherine - addio
Note iniziali: Dunque, questa l'ho
iniziata il giorno dopo aver visto la magggica 2x21, l'ho finita tra atroci sofferenze tipo l'altro giorno e per motivi che ancora devo spiegarmi. Non lo so. Non mi convince molto, ma ormai l'ho scritta e ve la beccate. Grazie mille a Ecate e Aika che hanno letto e betato ♥


Katherine aveva immaginato spesso Damon morire.
Un attacco violento, imprevisto e inevitabile come lo sparo che lo aveva colpito in quella fredda notte a Mystic Falls, togliendogli la vita - la sua seconda morte sarebbe giunta ugualmente rapida e improvvisa.
Addirittura, la vampira si era stupita che uno come lui avesse potuto vivere tanto a lungo.
Non che non lo credesse in grado di affrontare l'esistenza da immortale – in quella, Damon sembrava sguazzarci benissimo - , ma con il suo carattere irriverente e testardo, avrebbe finito per pestare i piedi a gente più forte di lui, diventando il bersaglio perfetto in qualunque situazione pericolosa.
Per natura, Damon era incline alla rissa, alla battaglia, alle scelte impulsive compiute a sangue bollente, e gli atti generosi e stupidamente eroici erano la sua specialità.
Sarebbe morto così – ostinato e incosciente come aveva vissuto – magari con un arto in meno e il cuore letteralmente strappato via dal petto.
Ma quello...
Katherine non si aspettava quello.
Non conosceva le esatte conseguenze di un morso di licantropo, ma aveva sentito abbastanza per intuire che non ci fosse agonia e sorte peggiore, per un vampiro.
Una morte lenta, dolorosa e miserabile.
Una fine così non da Damon.


"Quindi... morirai e basta?”

Una cosa che Katherine aveva imparato con l'esperienza, a proprie spese, era che c'è sempre una scappatoia, una soluzione.
Sempre.
Il sacrificio poteva essere enorme, finanché impossibile da sopportare per quei residui umani di coscienza che nemmeno la natura di vampiro riusciva mai del tutto a cancellare.
Eppure una via di fuga era possibile.
Avrebbe dovuto esserci anche per Damon.
Ma fu un pensiero sfuggente, orribilmente ingenuo, spazzato via in un istante da ciò che Katherine vide sul volto di Damon: totale accettazione, mista alla vaga preoccupazione di non avere abbastanza tempo o energie per fare quello che avrebbe voluto – uccidere Klaus, salvare Elena e tutti gli altri.
Non c'era nessuna speranza, in lui, ma nemmeno la paura che la donna si sarebbe aspettata.
In passato, aveva riconosciuto terrore, sconfitta, disperazione – in ogni loro sfumatura – negli occhi azzurri e nei lineamenti marcati del vampiro, e notarne l'assenza ebbe l'effetto di spaventare lei, invece.
La colpì al punto da accenderle qualcosa, dentro, che non si sarebbe aspettata di poter provare ancora, per Damon.


"Centoquarantacinque anni e nemmeno un addio?”


Non aveva idea del motivo che l'aveva spinta a dire quella frase.
Non le era importato della sua fine, di fronte alla certezza che Stefan – che lei e Stefan – avrebbero vissuto.
Aveva perfino preso in considerazione l'ipotesi che Damon, in un ultimo slancio di folle devozione per lei, si sarebbe fatto ammazzare per salvarla.
Non le importava.
Non le sarebbe importato.
Non le era mai importato.
Katherine continuava a ripeterselo.
Eppure, adesso, quei centoquarantacinque anni le piovevano sulla pelle come pioggia incandescente.


"Non ti meriti un addio”


Non poteva dargli torto.
E poi, cosa avrebbe potuto concedergli, Katherine?
Un ultimo bacio?
Una scopata?
La carezza di una bugia gentile che, una volta tanto, non lo ferisse?
(“Mi importa di te”)
No.

