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Autore: Pudentilla Mc Moany    01/06/2011    1 recensioni
Settembre pioveva a catinelle verso la sua fine; le previsioni dicevano che quell’inverno sarebbe stato lungo e cupo, e del resto non c’era bisogno di essere un metereologo per dirlo. La guerra incombeva con la sua ombra adunca sul mondo magico; in Inghilterra, per così dire, c’era del marcio. Non c’era molto da stare allegri, questo lo sapevano anche i due ragazzi che ridevano, ma ridevano lo stesso perché erano molto giovani, e ancora erano più bravi a ridere che a preoccuparsi; del resto ridere era la cosa più naturale da fare col vino che ti frullava nella testa e la persona che amavi al tuo fianco, quando c’era la guerra e fuori era notte.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Terzo livello della scalata verso il Wolfstar di Wolfstar_ita. Sono sicura che ci fossero delle cose da dire, ma credo che le rimanderò alle note! Il prompt è sesso (uh-oh!).
La canzone del titolo è questa. Che dire? Spero vi piaccia. Vi direi che spero anche in un commento o due (o tre o quattro), ma sarebbe una richiesta troppo esplicita e non mi verrebbe MAI in mente di farvela. Ehm- ehm.
I personaggi sono di Jo, io li porto solo fuori a giocare (cit.).




I put a spell on you



1978


Tornarono a casa che avevano la pancia piena dell’arrosto di James e la testa leggera, e risate che si confondevano turbinando alla polvere verde del camino.
Settembre pioveva a catinelle verso la sua fine; le previsioni dicevano che quell’inverno sarebbe stato lungo e cupo, e del resto non c’era bisogno di essere un metereologo per dirlo. La guerra incombeva con la sua ombra adunca sul mondo magico; in Inghilterra, per così dire, c’era del marcio. Non c’era molto da stare allegri, questo lo sapevano anche i due ragazzi che ridevano, ma ridevano lo stesso perché erano molto giovani, e ancora erano più bravi a ridere che a preoccuparsi; del resto ridere era la cosa più naturale da fare col vino che ti frullava nella testa e la persona che amavi al tuo fianco, quando c’era la guerra e fuori era notte.
Remus si stiracchiò nel suo minuscolo salotto, e scrollandosi la metropolvere dalle spalle con un’ultima risata si diresse barcollando verso la stanza da letto.
Sirius si trovò a seguirlo come sempre, agganciato per gli occhi ai suoi fianchi sottili; stava per fare una battuta sull’abilità di James con i polli, poco prima, ma improvvisamente non gli sembrava troppo importante.
Nella stanza da letto Lunastorta smise di ridere. Gettò su una sedia la sua negletta giacca di tweed e si lasciò cadere sul letto per togliersi le scarpe con uno sbuffo esagerato; il sorriso enorme di poco prima aveva lasciato il posto a un viso tirato; aveva l’aria esausta, e la penombra magnificava un colorito vagamente cinereo; Sirius sentì che nella schiena gli serpeggiava una cosa come la paura, e scacciò dalla mente il pensiero che la luna piena fose troppo lontana per giustificare quella stanchezza. Per farsi coraggio si ricordò che erano giovani, che quella guerra non sarebbe durata per sempre e che per quanto lo riguardava avevano il preciso dovere di fare qualcosa. Qualunque cosa i giovani facessero, aggiunse alla sua nota mentale, e investito di questa sacra missione si passò una mano fra i capelli e prese a scrutare la collezione di vinili di Remus con la lingua fuori dalle labbra per la concentrazione, in ginocchio davanti agli scaffali di legno chiaro. Non era esattamente un piano, ma del resto Sirius non era bravo con i piani, e comunque tanto valeva mettere su un po’ di musica mentre ci pensava, per tirare su Lunastorta e lavargli dagli occhi quella stanchezza come di vecchio.
