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Autore: suni    02/06/2011    4 recensioni
“Buona giornata a voi. Signore... Malfoy,” si congedò, spiccio.
“Potter,” rispose l'altro, allungando la mano di slancio verso di lui.
Harry tese meccanicamente la sua e Draco la strinse con vigore.
Lo fecero d'impulso, senza pensarci, ma per un istante tutt'e due rimasero grottescamente rigidi, guardandosi con una specie di sottile soggezione. Era la prima volta che Draco Malfoy e Harry Potter si stringevano la mano: al tentativo precedente, quando il primo aveva teso la propria l'altro l'aveva rifiutata.
Poi tirarono indietro le braccia con cautela.
“Beh, ciao,” bofonchiò Draco, ed Harry si schiarì la gola.
“Ciao.”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Il trio protagonista, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa fanfiction non tiene conto di tutte le informazioni contenute in interviste, articoli e altre pubblicazioni, perché sono dell'opinione che se io scrivo una fanfic su una saga, tutto quel che non è scritto nella saga non è canon. Inoltre, per ragioni evidenti di trama, non tiene conto neanche dell'epilogo dei Doni della Morte.
Non ho mai scritto praticamente nulla su questi personaggi – particolarmente Malfoy – e non ho alcuna pretesa di dar vita a un racconto credibile e strutturato. Tutto questo è semplicemente un gentile omaggio alla sempre stimatissima sourcreamandonions, con affetto. Spero di rivederti presto.
A tutti gli altri, auguro una buona lettura.



_______________________________________


Harry fece appena in tempo a vederli, giusto un attimo prima d'imboccare il portone della Gringott per uscirne. Fu una vera fortuna, considerato che avrebbe preferito finire in pasto agli Inferius che nelle grinfie di quella torma.
Giornalisti, assiepato tutt'intorno alle scale, occhieggianti in ogni direzione, ansiosi, pronti a scattare. Qualcuno doveva aver spifferato che l'Eroe del mondo magico si era presentato a Diagon Alley, quella mattina, ed erano arrivati in branco, come feroci Giganti.
Harry si appiattì nervosamente capelli sulla fronte, inquieto, e i suoi occhi verdi dardeggiarono per un paio di secondi in direzione dell'uscita, mentre raggiungeva un'unica, inevitabile conclusione.
Doveva proprio smaterializzarsi.



After is before

I. Colazione da Muggles



Non era mai stato facile essere Harry Potter. Continuava a non esserlo a dispetto del fatto che Voldemort fosse ormai soltanto un ricordo, e dunque teoricamente ogni cosa avrebbe dovuto tornare alla normalità. Ma non c'era proprio niente di normale nel comparire sulle copertine dei giornali un giorno sì e l'altro pure da sei mesi, o nell'essere perseguitato da truppe di giornalisti affamati di pettegolezzo o da sedicenti affaristi che lo volevano come testimonial, da streghette desiderose di un'avventura con la star del momento, da fans assatanati disposti a qualunque psicosi per un autografo e da un incontrollabile, fastidiosissimo brusio ad ogni comparsa in un qualunque luogo pubblico.
Prima, almeno, doveva preoccuparsi soltanto di Voldemort e dei Death Eaters. Adesso invece sembrava che il paese intero si fosse votato a un'unica missione: tirarlo scemo.
Per questo, appena sparito dal Ministero, Harry si barricò a Grimmauld Place attivando tutte le protezioni magiche della dimora dei Black, nella ferma e decisa convinzione di non riemergerne per nessuna ragione fino almeno alla settimana successiva. Fosse dipeso da lui, non si sarebbe mosso da lì per almeno due anni, ma probabilmente in quel modo avrebbe ottenuto soltanto l'effetto di far accorrere tutti lì a preoccuparsi per lui. Era odioso.
Voleva soltanto essere lasciato in pace, finalmente.
Kreacher, il tè.”
Sprofondò in poltrona con un sospiro estenuato. Mentre aspettava che l'Elfo adempisse alla sua richiesta, si sfilò di malo modo il mantello, rimuginando cupamente sul fatto che nemmeno nei periodi più bui e disperati della lotta si era mai sentito tanto solo.
Ron sembrava non capire il suo problema. A lui non dispiaceva affatto quell'improvvisa notorietà, e non capiva perché mai dovesse essere considerata solo negativamente. Hermione invece, da quella roccia che era, se ne disinteressava alla grande. Continuava a fare le cose che aveva sempre fatto, come prima, e se qualcuno la intralciava tanto peggio per lui. Ginny era a scuola, beata lei, e la sua massima difficoltà consisteva nell'ascoltare il brusio degli altri studenti al suo passaggio.
Harry era solo.
Completamente solo con i suoi pensieri.
E fu in quel momento, mentre Kreacher gli portava la tazza, che realizzò drammaticamente di non poter rimanere affatto chiuso in casa fino alla settimana successiva: perché quella sera c'era la serata per la celebrazione dei sei mesi dalla caduta dell'Oscuro, appunto, e lui non poteva assolutamente mancare.
Sospirò stancamente, abbandonò la tazza di tè a se stessa e Kreacher alle sue proclamazioni di cieca obbedienza, avviandosi verso la vasca da bagno con una mezza idea di annegarsi.


