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Autore: titania76    29/05/2011    7 recensioni
A volte, per una bambina che vive ogni giorno come fosse un giorno speciale, il proprio compleanno passa quasi inosservato, o peggio, avvolto e appesantito dalla noia e dall'apparente indifferenza. A volte, qualcosa permette di trasformare quel giorno in un'avventurosa scoperta prima di allora proibita.
Questa è una storiellina leggera nata così perchè avevo voglia di scrivere un pò di tenerezze.
Missing moment della one-shot "Nuova vita, speranza infranta"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Shion, Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'amaro prezzo della devozione'
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Un giorno speciale
Eccomi qua, con una storiellina leggera leggera e senza pretese. Volevo ritrovare la stessa atmosfera di "Nuova vita..." chissà se ci sono riuscita oppure ho rovinato tutto... vabbè mi sono voluta fare un regalo... Avrei voluto fare un regalo anche ai gemellini ma proprio non sono riuscita ad inquadrarli... ma ci penserà qualcun'altra molto più brava di me a farlo.

Ok lo ammetto tutto questo è solo una bieca scusa per poter postare quello che sta giù, in fondo alla pagina... quello è il vero regalo ma che divido volentieri con tutti voi :)




beh... buona lettura


Dedicato alle mie amiche di msn e a me XD


Un giorno speciale



29 Maggio 1868
Guardava fuori dalla finestra della piccola biblioteca personale del Pontefice. Era annoiata quella mattina la piccola Kira. Non c’erano lezioni per lei quel venerdì. Non ce n’erano state per tutta la settimana, uno strano fermento animava il tredicesimo tempio in quei giorni. Tutti erano indaffarati più che mai, un viavai di persone che correvano affannate qua e là spostando mobili, lavando ogni angolo del tempio, lucidando ogni oggetto, cambiando i tendaggi. Persino il padre Shion sembrava più impegnato del solito in quel giorni e in particolare proprio in quel giorno. Quella mattina neanche a colazione era riuscita a vederlo e la delusione era stata grande.
Dunque nessuno poteva prestare le consuete attenzioni alla piccola Kira che era quindi stata relegata in quella biblioteca, dove solitamente riceveva le sue lezioni, a passare il tempo con il suo libro preferito in mano che non si stancava mai di leggere o farsi leggere. Ma quel giorno non ci prestava affatto attenzione.

Aveva deciso allora di ritornare nella sua stanza, almeno lì avrebbe trovato la compagnia della sua migliore amica, la sua inseparabile bambola di pezza, una riproduzione di Pierrot che la sua tata Iphigenia aveva cucito con le sue mani due anni addietro copiandola da una immagine presa da chissà dove.
Aveva un’espressione buffa quella bambola, un po’ bruttina, con un occhio più piccolo dell’altro ma era stata realizzata con tanto amore.

Aveva guardato dappertutto, rovistato nella cassapanca e nei cassetti del comò, messo sottosopra ogni centimetro della sua stanza ma lei non c’era. Eppure tutte le sere la trovava sempre lì ad aspettarla sul suo lettino. L’aveva cercata in lungo e in largo senza successo anche per tutto il resto del tredicesimo tempio dando continuo fastidio agli adulti che stavano lavorando.
Si era intristita la piccola Kira, non solo era stata praticamente abbandonata da tutti quel giorno, ma anche la sua preziosa bambola l’aveva lasciata sola.

Nel tornare nuovamente nella sua cameretta era passata vicino ad Andreas che nel vederla così abbattuta si era lasciato andare ad un fastidioso risolino. Accortasene, Kira, all’improvviso si era ricordata del brutto litigio che aveva avuto la settimana prima con quel nuovo servetto. Un giovane poco più che quattordicenne giunto da poco al Santuario. Aveva un carattere difficile Andreas, sempre pronto ad attaccar briga con tutti e per nulla disposto ad accettare rimproveri. Orgoglioso e testardo, voleva fare il soldato lui e rendere fiera la sua famiglia, ma un difetto fisico non glielo avrebbe mai permesso e si era dovuto accontentare a malincuore di lavorare presso il tredicesimo tempio come un semplice servitore.

- Ridammi la mia bambola!