<< Merlino, non vorrai svegliare tutto il vicinato.>> Col suo bravo sospiro esasperato Remus esplose la bolla di ispirazione di Sirius. Si lasciò cadere a peso morto sul materasso con una certa soddisfazione, i piedi che gli penzolavano dal bordo alto del suo antiquato baldacchino a due piazze.
Visto che aveva deciso di non collaborare, un buon Muffliato era la sola replica degna di una tale assurdità. Sirius fece un gesto secco con la bacchetta e poi la posò in cima a una pila di libri, armeggiando contemporaneamente con la zip della sua giacca di pelle. Dal letto venne un gorgoglìo di cupa disapprovazione, ma non si lasciò scoraggiare; piuttosto cominciò a controllare la G di quella collezione filologica scartando Aretha Franklin e Marvin Gaye con un’ingiustizia formidabile, salvo poi storcere il naso su un disco della Gaynor e buttarsi nella H con un entusiasmo canino e un po’ artefatto, come se meditando sulla storia della musica potesse distrarsi da un brutto pensiero.
Gli era sempre piaciuta la collezione di dischi di Remus. La trovava bella da guardare e da toccare, con i dischi variopinti e i loro dorsi stretti in un fila precisa e un po’ marziale, lisci come le elitre di quelche insetto. Amava sconfinatamente la musica babbana che Remus ascoltava, e lo scoppiettare piacevole del vecchio grammofono del suo compagno; quelli magici non lo facevano mai, e secondo lui era un vero peccato, perché gli mancava quel fascino un po’ selvatico dei dischi che di tanto in tanto saltavano o si imbizzarrivano ostinandosi su una nota sola, costringendoti ad alzarti dal letto e sollevare la testina, cose insomma da far sentire un uomo un eroe, soprattutto nelle fredde notti d’inverno. Avrebbe fatto questo e altro, però, per Are you Experienced? o per John Lennon/Plastic Ono band, e certamente si sarebbe prestato a ogni bassezza per il disco che aveva scelto.
<< Ah-Ah!>> Urlò appunto trionfante, e si alzò con un disco blu sottobraccio.
Screamin’ Jay Hawkins guardava Remus col suo ringhio migliore facendo capolino dalle amorevoli braccia del suo compagno, e Remus lo guardava di rimando con l’espressione rassegnata e d’intesa della mamma di un bambino un po’ tonto. Sirius ebbe comunque il tatto di non farglielo notare- o semplicemente non ci fece caso, tutto preso a posizionare il minaccioso disco nero sul piatto del giradischi, la giacca abbandonata sul comò e uno sguardo sognante apparentemente rivolto a una colonia di Billywig* che ronzavano intontiti nel loro grosso barattolo. Finì per scuotersi ridacchiando fra sé e sé, e il suo riso basso come un abbaiare chioccio si unì gradualmente alla musica che cominciava a crepitare dal grammofono. Lo fece sorridere ancora di più, largo e sbilenco, e si voltò con le spalle che si sollevavano e si abbassavano ritmicamente, seguendo il sax e il pianoforte dell’intro di I put a spell on you.
<< Perdiana, Sirius!>> Lo rimproverò Remus saltando su a sedere, ma stava ridendo di nuovo e non prendeva in giro nessuno. Alla luce soffusa dell’unico abat jour che poteva permettersi aveva gli occhi come oro liquido e la testa castana rovesciata all’indietro, con le vene sottili in altorilievo sul collo. Distrasse Sirius che smise di ballare, ma poi Screamin’ Jay Hawkins si mise a cantare e cantò anche lui con la sua voce stonata e divertita, e riprese a scuotere la testa muovendosi verso Remus a passi ridicolmente cadenzati.
<< Non se ne parla nemmeno.>> La sua vittima gli sollevò un indice particolarmente insidioso sul naso: ovviamente sapeva benissimo dove sarebbe andato a parare, perché Lunastorta si premurava di essere sempre avanti a lui di almeno un paio di passi.
