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Autore: Nykyo    23/02/2006    6 recensioni
Questa è la prima fanfiction che ho scritto.
La lettura di "Harry Potter e il Principe Mezzosangue", mi aveva lasciato innumerevoli interrogativi, soprattutto sul mio personaggio preferito: il Professor Piton.
Il racconto è la mia personale risposta a questi quesiti, non che la mia orgogliosa difesa di Severus Piton.
Finalmente, mi sono presa il tempo per correggere ulteriormente il racconto e apportare qualche piccolissima modifica.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E’ TROPPO…”

 

 

Severus Piton si svegliò di soprassalto, il cuore che gli martellava furiosamente nel petto, tanto che, per qualche istante, quel pulsare incessante gli riempì le tempie dandogli un senso di vertigine.

In un attimo fu completamente sveglio e dolorosamente cosciente. Si mise a sedere e si guardò intorno, tutto era buio e silenzioso.

“Lumos” - pensò Severus, senza formulare l’incantesimo ad alta voce, ed alzando la bacchetta che, anche durante il sonno, aveva tenuta ben salda nella mano destra. La camera fu rischiarata all’improvviso dal fiotto di luce che partiva dalla punta della stessa.

Severus storse la bocca disgustato alla vista di quel che ora si rivelava ai suoi occhi in tutto il suo squallore.

Un ambiente sporco e maleodorante, una stanza cadente, pochi sporchi brandelli di tappezzeria strappati in più punti, ma ancora tenacemente aggrappati alle pareti, come in una sorta di agonia, si arricciavano verso l’esterno come mani protese. Il pavimento dalle assi marce aveva ceduto in più punti.

Severus non poteva ancora credere di essersi dovuto rifugiare proprio in quel luogo che, più di una volta, anche nel recente passato, era stato teatro di avvenimenti tanto umilianti per lui. Si senti fremere dal disgusto, ma sapeva di non poter fare lo schizzinoso al riguardo, non nella situazione in cui al momento si trovava. Sperava solo di non dover rimanere lì troppo a lungo.

Volgendo la bacchetta verso l’angolo più scuro della stanza, alla sua sinistra, Severus cercò con gli occhi la figura familiare di Malfoy e lo vide agitarsi sul vecchio letto semisfondato, che se ne stava, desolantemente cascante, addossato alla parete. Draco dormiva ancora, sebbene il suo sonno fosse tutt’altro che sereno. Severus lo vide rigirarsi ed il suo volto appuntito, ancora imberbe, sembrava stravolto, come se qualcosa di peggiore di un semplice incubo lo tormentasse, ma non se ne preoccupò, gli sarebbe, piuttosto, parso strano vederlo del tutto tranquillo.

Spense la piccola luce ed abbassò la bacchetta, ascoltando, attento a cogliere il minimo rumore sospetto, ma nella stanza regnava il silenzio, rotto ogni tanto da normali scricchiolii e schiocchi che testimoniavano quanto l’edificio fosse vecchio e malconcio.

In realtà, Piton non aveva davvero un gran timore che qualcuno potesse andare a cercarli proprio lì, almeno non che lo facesse qualcuno di quelli che ora, di certo, erano sulle sue tracce per via di ciò che era successo a Hogwarts.

I Mangiamorte, invece, sapevano bene che quello era il suo attuale nascondiglio. Naturalmente lo sapeva anche Lui; anzi Lord Voldemort in persona aveva approvato la scelta di quel rifugio, promettendogli protezione e pregandolo di attendere fino a che non gli avesse ordinato di raggiungerlo altrove.

Nessuno dei membri dell’Ordine della Fenice, però, avrebbe mai immaginato che lui, Severus Piton, potesse avere l’ardire di scegliersi come “tana” proprio quella casa in cui, tanti anni prima, aveva rischiato di essere sbranato da Remus Lupin in una notte di luna piena. Severus si sentiva ancora bruciare di collera al solo pensiero di quel giorno e, peggio ancora, di ciò che era successo con il giovane Potter, pochi anni prima, nella stanza accanto.

Ma la casa era un posto sicuro, per ora – pensò - in fondo, Silente stesso gli aveva consigliato di usarla, se fosse stato necessario sparire.