- Non ti ho preso niente io.

Con assoluta strafottenza le aveva risposto acido continuando imperterrito il suo compito, muovendosi nervosamente e usando più forza del necessario, scuro in volto per quel poco dignitoso lavoro che stava eseguendo e per quella presenza a lui sgradita.

- Bugiardo! Dove l’hai messa?

Imperterrita invece Kira puntava i piedi sicura che quel ragazzo le avesse fatto un dispetto per invidia. Fin da subito, dal suo arrivano, avevano iniziato a bisticciare, erano come cane e gatto.

- L’ho nascosta in una delle dodici case. Vattela a riprendere se hai il coraggio. E ora sparisci e non mi scocciare più.

Con un ghigno cattivo le aveva infine dato la risposta che Kira si aspettava, era una piccola e innocua bugia, così pensava, ma che avrebbe portato tanta soddisfazione a lui, sicuro che quella piccola rompiscatole sarebbe andata a frignare da qualche adulto.

Con un calcio, per vendicarsi, Kira gli aveva rovesciato per terra il secchio d’acqua con il quale il giovane stava pulendo i mezzibusti che adornavano il corridoio che portava agli appartamenti privati del Sommo Pontefice, prima di allontanarsi quasi in lacrime.
Se davvero quel ragazzaccio aveva detto la verità, allora la sua bambola, la sua fedele compagna a cui confidava tutti i suoi segreti, era persa per sempre. Perché nessuno aveva il permesso di attraversare le dodici case dei custodi d’oro.

Se ne stava seduta sui gradoni del grande ingresso principale del tredicesimo tempio a pensare a cosa fare. Forse avrebbe potuto anche avventuracisi per quella discesa, giusto per dimostrare a quel dispettoso di che pasta era fatta e poi, con tutto quel trambusto nessuno si sarebbe accorto di nulla. Quanto ci avrebbe messo a percorrere quella scalinata?

Quello stupido. Non solo la settimana prima le aveva dato della principessina viziata, ora anche della fifona e lei di certo non aveva paura. Non in quel senso almeno, però disobbedire a suo padre…
Con il volto un po’ corrucciato si era guardata attorno Kira, prima di fare il primo passo verso la discesa.
La cosa più difficile, il primo passo, il primo gradino. Aveva tante remore per non avventurarsi oltre quel primo gradino ma la risatina di Andreas e quelle parole di scherno ancora le ronzavano in testa. Cosa ci sarebbe stato di così pericoloso ad attraversare delle case vuote? E se fosse stata scoperta al massimo sarebbe stata punita.

Scese i primi gradini molto incerta, guardandosi spesso indietro per rassicurarsi che nessuno la vedesse, man mano che scendeva diveniva sempre più audace.

La prima casa che doveva attraversare era la casa dei Pesci. Un delicato profumo di rose avvolgeva tutto quanto, all’interno le colonne erano ornate di tenere rampicanti dai fiori di un rosso intenso, quasi sanguigno. Nessuno vi era mai entrato in tutti quegli anni ma le rose crescevano rigogliose all’interno dei confini di quella casa, alimentate dal residuo cosmo del suo custode. Aveva sentito dire che quelle rose erano terribili, velenose, mortali. Invece erano bellissime e avevano un profumo così dolce. Tutta invidia di quelle vecchiacce che non riuscivano a far crescere nulla nel loro giardino.

Uscita da quella prima casa era un poco più serena, nulla di male era accaduto, nessuno l’aveva scoperta. Saltellava allegramente ora mentre scendeva i gradini che la stavano portando verso la casa successiva.

La casa dell’Acquario. Il padre le aveva raccontato che il suo custode era un ragazzo molto chiuso, che non dava molta confidenza agli altri tranne che allo Scorpione, che era un gran studioso e che governava le energie fredde. Non aveva capito bene Kira cosa intendesse il padre con “governare le energie fredde” ma si era immaginata che potesse far nevicare anche in estate e che la sua casa all'interno fosse tutta fatta di ghiaccio. Chissà se avrebbe avuto freddo in quella casa con gli abiti leggeri che indossava.
Constatò invece che la casa dell’Acquario era in pietra e marmo come la precedente e come la tredicesima e si stupì di trovare all’interno un confortevole tepore.

