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Autore: Channy    30/05/2011    3 recensioni
Kyle ha fatto la sua scelta: Jessi. I due passano dei mesi indimenticabili, in cui scoprono anche l'amore intimo, fin quando Kyle tradisce la fiducia di Jessi e lei è costretta a mollarlo. Pochi mesi dopo lei decide di lasciare casa Trager. Anni dopo i due si incontrano inaspettatamente dove avevano passato quei momenti felici, e Jessi porta con sè un segreto troppo grande da nascondere, un segreto che si chiama Adam... Spero di aver attirato la vostra attenzione. Questa è la mia prima fanfic e spero veramente che vi piaccia. E' ambientata dopo la fine della terza serie ed è ovviamente una Kessi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jessi XX, Kyle XY
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 15: Palpitazioni

Jessi’s POV

Calma...calma apparente, tranquillità come prima dell’inizio di una battaglia. Fu questa la prima sensazione che provai appena riuscii a smettere di agitarmi. Rimisi l’anello ed il bigliettino nella busta e la depositai sulla cattedra.

“Allora, ragazzi...” cominciai prendendo il gessetto. “Che esercizio devo correggere?”

“Il 723.” Disse qualcuno dei miei studenti.

Presi il libro e lessi l’esercizio. Non feci in tempo a scrivere i dati sulla lavagna che si ruppe il gesso. Comincia a tremare. Di rabbia. Avevo appena realizzato quello che era successo. Non era assolutamente possibile! Come si permetteva quell’uomo? Dovevo ucciderlo quando  ne avevo avuta l’occasione anni prima. Avrei dovuto convincere Kyle ad ucciderlo. Non era riuscito ad avere Kyle, ed ora voleva Adam...Adam!  Improvvisamente mi venne l’ansia. Mio figlio...sentii l’adrenalina diffondersi nel mio sangue. Il mio cuore ricominciò a battere velocemente. La paura mi attanagliò lo stomaco. Dovevo mettere mio figlio al sicuro. Questa era la mia priorità. Adam, il mio piccolo ometto era in pericolo.

“Ragazzi, devo andare. Mi dispiace. Il biglietto...” afferrai la borsa e quella busta disgustosa. “Mio figlio...” lasciai la frase in sospeso. Corsi verso la porta principale. Uscì e mi misi a correre per i corridoi fino a raggiungere il mio ufficio. Mi fiondai sul telefono e chiamai la scuola di Adam.

Il mio respiro era completamente affannato quando la segreteria della scuola rispose.

“Pronto?”

“Pronto, chi parla?” chiese Marika.

“Salve, sono Jessica Trager, la madre di Adam.” Dissi tutto d’un fiato.

“Oh, salve Signora Trager, posso aiutarla in alcun modo?” la sua voce era preoccupata.

“Sì. Vengo a prendere Adam fra poco. Non lo lasci in mano di nessuno che non sia io o il padre, la prego.” Ero disperata, pietrificata.

“Sì, non si preoccupi.”

“Anche se magari questa persona ha una delega da parte mia con la firma, oppure se dice di essere il fratello del padre di Adam..., non lo lasci andare. Lo custodisca finché non vengo a renderlo.”

“Signora Trager, sta bene? Ha bisogno di aiuto?”

“Non si preoccupi....può mandare a chiamare mio figlio per favore. Ho bisogno di parlargli.” Implorai quasi isterica.

“Certamente. Aspetti in linea.” Mi mise in attesa.

Presi a mordicchiarmi le unghie mentre aspettavo di sentire la voce di mio figlio al telefono. Non potevo crederci. Come avevano fatto a sapere di Adam?

“Pronto, Mamma?” Adam domandò al telefono, la voce leggermente irritata.

“Grazie a Dio.” Sospirai. Per il momento mio figlio era al sicuro. “Adam vengo a prenderti fra poco. Anzi vengo a prenderti adesso, capito?” la mia voce ritornò ansiosa.

“Mamma, cosa c’è? Stai bene?” era preoccupato.

