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Autore: KuroKuro    01/06/2011    2 recensioni
Racconto di una città stereotipo della sofferenza e dell'agonia, in cui regna la povertà e l'egoismo. Qui un ragazzo particolare conosce quello che diventerà un amico speciale.
Questa storia l'ho sognata tutta dall'inizio alla fine, non c'è da stupirsi se alcuni particolari sono un po' strampalati! xD
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sad City

Sad City


C’era una volta una cittadina molto piccola e povera, dove non esistevano associazioni per curare i bimbi malati o dare casa ai bimbi che vivevano per le strade, come non esistevano pensioni, giorni festivi e libertà di parola. La gente lavorava giorno e notte, senza mai fermarsi. Lavorava sette giorni su sette e aveva una paga molto misera. In quella città non sapevano cosa volesse dire felicità.

La maggior parte della gente era povera; solo i più fortunati, i figli di famiglie nobili, vivevano senza fame e in una abitazione decente, tra quali era compreso Lorenzo.

Lui, insieme ai suoi amici, frequentava la prima media M. La Mela, l’unica scuola media presente in città.

Tutto cominciò una sera d’inverno, il 6 gennaio del 1974… Lorenzo stava avviandosi all’edicola, dove Federico aiutava suo padre a vendere i giornali, quando vide tra la neve grigia del marciapiede un ragazzino senza cappotto e con una scarpa bucata tremare dal freddo. Il ragazzo, generoso e altruista, appena lo vide gli si avvicinò e gli porse la sua giaccia e la sua sciarpa.

Qualche settimana prima, a scuola, la prof aveva parlato di quanti orfani senza tetto esistono nel mondo. Era stata Chiara a far notare a Lorenzo che anche nella loro città c’erano bambini senza casa, ma erano tutti così egoisti e presi dai propri problemi che non facevano nulla per aiutarli.

“Tieni” disse Lorenzo “così avrai meno freddo”. “Grazie mille” rispose il bambino con un filo di voce afferrando gli indumenti e indossandoli. Lorenzo aveva intuito che fosse un orfano, di orfani ce ne erano in quella città, perché molti genitori poveri morivano di fame per far mangiare i propri figli. “Come ti chiami?” Gli chiese. “Alex…” Fece il bambino con timidezza “ho 8 anni” aggiunse cercando di riscaldarsi le mani. “Piacere! Io sono Lorenzo e ho 11 anni! Senti, mi è venuta un’idea: usa questa.” Il ragazzo estrasse dalla tasca una vecchia carta da gioco dei Pokèmon e disse: “Questa è una carta di Pikachu in Giapponese, è rarissima! Ci sono dei collezionisti che pagherebbero milioni per averla! Te la regalo, prova a venderla a quel giornalaio giù all’angolo,” disse indicando il negozio dove lavorava Federico (Federico aiutava il padre a gestire l’edicola ma, naturalmente, non veniva pagato). “vedrai che lì te la comprano!”
Alex annuì e corse dentro. Appena entrò Federico non fu felice di vederlo: “Non hai letto fuori? I tipi come te non possono entrare! Vattene via!” Il ragazzino cercò di parlare: “Ma io volevo soltanto…” “Fuori!” gli urlò Federico. Mentre usciva, una ragazzina che stava sfogliando una rivista di moda lo vide e fece una smorfia. Quando tornò da Lorenzo gli riconsegnò la carta: “Mi dispiace…” sussurrò Alex. Lorenzo prese la carta e gli disse: “Non ti preoccupare, ora ci penso io!” ed entrò nell’edicola. Federico restò ad ascoltare pazientemente l’amico, poi disse: “Lo so che Chiara ti ha influenzato con le sue idee di aiutare i poveri, ma io non sono dello stesso parere. Qui il denaro è importantissimo, non lo posso dare al primo che capita!”