La casa del Capricorno. Il suo custode era chiamato El Cid, come un antico eroe spagnolo. Le avevano letto qualcosa di quel condottiero ma non ci aveva prestato molta attenzione. Il Capricorno era un guerriero rigido nelle sue convinzioni e fedele ai dettami del Santuario. C’era un’aria pesante che intimoriva all’interno di quella casa e che aveva messo a disagio la piccola Kira, tutta la tranquillità che pochi minuti prima aveva, era svanita appena messo piede lì dentro. Uscì di corsa da quella casa con una strana ansia addosso.

La casa del Sagittario. Pace e serenità si respira in quella casa ma anche senso del dovere e rispetto, quasi sacralità. Legato a doppio filo al Santo del Capricorno, guida per i suoi compagni più giovani ed esempio di perfezione guerriera per El Cid. Era un guerriero molto fedele ed aveva un rapporto di assoluta fiducia con la reincarnazione della Dea di quell’epoca. Cominciava a pentirsi Kira di essersi avventurata in quelle case, il pensiero di disturbare il riposo di quelle persone così straordinarie le faceva crescere un po’ di rimorso.

La casa dello Scorpione. L’unico amico del Santo dell’Acquario. La gente del Santuario, nel loro spettegolare, diceva di lui che era un pazzo sadico e che andava in cerca di una morte gloriosa per dare un senso alla propria vita. Forse era solo triste perché non poteva condividerla con qualcuno. Stranamente l’aria in quella casa era un alternarsi di gelo e calore. La fredda paura della morte inflitta alle proprie vittime e l’ardente desiderio di vita.
Era troppo piccola Kira per capire quei concetti che tuttavia le erano entrati direttamente nell’anima senza filtri, senza parole a spiegarli e a renderli più facili. E piangeva un‘immensa tristezza Kira uscendo da quella casa.

Si era fermata un momento per riprendersi, la piccola. Quella giornata così strana già fin dal mattino, man mano che passavano le ore si faceva sempre più strana e pesante, quella che era iniziata come una sorta di prova di coraggio si stava lentamente trasformando in qualcosa di più.

La casa della Bilancia. Il suo custode era l’amico fraterno del Sommo Pontefice, di suo padre. Da come gliene aveva sempre parlato, doveva essere una persona davvero speciale, schietta e generosa. Ma soprattutto impulsiva e testarda. Sì, sarebbe stato decisamente simpatico a Kira. Il padre le aveva spiegato che Dohko, il custode di quella casa, non poteva muoversi dal posto in cui abitava. Chissà se un giorno l’avrebbe conosciuto.

Era arrivata a metà della sua discesa Kira, il sole era alto nel cielo, forse le tre del pomeriggio ma non ne era sicura, non era molto capace di leggere la posizione del sole. Ripensandoci stava impiegando molto tempo a scendere e iniziava ad avere fame e sete ma ormai poteva solo continuare.

La casa della Vergine. Uno strano profumo e una sottile nebbiolina impregnavano quella dimora. Un forte odore di incenso e sandalo, così intenso che quasi stordiva la piccola Kira. Anche gli ornamenti interni erano singolari. Forse rispecchiavano il suo giovane custode. Un ragazzo cieco che aveva passato la maggior parte della sua vita in meditazione, sviluppando una vista interiore che sopperiva alla mancanza di quella normale. Veniva dall’oriente il giovane Asmita e seguiva una religione differente. Davvero curioso, come poteva servire la Dea Atena se professava una religione differente? Era dunque questa la grandiosità della Dea Atena che accettava e benediva nel proprio Santuario religioni diverse?

La casa del Leone. Non appena vi era entrata aveva sentito sulla sua pelle uno strano venticello caldo così piacevole e carezzevole, ma anche frizzante. Sembrava quasi uno spiritello dispettoso che sfiorandola qui e lì, facendole il solletico, la invitava a farsi inseguire. Se chiudeva gli occhi e si concentrava un poco, la piccola Kira, poteva sentire anche una birbante risatina. O forse era la sua eco che risuonava in quella casa vuota?

