Bene, ecco un'altra bella storiella :D ditemi cosa ne pensate. Forse potrebbe assomigliare all'atra o.O non so, ditemi voi ^-^
Questa storia la pubblicherò (credo) ogni giorno, perchè è molto lunga :D in tutto sono 26 pagine di word o.o ma ovviamente ancora non è finita :) Buona lettura :D
Viva mia madre e le sue manie assillanti!
<< Data la retta… >> la mia carissima
professoressa di matematica stava dettando una traccia di geometria analitica,
e io come al solito non capivo nulla di quello che spiegava, così insieme alla
mia migliore amica, chiesi alla prof. Se potevamo andare in bagno. Acconsentì.
Uscite, ci sgranchimmo le gambe e la schiena per il troppo
stare sedute. Arrivate in bagno, la mia migliore amica, Federica, mi chiese se
ci fossero novità.
<< Bene, ho visto in questi giorni una bella donzella.
>> risposi io.
<< Davvero? >> disse lei maliziosa. <<
Beh? Com’è? Chi è? Di che classe è?? >> chiese volendo subito una
risposta.
<< Ok, ok! Non so come si chiami. È
della classe 3F, ed è alquanto carina! >> dico io con aria sognante.
<< Sai che facciamo? All’uscita andiamo a cercarla e
le parli. >> disse lei maliziosa.
<< No! Ma che sei impazzita?? Non sappiamo nemmeno
se…insomma se… >> dissi io imbarazzata.
<< Ma dai, su! Ti darò sostegno io! >> dice
vantandosi e dandomi una pacca sulle spalle. << Comunque io l’ho capito
subito per te e poi, potremmo capirlo da come si comporta, no? >>
<< Va bene, se lo dici tu >> dico io rassegnata
e preoccupata allo stesso tempo.
Torniamo in classe e la campanella suona, avremmo dovuto
avere storia, ma la bidella venne a dirci che mancava la prof, e che avremmo
avuto un’ora buca. Io e la mia migliore amica ne approfittammo per ripassare
storia dell’arte , poiché l’avremmo avuto l’ora dopo.
Dopo almeno dieci minuti, già mi sono stancata di ripassare
e Federica cerca inutilmente di convincermi a continuare, ma io imperterrita
nego con la testa. Ad un tratto si apre la porta e appena alzai gli occhi,
rimasi a bocca aperta. Era lei, ed era qui. Il suo sguardo era magnetico. I
suoi verdi nei miei castani, mi avevano letteralmente rapita.
La mia migliore amica mi chiamò torturandomi il braccio,
chiedendomi poi se fosse lei la “dolce donzella”, io annuii e continuai a farmi
rapire dal suo sguardo, finchè la prof di sostegno non parlò.
<< Di cosa hai bisogno, cara?
<< Ehm, si. Avrei bisogno di un vocabolario d’inglese,
se è possibile >> rispose lei sorridendo imbarazzata.
Federica mi diede una gomitata, dicendomi: << Dato che
tu ce l’hai, approfittane. No?? >>
Ci pensai un attimo , e subito presi il vocabolario dallo
zaino e andando verso di lei, per poco non inciampai e questo la fece
sorridere, le porsi il vocabolario e le nostre dite, di conseguenza, si
toccarono. Era, come se il tempo si fosse fermato, ci guardammo di nuovo e ci
perdemmo ognuno negli occhi dell’altra. La guardai così intensamente che lei
arrossì sulle gote e abbassò lo sguardo imbarazzata, provando un certo
interesse per le sue scarpe. Calò un estenuante silenzio imbarazzato.
<< Beh, adesso è meglio che vada… >> disse lei,
interrompendo quell’atmosfera.
<< Sai…Ho…Ehm, ho compito… >> continuò lei.
Io annuii e con un “grazie e arrivederci” uscì, senza prima
donarmi un ultimo sguardo e sorriso.
Ok…ho la faccia da pesce lesso, vero? Ringrazio mia madre
per avermi assillato stamattina nel farmi mettere il vocabolario dentro lo
zaino, anche se non avrei avuto inglese!
Comunque, ritornando a noi, ritornai al mio posto come se
non fosse successo nulla.
<< Bene, bene, bene. È carina >> iniziò
Federica.
<< Beh, sì, ma non credo che…uff… >>
Mi girai verso Fede, aveva un sorrisetto stampato in faccia,
la guardai incuriosita.
<< Perché quel sorrisetto’? >> mi diede
un’ultima occhiata e poi ritornò a ripetere, sempre con quel sorrisetto!!
Per tutta la mattinata l’avevo assillata per farmi dire il
motivo di quel sorriso, ma lei continuava a non dirmelo. Lasciai, allora,
perdere.
Finalmente erano quasi le due e tra pochi minuti sarebbe
suonata la campanella, così da permetterci di tornare a casa.
<< E anche questa giornata di scuola, è finita.
>> dissi appena suonò.
<< Già, già >> rispose Federica con ancora, (è
incredibile!) il sorrisetto di stamattina.
