Guanti

I fiocchi di neve scendevano lenti e alcuni di loro si esibivano in piccole piroette prima di andarsi a posare delicatamente sulla neve che imbiancava il villaggio e l’intero paesaggio.

Dagli igloo si alzavano sottili strisce di fumo e si avvertiva un piacevole profumo di zuppa di prugne di mare. Era quasi ora di pranzo.

In fretta una bambina si stava dirigendo verso casa. I lunghi capelli stretti in un paffuto chignon e alcune ciocche castane ai lati del visetto tondo. Le guance arrossate e le labbra piena appena socchiuse, per permetterle di respirare.  Strofinò le mani piccole e prive di guanti sulla superficie pelosa del cappottino che indossava, quello che le aveva fatto la nonna.

Socchiuse gli occhi chiari e arrancò nella neve, gli stivali blu affondavano e più di una volta rischiò di cadere. E intanto, dietro di lei, si andava a formare una lunga sequenza di impronte.

La mamma si sarebbe arrabbiata, eccome se si sarebbe arrabbiata!  Pensò sconsolata, fissandosi le mani piccole. Era la terza volta che perdeva i guanti, ma non era colpa sua se sparivano misteriosamente nel nulla, concluse corrucciando le folte sopracciglia.

E poi la neve divenne pericolosamente vicina e, dopo aver messo un piede in fallo, cadde. Istintivamente allungò le braccia davanti a sé per attutire la caduta e chiuse gli occhi.

Non arrivò mai a toccare il suolo. Infatti venne violentemente strattonata e quando riaprì gli occhi costatò di essere sospesa a mezz’aria.

Si dimenò con forza ed emise un grugnito di protesta. Per tutta risposta ricevette una risata roca e venne rimessa delicatamente coi piedi per terra.

-Dovresti stare più attenta, piccoletta.- disse scherzosamente una voce maschile e il viso paffuto di Kya si colorò all’istante di un tenue rossore, riconoscendo la voce.

Kya guardò imbarazzata il ragazzo, che le sorrideva. Era alto, molto alto. Decisamente troppo alto per i suoi tredici anni. I capelli ispidi e castani erano stretti in una bassa codina ed era, anche lui, infagottato in un cappotto azzurro.

La bambina si strofinò le mani infreddolita e il ragazzo si accigliò.

-E dovresti anche metterti i guanti.- la rimbeccò Hakoda.

-Io li ho messi i guanti!- protestò Kya fissandolo truce – Poi sono spariti!- borbottò imbronciandosi.

Hakoda rise e Kya pensò che somigliasse davvero a una foca-pinguino, ma si trattenne dal dar voce ai suoi pensieri.

Si sfilò le due manopole blu e gliele infilò, ignorando le sue proteste. Kya si fissò le mani. I guanti erano grandi, troppo grandi, come le mani di Hakoda, ma erano piacevolmente caldi.

-Adesso vai, se fai tardi tua madre si arrabbia ed è terrificante quando si arrabbia!- scherzo facendo l’imitazione della madre di Kya, prima di spingere la bambina nella direzione del suo igloo.

Lei non se lo fece ripetere due volte e, incespicando, si diresse verso casa.

Hakoda la guardò allontanarsi in silenzio e quando la vide sparire dietro un grosso cumulo di neve si decise a seguire il suo stesso consiglio e a tornare a casa. Anche sua madre era terrificante quando si arrabbiava.

E mentre i suoi piedi affondavano nella neve infilò le mani nelle tasche e strinse un paio di guanti troppo piccoli per essere suoi, e sorrise ebete.

Angolo Autore:

Ah, picchiatemi! xD Sì ne ho scritta un’altra delle mie, scappate!

Credo sia abbastanza sensata nella sua sconclusionatezza, che dite? XD

Ovviamente è una HakodaKya, un po’ fluff, un po’ nonsense.

Questa fan fiction partecipa all’Avatar’s Characters Challenge indetto dalla sottoscritta sul forum di EFP :D