Lorenzo non si rassegnò al primo tentativo: nella stessa via c’era un bar, decise di provare lì. “E’ una carta molto rara, praticamente introvabile! C’è gente che pagherebbe milioni per averla! Vi chiedo soltanto qualche soldo in cambio…” Fece il ragazzo a un motociclista grande e grosso con gli occhiali da sole e i capelli lunghi. “Non mi interessa, sparisci pulce prima che ti schiacci come un verme!” Rispose maleducatamente. Lorenzo allora provò in gelateria, in un altro bar, chiese persino alle persone che passavano per strada. Dopo venti minuti, il ragazzo ritorna dal bambino. “Mi… mi dispiace ma… non ho trovato nessuno a cui interessi la mia carta!” Sussurrò fra le lacrime tra un singhiozzo e l’altro abbracciando Alex, che rispose: “Non importa, è già tanto quello che hai fatto per me”.

In secondo dopo Matteo sbucò da dietro l’angolo e si avvicinò ai due. “Ho sentito dire che stai cercando dei soldi per questo Giovinetto.” Disse sorridendo ad Alex. “Io ho un dollaro con me… Mi dispiace, è tutto quello che ho. Chiara ha ragione, Lollo. Non dobbiamo essere egoisti.”

Appena finì di parlare prese fuori dalla tasca un dollaro e lo diede ad Alex. “Grazie mille signore!” Rispose il bambino, felice.

All’improvviso Federico uscì dal negozio e raggiunse i due, porgendo a Lorenzo un mezzo dollaro. “Allora… allora hai deciso di comprare la carta!”  Esclamò Lorenzo. “No, non la voglio. Ma questo tienilo, consideralo un regalo” Rispose Federico, sorrise a Matteo che ricambiò con una pacca sulla spalla e tornò in edicola. Dopo qualche secondo arrivò anche la ragazzina che sfogliava la rivista di moda in edicola e porse a Lorenzo un quarto di dollaro “E’ il mio resto” Disse. Pian piano arrivarono tutti i ragazzi a cui Lorenzo aveva cercato di vendere la carta, e lasciarono tutti un dollaro per uno. Nel giro di pochi minuti, Lorenzo e Alex si ritrovarono davanti almeno una ventina di dollari. Il ragazzo sorrise ed esclamò: “Sei ricco, Alex, sei ricco! Non sei felice?” Alex rispose sorridendo: “Io non me ne faccio niente di tutti questi soldi, voglio dividerli con te.”

Il giorno dopo fu il giorno più bello di Alex: insieme a Lorenzo andarono a prendersi la colazione al bar, la mattina passeggiarono per il parco, nel pomeriggio provarono alcune giostre del luna park e comprarono uno zucchero filato per uno. Più tardi andarono a comprare dei pantaloni e delle scarpe nuove per Alex, che erano a basso costo (Lorenzo dovette lo stesso aggiungere un po’ della sua paghetta settimanale per riuscire a comprarli). La sera i due ragazzi si sedettero sul porto a guardare le stelle. Fu allora che Alex disse: “Oggi è stato il giorno più magico della mia vita!”
“Mi fa piacere se ti sei divertito.” Rispose Lorenzo sorridendogli.

“Scommetto che questa tua amica sarebbe stata felice di sapere ciò che hai fatto.” Disse Alex. “Di sicuro. Un giorno se vuoi te la presento, ma adesso non è in città, è partita.” Rispose il ragazzo, guardando l’orizzonte.

“Ho anch’io un regalo da darti.” Continuò Lorenzo dopo pochi istanti. Estrasse dalla tasca un portafoglio nuovo di zecca e lo consegnò ad Alex. Il bambino con stupore lo aprì e dietro una retina trovò la carta del Pikachu in Giapponese. Alex guardò Lorenzo sorpreso. “Sei ancora giovane per lavorare, ma magari qualche volta puoi aiutare Federico in edicola… quindi ho pensato di regalarti un portafoglio dove tenere i tuoi risparmi. Riguardo alla carta, bè, ho pensato che potesse servire come ricordo di questi due giorni.” Alex restò senza parole, ma riuscì a dire: “Non ti preoccupare, mi ricorderò per sempre di te e di tutto quello che hai fatto per me, con o senza carta.”
I due guardarono le stelle luccicanti per un momento, poi Alex parlò.

“Lorenzo?”

“Sì?”

“Ti voglio bene.”

“Chiamami Lollo.”
  
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