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Autore: Darthangel    30/05/2011    2 recensioni
-Entro in classe con un sorriso stampato in faccia, la mia migliore amica lo nota e con un sorrisetto mi domanda, > io annuisco sempre col sorriso sulle labbra e mi siedo.
La professoressa arriva con qualche minuto di ritardo, io intanto prendo il libro di inglese e lo apro in una pagina qualsiasi. Poi mettendo la tracolla sul mio banco in modo che non mi veda, prendo il mio blocco schizzi e comincio a disegnare qualcosa. Inizio, per sciogliermi un po’, a fare lo schizzo della mia mano destra con in mano la matita. Eh si, figo vero? Poi ripasso bene i contorni e faccio le sfumature e accenno un po’ di chiaroscuro, per poi rifinirlo del tutto. -
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1-1

Bene, ecco un'altra bella storiella :D ditemi cosa ne pensate. Forse potrebbe assomigliare all'atra o.O non so, ditemi voi ^-^

Questa storia la pubblicherò (credo) ogni giorno, perchè è molto lunga :D in tutto sono 26 pagine di word o.o ma ovviamente ancora non è finita :) Buona lettura :D

                                                                   Viva mia madre e le sue manie assillanti!

<< Data la retta… >> la mia carissima professoressa di matematica stava dettando una traccia di geometria analitica, e io come al solito non capivo nulla di quello che spiegava, così insieme alla mia migliore amica, chiesi alla prof. Se potevamo andare in bagno. Acconsentì.

Uscite, ci sgranchimmo le gambe e la schiena per il troppo stare sedute. Arrivate in bagno, la mia migliore amica, Federica, mi chiese se ci fossero novità.

<< Bene, ho visto in questi giorni una bella donzella. >> risposi io.

<< Davvero? >> disse lei maliziosa. << Beh? Com’è? Chi è? Di che classe è?? >> chiese volendo subito una risposta.

<< Ok, ok! Non so come si chiami. È della classe 3F, ed è alquanto carina! >> dico io con aria sognante.

<< Sai che facciamo? All’uscita andiamo a cercarla e le parli. >> disse lei maliziosa.

<< No! Ma che sei impazzita?? Non sappiamo nemmeno se…insomma se… >> dissi io imbarazzata.

<< Ma dai, su! Ti darò sostegno io! >> dice vantandosi e dandomi una pacca sulle spalle. << Comunque io l’ho capito subito per te e poi, potremmo capirlo da come si comporta, no? >>

<< Va bene, se lo dici tu >> dico io rassegnata e preoccupata allo stesso tempo.

Torniamo in classe e la campanella suona, avremmo dovuto avere storia, ma la bidella venne a dirci che mancava la prof, e che avremmo avuto un’ora buca. Io e la mia migliore amica ne approfittammo per ripassare storia dell’arte , poiché l’avremmo avuto l’ora dopo.

Dopo almeno dieci minuti, già mi sono stancata di ripassare e Federica cerca inutilmente di convincermi a continuare, ma io imperterrita nego con la testa. Ad un tratto si apre la porta e appena alzai gli occhi, rimasi a bocca aperta. Era lei, ed era qui. Il suo sguardo era magnetico. I suoi verdi nei miei castani, mi avevano letteralmente rapita.

La mia migliore amica mi chiamò torturandomi il braccio, chiedendomi poi se fosse lei la “dolce donzella”, io annuii e continuai a farmi rapire dal suo sguardo, finchè la prof di sostegno non parlò.

<< Di cosa hai bisogno, cara?

<< Ehm, si. Avrei bisogno di un vocabolario d’inglese, se è possibile >> rispose lei sorridendo imbarazzata.