“A nessuno verrebbe mai in mente di cercarti là Severus, a maggior ragione dopo che è stato il covo di Sirius Black, penserebbero che è troppo scontato come rifugio e poi in molti sanno quanto odi la Stamberga Strillante e quanto poco propenso tu sia a mettervi piede. Quindi, ricordati di queste mie parole in caso di bisogno”.

Silente aveva ragione – si disse Piton – lasciandosi di nuovo cadere su quel che restava di un vecchio materasso mangiato dai topi e dall’umidità.

Silente…

Al pensiero del vecchio mago Severus sentì una fitta al petto, dolorosa e acuta, come se una mano gelida si fosse insinuata nella sua carne, tra le costole, per stringerli il cuore in una morsa atroce. Come in un incantesimo senza perdono. Per un istante, l’angoscia fu talmente intensa che gli parve di non riuscire a respirare e, nonostante il suo orgoglio, fece fatica a dominarsi. Fu ben felice, in quel momento, dell’oscurità e che Malfoy fosse ancora immerso nel sonno e non potesse vederlo in viso.

Provò a calmarsi e, pian piano, fu di nuovo padrone di sè, ma il pensiero di Silente ed il ricordo di quel che era accaduto appena due notti prima si rifiutava ostinatamente di abbandonarlo. Non riusciva ancora a credere di averlo fatto davvero e, nello stesso tempo, ne era del tutto consapevole, come se il suo animo fosse scisso in due distinte entità, entrambe altrettanto angosciate.

Piton, frugò nella memoria alla disperata ricerca di un ricordo diverso, di qualsiasi ricordo, anche non necessariamente lieto, che non avesse a che fare con quegli avvenimenti orribili che lo tormentavano da un tempo che gli sembrava già eterno, sebbene fossero passate solo quarantotto brevi ore. Due giorni soltanto, ma un secolo per il suo cuore.

L’unico altro ricordo che gli si presentò, però, era ugualmente legato a ciò che anelava con tutta l’anima a dimenticare, e, pur non volendolo, Severus chiuse gli occhi e precipitò in quell’angolo della sua memoria esattamente come se avesse immerso la testa nel pensatoio che si trovava sulla mensola nell’ufficio del Preside a Hogwarts.

Rivide se stesso e l’alto mago canuto, insieme, nel parco della scuola, al limitare della foresta, in una notte in cui avrebbe davvero voluto essere altrove.

 

“E’ troppo” - aveva esclamato, nel sentire ciò per cui Silente l’aveva convocato quella sera – “Voi mi state chiedendo troppo, io…io non posso..” – si era interrotto la voce strozzata, tentando di riprendersi dallo stupore, cercando di mantenere la calma, lui che era così restio a scomporsi, a lasciar trapelare le proprie emozioni – “E’ troppo…” – era stato tutto quel che, ancora una volta, gli era riuscito di cavarsi di bocca.

Non è affatto troppo, Severus. E’ giusto. E’ quel che va fatto, lo sai anche tu, ed è quel che farai, perché reputo che tu non sia uno sciocco e nemmeno un ingrato” – aveva ribattuto Silente, con calma e persino con gentilezza, mentre Piton si domandava come quell’uomo dalla lunga barba grigia e dagli occhi miti, ma svegli, dietro gli occhiali a mezzaluna riuscisse a rimanere così tranquillo nel pronunciare simili parole.

“No, non sono un ingrato Signore e so…” – Piton aveva deglutito, buttando giù per la gola anche il suo orgoglio – “…cosa voi avete fatto per me, riaccogliendomi qui alla scuola, onorandomi nel farmi professore e persino Capocasa e…tacendo a tutti quel…beh…ciò che voi ed io soli sappiamo sul mio passato”.

“Quel che anche tutti gli altri dovrebbero sapere già da tempo, Severus” – lo aveva interrotto il Preside – “Quel che avrebbe fatto sì che tu ricevessi maggior rispetto, e la stima e fiducia che meriti, da parte di tutti, persino di Harry…”.

“Mai! Per nessun motivo al mondo voglio che Potter sappia. Proprio lui, lui più di chiunque altro, deve rimanere all’oscuro” – aveva sbottato Piton colmo di rabbia e raccapriccio all’idea che il figlio di James, il figlioccio di Sirius per giunta, venisse a conoscenza del vero motivo per cui da anni Silente si fidava ciecamente di lui, quel segreto che avrebbe rivelato la parte più vulnerabile del suo essere.