<< Ma non capisci, I put a spell on you!>> Si giustificò Sirius tendendogli la mano, ben conscio di suonare come il personaggio di uno di quei film babbani con le canzoni- tipo quello che avevano visto al cinema, con il tizio buffo che cantava in falsetto e quel tale con i capelli lunghi.**
<< Stop the things you do…>>  La voce di Remus si insinuò fra i suoi pensieri di roca e un po’ stonata; non sembrava troppo convinto, ma beh, era comunque un trionfo. << …I’m lying.>> Rettificò però subito dopo contro ogni previsione, e sacrificò il testo della canzone ai suoi scopi; cercò di tirarsi Sirius addosso sul letto, ma non ebbe molto successo. Era beninteso una cosa piuttosto lusinghiera, ma faceva di lui un illuso se credeva che Monsieur Tartufo si lasciasse abbindolare così facilmente. Infatti Sirius fece un bel sorriso incoraggiante e sapeva che Remus non poteva resistere, e poi lo sollevò a forza dalle coltri.
<< Balla con me, Lunastorta.>> Gli sussurrò nell’orecchio per placarlo, ma era più la parodia del tono sexy che sperava di ottenere, e tutto quello che ebbe fu un pizzicotto sul sedere. Però adesso Remus caracollava incertamente fra le sue braccia, per inciso pestandogli i piedi, e questo era comunque un progresso. Gli mise le mani sui fianchi, in un tentativo, e poi, quando vide che non opponeva resistenza, lo fece piroettare per abbracciargli le spalle.
<< Sirius, questo non è ballare.>> Lo informò il suo compagno, ma lui non se ne curò e continuò ad ondeggiare così, goffamente, piegandoglisi contro e schioccandogli un bacio sulla guancia prima di allontanarlo da sé e prendergli il polso per farlo girare.
<< I can’t stand no put me down!>> Gli fece presente quando lo ebbe di nuovo a portata d’occhio.
<< Buffone.>> Fu la piccata risposta, indegna di un malandrino. Ad ogni modo Sirius fece finta di non sentire, e decise piuttosto queste cose, che Remus era bellissimo quando si soffiava i capelli via dagli occhi, e malgrado tutto quello che gli diceva non avrebbe mai voluto per tutto l’oro del mondo che se li tagliasse, e che amava il sorriso un po’ incerto che aveva mentre gli passava la mano fra i capelli, quelli sì tagliati di fresco, un taglio corto che aveva copiato a John Lennon da giovane*** per farlo ridere e scuotere la testa di disapprovazione. Che era il caso di dire qualcosa, rimandando la contemplazione estatica a quando fosse stato certo di non essere beccato.
<< Non farmene una colpa; devo avere abbastanza senso dell’umorismo per entrambi, io!>>
<< Sono sempre stato il Malandrino più divertente, solo vi rifiutate di darmene credito. Mi sento molto George Harrison adesso, grazie tante.>>
<< Non dire stupidaggini. George Harrison ce li ha, i baffi.>>
Le orecchie di Remus diventarono rosse come in quei cartoni animati che vedevano insieme; piccato, si palpò il punto in cui aveva tentato invano, per mesi, di farsi crescere un virile manubrio. << John Lennon invece ha smesso di tagliarsi i capelli come un idiota.>>
<< Touché.>>
Un crepitio del giradischi. Orange colored sky attaccò il suo inizio stonato; Sirius rise piano sul petto di Remus, ed erano così vicini che lo sentì sorridere anche se non lo guardava, dalla vibrazione gentile delle sue spalle troppo magre. Gli mise le mani sulle spalle e lo baciò- in punta di piedi, perché da un paio d’anni Remus era più alto di lui di venti centimetri buoni, e Sirius non si era mai capacitato di quella crescita improvvisa e tutto sommato ingiusta. Andò a mettere indietro il disco, e l’altro ne approfittò per fuggire a stravaccarsi sul letto, apparentemente esausto dalle sue fatiche artistiche.