Non lo sapeva.
Le parole rimanevano serrate oltre il respiro fremente, a labbra dischiuse – premevano per uscire, ma la forza crudele e primitiva di autoconservazione, che aveva sempre guidato ogni passo della vampira, le imponeva di trattenersi.
Sopravvivere.
Solo questo contava.


"In qualche modo, tu sei l'unica che vince. Come mai?”
"Non ho permesso che l'amore entrasse in gioco”


Quand'anche era successo – ed era successo più volte di quante avrebbe mai voluto ammettere – Katherine aveva agito con cura morbosa.
Negando – sempre.
Recidendo legami – sempre.
Aveva calpestato l'amore e l'amor proprio di Damon all'infinito.
Aveva rinunciato ad avvicinare Stefan per oltre un secolo.
Tutto per proteggersi da Klaus.
Aveva previsto che lui l'avrebbe trovata, e l'unico modo per combatterlo era sbarazzarsi di ogni debolezza.
Trevor, Elijah, Rose, Pearl, i Salvatore, Mason e innumerevoli altri.
Cinquecento anni, centinaia di cuori ed esistenze da immolare all'altare della propria sopravvivenza, e il rimorso che veniva sempre soffocato dal desiderio insopprimibile di fuggire, di essere libera.
Oh, solo il pensiero di quella libertà per cui aveva ucciso gli altri e se stessa bastava a rendere sopportabile ogni sacrificio.
Aveva sempre pianificato e manipolato tutto.
Fino all'ossessione, fino alla paranoia, fin quasi a perdersi.
Katerina non esisteva.
Chi fosse quella giovane dama – la fragile ragazza che, nel silenzio della notte, piangeva per le sorti della propria bambina - lei non lo ricordava più.
Katerina era morta, e il suo fantasma non sarebbe mai più riemerso dalle ombre, richiamato dallo sguardo gentile e innocente di Stefan, dalle attenzioni passionali di Damon.
Quel che Katherine non aveva messo in conto però, era che l'amore potesse raggiungerla comunque, alla fine.
Sì, avrebbe vinto anche quella volta.
Ma che vittoria sarebbe stata?
Che libertà avrebbe avuto?

"Goditi un'eternità di solitudine, Katherine”

Nessuna.
In passato, quando tutti le imponevano il loro amore quasi fosse ovvio e scontato che lei li avrebbe ricambiati, Katherine lo aveva sempre rifuggito.
Lo odiava, e odiava se stessa per il fatto di non poterselo permettere.
Non aveva mai avuto la libertà di scegliere.
Ora non avrebbe più potuto farlo.


"Andrò a offrirmi come sostituto a Klaus”
"Non ti prenderà. Ha visto il tuo morso, ha detto che il tuo sangue è impuro. Mi dispiace, Damon. Ma Jenna è morta e non c'è niente che tu possa fare”

"Mi dispiace”
Non per Jenna, per Elena, per il destino di Mystic Falls o di chiunque altro.
Per lui.
Quelle parole erano uscite dalle labbra di Katherine con una facilità inaspettata.
E da quanto tempo era che non le pronunciava?
Ma a stupirla di più fu ciò che successe dopo.
Si vide avvicinarsi a Damon, osservò la propria mano destra appoggiarsi sul suo petto, senza alcuna traccia di malizia, per una volta.
Lui non disse nulla, non si ritrasse.
Il suo cuore batteva placido come se, anche quello, si fosse rassegnato alla fine imminente.

"Mi dispiace” ripeté Katherine debolmente, e nel dirlo comprese nel profondo quanto lo credesse sul serio.
Ne ebbe paura, e lasciò andare la mano come se si fosse scottata.
Damon, di nuovo, rimase in silenzio.
Distolse lo sguardo e abbandonò la stanza, lasciandosi dietro il suono vuoto di centoquarantacinque anni di parole non dette.
Forse, a due come loro non era concesso altro addio che quello.
Forse, due come loro non sapevano davvero cosa significasse, dirsi addio.





   
 
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