Crossover
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Autore: justfearlessly    31/05/2011    1 recensioni
Posai poi la foto di Venezia accanto a John, sul lato del letto dove di solito dormivo io, cercando di raccogliere tutte le mie cose nella mia valigia.
Mi mancava urlare.
Mi mancavano i baci sotto la pioggia.
Mi mancava sentire il cuore battere a mille.
Ero innamorata di John, ma stavo maledicendo il nome di un altro.
Non era quello il modo in cui volevo amare una persona.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice:
Questo è un crossover un po' particolare. Che cosa succede infatti se un personaggio di un libro, una canzone e una ragazza come tante si incontrano? Ecco, succede esattamente questo: una fanfiction. Spero vi piaccia, è stata scritta circa un anno fa, quindi chiedo venia per eventuali errori come ripetizioni, ma col tempo sono molto migliorata. Credo. Buona lettura!
  ♥
 


Non immaginavo che avrei presentato il mio ragazzo così presto alla mia famiglia. Ma mia madre aveva insistito tanto quando aveva saputo di John, e mio padre era tanto orgoglioso di conoscere finalmente un ragazzo per bene per sua figlia, che di avventure con ragazzi con la testa tra le nuvole ne aveva avute fin troppe. E poi John era il ragazzo perfetto, il fidanzato migliore che una donna potesse desiderare. Sempre puntuale, anche quando in tv c’era la partita della sua squadra, pur di arrivare da me in orario rinunciava a vederne la fine. Era bello, ma non faceva altro che ripetere a me quanto fossi incantevole, anche se mi vedeva in pigiama. E mi chiamava ogni volta che diceva che l’avrebbe fatto, fiscale come sempre eppure davvero tanto dolce. Insomma i miei genitori ne erano entusiasti, le mie amiche mi invidiavano, e mia sorella non vedeva l’ora di conoscerlo.
Mi accompagnò lui in auto a casa dei miei, e addirittura aprì lo sportello come un vero gentiluomo di altri tempi, sorridendomi e prendendomi la mano. Forse era solo la paura di presentarlo ai miei genitori, fatto sta che iniziai a sentirmi un po’ a disagio. E il percorso dall’auto parcheggiata alla porta di casa mia mi sembrò davvero interminabile, anche se poi fu John a bussare. Sentii immediatamente un lieve trambusto all’interno della casa, e poi in meno di un paio di secondi mia madre mi fu addosso, abbracciandomi e stringendomi, chiedendomi mille cose di cui però non ne capii neanche mezza.
“Tesoro, ma che piacere! John, devi essere John giusto? Certo che sei tu! Come state, e come è stata la strada per arrivare fin qui? Avete trovato traffico? Io ho sentito che ce n’era un bel po’, ma mi sembra normale, con questo bel sole tutti vogliono andare in spiaggia…”
Mia madre partì a raffica come sempre, ma mentre io alzai gli occhi al cielo, John accanto a me strinse la mano a mio padre e rispose educatamente a tutto. Quanto lo ammiravo, riusciva a mantenere quella calma e quell’educazione sempre e comunque, cosa che a me veniva molto difficile. Volevo bene a mia madre, ma chi avrebbe potuto dire che non fosse terribile quando iniziava a parlare e a chiedere mille cose insieme?
“SERENA!”
E anche mia sorella mi corse incontro, abbracciandomi. E in tutto questo noi eravamo ancora sulla soglia della porta, John con una grande valigia in mano che era contesa da lui e mio padre, per decidere chi dovesse portarla dentro. Ma tanto lo sapevo che alla fine l’avrebbe portata il mio ragazzo, era inevitabile conoscendolo bene.
“Come stai eh? Oh… e devo ammettere che è un gran bel ragazzo! Un po’ rigidino forse?”
Mi sussurrò mia sorella all’orecchio, facendomi l’occhiolino e proponendo a mamma di lasciarci entrare tutti quanti, perché molto probabilmente io e John potevamo essere stanchi. Non era del tutto vero, ma di certo non volevo passare la serata fuori alla porta di casa mia…
