Pairing: Ahahahah xD Ma
ve lo siete chiesti
sul serio?
No, scherzo, ce ne sono vari, ma alla fine è sempre il
solito. [NOOOO!!!
TTT^TTT ndLettori
esasperati]
Timeline: Fra la terza
serie e Inazuma Eleven
Go. Axel ha fatto parte della Alius Academy, ma in questo caso dei Dark
Emperors.
E’ passato solo un anno, e sono tutti a scuola. In
più, la data è un
giorno che molti (sottoscritta compresa) detestano.
Quindi, la dedico proprio a tutti! Tutti quelli che
rimarrebbero sottoterra in quel giorno, quel maledettissimo
giorno… ora lo
strappo dal calendario. u.u
Altro: l’ho
staccata dalla raccolta (a mo’)
perché è più che altro una dedica. Ed
è anche lunga ^^"
Avverto che il linguaggio contiene qualche dettaglio
non colloquiale…
Sì, è vista dagli occhi congelatori di Gazelle,
questa
vicenda…
E tutti quelli che
odiano qual giorno, è dedicata anche a voi! Vi voglio bene :]
__________________________________
Che
schifo.
Ho quattordici anni e dovrei essere una ragazzina spettegolante e
andare
in giro in gonnellina vestita tutta di rosa, specialmente oggi. E
invece sono
sì in gonna, maledetta divisa scolastica, ma è blu.
Dio, che orrore.
Stringo così forte lo stipite della porta che potrei
spaccarlo.
Tutti fanno casino, come al solito, perché è
finito l’orario mattutino,
è l’una e quaranta, e dovremmo essere
già tutti fuori a premere contro la porta
del baretto pizzeria, e alle due e mezza di nuovo davanti a scuola.
Ma allora perché squittiscono tutti?!
E perché io stamattina non ho fatto finta di star male?!
Valentine’s
Day, I hate
you.
Sì,
oggi è il quattordici
febbraio.
E come se non bastasse, non riesco ad uscire dalla classe
perché le mie
compagne non si spostano dalla porta.
Ma io ho fame e voglio mangiare la pizza. Che faccio, sparo?
Si sono anche dimenticate tutte che oggi c’è una
verifica. Storia
dell’arte, di un’ora.
Poi c’è l’ora libera, e le
più timide, o meglio fifone, avranno
l’occasione di consegnare i cioccolatini ai loro principi in
divisa e i loro
fieri destrieri gli zaini.
Ha- ha, e io ho studiato. Non sono rimasta a preparare cioccolato tutto
il pomeriggio.
Appunto, ho cucinato il cioccolato di sera, non di pomeriggio. Di
pomeriggio ho sgobbato.
...
Dai, almeno sono stata originale. È per la maggior parte
cioccolato bianco. E per una santa
volta non è né
in una (penosa) scatolina a cuore, né è a forma
di cuore.
Andiamo, il club di calcio c’è anche qui! ... vi
ho già dato troppi
indizi.
...
Do un’occhiata fugace alla classe.
Che poi non si potrebbe neanche più chiamare classe.
Mark non ha abbordato nessuno, e ora palleggia noncurante in un angolo
della stanza con Nathan, che ha già fatto il pieno.
Burn si fa figo, ma ha ricevuto solo un cioccolatino. Ed è
pure mezzo
sciolto.
Byron è izzato in
un
angolo della stanza perché ogni volta le ragazze
1. Lo riempiono di cioccolatini vari e lui non deve ingrassare
2. Gli mettono in disordine i capelli
3. Se i suoi vestiti super-alla-moda si sporcano, altro che
2012 e balle
varie. È finita.
I due americani sono sommersi da ragazze, specialmente Kruger,
perché a
Dylan puzza l’alito di fritto, Mc Donald’s e
hamburger.
... è proprio americano.
David e Joe stanno amoreggiando in un angolo della stanza e ancora
non ho capito come le ragazze innamorate di loro si siano riprese, alla
cosa.