Federica mi diede una gomitata, dicendomi: << Dato che tu ce l’hai, approfittane. No?? >>

Ci pensai un attimo , e subito presi il vocabolario dallo zaino e andando verso di lei, per poco non inciampai e questo la fece sorridere, le porsi il vocabolario e le nostre dite, di conseguenza, si toccarono. Era, come se il tempo si fosse fermato, ci guardammo di nuovo e ci perdemmo ognuno negli occhi dell’altra. La guardai così intensamente che lei arrossì sulle gote e abbassò lo sguardo imbarazzata, provando un certo interesse per le sue scarpe. Calò un estenuante silenzio imbarazzato.

<< Beh, adesso è meglio che vada… >> disse lei, interrompendo quell’atmosfera.

<< Sai…Ho…Ehm, ho compito… >> continuò lei.

Io annuii e con un “grazie e arrivederci” uscì, senza prima donarmi un ultimo sguardo e sorriso.

Ok…ho la faccia da pesce lesso, vero? Ringrazio mia madre per avermi assillato stamattina nel farmi mettere il vocabolario dentro lo zaino, anche se non avrei avuto inglese!

Comunque, ritornando a noi, ritornai al mio posto come se non fosse successo nulla.

<< Bene, bene, bene. È carina >> iniziò Federica.

<< Beh, sì, ma non credo che…uff… >>

Mi girai verso Fede, aveva un sorrisetto stampato in faccia, la guardai incuriosita.

<< Perché quel sorrisetto’? >> mi diede un’ultima occhiata e poi ritornò a ripetere, sempre con quel sorrisetto!!

Per tutta la mattinata l’avevo assillata per farmi dire il motivo di quel sorriso, ma lei continuava a non dirmelo. Lasciai, allora, perdere.

Finalmente erano quasi le due e tra pochi minuti sarebbe suonata la campanella, così da permetterci di tornare a casa.

<< E anche questa giornata di scuola, è finita. >> dissi appena suonò.

<< Già, già >> rispose Federica con ancora, (è incredibile!) il sorrisetto di stamattina.

Eravamo all’ingresso e decisi di chiederle nuovamente il motivo di codesto sorriso.

<< Ma, si può sapere perché hai ancora qu… >>

<< Scusami… >> Quella voce! Mi girai..

<< Oh, ciao! >> dissi io con troppo entusiasmo.

<< Ehm, ti volevo restituire il tuo vocabolario >>

<< Cos..? Oh, grazie >> risposi con un sorriso dolce, troppo dolce direi, perché lei fece come questa mattina che, diventò rossa e provò un certo interesse per le sue scarpe.

<< Bene, ora dovremmo andare… >> disse Fede. Le diedi una “dolce” gomitata e un’occhiataccia e poi, mi rivolsi alla  dolce creatura di fronte a me.

<< Ehm, la tua amica ha ragione, comunque io mi chiamo Chiara, piacere di conoscerti e grazie per il vocabolario >> mi anticipò lei cn un sorriso.

Io la guardai per un secondo e poi sorridendo risposi.

<< Figurati, nessun problema. Ehm, io mi chiamo…Ok, può sembrare un po’ bizzarro la prima volta, comunque il mio nome è Antimone >> sembrava alquanto meravigliata.

<< Antimone? Ė bello! >>

<< Ehm, i miei sono fissato con nomi strani >> dissi io grattandomi la testa, imbarazzata.

<< Ė … è affascinante >> continuò lei diventando rossa.

<< ehm...lo trovi davvero affascinante?? >> domandai io incuriosita.

<< Beh... ecco... si >> rispose lei completamente rossa in faccia. Guardai un attimo Federica e indovinate un po’? Aveva ancora quel sorrisetto da schiaffi! La guardai storto e poi tornai a osservare Chiara.

Le sorrisi, stavo per dirle qualcos’altro, ma la mia “cara” migliore amica, mi anticipò, ricordandomi che stavamo per perdere l’autobus. Sbuffai e annuii.

<< Scusami Chiara, ma la mia “cara” migliore amica si sta portando la testa, e purtroppo devo andare prima che perdiamo entrambe l’autobus. È stato davvero un piacere conoscerti e...prestarti il vocabolario >> le sorrisi per l’ultima frase.

