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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    31/05/2011    0 recensioni
"La prima cosa che Basil vide appena aperti gli occhi fu il cielo notturno trapunto di stelle sopra di sé, talmente chiaro e vicino da essere quasi possibile toccarlo con un dito.
Quante ce n’erano…
L’italiano lo fissò a lungo, abbagliato dallo spettacolo di infinite luci, mentre a poco a poco il suo corpo riprendeva contatto con la realtà attorno, con l’erba che gli faceva da cuscino, col vento che gli sfiorava il corpo nudo, e con la mano di Tsuna saldamente serrata nella sua."
Piccola 8427 senza pretese, più che altro l'ho scritta per cercare di ritornare a scrivere qualcosa di decente, vedetelo come un tentativo disperato :P
Rating Giallo perchè, ehi, sono nudi su una collina!
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NON SIAMO STELLE SBAGLIATE MA UOMINI INNAMORATI

 

La prima cosa che Basil vide appena aperti gli occhi fu il cielo notturno trapunto di stelle sopra di sé, talmente chiaro e vicino da essere quasi possibile toccarlo con un dito.

Quante ce n’erano…

L’italiano lo fissò a lungo, abbagliato dallo spettacolo di infinite luci, mentre a poco a poco il suo corpo riprendeva contatto con la realtà attorno, con l’erba che gli faceva da cuscino, col vento che gli sfiorava il corpo nudo, e con la mano di Tsuna saldamente serrata nella sua.

Doveva ammetterlo, non si era mai concentrato sul cielo abbastanza a lungo per vederle, non aveva calcolato mai più di tanto il cielo stesso, in effetti, impegnato com’era coi suoi doveri all’interno del CEDEF, i momenti di tranquillità erano talmente sporadici che raramente poteva concedersi di dormire qualche ora, figuriamoci stare col naso per aria a seguire quei puntini luminosi oppure le nuvole.

Ma di recente, si era reso conto che l’abbraccio del Cielo era estremamente piacevole, soprattutto se il Cielo in questione era rappresentato dalla figura di uomo ormai adulto profondamente addormentata al suo fianco.

Con un sorriso appena accennato, il biondo si alzò cautamente seduto, cercando di non svegliare il compagno, poi si allungò a prendere la giacca abbandonata ai loro piedi e gliela distese addosso, indugiando un poco con lo sguardo su di lui: non aveva più sonno e non voleva svegliarlo, anche se ormai doveva essere notte avanzata e sicuramente gli altri membri della Famiglia sarebbero stati in pensiero, non vedendoli tornare per tempo.

Ma non era importante in quel momento: era meraviglioso stare lassù, su quella collina che s’apriva sul Mediterraneo, con la città illuminata sotto di loro, a contatto coi battiti sincronizzati dei loro cuori che ardevano della stessa Fiamma, solo loro, per quella manciata di ore che volevano custodire gelosamente per sé, in cui non erano più Basil e Tsunayoshi Sawada, non più Boss e Sottoposto ma semplicemente due amanti senza nome, senza radici, sicuri solo del sentimento che li voleva abbracciati stretti stretti, che voleva le loro labbra sfiorarsi continuamente e i loro corpi intrecciarsi sino quasi a diventare una cosa sola.

Ancora qualche minuto potevano concederselo, prima di ritornare alla vita di tutti i giorni, ancora qualche attimo strappato all’eternità potevano gustarselo…

Meccanicamente, Basil andò ad accarezzare con la mano libera i capelli ancora madidi di sudore del bruno giapponese, poi le sue dita scivolarono sul viso e presero a delinearne i lineamenti orientaleggianti, come una matita su un foglio di carta di riso disegnarono gli occhi, il naso e la bocca, che venne coperta un momento dopo da quella del giovane dai capelli biondo cenere.

Fu un bacio lento e pieno di sentimento, un bacio che ben presto venne ricambiato dal Decimo Vongola, che andò ad allacciare le proprie mani dietro la nuca del compagno: se lo premette contro il petto, scaldandogli un poco la pelle infreddolita dal vento.

Quando poi si staccarono, l’uno poteva sentire gli ansimi dell’altro e viceversa pulsargli nelle orecchie e soffiargli sul volto.

“Sei congelato…” notò Tsuna con severità, facendogli indossare la giacca: “Potevi vestirti subito, rischi di prenderti un malanno.” dichiarò il giapponese con aria apprensiva, mentre cercava a tentoni di recuperare i propri abiti, sperduti chissà dove.

“Ero impegnato a guardare il Cielo e le stelle…” bisbigliò Basil con aria trasognata: “Non mi ero accorto che fosse così bello osservarlo…” aggiunse, come a volersi giustificare.

“E cosa ne pensi?” gli chiese con tono velato di tenerezza l’ormai ventenne Sawada, avvicinandosi maggiormente a lui per avvolgerlo in un caldo abbraccio.

Il compagno poggiò la propria testa contro la sua, alzando nuovamente lo sguardo: “Non mi ero mai accorto della sua bellezza ma allo stesso tempo mi spaventa…” mormorò con un filo di voce l’italiano, “Lui è perfetto, è immenso, non ha limiti e tutto si riunisce lì, tra le pieghe d’ombra della notte e le pennellate azzurre del giorno. E noi?” sussurrò, voltandosi verso Tsuna con aria smarrita, “Noi siamo come piccole stelle cadute, scacciate da lassù perché imperfette… Sbagliate… Non voglio venir cacciato nuovamente dal cielo…”.

“E chi l’ha detto che siamo noi le stelle sbagliate scacciate dal Cielo?” gli mormorò all’orecchio il giapponese, accarezzandogli il collo lasciato scoperto: “Siamo stelle che hanno imparato cos’è l’amore e si sono tramutate in uomini innamorati, vedila così.” gli disse, alzandogli il mento per fargli sollevare finalmente lo sguardo.

Poi lo baciò lievemente sulle guance e infine si alzò in piedi, tendendogli la mano per aiutarlo a fare lo stesso: “Forza, torniamo a casa. Ci stanno aspettando.”.

Si rivestirono, ridendo e scherzando come due ragazzini, e quando, mano nella mano per non perdersi nell’oscurità incalzante, cominciarono a scendere dalla collina, Basil si guardò un attimo indietro, incrociando lo sguardo con le tremule stelline ricamate sul velluto del cielo notturno.

Ma non sentì più quella paura e quel timore che aveva percepito prima, ma piuttosto un’intensa sensazione di calore all’altezza del cuore.

Ed era bella.

“Non siamo stelle sbagliate, ma uomini innamorati…” ripetè lui, prima di seguire il Decimo lungo il sentiero.

   
 
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