Ah, sì, ora ricordo.
Jack, il vero hamburger, serve
da torre per issare le ragazze e lanciarle addosso al loro amato. E ha
qualche
cioccolatino di ringraziamento.
O toh, è caduto Axel. L’hamburger-muro-di-roccia
ha fatto strike con una
ragazza.
E volano bigliettini, le ragazze sono tutte profumate, sì,
anche io, ma non sembro un pupazzetto della Diddle con tutta
quella cipria
e l’ombretto e le ciglia sbattute mille volte al secondo.
Si sentono nell’aria Ti amo tanto,
sei bellissimo!, te
li ho cucinati io…, fanno
schifo,
grazie mille, e altre palle varie.
...
Patetico.
...
Ok, seriamente, devo andare a mangiare.
Mi giro la sciarpa attorno al collo, e mi metto le cuffie, appoggiando
sopra il paraorecchie.
Sento qualcuno correre via. Decido di seguire quella via, magari mi si
allarga la strada.
Ma niente.
San Valentino è proprio il mio giorno sfigato.
Con vari spintoni, trattenendo il repiro e neanche una scusa mi
catapulto
fuori dall’aula.
Riprendo a respirare. Saluto una prof e finalmente esco da
quell’inferno
pullulante di scoiattolini con la coda pettinata e profumata.
Ma
fatemi il piacere.
Faccio ballare lo sguardo in giro e...
Fuyuka, Susette, Bobby,
Eric, Silvia, Blaze, Jude...
No, non c’è nessuno.
Aspetta.
BLAZE?!
"Ma tu non eri stato abbattuto dalla ragazza volante sopra Wallside?"
Mi avvicino a lui, che mi volge uno sguardo piuttosto divertito.
"Dì la verità," inizia, avvicinando la punta del
naso al mio
"ci hai sperato."
Blocco immediatamente il sangue che affluisce alle guance. Non so come
faccio, ma ci riesco. Indietreggio, con un’espressione
sdegnata. E non so
neanche come ha fatto.
"Sì, ci ho sperato. E anche molto."
Quel
ragazzo.
...
Sì, è lui.
Non lo sapeva
nessuno, tranne ovviamente la sottoscritta e Xavier (che capisce sempre
tutto),
ma era lui.
Che dire, alla Alius, nonostante lui fosse dei Dark Emperors, ci
incorciavamo spesso.
Troppo spesso.
Parlavamo, più che altro discutevamo, se sui capelli o sulle
divise (quelle
loro tutine gaie erano davvero oscene). E una volta sola abbiamo
dormito nella
stessa stanza, colpa gita organizzata dalla Alius.
Perché ogni tanto ci si divertiva anche lì, dai.
Ma non potevo incrociare Dragonfly al posto suo?!
...
Oh Dio, questo era un augurio davvero pessimo.
Intanto Susette sbraita ai quattro venti, perché adesso
Silvia sta con
Eric.
Un’altra storia d’amore andata per il verso giusto.
Solo un
fottuto colpo di culo.
Inizia
così: amore ricambiato, imbarazzati, paurosi di come poteva
andare a finire, e si conclude sempre bene. Peggio di una favola.
Finalmente riesco ad ordinare la pizza. Libera dalla coda, vado a
sedermi su uno sgabello a caso. Sono in mezzo a due persone. Alla mia
destra,
Bobby. Massì, dai, era simpatico.
Alla mia sinistra...
Sbatto la testa sul tavolo. Sì, confermo, San Valentino
è davvero il mio giorno
sfigato.
Blaze. Il... il vulcano. Proprio lui.
Urlano il nome della mia pizza al bancone. Che
tu sia benedetto, cameriere pelato!
Se l’avesse visto Byron, si sarebbe di certo voltato per
l’orrore.
No hair,
no life.
Sì, certo, come no, parlava lui, dai capelli perfetti e
senza un nodo,
ma vogliamo mettere i miei? Non dico altro.