<< Già, spero di rincontrarti e magari scambiare qualche parola >> disse sorridendo. Io annuii e sorridendo con un ultimo cenno della mano la salutai e seguii Fede per arrivare alla fermata.

<< Bene, bene. Ci sta. Eccome se ci sta >>disse lei ridendo

<< In che senso??... >> domandai incuriosita

<< …Cara mia, ma dove ce l’hai gli occhi?? Dietro la testa?? >> rispose ironica, e per questo ottenne un’occhiataccia.

<< Beddaaa, non ti leva gli occhi di dosso! È cotta! Se potesse, ti salterebbe addosso e ti bacerebbe senza pensarci un momento! >> continuò lei e usò un tono come per spiegare qualcosa di ovvio.

Io ero pensierosa, ripensavo alle parole che aveva appena detto Federica e beh…in effetti, poteva spiegare il suo comportamento timido e il suo diventare completamente rossa in viso.

<< Se per caso io..ecco..ci provassi, credi che ci starebbe? Sul serio intendo.. >>

<< Beh, sì, ma è ancora un po’ indecisa, forse è agli inizi. Credo che ancora sia confusa. Provaci sì, ma con calma. Dalle del tempo e capirà. >> rispose la mia migliore amica con un sorriso dolce. Io annuii convinta.

Bene allora, potrei farle capire piano piano dai miei gesti, anche piccoli, che mi piace.

Ok! Allora è deciso.

 Scesi dall’autobus e salutai Federica e mi diressi a casa.

Erano passate ormai quasi 5ore da quel  momento (quello del vocabolario intendo). Decisi di fare i compiti e infine di mangiare qualcosa.

Pensavo a lei e a quale dei piccoli gesti poter  fare.

Mi misi a suonare un po’ la tastiera elettrica nella mia stanza. Senza prima mettere il cd di Miles Davis nello stereo. E iniziai a imitarlo e a seguire la musica. Ormai ero diventata davvero brava.  Amavo il piano. Di certo la tastiera elettrica non era come il pianoforte ma riuscivo ad avere emozioni forti anche con quello. Il mio cuore si scioglie ogni qualvolta sente le note forti, che siano acute o basse, di un piano. Fin da piccola, appena posai gli occhi su quel grande “cosone”, come lo chiamavo io, nero e lucido, m’incuriosii così tanto da volerlo toccare. Ricordo che era a una mostra di strumenti musicali. Mia madre mi ripeteva di non toccare nulla, prima che dovevamo pagare gli eventuali danni. Le venne quasi un colpo quando una commessa le si avvicinò e le chiese se quella bambina accanto a quel grande pianoforte fosse sua figlia. Preoccupata chiese se avessi fatto qualche danno e invece la commessa, con tono dolce rispose di no, e inoltre aggiunse che “quella piccolina è nata per suonare il piano, le consiglio di farle fare qualche corso, perché di sicuro diventerà bravissima”.

Ogni volta chiudo gli occhi e quando suono o quando ascolto la melodia delle note del piano in un brano, mi perdo e tralascio il resto. Dopo mangiato infine mi misi a letto e ovviamente sognai Chiara.