La casa del Cancro. Tentennava di fronte a quella casa a parer suo così tetra. Era rimasta seduta su quel gradino ad osservarne l’entrata. Il suo custode, Manigoldo, non che fosse una cattiva persona, anzi, nei racconti del padre era una persona affettuosa e gentile, sempre pronta agli scherzi ma aveva comunque qualche timore ad entrarci. E se ci fossero stati i fantasmi? Infondo dicevano che Manigoldo giocava con gli spiriti delle persone.

E ora come avrebbe fatto? In tutte le case che aveva attraversato, la sua preziosa bambola non l’aveva trovata e ne mancavano ancora quattro in cui cercare.
Era sempre più sconfortata Kira, rannicchiata su quel gradino dondolandosi avanti e indietro. Vi era rimasta per lungo tempo a rimuginare sul da farsi, finché non era stata sorpresa da Shion che arrivatole dietro, facendole ombra con la sua possente figura, le aveva poggiato una mano sulla testa.
La guardava arrabbiato Shion. Proprio la figlia aveva infranto il divieto.


*****


In quegli anni del suo pontificato a nessuno mai era stato concesso il permesso di percorrere la grande scalinata bianca che attraversava i templi dei sacri guerrieri d’oro per arrivare al suo cospetto al tredicesimo tempio.
Santi, servitori o supplici, tutti quelli che venivano chiamati o che chiedevano udienza avrebbero potuto servirsi solamente dei sentieri interni. Nessuno senza il suo permesso avrebbe attraversato quelle soglie e lui non era intenzionato a darne. Ancora poteva sentire, il giovane Shion, lo spirito dei suoi compagni che riposava al loro interno. Neanche lui le aveva più attraversate se non quell’unica volta, per riportare al loro interno le sacre vestigia d’oro dopo che le aveva riparate riversando in loro il suo sangue e le sue lacrime.


*****


Si era seduto sul gradino accanto a lei, in silenzio, aspettando una giustificazione da parte della piccola o forse cercando le parole adatte per rimproverarla. Interminabili minuti di silenzio, aspettando che l’uno o l’altra rompesse quel pesante mutismo.

- Perché sei qui? Lo sai che è proibito, vero?

- La mia bambola… ha detto che l’ha nascosta qui…

- Chi ti ha detto questo?

Tentennava a rispondere a quella domanda la piccola Kira. Non le piaceva fare la spia. Una volta pensando fosse divertente l'aveva fatta e le conseguenze per il malcapitato erano state brutte. Era stato punito solo per un malinteso. Non voleva più ripetere quell’errore.

- Nessuno…

Era afflitta la piccola, teneva lo sguardo basso mentre continuava a dondolarsi seduta su quel gradino. Solo ora capiva il suo errore, aveva agito in preda alla rabbia, senza riflettere. Forse davvero era così viziata come quel ragazzaccio l’aveva definita. Comunque fosse finita la giornata, avrebbe ingoiato il suo orgoglio e sarebbe andata a cercare Andreas per fargli le sue scuse e poi avrebbe continuato a litigarci.

- Beh, ormai che sei arrivata fin qui terminiamo la discesa assieme.

- Allora non mi punirete padre?

Un pesante sospiro uscì dalla bocca del Sommo Shion, era suo dovere far rispettare le leggi del Santuario, soprattutto quelle che lui stesso emanava ma come poteva punire la figlioletta? Sì, lo doveva ammettere con se stesso, non era un Pontefice giusto e imparziale. Si sarebbe adirato con chiunque altro scagliandoglisi contro, ma con lei non ci sarebbe riuscito.

- Stanne certa! Ma domani…

Con un forte abbraccio l’aveva poi incoraggiata a rialzarsi e a proseguire il cammino. Ora, con la mano stretta in quella di suo padre, la casa del Cancro non le faceva più così paura e poteva attraversarla senza timore per raggiungere quella che tanto aveva sognato di visitare, la casa dei Gemelli.

Quanti sogni aveva fatto la piccola Kira sui racconti delle gesta prima di Aspros e successivamente di Deuteros? Quante volte aveva fantasticato di poter parlare con quei misteriosi Santi? E chissà come doveva essere avere un fratello gemello. Lei di certo non poteva neanche immaginarlo, era sola anche se sola non si sentiva affatto, era circondata da tante persone che le volevano bene, tutte le persone del tredicesimo tempio erano come una grande famiglia per lei.