Prendo la pizza e guardo se c’è un altro posto, ma
se lo cambio perdo la
Coca.
Sarei anche disposta. Ma purtroppo, visto che voglio mettere comodo il
mio posteriore e non ci sono altri sgabelli liberi, mi tocca sedermi e
mangiare.
Sto zitta per tutto il tempo, tranne quando finisco di mangiare, dopo
alcuni e prima di altri. E chi c’è nel gruppo di
quelli che ha finito? Lui. Cristo.
"Allora, quante leccornie hai ricevuto?" inizio io.
"Tante, ma le ho regalate tutte."
"Hai paura di ingrassare?" provocare un po’ mi divertiva, in
qualunque occasione.
"Dubito che io possa ingrassare. Tu piuttosto sei già pronta
per la
prova costume?"
Ragazzi, che discorsi. In febbraio, con la neve. Ma dubito che lo dica
casualmente, alla fine riesce sempre a dominare la conversazione.
"Sei davvero un caso perso, Blaze." Quando la gente mi fa
irritare, rispondo sempre chiamandoli per cognome. Sembra dare un
fastidio
assurdo. In più lui sa
che faccio
così quando sono irritata, e sapere che lo sono non fa altro
che renderlo più contento.
Con mia sorpresa, e sollievo, ridacchia, si alza e se ne va.
...
Ma io
sono riuscita ad infilargli il cioccolato nella tasca.
...
E non riesco a restare un minuto di più fra Susette che
urla, Dylan che
ha un alito a dir poco agghiacciante,
Jude che a quanto pare si è tolto gli occhialini e sua
sorella è morta per lo
scandalo e Harley che prende a braccetto tutti con il suo Fratella!.
Ma resisto, infatti sono una delle ultime a uscire dal bar.
Ad
occhio e croce dovrei trovarlo sommerso di ragazze e quindi
irraggiungibile.
Corro verso scuola e, tempismo perfetto, suona la campana.
"Oggi c’è la verifica di storia
dell’arte su tutto il primo
quadrimestre!" urlo, e in pochi secondi tutte le ragazze passano da
urletti e squitti a vere esclamazioni di terrore.
...
Le altre ragazze parlano di Oh, tu
nella quarta che hai messo?, Non lo
so, non l’ho fatta neanche io.,
Prendo un votaccio!.
Insomma, una più idiota dell’altra.
Finalmente l’ora libera, e per fortuna io so già
dove andare.
Ficco tutta la roba nella borsa, la lascio inerte sul banco e corro
giù
dalle scale, saluto qualche bidella e finalmente arrivo lì.
La sala di musica. È una delle sale più belle
della scuola. Ha i
pavimenti a scacchi neri e bianchi e le pareti nere, con finestre ad
arco
incorniciate da tende bianche.
È immensa.
E dagli armadi traboccano piatti, flauti dolci o traverso, archi,
accordatori e bacchette.
Ma la cosa più bella è al centro della stanza.
Un pianoforte. Semplice, nero, nulla di speciale, ma carico di tanti
miei ricordi che deve per forza essere bello.
...
Sì, c’entra lui.
Io non ho mai saputo suonare il pianoforte.
Finchè non ho sentito suonare qualcuno,
passando per il chiostro della scuola.
Mi ricordo che sono stata ferma di fianco alla porta fino alla fine del
brano.
È uscito Axel, e mi ha vista con un espressione... non so
esattamente
che espressione, fatto sta che mi ha trascinata in stanza e mi ha
insegnato
lentamente a suonare.
Ogni giorno.
Solo che ora il problema è che non mi ricordo un accidente,
e non voglio
abbandonare il pianoforte. Il primo brano completo che ho suonato si
chiamava Selenic Soul.
Ecco, appunto, ho trovato qualcosa di poco patetico da fare a San
Valentino.
Muovo un passo verso l’interno della stanza, ma mi blocco
quando ne
sento altri dietro di me. Non faccio in tempo a girarmi che qualcuno mi
abbraccia da dietro.