“Che bella casa, davvero. E’ un piacere essere vostro ospite!”
Mi voltai verso John che aveva appena parlato e che sorrideva verso mia madre. Lei poi non faceva che annuire soddisfatta ad ogni complimento, anche se speravo che si rendesse conto che quelle erano solo frasi di circostanza che John era molto bravo ad usare nel migliore dei modi. In quello era davvero impeccabile.
“Serena, tesoro, non mi avevi detto che il tuo ragazzo fosse anche così galante!”
“Scusa mamma, errore imperdonabile…”
Esagerai ironicamente avvicinandomi a John e stampandogli un bacio sulla guancia, sorridendo verso mia madre.
“E lui non ha ancora assaggiato i tuoi patti, scommetto che poi non vorrà più tornare a casa con me… io sono veramente un danno in cucina!”
Scherzai ancora, lasciando mia madre e il mio ragazzo a parlare del discorso “cucina” che si era appena aperto – anzi, che io avevo appena aperto senza volerlo – nel quale John si destreggiava piuttosto bene. Mi sedetti sul divano accanto a mia sorella, che osservava la scena con occhio critico e un’aria pensierosa.
“Riesci a trovare qualcosa che questo ragazzo non sappia fare?”
Mi chiese arricciando appena il naso e guardando verso John, che adesso spiegava a mamma una nuova ricetta, che la rese davvero entusiasta e attenta. Io scossi la testa, ridendo e facendo spallucce. No, non c’era niente che John non sapesse fare!
“No, sai? Almeno non ci sono ancora riuscita… sembra venuto da una favola!”
“Serena! Porto la tua valigia su, va bene?”
“No lasci, ci penso io…”
Di nuovo mio padre e John, e di nuovo discutevano su chi dovesse portare in camera nostra la valigia. Alzai un sopracciglio, con espressione scettica, poggiando la schiena al divano e stiracchiandomi.
Saremmo rimasti a casa dei miei per un fine settimana. Insomma quella sera e il giorno successivo e saremmo ripartiti di lunedì mattina. Eppure avevo l’impressione che sarebbero stati due giorni assolutamente lunghissimi…
“Allora Serena che dici di accompagnare anche tu papà e John sopra? Intanto io e tua sorella prepariamo la tavola che la cena è quasi pronta!”
“Sì mamma… agli ordini!”
Mi alzai dal divano, facendo una smorfia a mia sorella che non trovava giusto che a lei toccasse il lavoro pesante in cucina. Ma nell’ottica di mia madre io ero pur sempre un’ospite, e dovevo godere di tutti i benefici che esserlo comportava per una famiglia come la mia.
Raggiunsi mio padre e John alle scale, rimanendo dietro di loro e non riuscendo per bene a cogliere il discorso che stavano facendo. Martelli, trapani… dovevano riparare qualcosa? Conoscendo il mio ragazzo sicuramente stava facendo di tutto per rendersi perfetto anche agli occhi dei miei genitori, e lo apprezzavo tanto. Certo, a volte quella perfezione sembrava fatta di vetro, almeno ai miei occhi, di un vetro duro e opaco. Ma probabilmente dovevo solo fare l’abitudine a stare con lui, dopo quasi tre mesi ormai. E dopo un’estate in cui… insomma, era accaduto davvero di tutto, prima ancora di conoscerlo.
“Allora… io scendo ok? Vi aspettiamo giù, fate presto ragazzi!”
Salutai con la mano mio padre, e quando fui sicura che fosse ben distante dalla nostra camera cinsi il collo di John con le braccia.
“Un po’ invadente, che dici? Spero ci lasci fiatare un po’!”
Mi lamentai io stessa, sbuffando lievemente e alzandomi in punta di piedi per posare un bacio leggero sulle sue labbra. Lui mi sorrise, scrollò le spalle e rispose che invece mio padre gli era sembrato solo una persona molto disponibile. Mi allontanai un po’, indicandogli di scendere per la cena, e subito dopo fummo al piano di sotto.
“Bhè, buon appetito!”



 

   
 
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