“Potter lo racconterebbe a tutti, lui…degno figlio di suo padre…ed anche se non lo rivelasse, non voglio che lui sappia” – aveva detto, pronunciando la parola Potter con tutto il disprezzo e l’antipatia che gli riuscisse di esprimere col solo tono della voce.

“Severus!” – lo aveva ammonito il vecchio – “Non dovresti parlare così di Harry. Io personalmente credo che se lui sapesse il vostro rapporto sarebbe molto diverso. E sono sicuro che lo terrebbe per sé. Ma non saprà nulla comunque, non da me in ogni caso” – e il suo tono si era raddolcito nel pronunciare l’ultima frase.

Severus Piton aveva annuito – “So che non gliene parlerete, vi sono debitore anche per questo, per quanto a volte, il mio carattere, mi renda difficile dimostrarvelo sino in fondo. Ma…” – e la sua voce aveva assunto una sfumatura angosciata, mentre tornava al fulcro di quella discussione notturna – “…proprio perché vi sono grato non posso fare ciò che pretendete di ordinarmi. Non a voi, ve ne prego e sapete quanto poco io ami pregare chiunque”.

Silente, però, per tutta risposta, si era eretto ancor di più, stirando la schiena e le spalle, sino a raggiungere il massimo della statura consentitagli dalla natura e dalla non più verde età.

“Severus!”- lo aveva ancora ammonito, fissandolo dritto negli occhi mentre gli si ergeva davanti, più imponente di quanto ci si sarebbe potuti aspettare da un vecchio.

Piton, si era infervorato ancora, aveva quasi urlato, dominandosi a stento solo perché nessun altro oltre al Preside sentisse le sue parole – “Ma volete rendervi conto di ciò che mi state chiedendo di fare? Come potete rimanere così calmo e chiedermi…ordinarmi di…uccidervi, assassinarvi?”- l’ultima parola gli era scivolata fuori dalla gola quasi in un sibilo strozzato, simile al richiamo di un grosso serpente.

Silente aveva scosso il capo, senza che la sua calma diminuisse di un briciolo – “Non ti sto chiedendo di assassinarmi, Severus, ti sto domandando di togliermi la vita e solo se ciò fosse assolutamente necessario, per il bene di molte persone, forse anche di più di quante tu ora immagini”.

“E’ non è la stessa cosa?”- Piton si sentiva irritato, come se Silente si stesse burlando di lui – “Che differenza fa l’usare un termine o l’altro? Mi state comunque domandando di darvi la morte. Di uccidere l’unica persona che…” – gli si era incrinata la voce, ma, questa volta, non per l’orgoglio.

“No, non è per niente la stessa cosa nella sostanza. Anche i termini hanno la loro valenza, un assassino è una creatura vile ed abbietta che agisce solo per crudeltà e per il proprio tornaconto. Tu, Severus, non sei né vile, né abietto, e non lo sarai mai, nemmeno nel caso in cui dovessi uccidermi” – aveva ribattuto Silente con fermezza, mentre Piton cercava di ritrovare la sua proverbiale freddezza.

“In ogni caso”- aveva poi aggiunto – “Non è ancora detto che tu debba farlo. Forse si troverà un altro mezzo e non sarai costretto a compiere questo passo, che, mi lusinga constatarlo, ti è così difficile accettare di intraprendere. Ad ogni modo, ho bisogno della massima tranquillità adesso, per portare a termine alcune cose della più grande importanza. Perciò, Severus, concedimi questa sicurezza, promettimi che se qualcosa dovesse andare storto, farai quanto ti ho chiesto, ad ogni costo”.

“No! Non vi prometterò mai una cosa del genere”- Piton ora stava ricambiando lo sguardo del Preside con grande fermezza, il volto ancora più pallido dell’usuale e gli occhi ardenti come ghiaccio in fiamme - “MAI!”.