<< Pietà!>> Invocò, con le braccia pateticamente tese al soffitto, in una muta preghiera che Sirius non dovette recepire. Mentre arrancava per togliersi gli stivali fiammeggiandogli occhiate allusive, l’idea era che Remus avrebbe avuto parecchie cose da lui, ma di certo non la sua pietà.
Si inerpicò sul baldacchino dimesso con un cipiglio invidiabile, e poi si inerpicò su Remus finchè non potè affondargli il naso nel collo, sgrufolando con soddisfazione sulla pelle morbida che lo congiungeva alla spalla; dal momento che Sirius Black era un uomo favolosamente romantico badò bene di infilargli una mano sotto la camicia, nel caso le sue intenzioni non fossero abbastanza chiare.
<< Non ti senti un po’ deprecabile?>> Rise Remus abbracciandogli le spalle, e gli fece sollevare la testa per cercargli gli occhi, in quel modo speciale che faceva sentire Sirius come se al posto del suo stomaco ci fosse un immenso budino tremolante.
<< Lunastorta, sono incapace di sentirmi deprecabile!>> Si giustificò, ostentando quella che considerava essere un’aria molto offesa. Poi prese ad armeggiargli con la cinghia della cintura.
<< Dovresti farti dare una pozione per questo problema->> Remus si interruppe un momento per sollevare il bacino e sfilarsela da sè; la fece scivolare sul pavimento con un clangore piacevole. << …perché sei considerevolmente deprecabile.>>
Era un bel modo di metterla, anche se non si capiva bene se ce l’avesse in mente dall’inizio o gli fosse venuta solo dopo, quando Sirius gli aveva sbottonato i pantaloni ed era scivolato giù e gli aveva morso il fianco, facendolo sussultare.
<< Parlando di deprecabile..!>> Fece Sirius, ma non ebbe il tempo di finire la frase, perché Remus gli insinuò il ginocchio fra le gambe e lo prese per le spalle, e lui si ritrovò con la schiena sul copriletto e un sorriso largo sulle labbra. << Questo mi sembra l’epitome del deprecabile. Nessun giovane uomo decente…>>
Si fermò di nuovo perché Remus gli stava togliendo la maglietta, ed era suo preciso dovere morale alzare le braccia e fargli un altro sorriso e aspettare che gliela sfilasse con un’impazienza per certi versi del tutto inopportuna, perché ormai erano mesi che facevano sesso, e quell’atteggiamento da verginella gli rovinava l’aplomb che avrebbe voluto mostrare, e…
<< Non mi ci abituerò mai, suppongo.>>
<< E’ interessante che tu lo dica, perché stavo appunto pensando la stessa…>>
<< Tatuaggi****, voglio dire, come ti è venuto in mente? Cos’è, tipo una runa?>>
Poco ci mancò che Sirius non si mettesse a piangere; era troppo, il danno e la beffa, e smise di sbottonare la camicia di Remus per guardarsi teneramente la superficie dei due enormi, incongrui tatuaggi che aveva voluto in una posizione piuttosto incongrua al centro del petto.
<< Sono la cosa più bella che ho.>> Rimbeccò allora impettendosi orgoglioso, ma non ne era più troppo sicuro, perché Remus aveva fatto quella faccia un po’ arcigna, e gli era venuta di nuovo voglia di baciarlo e di spogliarlo, e in effetti aveva appunto ripreso a fare entrambe le cose. Contritamente, però.
<< Francamente, Felpato, li trovo disgustosi.>> Piagnucolò Remus, ma non poteva niente contro il potere di seduzione del suo Sirius, e infatti si lasciò sfilare la camicia dalle spalle ed era cedevole sotto le dita e bellissimo e non somigliava per niente alla vecchia zitella che lo possedeva quando diceva cose come “li trovo disgustosi”.
