Change

Capitolo 1

Tutto era confuso. Gli occhi erano troppo pesanti per riuscire ad aprirli.

Delle voci. Sembravano così lontane. Per quanto si sforzasse non riusciva a capire il significato di quello che a malapena percepiva.

Cercò di ricordare cosa era successo, e sentì immediatamente una fitta al cuore… non era sicura di volerlo fare.

Eppure non poteva farne a meno. Non aveva la forza per alzarsi quindi non poteva fare altro che ricordare.

Si era trovata davanti a Kathrine. Non era la prima volta, e tutte le volte era spiacevole. Avvertiva un senso di disagio a guardare quella figura così uguale a lei.

Kathrine le aveva dato un appuntamento alla chiesetta sconsacrata che stava nel boschetto dietro il cimitero. Si era ripetuta che non sarebbe stata una buona idea andarci da sola, e senza fare sapere a qualcuno dove fosse andata, ma come al solito non aveva dato retta al consiglio che si era data. Ci era andata e ancora mentre si stava avvicinando aveva sentito che lei non era sola.

La voce che sentiva la conosceva troppo bene per sbagliarsi. Stefan.

“Forse l’ha chiamato lei” era facile pensare che potesse essere un tranello di quel demonio, ma quando si trattava di Stefan, e soprattutto di Stefan e Kathrine non si sentiva mai tranquilla.

Mentre avanzava cercava di capire cosa stessero dicendo ma inciampò in una piastrella che sporgeva e cercando di non cadere fece rumore. Le voci si zittirono all’istante. –Credo che ci siano ospiti- la voce di Kathrine rimbombò nella cappella vuota. Stefan si girò di scatto e vide Elena che si avvicinava. –Che ci fai…- iniziò lui –L’ho invitata io- si affrettò a dire lei. Lui continuava a guardare Elena con aria interrogativa e preoccupata. – Quello che hai sentito….- Elena lo guardò con aria interrogativa: lei non aveva sentito nulla, ma lui sembrava volesse giustificarsi di qualcosa che aveva detto e questo le bastava per renderla curiosa e sospettosa.

Elena teneva le braccia incrociate e scrutava i due che le stavano di fronte inclinando la testa da una parte. –Allora? Cosa avrei dovuto sentire?- lo incalzò lei. Lui scosse la testa lentamente, non riusciva a dire altro. Si mise in mezzo Kathrine ricordando la sua presenza con una risatina.

–Speravo fossi arrivata in tempo per sentire tutto di persona, ma forse ti dovrò fare un riassunto-. Un sorriso malizioso le regnava sul volto da quando Elena era arrivata e la cosa non prometteva nulla di buono.

-No!- Stefan si era voltato di scatto verso Kathrine e la guardava furente. –Stefan! Cosa …?- ma non sapeva bene come formulare la domanda. Stefan vide l’espressione smarrita di Elena e gli si strinse il cuore. Non poteva mentirle ancora. Non se lo meritava. –Elena, io… - ma non trovava la forza per andare avanti. Kathrine rise di nuovo. –Dai, Elena non sei stupida. Prova ad arrivarci da sola…- il tono di scherno di Kathrine la fece arrossire dalla rabbia. Kathrine di alzò dall’altare dove stava seduta e si avvicinò a Stefan. Adesso la distanza tra Elena e Stefan era la stessa che tra lui e Kathrine. Stefan teneva lo sguardo basso. Non riusciva più a reggere lo sguardo delle due ragazze. Quello di orgoglio di Kathrine e quello interrogativo di Elena. –Allora ero solo un ripiego….- lo disse lentamente, come se dovesse capire quello che la sua bocca stava dicendo. L’espressione del volto mutò. Ormai la tristezza aveva velato i suoi occhi. Adesso annuiva lentamente con la testa –Avrei dovuto saperlo…- nella sua voce Stefan percepì tutto il rammarico di lei. Trovò finalmente la forza per alzare lo sguardo e guardarla negli occhi. –Mi dispiace.- Fu tutto quello che le riuscì a dire. Poi un frastuono. Fuori era scoppiato un fortissimo temporale, di quelli che sorprendono sempre in estate. Il tetto mal concio della chiesetta permetteva ad alcune gocce di cadere all’interno e l’eco rendeva ogni goccia un tonfo.

Se ne stavano tutti e tre lì fermi, senza dire una parola, quando sentirono scricchiolii provenire dal soffitto. Il rumore aumentò di intensità e videro le travi muoversi lentamente. La porta della chiesa era al fondo ma Elena non provò nemmeno a uscire.

Vide tutto a rallentatore. Le sembrò che il tutto durasse parecchi secondi, forse minuti.

Sentirono che il tetto cedeva e mentre se ne rendevano conto ebbe tempo di pensare che lui l’avrebbe salvata. In fondo Kathrine era abbastanza forte, mentre lei era la povera mortale che aveva bisogno di protezione. E proprio mentre il suo cervello formulava quel pensiero i suoi occhi videro quello che si rifiutava di credere. Stefan si stava buttando con tutto il suo corpo su una figura uguale a lei, ma quando lui la spinse lei non sentì nulla. Lui aveva scelto. Aveva scelto Kathrine. Aveva voluto salvare lei, sapendo benissimo che era Elena quella che rischiava di più in un simile incidente… Stefan amava Kathrine: la verità le era stata posta di fronte in modo inequivocabile. E probabilmente si sarebbe portata nella tomba quella visione, perché intorno a lei e su di lei stava crollando tutto. Chiuse gli occhi, aspettando la fine. Sentì il suo corpo che veniva spinto a terra e sentì un dolore acuto alla testa. Poi perse i sensi.

Quando li riprese sentì che la testa le faceva ancora male. Poi si rese conto che stava respirando: forse non era morta. Inspirò intensamente ed un odore familiare e forte la invase. Dove aveva già sentito quell’odore? Odore di… di… pelle! Aprì gli occhi e si trovò con la faccia di fronte ad un giubbotto di pelle nera. –Era ora…. Dormito bene?-