Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Yuki Delleran    28/05/2011    0 recensioni
Una raccolta di one-shot AU in cui i personaggi di Hetalia vivono le loro vite in una New York in stile "Friends", dove le storie si intrecciano, le amicizie nascono e le passioni si alternano tra gli inquilini del condominio dell'amministratore Francis.
[coppie citate: FraGna, FrUk, Spamano, Prungheria etc...]
cap. 8 "One of the boys" (young!Ungheria/young!Prussia)
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Marry you
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: verde
Personaggi: Gilbert Weillschmidt (Prussia), Elizaveta Héderváry (Ungheria), Bella (Belgio). Nominati: Natalia (Bielorussia), Roderich (Austria), Vash (Svizzera), Gary (Male! Hungary)
Pairing: Prussia/Ungheria
Riassunto: "Si sentiva molto un eroe tragico all’ultimo atto della rappresentazione, quando ormai nemmeno un improvviso colpo di scena avrebbe potuto cambiare la sua sorte." E invece il colpo di scena ci sarà.
Disclaimer:  Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
La canzone Marry you, che fa da sottofondo d'atmosfera, è di Bruno Mars, nel link la versione di Glee che amo particolarmente.
Note: Massicce dosi di fluff e di zucchero...
Beta: GinkoKite


 
di
Yuki Delleran

Quella appena trascorsa era stata per Gilbert una delle peggiori giornate lavorative da quando aveva intrapreso la sua magnifica carriera.
L’intero problema ruotava intorno al fatto che il servizio fotografico odierno fosse stato commissionato da una rivista di abiti da sposa e che a lui, nello stato d’animo in cui si trovava, alla sola vista di un velo bianco venisse il voltastomaco. Il suo agente aveva dovuto sudare sette camicie per convincerlo a portare a termine quel lavoro già pagato, adducendo come scusa la penale che avrebbero dovuto pagare per la rescissione del contratto e altre stupidaggini del genere. Come sgradita conseguenza Gilbert si era ben presto trovato sul set, circondato da raggianti modelle avvolte in fruscianti abiti candidi e la nausea mista a rabbia l’aveva inevitabilmente accompagnato per tutto il servizio, rendendolo scontroso e scostante. Solo una delle modelle aveva osato sfidare il suo malumore rivolgendogli la parola, una biondissima russa di nome Natalia che lavorava per la sua stessa agenzia.
«Chi non apprezza i matrimoni è destinato a rimanere solo. » aveva sentenziato freddamente, liquidando con una smorfia il suo ennesimo sbuffo esasperato.
Quella battuta provocatoria, fatta con il solo scopo di punzecchiarlo, aveva invece finito per scatenare una serie di riflessioni. E bisognava sapere che Gilbert odiava riflettere.
Aveva trascorso il resto del servizio rivedendo nei finti sguardi ridenti delle modelle gli occhi brillanti di Elizaveta mentre annunciava a tutti loro che il suo più grande sogno si era realizzato: Roderich, colui che Gilbert soleva definire “damerino represso”, aveva chiesto la sua mano. Era, ovviamente, al settimo cielo ma per Gilbert era stato un colpo talmente inatteso che aveva finito per rifilarle alcune tra le sue peggiori battute. Il risultato era stato una lite furibonda. Lite che aveva costantemente rievocato durante la pausa caffè, mentre se ne stava rintanato in un angolo con un’espressone talmente feroce che nessuno degli assistenti di scena aveva osato avvicinarsi per suggerirgli che forse era il caso che bevesse una camomilla.
Alla fine era giunto ad una dolorosa conclusione: niente di eccezionale, era la decisione più logica, ma aveva dovuto faticare parecchio per convincersi ad accettarla.
Fu con questo stato d’animo che raggiunse il Movida*, dopo il lavoro, ringraziando che degli amici fossero presenti solo Antonio, indaffarato dietro il bancone, e Bella, seduta ad un tavolino solitario ingombro di carte.
Con un’entrata molto meno ad effetto di quanto avesse abituato gli avventori, il tedesco si sedette di  fronte alla ragazza mugugnando uno scocciato: «Guten abend. »
Gli occhi verdi della belga si posarono su di lui, carichi di curiosità: lei era l’unica ad essere a conoscenza dei suoi tormenti, che il Magnifico non aveva osato rivelare nemmeno agli amici più cari, quindi, dopo essersi lagnato per un po’ di Natalia e del suo inquietante fratello/agente/guardia del corpo, decise di venire al punto.
«Ci ho pensato un sacco, oggi. » esordì. «Ho pensato a lei per tutto il tempo in mezzo a quella marea di tulle bianco, a quanto sarà bella durante la cerimonia e a quanto sarà felice. Ho io il diritto di minare questa felicità? »
Domanda solo fintamente retorica, visto che in condizioni normali avrebbe risposto: “Sì, perché io sono il Magnifico!”
In condizioni normali, appunto, non ora.
«Se dicessi che non c’è mai stato niente tra noi sarei cieco e ipocrita, ma evidentemente non era destino che questo qualcosa sbocciasse. Me ne farò una ragione e andrò avanti, non sarò il pretendente respinto che si mette in testa di rovinare le nozze. »
In realtà, in un primo momento, aveva pensato di non presentarsi proprio alle nozze, di inventarsi un’improrogabile quanto improvviso impegno di lavoro che prevedeva l’immediata partenza per l’angolo opposto del mondo, ma alla fine aveva stabilito che quella fuga vergognosa non si adattava affatto alla sua magnifica persona, quindi le scelte rimaste erano ben poche.
«Non voglio che mi odi ancora di più di quanto non faccia già. » continuò. «Le starò vicino come un buon amico, nonostante tutta questa schifosa storia mi faccia stare davvero male. Voglio che sappia che, se è convinta della sua scelta, allora le auguro ogni bene e che sarò sempre qui se avrà bisogno di sfogarsi prendendo a padellate qualcuno. Ma se…!»
S’interruppe un attimo e il suo sguardo si assottigliò.
«Se quel damerino la farà piangere, gli spaccherò la faccia! »
Si sentiva molto un eroe tragico all’ultimo atto della rappresentazione, quando ormai nemmeno un improvviso colpo di scena avrebbe potuto cambiare la sua sorte.
Bella lo ascoltò fino alla fine, poi batté le mani impressionata.
«Gilgil, sei un attore nato. » disse con un sorriso. «Potresti riciclarlo come discorso del testimone. »
Gilbert sgranò gli occhi, allarmato.
«Te-testimone? »
Il sorriso della ragazza si addolcì mentre con una mano gli sfiorava gentilmente il braccio.
«Davvero sei convinto che Eliza ti odi? »
 