Ancora con lo sguardo trasognato camminava quella birba uscendo dalla terza casa e apprestandosi a scendere i primi gradini che portavano alla casa del Toro.
Due forti braccia all’improvviso l’avevano afferrata prendendola al volo poco prima che potesse fare un capitombolo. Quanti grattacapi che procurava a Shion quella peste. Per non correre ulteriori rischi, per le ultime due case l’avrebbe portata in braccio. Non voleva certo che per quando fosse arrivato il suo regalo di compleanno si ritrovasse con un ginocchio sbucciato o peggio, soprattutto non dopo tutti quei preparativi.

La casa del Toro. Il forte e cordiale Aldebaran. In realtà si chiamava Rasgado ma preferiva farsi chiamare con il nome di Aldebaran, in onore dei suoi predecessori che tutti, avevano usato quel nome che derivava dalla stella più luminosa della costellazione del Toro. Era un forte e valoroso guerriero che sapeva guardare nell’animo delle persone, anche dei suoi nemici.

Erano giunti alla fine al termine della discesa, la casa del Montone Bianco, la casa del Santo dell’Ariete, la casa che era stata di Shion. Quanta nostalgia stava provando in quel momento il Sommo Pontefice. I ricordi della sua giovinezza si affollavano veloci nella sua mente centenaria.

Infine, all’entrata del Santuario c’era Athanasios, arrivato poco prima e in procinto di dirigersi verso il tredicesimo tempio portando con sé un pesante e ingombrante marchingegno. Era il più abile falegname del villaggio di Rodorio nonché caro amico di Shion. Spesso era chiamato al Santuario e gli venivano fatte ordinazioni di ogni tipo, dal semplice arredamento degli alloggi alle mobilie più raffinate per arredare le stanze del tredicesimo tempio.
Era un omone panciuto e dal cuore d’oro, con un grosso paio di mustacchi di un nero corvino che gli conferivano un’espressione buffissima, soprattutto quando esplodeva in una delle sue risate fragorose e che lui spesso accentuava in smorfie di ogni tipo per far divertire i bambini del villaggio. Appassionato di “stranezze” moderne come le chiamava lui, stava portando dal suo ultimo viaggio all’estero, al Sommo Shion, un apparecchio per fare fotografie.

Una fortunata coincidenza quell'incontro, avrebbero allora fatto la strada tutti e tre assieme.



Al termine di quella lunga giornata, ormai sfinita, la piccola Kira dormiva placidamente nella sua stanzetta dimentica infine della misteriosa sorte della sua bambola che giaceva solitaria per terra, sotto il grande lettone del Pontefice dove la notte precedente portandola con sé si era intrufolata di nascosto per dormire fra le rassicuranti braccia del suo papà.



*****


29 Maggio 19xx

- Kanooooonn… ancora…

- Ancora? Ma l’ho già fatto due volte…

- daaai… per favore… lo fai così bene…

Con una vocina mielosa Kira gli aveva fatto nuovamente quella richiesta, stringendolo a sé e coccolandolo dolcemente, accompagnando quella preghiera con uno sguardo languido e qualche leggera e maliziosa carezza provocandogli anche un piccolo solletico. Rincarando poi la dose con vogliosi bacini.

- Sei proprio insaziabile. Ma questa è l’ultima volta per oggi. Chiaro?

Si era rigirato sul divano sbuffando stancamente, slacciandosi controvoglia da quell’abbraccio così confortevole e portandosi sopra di lei indugiando qualche attimo per poi scavalcarla e dirigersi verso la cucina.

- E ricordati il sale sopra le fette di pomodoro. E anche un bicchiere di coca con tanto ghiaccio già che ci sei.

Gli aveva praticamente urlato la sua ordinazione mentre quasi saltellando e con un grandissimo sorriso di soddisfazione si era buttata nuovamente sul divano, prona, tornando a vedere l’esaltante incontro di tennis che si stava disputando in televisione. Il suo nuovo idolo, Stefan Edberg, stava letteralmente umiliando il suo avversario.


   
 
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