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Autore: twy    27/05/2011    1 recensioni
Non era normale. Era sbagliato.
Ma se lo dimenticava.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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How would it mattered to me - and the consequences

 

I was alone, falling free, 

trying my best not to forget, 

what happened to us, what happened to me, 

what happened as I let it slip. 

{Meds - Placebo}

 

Michele fissò il proprio riflesso nello specchio, chiedendosi, per l'ennesima volta nell'ultima settimana, cosa gli stesse succedendo. 

Tutto quello non era normale. 

Sospirò appena, sistemandosi i capelli scombinati dal sonno. Aveva tempo, dato che aveva preso a svegliarsi presto. E diamine, non era così stupido da non rendersi conto che era perché non vedeva l'ora di vederlo. 

No, non era affatto normale. 

 

Lui e Alice avevano fatto da poco un anno. Lui stava bene con lei. C'era intesa, si capivano. 

La amava, per così dire. Per quanto lo potesse dire a sedici anni. Insomma, perché non avrebbe dovuto amarla. Era perfetta. 

 

Allora perché le stava facendo questo? 

Michele era una persona abbastanza leale da sentirsi in colpa. Si era sentito in colpa quando aveva sacrificato i suoi amici per stare con lei, ma ne sentiva il bisogno. E si sentiva in colpa adesso che... 

Ma alla fine, Michele era anche abbastanza egoista da continuare a farlo. 

Perché anche adesso, ne aveva fottutamente bisogno.

 

***

 

"Ehy, Micky!" 

Michele si volse verso l'altro, con un sorriso. 

"Senti questa canzone, è quella che ti dicevo prima..." 

Si fermò infilandosi una cuffia dell'i-pod di Gabriele. La musica ritmata gli risuonò nell'orecchio. 

"Bella!", disse, con lo stesso sorriso. 

"Micky..." lo chiamò Alice, che gli aveva lasciato la mano e cercava di riprendere la conversazione interrotta. Lui le fece cenno di aspettare, e dopo un momento lei se ne andò sbuffando. 

 

***

 

D'altronde avevano messo le cose in chiaro fin dall'inizio. O almeno, per quanto avessero potuto mettere in chiaro quella confusione totale nel quale l'altro li aveva sprofondati. In fondo, sì, poteva dare la colpa a lui. Era stato lui ad agire. 

E Michele aveva perso la testa. Doveva essere questa la spiegazione. Non riusciva più a seguire il filo dei suoi pensieri, da quando era comparso Gabriele. 

 

***

 

"Che fai?" Michele aveva sbarrato gli occhi quando aveva visto l'altro avvicinarsi a lui. Qualcuno avrebbe potuto vederli, pensò incoerentemente, dato che si trovavano nella stanza dell'altro. Perché stava pensando alla possibilità di essere scoperti? Non stavano facendo nulla. Non avrebbero... non doveva neanche pensarci. 

"Se ti fa schifo, basta dirlo.", gli sussurrò Gabriele prima di posare le labbra sulle sue con fare impacciato. 

E Michele avrebbe dovuto scostarsi e andarsene. Erano due ragazzi. Avrebbe dovuto... 

E invece aveva passato una mano nei ricci dell'altro e l'aveva stretto più forte contro di se'. 

 

***

 

E adesso stava seriamente cercando di non farsi troppi problemi per quello. Ci stava provando. Gabriele aveva cercato di tranquillizzarlo, con quei suoi modi che in qualche maniera che non riusciva a comprendere riuscivano a convincerlo. Gli diceva che tutto quello era normale. E per qualche ora, lui ogni volta cercava di dimenticare che non lo era. 

Non era normale. Era sbagliato. 

Ma se lo dimenticava.

Anche se ogni mattina vedeva Alice guardarlo come se... come se sospettasse. Come se sapesse che il ragazzo che le diceva di amarla in realtà era solo un finocchio.

 

***

"Io... io ci tengo ad Alice, d'accordo?"