“Lo farai invece, Severus” – replicò ancora Silente, per nulla intimorito da quello sguardo, e col tono di chi sa di aver già ottenuto ciò che desidera - “Me lo prometterai, stanotte. Non un giuramento magico, solo una normale promessa da uomo a uomo, sul tuo onore, che è molto più immacolato di quel che comunemente si pensi…”- il Preside aveva persino sorriso divertito nel pronunciare la frase - “Hai già fatto abbastanza voti infrangibili ultimamente, e dubito che farne un altro avrebbe qualche utilità concreta in questo caso. Ti conosco meglio di chiunque altro Severus, perciò so che, se a tenerti legato alla promessa che ti sto domandando di farmi ci fosse soltanto la tua sopravvivenza, ti sarebbe fin troppo facile scegliere di infrangere il nostro patto. L’ultima cosa che desidero, Severus, e vederti scegliere con leggerezza tra la tua vita e la mia. Sarebbe un errore imperdonabile. No, Severus, no, so troppo bene che il tuo onore ti sta più a cuore della tua stessa vita. Dunque, è a questo che mi appellerò: al tuo onore, alla gratitudine che provi nei miei confronti, sebbene mi spiaccia di fartela pesare, ed, in fine, alla tua saggezza. Non sei uno stupido e sai bene quanto me che rischiamo di pagare un prezzo troppo alto solo per salvare la mia vita di vecchio. Inoltre, non desidero proprio che tutto il tuo prezioso lavoro in qualità di spia dell’Ordine sia vanificato da un impeto di sentimentaliastico altruismo del tutto fuori luogo. Il sentimentalismo ti si addice poco Severus, mi aspetto di molto meglio da te. Quindi, ora desidero…”.

Piton lo aveva bruscamente interrotto, di nuovo faticando a dominarsi – “Ho fatto quel giuramento a Narcissa, solo perché…”.

“So fin troppo bene perché hai fatto quel giuramento”- Silente gli aveva tolto la possibilità di continuare – “Io ti ho chiesto di farlo. I motivi li conosciamo bene entrambi, è inutile discuterne ancora!”.

Ma non posso acconsentire ad uccidervi solo per salvare…solo perché Potter…” – aveva tentato allora Piton, sempre più afflitto ed ora anche profondamente disgustato all’idea di doversi spingere sino a tal punto per colpa di quel mocciosetto occhialuto che lo disprezzava tanto.

“Sai che preferisco che tu non parli così di Harry, Severus” – il Preside per un istante era parso adirato, poi il suo volto si era rasserenato, mentre continuava - “In fondo, tu sai meglio di chiunque altro quanto sia fondamentale che Harry sopravviva e porti a compimento il suo destino. Sai che lui potrebbe riuscire dove tutti finora hanno fallito ed esistono poche altre persone al mondo a cui la caduta del tuo vecchio Padrone stia a cuore quanto a te. Per questo hai sempre forzato la tua natura proteggendo Harry, egregiamente devo dire, sino ad ora. Non credo te lo perdoneresti se dopo tanta fatica Voldemort dovesse trionfare. Cosa accadrebbe se Lui vincesse? Come ti sentiresti?

si tratta solo dell’incolumità di Harry Potter, ne siamo consapevoli entrambi. Te lo ripeto ancora, molte altre vite sono in gioco, non ultima quella di Malfoy. Draco è sempre stato il tuo pupillo, Severus, vuoi davvero lasciarlo morire così giovane? O che commetta un errore irreparabile? Io non avrei pace se questo accadesse e nemmeno tu. Draco è ancora giovane ed immaturo, non gliene voglio per aver accettato quell’incarico da Voldemort. Del resto, sta solo tentando di proteggere i suoi cari e, anche se ha scelto il modo sbagliato, questo dimostra che può maturare. E’ ancora così giovane, mentre io sono vecchio ormai, e la sua anima è ancora più pura di quanto lui stesso non creda . Voglio che sia preservato Severus, anche per questo motivo desidero che tu mi giuri, sul tuo onore, che non consentirai a Malfoy di portare a termine il suo piano, a costo di uccidermi tu stesso”.

Piton ormai non poteva più tenere a freno la propria angoscia. Nell’intimo sapeva bene che il vecchio Silente aveva ragione, ma non riusciva ad arrendersi all’idea di acconsentire alla sua accorata richiesta.

“Non posso” – aveva ripetuto febbrilmente, quasi con rabbia - “Non chiedetemelo. Deve esserci un'altra via”.