Testimone?
Oh, no.
Proprio no.
Con tutta la sua buona volontà e lo (scarso) autocontrollo di cui disponeva sarebbe stato impossibile. Avrebbe finito per urlare allo sposo quanto lo ritenesse idiota e alla sposa quanto fosse cieca, il tutto magari nel bel mezzo della navata della chiesa. Un modo perfetto per mandare a rotoli il “matrimonio del secolo” e farsi odiare per sempre.
Aveva bisogno di una birra.
E magari della compagnia di Ludwig.
Dopo aver rimuginato tutto il giorno per colpa di Natalia e tutta la sera a causa delle parole di Bella, non poteva esserci niente di meglio di una bevuta con suo fratello per allontanare i pensieri molesti. Figuriamoci se Elizaveta non lo odiava! Come se fossero mai andati d’accordo. Nemmeno quando giocavano a nascondino da piccoli era mai successo.
Stava per prendere il cellulare per chiamare Ludwig, quando vide lo schermo illuminarsi per una chiamata: sospirando e chiedendosi cosa volesse ancora Bella da lui, Gilbert finì per rispondere.
 
La bevuta fraterna era stata rimandata a data da destinarsi nel momento stesso in cui aveva risposto al telefono. Il tono preoccupato di Bella di per sé sarebbe stato sufficiente, ma a farlo scattare erano state le parole ansiose della ragazza: Elizaveta tardava, non rispondeva al cellulare, quindi aveva chiamato Roderich per avere notizie; al posto dell’austriaco aveva risposto il suo contabile, quel tale Vash Zwingli la cui presenza Elizaveta tanto temeva, e l’aveva liquidata con poche parole dicendo che la ragazza era rimasta turbata da qualcosa che aveva visto e che probabilmente tra lei e Roderich era tutto finito.
Tanto era bastato per chiarire a Bella, e anche a Gilbert, cosa potesse essere successo.
Per questo ora il tedesco correva per strada, incurante dell’ora decisamente tarda e del vento novembrino che spazzava le strade di New York. Con poche, rapide chiamate aveva mobilitato tutti gli amici che si erano messi alla ricerca della ragazza. Una donna innamorata e tradita era capace di tutto e in quel momento la coscienza di Gilbert era dilaniata tra la preoccupazione per lei e il desiderio sempre più forte di tenere fede alla propria promessa di spaccare la faccia all’austriaco. Cercando di convincersi che l’omicidio di Roderich non sarebbe stato utile nell’immediato, semmai più tardi come sfogo, si concentrò per farsi venire in mente un posto dove Elizaveta sarebbe potuta andare: di certo non si trattava di qualcosa di ovvio come il Movida o il suo ufficio. Scompigliandosi i capelli, masticò un’imprecazione: possibile che le donne avessero quella pessima abitudine di reagire alle delusioni nascondendosi da qualche parte?
Fu proprio quel pensiero a fornirgli un involontario aggancio: nella zona in cui abitavano prima si trovava un piccolo parco giochi dove spesso si erano incontrati da bambini. Gilbert ricordava chiaramente le insistenze della piccola per giocare a calcio con i maschi, il suo inevitabile farsi male, i dispetti e le litigate che si susseguivano. Era un maschiaccio, niente di strano che l’avesse considerata davvero tale per tanto tempo, ma poi era sbocciata in una splendida donna con un carattere d’acciaio. Era forte, Elizaveta, nessuno era in grado di piegarla, ma possedeva anche un lato fragile tanto raro quanto inestimabile ed era per questo che… Verdammt, sì, si era innamorato di lei!