Eravamo all’ingresso e decisi di chiederle nuovamente il
motivo di codesto sorriso.
<< Ma, si può sapere perché hai ancora qu… >>
<< Scusami… >> Quella voce! Mi girai..
<< Oh, ciao! >> dissi io con troppo entusiasmo.
<< Ehm, ti volevo restituire il tuo vocabolario
>>
<< Cos..? Oh, grazie >> risposi con un sorriso
dolce, troppo dolce direi, perché lei fece come questa mattina che, diventò
rossa e provò un certo interesse per le sue scarpe.
<< Bene, ora dovremmo andare… >> disse Fede. Le
diedi una “dolce” gomitata e un’occhiataccia e poi, mi rivolsi alla dolce creatura di fronte a me.
<< Ehm, la tua amica ha ragione, comunque io mi chiamo
Chiara, piacere di conoscerti e grazie per il vocabolario >> mi anticipò
lei cn un sorriso.
Io la guardai per un secondo e poi sorridendo risposi.
<< Figurati, nessun problema. Ehm, io mi chiamo…Ok,
può sembrare un po’ bizzarro la prima volta, comunque il mio nome è Antimone
>> sembrava alquanto meravigliata.
<< Antimone? Ė bello! >>
<< Ehm, i miei sono fissato con nomi strani >>
dissi io grattandomi la testa, imbarazzata.
<< Ė … è affascinante >> continuò
lei diventando rossa.
<< ehm...lo trovi davvero affascinante?? >>
domandai io incuriosita.
<< Beh... ecco... si >> rispose lei completamente
rossa in faccia. Guardai un attimo Federica e indovinate un po’? Aveva ancora
quel sorrisetto da schiaffi! La guardai storto e poi tornai a osservare Chiara.
Le sorrisi, stavo per dirle qualcos’altro, ma la mia “cara”
migliore amica, mi anticipò, ricordandomi che stavamo per perdere l’autobus. Sbuffai
e annuii.
<< Scusami Chiara, ma la mia “cara” migliore amica si
sta portando la testa, e purtroppo devo andare prima che perdiamo entrambe
l’autobus. È
stato davvero un piacere conoscerti e...prestarti il vocabolario >> le
sorrisi per l’ultima frase.
<< Già, spero di rincontrarti e magari scambiare
qualche parola >> disse sorridendo. Io annuii e sorridendo con un ultimo
cenno della mano la salutai e seguii Fede per arrivare alla fermata.
<< Bene, bene. Ci sta. Eccome se ci sta >>disse
lei ridendo
<< In che senso??... >> domandai incuriosita
<< …Cara mia, ma dove ce l’hai gli occhi?? Dietro la
testa?? >> rispose ironica, e per questo ottenne un’occhiataccia.
<< Beddaaa, non ti leva gli occhi di dosso! È
cotta! Se potesse, ti salterebbe addosso e ti bacerebbe senza pensarci un
momento! >> continuò lei e usò un tono come per spiegare qualcosa di
ovvio.
Io ero pensierosa, ripensavo alle parole che aveva appena
detto Federica e beh…in effetti, poteva spiegare il suo comportamento timido e
il suo diventare completamente rossa in viso.
<< Se per caso io..ecco..ci provassi, credi che ci
starebbe? Sul serio intendo.. >>
<< Beh, sì, ma è ancora un po’ indecisa, forse è agli
inizi. Credo che ancora sia confusa. Provaci sì, ma con calma. Dalle del tempo
e capirà. >> rispose la mia migliore amica con un sorriso dolce. Io annuii
convinta.
Bene allora, potrei farle capire piano piano dai miei gesti,
anche piccoli, che mi piace.
Ok! Allora è deciso.
Scesi dall’autobus e
salutai Federica e mi diressi a casa.
Erano passate ormai quasi 5ore da quel momento (quello del vocabolario intendo).
Decisi di fare i compiti e infine di mangiare qualcosa.
Pensavo a lei e a quale dei piccoli gesti poter fare.
Mi misi a suonare un po’ la tastiera elettrica nella mia
stanza. Senza prima mettere il cd di Miles
Davis nello stereo. E iniziai a imitarlo e a seguire la musica. Ormai ero
diventata davvero brava. Amavo il piano.
Di certo la tastiera elettrica non era come il pianoforte ma riuscivo ad avere
emozioni forti anche con quello. Il mio cuore si scioglie ogni qualvolta sente
le note forti, che siano acute o basse, di un piano. Fin da piccola, appena
posai gli occhi su quel grande “cosone”, come lo chiamavo io, nero e lucido, m’incuriosii
così tanto da volerlo toccare. Ricordo che era a una mostra di strumenti
musicali. Mia madre mi ripeteva di non toccare nulla, prima che dovevamo pagare
gli eventuali danni. Le venne quasi un colpo quando una commessa le si avvicinò
e le chiese se quella bambina accanto a quel grande pianoforte fosse sua
figlia. Preoccupata chiese se avessi fatto qualche danno e invece la commessa,
con tono dolce rispose di no, e inoltre aggiunse che “quella piccolina è nata
per suonare il piano, le consiglio di farle fare qualche corso, perché di
sicuro diventerà bravissima”.