Silente appariva ottimista ed il suo tono aveva un che d’incoraggiante e consolatorio mentre rispondeva - “Non ho mai affermato che non possa esistere un'altra via, non sono così poco attaccato alla mia esistenza da non tentare di trovare un’altra soluzione se solo ciò sarà possibile. Sono un essere umano, non meno fragile di chiunque altro, in fondo. Se un’altra strada esiste la cercheremo e percorreremo insieme, ma, nel caso in cui non vi fosse altro modo per risolvere ogni cosa, mi sentirei assai più sollevato se tu, sin d’ora, mi facessi questa promessa” – la sua voce aveva tradito un attimo di malinconia – “E poi” – aveva aggiunto – “Se proprio non ci fosse alternativa alcuna, Severus, preferirei che fossi tu a togliermi la vita, piuttosto che Draco o un Mangiamorte. Tu che sei stato un mio brillante allievo, che hai consolato il mio cuore di Preside tornando sulla giusta via dopo esserti momentaneamente smarrito, che sei diventato un ottimo professore ed un collaboratore fidato, tu, Severus, che dopo tanti anni non posso che considerare, in fin dei conti, un amico”.

Le ultime parole avevano fatto salire il sangue alle guance di Severus Piton, tanto da dargli la sensazione che il suo viso avesse preso fuoco. Nessuno o quasi aveva mai pronunciato quelle parole nei suoi confronti. Nessuno si era sentito di pronunciarle, o, in ogni caso, lui non aveva mai consentito a nessuno di avvicinarglisi tanto da potersi permettere di pronunciarle. La corazza di gelo che si era creato per proteggersi lo aveva, sinora, impedito persino a quelli che tra i suoi colleghi lo conoscevano da più tempo, come, ad esempio, la Professoressa McGranit, la quale lo stimava, ma non poteva certo dirsi una sua amica.

Solo Silente lo conosceva così profondamente da aver concepito per lui l’affetto che si tributa ad un amico, ed ora aveva anche dimostrato di essere l’unico abbastanza sfrontato da infischiarsene della sua gelida scorza e azzardarsi a chiamarlo apertamente così.

Piton era talmente imbarazzato ed impegnato a nascondere il proprio turbamento che il Preside aveva potuto continuare il discorso, senza ulteriori interruzioni – “Se proprio devo morire a conclusione di questa vicenda, non voglio che ciò accada per mano di uno dei miei studenti. Sarebbe un orribile fine ed un terribile fallimento, anzi sarebbe il fallimento completo della mia intera esistenza che è sempre stata tutta consacrata a queste mura” – Silente aveva indicato Hogwarts con un cenno della mano - “ed ai giovani maghi e streghe che si formano al loro interno. Non ho fallito con te, Severus, sebbene per un certo tempo avessi temuto il contrario, e non voglio fallire con Malfoy. Non deve diventare un assassino, mai! potrei sopportare che mi uccidesse un Mangiamorte. Tu vuoi che io me ne vada ucciso da un odioso trionfante nemico che se ne vanterebbe per il resto dei suoi giorni? Non mi concederesti Severus, ciò che anche tu aneleresti al mio posto? Una fine decorosa e rapida per mano di un amico pietoso, nella tranquilla speranza che la mia morte serva alla causa più grande per cui io abbia mai lottato? Davvero mi porti così poco affetto, si proprio affetto, Severus, che preferiresti lasciarmi morire, magari lentamente, col dolore che mi priva di ogni dignità, per mano di un servitore di Voldemort?”.

Queste ultime quattro domande erano state per Piton come la lama fredda di un pugnale puntata su quel cuore che troppe volte avrebbe preferito non avere affatto, ma che pur tuttavia gli albergava caldo nel petto, nonostante il gelo esteriore.

Non trovando più una sola obiezione possibile, non avendo più forza per lottare contro il disarmante calore umano di Silente, aveva rialzato il capo, che era rimasto chino sin da quando il vecchio aveva pronunciato la parola amico. Il Preside l’aveva guardato negli occhi e Severus gli aveva letto nello sguardo la consapevolezza del proprio imminente cedimento, ma, incredibilmente non ne era rimasto offeso o umiliato. In fondo, Piton in quel momento aveva compreso che il motivo per cui non avrebbe rifiutato più a lungo a Silente il giuramento richiesto stava appunto nel fatto che, mai, nemmeno quando era solo uno studentello, il vecchio lo aveva intenzionalmente umiliato, come gli altri invece erano soliti fare. Albus Silente non gli aveva mai negato la cosa per lui più importante tra tutte, persino più importante della stima e delle lodi altrui: la dignità.

Infine il Preside gli aveva sorriso, incoraggiante – “Allora Severus, me lo prometti?”.

 

“E’ troppo, Signore. Ma ve lo prometto, sul mio onore”.

 

   
 
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