Varcò l’ingresso del parco augurandosi di aver avuto fortuna e intuito sufficienti e si diresse verso il vecchio scivolo azzurro, rifugio dove, da bambina, era solita nascondersi dopo ogni litigio. Ed eccola lì, la sua Lizzie, rannicchiata nell’ombra con le ginocchia strette al petto e gli occhioni verdi pieni di lacrime.
Tutto il nervosismo di Gilbert scemò, evaporando come neve al sole. Si chinò verso la ragazza, con un pallido sorriso.
«Tana per Héd! » esclamò rispolverando il vecchio nomignolo maschile nato da una storpiatura del suo cognome.
Elizaveta sussultò leggermente alzando lo sguardo e strofinandosi gli occhi, con il solo risultato di sbavare completamente quel poco che restava del trucco.
«Gilbert…»
Il suo sguardo disperato cambiò luce in un attimo.
«Sei qui per prenderti gioco di me? Per dirmi “Te l’avevo detto”? » sbottò. «Perché se è così, io…»
Il ragazzo non la lasciò finire, afferrandola per un braccio e tirandola in piedi. Ignorando le sue proteste la strinse a sé in un abbraccio che avrebbe dovuto essere consolatorio ma che finì per essere solo un maldestro tentativo di zittirla.
«Pensi davvero che lo farei? » mormorò con il volto affondato tra i suoi capelli. «Mi reputi così crudele? »
Elizaveta s’irrigidì tra le sue braccia.
«Ne saresti capace! Specialmente ora che era tutto organizzato, che Gary** sarebbe venuto apposta dall’Ungheria per la cerimonia, che mi ero vantata con tutti e…»
La sua voce si spezzò e con essa la tolleranza che aveva avuto per quell’abbraccio. Puntò le mani sul suo petto e tentò di allontanarlo.
«Adesso lasciami andare! » esclamò mentre, contro la sua volontà, le lacrime ricominciavano a scorrere.
Per tutta risposta Gilbert la strinse ancora di più.
«Non ci penso nemmeno! Got, ma quanto sei stupida?! Non ci sei ancora arrivata? »
Allentò l’abbraccio quanto bastava per incontrare i suoi occhi confusi, ma non a sufficienza per farla scappare.
«Tuo fratello organizzerà la migliore cerimonia mai vista, avrai il tuo matrimonio da favola e sai perché? Ti sposo io! »
L’espressione stralunata di Elizaveta fu impagabile e Gilbert dovette sforzarsi per rimanere serio.
«Non sto scherzando. » continuò. «Sono innamorato di te da sempre. Da piccolo, per colpa tua, pensavo di avere strane tendenze. Tutta la storia del damerino e del matrimonio mi stava distruggendo. Non ti lascerò scappare un’altra volta. »
Sentì i pugni di Elizaveta stringersi sulla sua camicia mentre le sollevava il volto per baciarla delicatamente. Stranamente la ragazza non oppose resistenza anzi, a poco a poco, si sciolse stringendosi a lui. Gilbert c’era sempre stato: tra litigate e urla, risse e sfratti, padellate e battute pungenti, Gilbert era stato una costante nella sua vita da quando era bambina.
«Pensi che potrei innamorarmi di te a comando? » chiese Elizaveta, un’eco di sfida nella voce.
«Penso che se non lo fossi già, mi avresti preso a padellate da un pezzo. » rispose Gilbert con un ghigno. «E penso che ti sposerei anche subito, nella cappelletta in fondo alla strada, senza dire niente a nessuno. »
Inaspettatamente la ragazza sorrise e gli sfiorò la mano.
«Magari Gary potrebbe occuparsi solo del ricevimento…»




Note:
* Movida: è il bar/pub dove lavora Antonio e dove di solito si ritrovano i ragazzi
**Gary: Male!Hungary, nella storia fratello maggiore di Elizaveta, di professione... wedding planner! XD
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Yuki Delleran