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Autore: La Kurapikina    27/05/2011    4 recensioni
I goldini alle presi con le loro dichiarazioni amorose...
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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-Scemo non lo è-

 

Qualcuno bussò timidamente alla sua porta, poi il silenzio tornò a regnare su quella stanza che sapeva d’incenso e muschio.

“Vieni avanti, amico mio.” La voce pacata di Shaka si disperse, scontrandosi con le pareti in toccate: il biondo era seduto in meditazione al centro della stanza nella posizione del Buddha, gli occhi chiusi e i lunghi capelli che ricadevano sulle spalle appena coperte da una leggera maglietta nera.

“Come sapevi che ero io?” chiese il nuovo venuto entrando ed avanzando con passi leggeri verso l’altro, ma quando lo raggiunse rimase in piedi non sapendo come comportarsi.

“Non lo sapevo.” Rispose immobile il biondo: “Ma se fosti stato un nemico non avresti perso tempo bussando, Mur.”

Shaka era un mistero per lui: pacato, quasi flemmatico a volte, eccentrico, allegro e scherzoso altre.

Tuttavia non poteva negare di esserne affascinato: quel portamento, la grazia nei movimenti, la serietà che occasionalmente andava trasformandosi in allegria scherzosa, gli piaceva ogni cosa di lui ed ora era li per confessarglielo.

“Il tuo silenzio mi preoccupa Mur.” Fece improvvisamente Shaka ed il quasi – cavaliere dell’Ariete si rese conto di avere la bocca secca, ma, prendendo il coraggio a due mani, si sedette accanto all’amico, che rimase perfetto nella sua posa.

“Sono venuto per parlarti.” Sospirò Mur sorridendo piano, ma un senso di fastidio lo avvolse quando Shaka annuì appena, spronandolo a parlare.

Lui era li che quasi moriva di paura e quel biondo che faceva? Lo ascoltava distratto.

“E’ una cosa complicata da dire, Shaka.” Scandì infatti sperando di attirare l’attenzione del compagno, che però si limitò a commentare con un semplice: “Ogni cosa può esser detta.”

Mur si alzò di scatto, arrabbiato e deluso: se quello era il ragazzo di cui si era innamorato, allora si sarebbe potuto far prete che non sarebbe cambiato nulla.

“Non è importante.” Sibilò seccato, poi si diresse velocemente verso la porta, la aprì, ma quando fece per uscire questa si richiuse bruscamente; la mani delicate di Shaka premevano contro il legno.

Mur non lo aveva neanche sentito arrivare e comprese a fondo la sua vicinanza solo quando il biondo sussurrò al suo orecchio: “Ogni cosa detta da te è importante.”

Mur tremò leggermente: il respiro di Shaka si infrangeva sul suo collo, le braccia tese lo sfioravano e le sue lunghe ciocche bionde emanavano un leggero profumo di muschio.

Eppure qualcosa lo rodeva ancora dentro, tormentandolo: l’indifferenza che poco prima aveva mostrato il quasi- cavaliere della Vergine lo aveva infastidito e ferito in un punto delicato del suo cuore da fanciullo innamorato.

Come percependo questi pensieri, Shaka si avvicinò maggiormente a fece scivolare le mani lungo la porta, fino ad allacciare le braccia intorno alla vita sottile dell’amico, che si voltò nell’abbracciò scontrandosi con l’azzurro limpido degli occhi dell’altro; sussultò appena, sorpreso.

“Che c’è?” Shaka ridacchiò.

“Non apri quasi mai gli occhi…” Mur cercava di giustificare la sua reazione, ma era troppo vicino: Shaka era così vicino…

Quest’ultimo sorrise dolcemente, poi si incupì di colpo e sussurrò: “Perdonami. Poco fa sono stato ingiusto con te e ti ho ferito. Perdonami.”

Una mano del biondo si sollevò ed iniziò a giocare con una ciocca di capelli dell’altro, che arrossì.

“So cosa volevi dirmi.” Riprese Shaka facendosi ancora più vicino: “Rifletti su come ti ho trattato.”

Mur obbedì: i sussurri, l’abbraccio, i sorrisi… arrossì maggiormente, ma contemporaneamente gli si illuminarono gli occhi, sorrise e chiese: “Come… come sapevi…?”

“Ti conosco, Mur, fin da quando siamo bambini, e ti comprendo.”

“Quindi… quindi anche tu… ma?!” Mur non riusciva a formulare una frase  sensata tanta era la gioia.

“No guarda, amo tuo fratello e ti ho trattato così solo per spingerti a portarlo da me.” Fece Shaka alzando gli occhi al cielo, ma la risposta dell’altro lo sconvolse del tutto.

“Ami Chichi?” chiese infatti Mur, sinceramente stupito: “Ma ha dieci anni!”

Shaka spalancò occhi e bocca, poi scoppiò a ridere esclamando: “Mur, a volte sei proprio ingenuo! Certo che amo te, scemo! Ti stavo prendendo in giro e tu ci sei cascato come…”

Il quasi- cavaliere dell’Ariete lo zittì impossessandosi bruscamente delle sue labbra tanto ambite da tutte le ragazze: forse era un po’ ingenuo, ma ora Shaka era suo e questo non lo rendeva affatto scemo.

  
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