L’indomani, uno spiraglio di luce alquanto biricchino, passando attraverso le fessure della serranda della finestra si andò a posare sul mio volto, svegliandomi. Andai a lavarmi, appena finii, tornai in camera mia, presi una camicia bianca, jeans neri e stivali del medesimo colore. Lasciai i capelli sbarazzini e arruffati, erano molto sbreaks (come mi piaceva identificarli) e mi piacevano; presi l’mp4, indossai qualche bracciale e una collana con un serpente. Presi la borsa a tracolla con i libri ed uscii. Meno male, quel giorno non avrei avuto rilievo architettonico e non avrei dovuto portare nessuna carpetta. Diedi un’ultima occhiata allo specchio dell’armadio. E finalmente uscii per andare a prendere l’autobus. Erano le 7:30 e in cinque minuti di strada arrivai alla fermata. Salii e mi sedetti in un posto tranquillo. L’autobus partiva e io intanto mi perdevo nei miei pensieri e nel mio riflesso nel finestrino. Mi reputo una ragazza carina. Beh di certo ero e sono molto richiesta tra ragazzi e…ragazze.  Avevo una tonalità di occhi di un castano molto chiaro. Capelli di un castano scuro, forma del viso ovale.  Il mio carattere, da come avete visto è abbastanza timido, ma se prendo confidenza  scompare, anche se certe volte quasi non del tutto.

Le parole di “Wish I had an angel” mi ridestano dai miei pensieri e mi accorgo di essere arrivata.

“I wish I had an angel for a moment of love”

Come è mistica questa canzone.

Hehehe, dopotutto sono i Nightwish! Dei grandi.

Comunque, mi dirigo a passo lento verso la scuola. Non ho proprio voglia di stare a sentire i professori oggi. Ma vabbè.

Arrivata, una cascata di capelli neri, lisci, mi blocca la vista. Federica. Ahhh, sospiro, ormai sono abituata e la saluto con un bacio sulla guancia e un ciao unito ad un sorriso accennato.

<< Già seccata di prima mattina? >> mi domanda

<< Già…mi sa che per qualche ora mi metterò a disegnare. >>

<< Sempre la solita >> dice sorridendomi e io rispondo con un occhiolino ed un “certo cara”. Ci dirigiamo in classe salutando nel frattempo gli altri appena arrivati. Prima di entrare il mio sguardo va su di un angelo.

Lei, ovviamente..

Sentendosi osservata si gira e incontrando il mio sguardo mi sorride e faccio anche io lo stesso.

Entro in classe con un sorriso stampato in faccia, la mia migliore amica lo nota e con un sorrisetto mi domanda,  << L’hai vista vero? >> io annuisco sempre col sorriso sulle labbra e mi siedo.

La professoressa arriva con qualche minuto di ritardo, io intanto prendo il libro di inglese e lo apro in una pagina qualsiasi. Poi mettendo la tracolla sul mio banco in modo che non mi veda, prendo il mio blocco schizzi e comincio a disegnare qualcosa. Inizio, per sciogliermi un po’, a fare lo schizzo della mia mano destra con in mano la matita. Eh si, figo vero? Poi ripasso bene i contorni e faccio le sfumature e accenno un po’ di chiaroscuro, per poi rifinirlo del tutto.

Federica dava qualche occhiata al disegno e al mio sguardo annoiato ma allo stesso tempo concentrato nel disegnare quella mano. Sorrise, strappò un pezzetto di foglio e iniziò a scrivere.

Mi passò quel fogliettino con su scritto:

- Allora? Sempre annoiata?-

- Tu che pensi?..- risposi

Notai che alzò un sopracciglio, sbuffò e continuò a scrivere. Appena finì mi passò il fogliettino tutta convinta di chissà cosa.

- Mamma mia! Senti ora sai che fai? Le dici alla prof di andare in bagno così ti fai una passeggiata e ti sgranchisci un po’. Anche perché il mio intuito mi dice che troverai qualcuno di interessante ad aspettarti.-

Questa volta fui io ad alzare un sopracciglio, dubbiosa le rivolsi uno sguardo interrogativo, ma lei con un cenno della testa indicò la professoressa che spiegava.

Sbuffai e annuii poco convinta. Alzai la mano, la professoressa la notò, allora le chiesi di poter uscire e lei acconsentì.

Non capivo perché Fede mi avesse mandato fuori…mah.  Mi diressi alle macchinette, arrivata tirai fuori qualche moneta e selezionai una bevanda. Ad un certo punto, appena presi quello che avevo scelto, una mano si posò sul mio braccio.

  
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