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Autore: Coraline_Dakota    01/06/2011    1 recensioni
Tutto è iniziato con una telefonata URGENTE e Jenny si è ritrovata ad un campo estivo con nuovi amici e con Nate controvoglia,ma...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camp Rock

Sapevo perfettamente che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi.

Finita la scuola,dopo aver salutato per l’ultima volta le mie due amiche Sarah e Annica,mi rifugiai al parco. Era il mio posto preferito. Ci andavo sempre quando volevo racchiudermi in me stessa per pensare ed estraniarmi dal mondo intero.

Così successe anche quel giorno.

Mi sedetti sotto il solito salice e iniziai a pensare.

Era Sabato mattina e come ogni Sabato mattina ero avvolta dal calore delle coperte del mio colore preferito- pervinca- nella mia stanzetta dai muri color lilla. La stanza era appena illuminata da qualche raggio di sole che attraversando la finestra,percorrevano la stanza quasi come se sapessero già il loro percorso.

Aspettavo che mia madre si decidesse ad alzarsi e a preparare le sue famose frittelle al cioccolato,con la ricetta australiana di famiglia,e i miei deliziosi waffeul al caramello.

Attendevo che l’odore di cioccolata e di caramello invadesse la casa e arrivasse fino alla mia stanza,come accadeva ogni volta.

Ad un tratto suonò il telefono di casa.

Non succedeva mai che il telefono suonasse la mattina,almeno che non ci fosse un’urgenza in ospedale dove lavorano i miei genitori,ma quel giorno era Sabato,e loro non avevano il turno Sabato.

Quel maledetto telefono squillò ancora. Drin… Drin…

Decisi di alzarmi e andai controvoglia a rispondere.

E’ URGENTE … quella parola mi rimbombò nella testa per qualche attimo. Non riuscivo a comprendere perché avessero chiamato i miei genitori di Sabato mattina per qualcosa di URGENTE. Poi ragionai un po’ su e pensai che centrasse qualcosa l’ospedale.

Dall’Alaska? Li chiamava dall’Alaska?

Mi precipitai irruente in camera dei miei genitori. Stavano ancora in pigiama e si erano appena svegliati.

Scandii bene quelle parole per vedere la loro reazione,ma sembravano tranquilli,anzi addirittura felici.

Approfittando che mio padre si era alzato,mi intrufolai nel letto accanto a mia madre che era ancora sotto le coperte e la abbracciai. Immersi la faccia nei suoi capelli lunghi e lisci color ebano e accarezzai dolcemente la sua pancia coperta da una vestaglia di maglina color viola che risaltava al color delle lanzuola bianco-latte.

Dopo qualche istante sentii mio padre entrare nell’immensa camera matrimoniale dai muri ricoperti da una carta da parati color beige.

Uscii sospettosa dalla stanza. Mio padre non mi aveva mai cacciato dalla loro stanza con l’intenzione di non farmi sentire il loro discorso.

Passammo un’intera giornata fuori casa,andando in giro per la città. Arrivammo a casa per l’ora di cena e quando ci mettemmo a tavola,la loro espressione cambiò totalmente.

,iniziò mio padre.

Un vostro collega?>

Ero una ragazza molto sveglia e a quelle parole mi pietrificai,come se fosse passato un mago che con la sua bacchetta magica mi avesse ipnotizzato con un incantesimo. Capii subito dove volessero arrivare e per questo non riuscivo a dire una parola,non riuscivo neanche a emettere un suono. Poi mi feci coraggio.

E scappai in camera mia a piangere dalla rabbia.

Passò un mese da quella telefonata e io non rivolsi più la parola ai miei genitori. Fino ad oggi. Rimasi sotto quel salice per due ore e pensai a lungo su tutto l’accaduto. Compresi che il lavoro effettivamente era importante,ma non per questo doveva sostituire la famiglia. Comunque mi aspettava una bella esperienza. Ho sempre desiderato andare a vivere a Los Angeles,e i miei zii dopo tutto erano molto simpatici e io amavo stare con i tre cuginetti.