<< Nel caso non l’avessi notato, tu hai un sacco di cicatrici francamente disgustose.>> Mormorò come assorto, con le labbra sul contorno smussato di una delle suddette cicatrici. Non che lo pensasse davvero, ma al solito era una di quelle cose che andavano dette, giusto per riequilibrare le- le cose, l’universo, i loro battibecchi. Non gli erano mai sembrate disgustose; gli piacevano perché era come se raccontassero delle storie, e a volte le raccontavano davvero, con la voce morbida di Remus che sotto le coperte gli parlava di certe storie da brivido, e allora si illudeva di dividere la sofferenza di quel ragazzo alto e secco e pieno d’angoli che amava, come se potesse strappargliela via lasciandogli solo quelle cicatrici amabili che si potevano tracciare partendo dal suo cuore fino all’incavo tiepido del braccio.
<< Sono profondamente virili, vorrai dire!>>
Sirius fece un grugnito col naso per prendere tempo mentre cercava una replica caustica, ma cominciò Hong Kong e Remus lo baciò forte sulle labbra, e questo non l’avrebbe mai ammesso, ma gli fece venir voglia di dargli ragione sulla virilità delle sue cicatrici e anche di tutto il resto.
Sentì che il materasso cigolava e gemeva, e anche Remus fece un gemito sottile e irresistibile mentre si abbassava per sfilargli i pantaloni, uno di quei gesti involontari e rivelatori di cui Sirius si stupiva sempre, perchè era esilarante e commovente vedere Lunastorta senza tutto quel- beh, senza tutto quel Remus attorno. Si spogliava dei vestiti e della persona un po’ distante che aveva sempre dato l’impressione di essere, e lo faceva solo per lui, e Sirius si gonfiava di orgoglio e pensava di essere speciale. Sentiva le dita lunghe del compagno sul collo e sulle braccia, e quando si strinsero attorno alla sua erezione fece un suono come un sibilo che gli cancellò il sorriso beffardo di poco prima, e Lunastorta si leccò le labbra e venne il suo turno di ghignare.
Il sesso con Remus era una cosa così; la prima volta aveva pensato che sarebbe stato molto strano, ma in fin dei conti era stato divertente- divertente, sì, e sconvolgente e forse un po’ agghiacciante, ma non strano, e così anche le volte successive, e se qualcuno gliel’avesse detto prima non ci avrebbe mai creduto, che fare sesso col suo migliore amico potesse essere una cosa così facile.
Remus era sorprendentemente pronto ad assecondarlo, generalmente con lo stesso ghigno malandrino che aveva adesso, col suo uccello fra le mani, e Sirius a volte si sentiva un po’ colpevole e a volte, il più delle volte, si sentiva bene.
Pensava spesso che con qualcun altro avrebbe dovuto usare delle cautele; avrebbe dovuto adattarsi ai suoi tempi e alla sensazione innaturale di un corpo sconosciuto sotto il suo. Ma la pelle di Remus era la sua pelle, e conosceva il suo corpo a memoria perché ne aveva tracciato e ritracciato gli angoli e i confini con la precisione del cartografo, in tutti i loro anni di amicizia. Sapeva qual era il punto del suo stomaco che era perfetto per appoggiarci la testa, e che accarezzargli i capelli portava inesorabilmente a un addormentamento sul posto, e sapeva della cicatrice sul fianco, enorme e traslucida, che l’aveva trasformato in un lupo mannaro. Sapeva che Remus era abbastanza resistente da sopportare tutte le gomitate che gli avrebbe dato di notte, dormendo insieme, e sapeva di essere abbastanza resistente da sopportare i suoi attentati mattutini- Remus non aveva nessun controllo del suo corpo, appena sveglio, se non aveva bevuto almeno un the forte.
Però, ed era questo il bello, c’erano tante cose di Remus che non aveva mai saputo e che adesso sapeva, ed era felice di pensare che con un po’ di buona volontà sarebbe riuscito, un giorno, a scoprire tutto quello che c’era sotto, come una città antica che sta lì solo per essere scoperta da chi avesse abbastanza coraggio.