Michele posò il capo contro il muro, preso dai dubbi. Voleva chiudere gli occhi e non trovarsi più lì. Voleva non dover vedere l'espressione ferita che l'altro cercava di nascondere.

"Sai, non puoi tenere il piede in due scarpe per sempre.", gli disse. 

"Ma non posso lasciarla... Lo sai. Non è... Non posso e basta."

Lui scosse la testa. "Per quello che succederebbe se lo scoprissero? Ti vergogni così tanto?"

Michele chiuse gli occhi. Li sentiva farsi umidi, e no, cazzo, ora non poteva anche mettersi a piangere come una ragazza. 

Sentì il respiro caldo di Gabriele sul viso, prima che le sue labbra si posassero sulle sue. 

"Ehy. Va bene. Penso che dovresti lasciarla, ma va bene anche così." 

Era una bugia. 

Ma aveva davvero importanza?

E si baciarono e basta. 

 

***

 

Non c'era bisogno di dire tutto quello che rimaneva silenzioso fra di loro. D'altronde, certi segreti devono rimanere celati. Certe cose è meglio non dirle.

 

Ed un'altra cosa che Michele era, era un opportunista. Si era scoperto saper approfittare delle persone, nell'ultimo anno.

Solo perché... sentiva come se una patina sottile lo dividesse dal resto del mondo. 

Lui mentiva. Mentiva a tutti quanti. Ed erano loro a costringerlo a farlo.

E allora lui continuava a mentire. E si prendeva ciò che voleva. Senza neanche rendersene conto. Come un comportamento automatico. Faceva quello che ci si aspettava per poter avere qualcosa di simile alla felicità. La sua immagine. Tutto ciò che aveva intorno a se', ogni parte di quei muri. 

Anche lui. 

Che tuttavia non riusciva a manipolare. Non c'era mai riuscito. Perché appena lo vedeva perdeva la testa. Non riusciva a mentirgli. 

Non poteva dirgli quello che poteva dire ad Alice, non quando lui lo guardava e gli leggeva dentro. E sapeva così poco di lui, ma lo faceva comunque. Alla fine riusciva solo a lasciarsi abbracciare, sfiorare, baciare. E pensava, non sono io. Non sono io che sto facendo tutto questo. 

Quando in realtà, con lui riusciva finalmente a sentirsi se stesso.

 

***

 

Alice gli si avvicinò sinuosa, passandogli le mani sugli addominali con un sorriso lascivo. 

Lui cercò di sorridere a sua volta, poi la baciò per dover evitare di dire qualcosa. Era quello che si aspettava. Che si aspettavano tutti. Si baciarono avvinghiati uno all'altra. Michele aprì gli occhi vedendo Gabriele studiare in un angolo, non lontano da loro. Spontaneamente gli venne da scostare da se' Alice, ma non poteva. Non poteva. Si strinse di più a lei e continuò a baciarla. 

 

***

 

"Scusa per prima." 

Gli occhi si nascondono, dita che giocano con il filo dell'i-pod.

"Tanto..."

 

***

 

Tanto, cosa potevano fare loro due? 

Era per questo che lui, a tutti i bei discorsi di Gabriele, non aveva mai creduto. Begli ideali e felicità utopistica. Come no. 

Nella realtà, non si può essere felici. Non essendo se stessi. 

 

Micky si spinse più forte contro il corpo di Gabriele, sentendolo contro di se' ed assaporando il suo sapore. Era tutto il giorno che lo voleva. E non solo fisicamente. Voleva stare con lui. 

 

E questo miscuglio di sensazioni che stava provando, che non avevano senso perché lui non era la persona giusta - loro non sarebbero mai dovuti stare insieme, mai - questo non poteva essere nulla. Perché non era quello che aveva mai provato per Alice, o per nessuno. E non lo capiva. Lui odiava non sapere qualcosa, essere in balia di se stesso. Quindi non poteva essere ciò di cui aveva paura. Da cui era terrorizzato.

 

Così si spinse soltanto più forte contro Gabriele, dimenticandosi di ogni cosa. Non voleva pensare, quel giorno. Non voleva più ricordare nulla. 

  
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