Mi alzai dall’immensa distesa di verde e corsi a casa per evitare di essere rimproverata per  il ritardo.

Dopo essere partita da casa dissi addio a quella casa dove avevo vissuto per ben sedici anni e salutai con un arrivederci la città di Ottawa e il mio paese natale il Canada.

Sull’aereo trascorsi un paio d’ore ripensando ancora una volta a come avevano potuto abbandonarmi i miei genitori dai miei zii che vedevo solo una volta all’anno se tutto andava bene.

Atterrai all’aeroporto di Los Angeles e mi incamminai verso la zona per ritirare i bagagli. Aspettai che il mio bagaglio grigio chiaro arrivasse e nel frattempo mi guardavo intorno per vedere se c’era qualcuno che mi fosse venuto a prendere.

All’uscita vidi finalmente un volto famigliare. Era mio zio,mio zio William vestito come un vero divo del cinema,appoggiato, con i suoi occhiali da sole e il suo giubbotto di pelle nera,sullo sportello di una meravigliosa wolvo rossa.

Oh bene,non mi aiuta neanche con le valigie,iniziamo davvero bene.

Ma erano fissati con quella sorpresa,che cosa ci poteva essere di tanto bello dopo ciò che mi avevano fatto i miei genitori?

Arrivammo finalmente nella sua meravigliosa,invidiabile villa con piscina e idromassaggio. Appena entrati nel cancello mi vidi arrivare una mandria inferocita di cavalli,i miei tre bellissimi cuginetti.

Ancora con questa sorpresa,ma che cosa sarà di così bello!

Entrammo nella gigantesca casa dei miei zii. Era tutta arredata bene con parque e mobili moderni. Salimmo l’enorme sala a chiocciola e arrivammo al secondo piano-si avete capito bene secondo piano. Mia zia aprì la porta e entrai in una stanza stupenda di quelle che si vedono solo nei film.

Quella stanza aveva davvero di tutto. Rimasi a bocca aperta. I muri erano larghissimi ed erano stati dipinti con un colore chiaro e rilassante, un verde acqua. Il letto era attaccato ad una parete ed era un letto enorme,almeno per quattro persone,con le coperte color lavanda ricamate e la spalliera in legno di faggio con decorazioni incise a mano. Vi era un piccolo palco dove era situato un divanetto bianco con cuscini verdini e al di sopra di esso vi era una grande finestra che dava sulla piscina.

Accanto al piccolo palco ovviamente vi era un’enorme armadio;una scrivania di legno verniciato e degli specchi davvero graziosi a forma di cerchio.

L’unica cosa che mancava era solo il bagno … ah no,c’è anche quello! Una porta mascherata perché dello stesso colore del muro,chiudeva un’altra grande stanza di un celeste chiaro,con vasca a idromassaggio e pluri accessoriata.

Mi avvicinai un po’ incuriosita verso la scrivania e vidi una busta con su scritto da mamma e papà e con accanto un deplian di un campo estivo:Camp rock.

Aprii il biglietto e lo lessi attentamente sul comodo  e gigantesco letto.

Cara Jenny,

ci  dispiace davvero tanto per  ciò  che  è  successo.

Ma  spero che  tu  ci  possa  perdonare  con questo  piccolo  regalo .

E’ un biglietto per  il campo  estivo  più importante di tutta  Los Angeles.

Spero  che  ti  piaccia  un  bacio.

Mamma  e  Papà  J

Scaraventai il biglietto contro il muro e iniziai a piangere. Sfortunatamente mia zia mi sentì e corse a vedere cosa fosse accaduto. Ma senza alcun risultato cercò di farmi ragionare,dicendomi che mi sarei divertita tantissimo lì a quel campo estivo. E così cambiai idea e iniziai quella triste estate in un triste campo estivo,dove non conoscevo nessuno.

   
 
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