Adesso sapeva, per esempio, che c’era un punto, sotto il collo di Remus, che bastava sfiorare piano per sentirlo contrarsi e poi rilassarsi, come un’onda tiepida e dorata; sapeva che cantava sotto la doccia e che dopo la luna piena gli piaceva essere massaggiato ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo a nessuno. Conosceva gli occhi liquidi e un po’ stanchi con cui Remus lo guardava dopo aver fatto l’amore, e quelli assurdi, famelici, di quando lo scopava. Lo sguardo di Remus in quel momento, mentre si sfilava i pantaloni e i boxer, relegandoli con un brusco movimento della gamba a un angolo del letto, e lo artigliava per i fianchi e non somigliava a niente che Sirius avesse visto prima.
Here is my heart, take it and say- we'll never part I'm just a slave, ruggiva Screamin’ Jay Hawkins con l’aria di chi la sapesse lunga, ma nessuno dei due ragazzi lo ascoltava.

<< Non capisco come facciano a bersela, che Screamin’ Jay Hawkins è un babbano.>>
Fu la prima cosa che disse Sirius. Per essere la persona che era, si sentiva sorprendentemente pimpante dopo il sesso, abbastanza almeno per alzarsi dal letto e mettere sul piatto il lato B, nudo come un verme, costringendosi a non fare nessunissima battuta sul proprio, di lato B.
<< Screamin’ Jay Hawkins è un babbano.>> Borbottò Remus dandosi una manata pigra sulla fronte. << Ti dispiacerebbe tornare a letto, adesso? Temo per te, sono convinto che ti si sia assiderato qualcosa.>>
<< …I put a spell on you! >> Il materasso decrepito si piegò inverosimilmente sotto il peso di Sirius, che rotolava sulla pancia verso Remus. << E poi andiamo, credi che un babbano si vestirebbe così?>>
<< Se avesse dei buoni motivi per farlo.>> Replicò l’altro con la sua aria pragmatica, e approfittando della sua genuina distrazione musicale procedette a ficcargli i piedi gelati in mezzo alle gambe.
<< ...Molto sleale da parte tua.>> Commentò Sirius, prima che un bacio sul petto lo facesse tacere, una buona volta.
Non avrebbero detto più niente per tutta la notte. Remus avrebbe ululato un po’ su Old man River e poi gli avrebbe posato la testa sulla spalla. Si sarebbe addormentato subito dopo, perché anche se secondo Sirius non aveva alcun motivo per esserlo era stanco e il giorno dopo lo aspettava una giornata molto lunga.
Sirius sorrise; gli sistemò un braccio attorno al torace e lo coprì per bene col suo piumone spennacchiato, premurandosi di strofinare i piedi contro i suoi. Si addormentò solo un paio di canzoni dopo, cullato dall’inizio di You made me love you, con Screamin’ Jay Hawkins che dopo tutto, stregone o non stregone, era un Morfeo abbastanza inquietante e sorprendentemente carezzevole.
You know you got the brand of kisses that I'd die for- You know you made me love you.


* Billywig: sono animali magici, sapete? *entusiasmo mode: on* Vista la quantità di creature magiche che Remus teneva nel suo studio a Hogwarts, ho sempre pensato che la sua passione per gli animali magici fosse di vecchia data.
** il film in questione è Jesus Christ Superstar. Non so, mi sembrava palusibile che l'avessero visto!
*** nel quinto libro, guardando una foto di Sirius ai tempi della prima guerra, si dice che ha i capelli corti, no? Il taglio à la Lennon è una mia perversione personale, perdonatemi. Nel caso ve lo steste chiedendo, è questo!
**** tatuaggi, dunque. Ero indecisa se menzionarliperché è più una cosa del film, ma poi ho pensato di inserirli lo stesso perché l'idea di Cuaròn di un Sirius tatuato mi è sempre piaciuta. Ho controllato: malgrado moltissimi fan pensino chei tatuaggi Sirius se li sia fatti/li abbia ricevuti ad Azkaban, non c'è una versione ufficiale dei fatti. A me piace pensare che alcuni li avesse già da prima, ma è un'altra perversione personale.
Eccovi servite le mie note-giustificazioni. Ci vediamo alla prossima
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