Ogni volta chiudo gli occhi e quando suono o quando ascolto la melodia delle note del piano in un brano, mi perdo e tralascio il resto. Dopo mangiato infine mi misi a letto e ovviamente sognai Chiara.
L’indomani, uno spiraglio di luce alquanto biricchino,
passando attraverso le fessure della serranda della finestra si andò a posare
sul mio volto, svegliandomi. Andai a lavarmi, appena finii, tornai in camera
mia, presi una camicia bianca, jeans neri e stivali del medesimo colore.
Lasciai i capelli sbarazzini e arruffati, erano molto sbreaks (come mi piaceva
identificarli) e mi piacevano; presi l’mp4, indossai qualche bracciale e una
collana con un serpente. Presi la borsa a tracolla con i libri ed uscii. Meno
male, quel giorno non avrei avuto rilievo architettonico e non avrei dovuto
portare nessuna carpetta. Diedi un’ultima occhiata allo specchio dell’armadio.
E finalmente uscii per andare a prendere l’autobus. Erano le 7:30 e in cinque minuti
di strada arrivai alla fermata. Salii e mi sedetti in un posto tranquillo.
L’autobus partiva e io intanto mi perdevo nei miei pensieri e nel mio riflesso
nel finestrino. Mi reputo una ragazza carina. Beh di certo ero e sono molto
richiesta tra ragazzi e…ragazze. Avevo
una tonalità di occhi di un castano molto chiaro. Capelli di un castano scuro,
forma del viso ovale. Il mio carattere,
da come avete visto è abbastanza timido, ma se prendo confidenza scompare, anche se certe volte quasi non del
tutto.
Le parole di “Wish I had an angel” mi ridestano dai miei
pensieri e mi accorgo di essere arrivata.
“I wish I had an angel for a moment of love”
Come è mistica questa canzone.
Hehehe, dopotutto sono i Nightwish! Dei grandi.
Comunque, mi dirigo a passo lento verso la scuola. Non ho
proprio voglia di stare a sentire i professori oggi. Ma vabbè.
Arrivata, una cascata di capelli neri, lisci, mi blocca la
vista. Federica. Ahhh, sospiro, ormai
sono abituata e la saluto con un bacio sulla guancia e un ciao unito ad un
sorriso accennato.
<< Già seccata di prima mattina? >> mi domanda
<< Già…mi sa che per qualche ora mi metterò a
disegnare. >>
<< Sempre la solita >> dice sorridendomi e io rispondo
con un occhiolino ed un “certo cara”. Ci dirigiamo in classe salutando nel
frattempo gli altri appena arrivati. Prima di entrare il mio sguardo va su di
un angelo.
Lei, ovviamente..
Sentendosi osservata si gira e incontrando il mio sguardo mi
sorride e faccio anche io lo stesso.
Entro in classe con un sorriso stampato in faccia, la mia
migliore amica lo nota e con un sorrisetto mi domanda, << L’hai vista vero? >> io
annuisco sempre col sorriso sulle labbra e mi siedo.
La professoressa arriva con qualche minuto di ritardo, io
intanto prendo il libro di inglese e lo apro in una pagina qualsiasi. Poi
mettendo la tracolla sul mio banco in modo che non mi veda, prendo il mio
blocco schizzi e comincio a disegnare qualcosa. Inizio, per sciogliermi un po’,
a fare lo schizzo della mia mano destra con in mano la matita. Eh si, figo
vero? Poi ripasso bene i contorni e faccio le sfumature e accenno un po’ di
chiaroscuro, per poi rifinirlo del tutto.
Federica dava qualche occhiata al disegno e al mio sguardo annoiato
ma allo stesso tempo concentrato nel disegnare quella mano. Sorrise, strappò un
pezzetto di foglio e iniziò a scrivere.
Mi passò quel fogliettino con su scritto:
- Allora? Sempre
annoiata?-
- Tu che pensi?..- risposi
Notai che alzò un sopracciglio, sbuffò e continuò a
scrivere. Appena finì mi passò il fogliettino tutta convinta di chissà cosa.
- Mamma mia! Senti ora
sai che fai? Le dici alla prof di andare in bagno così ti fai una passeggiata e
ti sgranchisci un po’. Anche perché il mio intuito mi dice che troverai
qualcuno di interessante ad aspettarti.-
Questa volta fui io ad alzare un sopracciglio, dubbiosa le
rivolsi uno sguardo interrogativo, ma lei con un cenno della testa indicò la
professoressa che spiegava.
Sbuffai e annuii poco convinta. Alzai la mano, la
professoressa la notò, allora le chiesi di poter uscire e lei acconsentì.
Non capivo perché Fede mi avesse mandato fuori…mah. Mi diressi alle macchinette, arrivata tirai
fuori qualche moneta e selezionai una bevanda. Ad un certo punto, appena presi
quello che avevo scelto, una mano si posò sul mio braccio.