Caldo.
Non riesco, stavolta, dannazione, a non arrossire.
Ok,
forse quella patetica ora sono io.
"A-axel, che accidenti vuoi?!"
Wow, in qualche modo sono riuscita a parlare.
Lui non molla. E la cosa, stranamente, mi rincuora.
"Ero sicuro di trovarti qui."
Lo diceva spesso.
Hei, un momento. Il suo alito sapeva di... cioccolato. Oh boia. Cioccolato bianco.
"Era buono. E è anche bella la trovata della forma di
pallone da
calcio."
"Buono?"
Essere sicuri non guasta mai. Finalmente mi molla, e riesco a girarmi.
Ma mi perdo nei suoi occhi. Guarda caso, color cioccolato. Capita sempre nei momenti meno opportuni che io
mi incanti.
E non capita mica spesso.
Inarca un sopracciglio. "Sì, piuttosto
buono."
Allora ha deciso di farmi uscire dai gangheri. Va bene, sfida accettata.
"Dubito che tu sappia fare di meglio."
"Sei curiosa di quanto fossero
buoni?"
"Che c’entra?"
"C’entra eccome."
"Ah beh, naturalmente, se lo dici tu."
"Allora, sei curiosa?"
Riesce a farmi esitare. Un’altra cosa che riesce a combinare
solo lui.
Io non devo, non posso esitare, proprio con lui, che si diverte pure!
... ma devo ammettere che un suo giudizio mi interessa.
Almeno in scala. Oltre a se
era buono, ora mi interessa anche quanto.
"Solo un pochino."
"Come no." finita la frase, appoggia le sue labbra alle mie.
Questo
non l’avevo previsto. Bravo Blaze.
Un brivido mi attenaglia lo stomaco, e basta, sono ufficialmente fuori
da questo mondo.
Ha la
lingua calda. Sa di cioccolato, bianco e alla menta. E ha ragione.
È buono.
O è lui che ha un buon sapore, o sono io che sono davvero un
genio in
cucina.
...
Opto per la seconda.
...
Un momento. Mi sta baciando! A San Valentino è permesso un
bacio, è
vero...
Ma cavoli, con me no!
Si stacca. Sorride. E mi fa ingoiare con quel gesto una serie di
insulti.
Diamine.
Riesco solo ad abbassare lo sguardo. Non capisco veramente
più nulla.
Sento le sue dita accarezzarmi la guancia.
"È tanto che non suoniamo."
Evidentemente non riesco a non sorridere, perché anche il
suo si
allarga. Mi porta in stanza, e apre il libro a una pagina... leggo Selenic Soul.
"Questa roba non me la ricordo."
Borbotto. Lui appoggia le mani sulle mie, e mi guida fino a quando non
vanno da sole.
Suoniamo, e non finiamo più. Di sicuro l’ora
libera la passerò qui,
finchè il mio sedere non prenderà la forma della
sedia. E finchè vorrò che
queste note risuonino nell’aula.
...
San
Valentino è il mio giorno fortunato.
Nda:
Neh, mi ci è
voluto un sacco! D:
Ma il
risultato finale… massì, devo dire che tutto
sommato mi fa schifo. TT^TT
È lunga, e
non mi piace neanche! Uffaaaaa… Haha, sarà
l’effetto di San Valentino! xD
Lo so che è maggio, che io ho gli esami e che a maggio non
si scrive su San Valentino. Ma che ci volete fare, avevo voglia! xD
Comunque, mi
sono accorta davvero da poco che gli occhi di Axel non sono neri. Sono
color cioccolato!
*w* Io amo il
cioccolato.
Come ho già
accennato, la dedico proprio a tutti, tutti quelli che odiano San
Valentino.
Ma io vi
voglio davvero bene. Davvero. Grazie di tutto,
a tutti!
Vi mando un
cioccolatino virtuale, bianco, al latte, come vi piace di
più, sperando che vi illumini un po’ di
più
la giornata!
Bacioni,
Cha;