“Amore, non posso spiegarti ora. Ti prego solamente, non muoverti da lì, non uscire da scuola, non fidarti degli sconosciuti. Ti imploro, fallo per me...o se proprio mi odi, fallo per tuo padre...” presi un respiro profondo per evitare di scoppiare a piangere. “Vengo a prenderti, amore, vengo a prenderti adesso.” Attaccai il telefono. Presi le cose che mi servivano e uscii dal mio ufficio. Chiusi la porta alle mie spalle e la chiusi a chiave. Mi misi a correre e raggiunsi in breve tempo il parcheggio.

Una volta messa in moto l’auto, guidai velocemente verso la scuola di Adam in fretta e furia. Sorpassai un paio di volte il limite di velocità, ma non poteva importarmene di meno. 

Il mio cellulare cominciò a squillare insistentemente. Lo ignorai, non avevo la forza di rispondere. Avrei perso la concentrazione e avrei fatto un incidente.

Appena raggiunsi la scuola parcheggiai in malo modo, presi la mia borsa e scesi dall’auto. La chiusi immediatamente e salii i gradini che conducevano al cancello della scuola. Suonai il citofono.

“Chi è?”

“Sono la Signora Trager. Sono qui per venire a prendere Adam.” Dissi senza fiato.

Il cancello si aprì magicamente. Camminai velocemente verso la segreteria ed una volta che la raggiunsi spalancai la porta. Appena vidi mio figlio seduto in una di quelle sedie da sala d’attesa fuori dall’ufficio della preside corsi verso di lui e mi misi in ginocchio davanti a lui. Lo abbracciai forte e cominciai a piangere silenziosamente. Adam mi circondò il collo con le braccia. Era qui, sano e salvo. Improvvisamente sentii una sensazione di dolore....

“Kyle...” mormorai.

 

Kyle’s POV

Camminavo per i corridoi dell’ospedale seguito dagli specializzandi. Mi fermai all’improvviso e mi voltai verso di loro. Potevo vedere di sfuggita Sophie sogghignare divertita. Inarcai le sopracciglia.

“Cosa volete?” domandai.

“Vogliamo qualcosa da fare...” disse timidamente una ragazza di nome Serena.

“In un ospedale c’è sempre qualcosa da fare. Volete qualcosa da fare? Siete sicuri?” domandai guardandoli seriamente.

“Certamente.”

“D’accordo...” cominciai “Chi riesce tra voi a---“ mi bloccai all’improvviso. Sentii improvvisamente rabbia, ansia, calma, paura, tutte queste sensazioni d’un colpo. Mi colpirono così violentemente e così alla sprovvista che il mio respiro si fermò, per brevi istanti che mi sembravano infiniti. Jessi....Jessi! Cosa diamine stava succedendo. Sentii una fitta al cuore. Posai una mano sul cuore. Improvvisamente il mio respiro si fece sempre più veloce, fino a diventare come quello di un maratoneta dopo aver concluso i 42 chilometri.

“Dottor Trager, si sente bene?” domandarono i specializzandi. Le loro voci mi giungevano ovattate.

“Kyle? Kyle, stai bene?” Sophie mi pose una mano sulla spalla.

Scossi la testa. “Jessi...” sussurrai stupefatto. Le stava succedendo qualcosa. Era ansiosa, aveva paura. Lo sentivo. Le stava accadendo qualcosa. “Devo solo....devo solo andare nel mio ufficio...” mormorai. La mia voce appena udibile. Sophie mi lasciò andare. “Devo solo andare....” ripetei prima di voltarmi e correre verso il mio ufficio, nel petto, il mio cuore martellava ad un ritmo pazzo. Appena entrai in ufficio presi il telefono e chiamai il suo cellulare.

“Salve, Sono Jessica...” si interruppe “Adam, dai che sto registrando il messaggio della segreteria....” si poteva sentire Adam ridacchiare nel sottofondo “al momento vorrei rispondere ma sono occupata, perciò lasciate gentilmente un messaggio con il vostro nominativo, e un recapito telefonico. Vi richiamerò appena potrò. Grazie.”

Jessi non rispondeva! Cosa gli era successo? Cosa cazzo ti è successo Jessi?!

“Jessi, sono Kyle....chiamami...fammi sapere che stai bene....ho sentito le tue sensazioni....so che c’è qualcosa che non va....Jessi, cazzo, chiamami, non farmi stare in pensiero.” Il nervosismo ormai alle stelle. Attaccai il telefono. Magari era a lezione...magari. Decisi di chiamare il suo dipartimento all’università di Seattle.

“Pronto?” dissi appena sentii qualcuno respirare dall’altra parte della conversazione.

“Buon pomeriggio, con chi parlo?” domandò Kelly, la segretaria del dipartimento.

“Salve Kelly, sono il Dottor Trager. Jessica è per carso lì.” Cercai di mantenere la calma, e di far ritornare la mia respirazione ad una velocità normale.

“Mi dispiace, se n’è appena andata di corsa. Credo che sia andata a prendere vostro figlio. Non ne sono sicura.”

“Grazie lo stesso.” Attaccai il telefono senza riguardo.

La chiamai un’infinità di volte. Sempre la segreteria. L’ansia mi attanagliò lo stomaco ancora una volta. Ero troppo agitato. Stavo sudando troppo, la mia camicia quasi zuppa. Stavo perdendo troppi liquidi e minerali. Sbottonai i primi bottoni della camicia per facilitare la mia respirazione. Sentii bussare alla porta.

“Avanti.” Dissi ansante.

“Kyle...”  Sophie entrò nel mio ufficio e chiuse la porta dietro di sé. “Sembri febbricitante.” Disse preoccupata.

Mi venne immediatamente accanto. Mi toccò la fronte e mi guardò sbalordita. “Che succede?” domandò.

“Jessi....Jessi....” non riuscivo a dire nient’altro. Sembrava che il mio vocabolario fosse composto solo dal nome Jessi. La mia pressione sanguigna aumentò ulteriormente. Jessi aveva paura, Jessi era agitata, Jessi stava per piangere. Era terrorizzata.

I miei occhi si riempirono di lacrime. Non riuscivo a controllarmi. Provavo esattamente quello che Jessi stava provando in quel momento.

“Adam...cazzo!” mormorai. Potevo sentirlo. Jessi era preoccupata per Adam, Jessi stava male perché aveva paura per lui! Ormai sentivo il sangue pulsarmi nelle orecchie.

Mi venne improvvisamente un mal di testa allucinante. Sentivo la testa pulsare. Un ronzio alle orecchie insistente cominciò a farsi sentire.

“Kyle, cerca di rilassarti!” mi intimò Sophie, agitata. “Ti esce sangue dal naso!”

Poggiai una mano sul cuore. “Sophie...” ansimai. Stavo sperimentando i sintomi dell’ipertensione. Sapevo a cosa andavo in contro. 

Continuava a colarmi il sangue dal naso. Non mi sentivo bene, questo ormai era palese. L’ipertensione. A 22 anni. Assurdo. Ma non riuscivo a ristabilire la mia pressione sanguigna, né la respirazione. Mi stavo facendo del male da solo, ma non riuscivo a tranquillizzarmi in alcun modo. Solo Jessi sarebbe stata in grado di calmarmi.

Il senso della vista cominciò ad abbandonarmi. Cominciai a vedere sfuocato.

“Kyle!” sentii Sophie urlare.

Cercai di mantenermi cosciente ma non facevo altro che peggiorare la situazione così.  L’ultima cosa che percepii fu Sophie aprire la porta e chiedere aiuto. Improvvisamente una sensazione di sollievo mi avvolse.

E poi il nulla.

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Ok...quando ho cominciato a scrivere questo capitolo non avevo intenzione di renderlo così drammatico. Spero vi piaccia comunque. Ho già idee per il capitolo successivo. Non preoccupatevi per Kyle. Tornerà in salute. :De se ne andò incutendo terrore tra le infermiereson questo è il dottor Trager. ssa Stewart mi affidò uno specializzando

  
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