Merlino, adesso ammazzo qualcuno. Non ne posso più, giuro, non ne posso proprio più.”
Era arrivato da un'ora e mezza, ma gli sembrava ne fossero passate almeno otto. Un'ora e mezza ad ascoltare convenevoli, complimenti, domande sconvenienti, a posare per fotografie insulse con questo e quel personaggio di spicco, a farsi stringere la mano tante volte da rischiare la slogatura del polso – con tutte le simpatiche battute a sfondo sessuale che ne sarebbero seguite – e a ricevere pacche e congratulazioni da perfetti estranei. Dozzine e dozzine di occhi puntati sulla sua cicatrice.
Si era appena rifugiato nell'angolo più invisibile della sala, mezzo nascosto da un'ampia tenda in broccato, pregando ardentemente che nessuno si ricordasse mai più di lui – ed era impossibile, purtroppo. Gli stava venendo da piangere.
Odiava che tutti fossero lì a festeggiarlo ed osannarlo, spesso con ipocrisia, mentre c'era tutto quell'orrore dietro ogni suo gesto. Non dovevano guardarlo come se fosse stato così speciale. E Sirius? Remus? Dumbledore? Snape, Fred, Tonks e tutti gli altri? Possibile che tutta quella gente li avesse già dimenticati? Lui non ci riusciva per un solo istante della giornata, aveva ancora le loro facce davanti agli occhi come se fossero stati lì con lui. E avrebbero dovuto esserci, sarebbe stato giusto così.
Occhieggiò Ron, che conversava con suo padre e Kinglsely Shaklebolt mentre Hermione, accanto a lui, sfoggiava un'espressione compita che però, agli occhi di Harry, risultava falsata dalla vacuità dello sguardo della sua migliore amica. Evidentemente non le importava nulla di essere lì e lui era quasi sicuro che stesse concentrandosi mentalmente su qualche volume che stava studiando.
E faceva solo bene.
Basta,” borbottò. “Non ce la faccio più.”
Potter.”
Era una voce alla sua sinistra. Una voce sorpresa, infastidita e tragicamente nota. Harry non mosse un solo muscolo, continuando a fissare la sala nella sua più riuscita imitazione di un'armatura di Hogwarts.
E stranamente ti stai lamentando,” proseguì la voce, il cui proprietario evidentemente non si stava prendendo la briga di considerare la sua mancanza di reazioni apparenti. Non che Harry si fosse aspettato altro, conoscendolo.
Malfoy.”
Si voltò a guardare l'interlocutore con riluttanza.
Draco era particolarmente pallido, particolarmente magro e particolarmente elegante. Nonostante la postura signorile e rilassata della sua figura, i suoi occhi grigi continuavano a spostarsi lentamente e attentamente lungo la sala, senza trattenersi su di lui.
Stavi parlando da solo, Potter,” insistette, con una certa soddisfazione.
Non si erano più visti, dopo il processo in cui Harry aveva testimoniato a sua favore, contribuendo a farlo rilasciare, non assolto, ma in libertà vigilata. Doveva andare al Ministero a firmare dei documenti una volta alla settimana e la sua abitazione poteva essere sottoposta a perquisizioni liberamente, inoltre non aveva diritto ad usare la bacchetta magica per un certo tempo, diceva la sentenza. Era successo quattro mesi prima e lui non ricordava nemmeno più bene come fosse andata. Non se lo volevo ricordare, non gli riusciva di pensarci; non riusciva a pensare a un sacco di cose del periodo prima della fine della guerra e le settimane immediatamente successive: una erano le aule di tribunale, le voci che rimbombavano contro i muri, i singhiozzi delle mogli e dei figli dei maghi che venivano condannati. Colpevoli, ma pur sempre uomini. Non si ricordava nemmeno bene il processo dei Malfoy. Era presente e aveva testimoniato, ma non conservava immagini precise di quella giornata. Aveva solo un vago ricordo del giudizio a Lucius, lui era seduto e stringeva i pugni, e quando si era alzato per raggiungere il banco dei testimoni gli tremavano le ginocchia. Non l'aveva nemmeno guardato, mentre parlava, intravedeva la lunga chioma bionda dell'uomo da qualche parte all'estremità del suo campo visivo, ma aveva rifiutato d'osservarlo. A quanto ne sapeva lui, comunque, Draco Malfoy se l'era svignata in una tenuta in campagna della sua famiglia, indisegnabile, e secondo Harry aveva anche fatto bene. Almeno, lui non doveva sopportare quel troiaio.
E' quello che fanno i disadattati, sai,” rispose d'impulso, sistemando nervosamente il mantello piegato sul suo avambraccio.
Se non altro adesso ne sei consapevole,” concesse Draco, storcendo le labbra.
Sì, già,” borbottò Harry a disagio. Pensò rapidamente a qualcosa da dire, e si chiese anche perché mai Malfoy fosse venuto lì nell'angolo a dar noia a lui, anziché pavoneggiarsi davanti alla gente che contava. Nonostante la condanna di Lucius, gli restavano un bel po' di grana e di proprietà di cui vantarsi. “Comunque ti, mh, trovo bene,” buttò lì, vago.
Draco si limitò a fissarlo con aperto scetticismo, distendendo la fronte. Harry si chiese se la reazione fosse dovuta al suo patetico tentativo di dialogo amichevole o al fatto che, effettivamente, Draco al momento fosse davvero troppo pallido e troppo magro per poter avere una bella cera.
Sì, ehn, segui una dieta particolare?” continuò disperatamente, cominciando a sperare che comparisse un giornalista, o qualche impiegato del Ministero che doveva assolutamente accompagnarlo dal suo superiore per sottoporgli un progetto del loro ufficio al quale sarebbe stato in-te-res-sa-tis-si-mo.
Potter, cosa stai dicendo?” chiese Draco, glaciale.
Non lo so, veramente,” ammise lui scrollando le spalle. “Immagino di aver tentato di fare conversazione.”
Non sta funzionando,” osservò Draco, sistemandosi il colletto dell'abito.
L'ho notato,” confermò Harry, depresso. “Ma, ecco, tu sei venuto qui, e io ho pensato...”
Non ti avevo nemmeno visto quando mi sono...spostato qua nell'angolo. Perciò puoi anche continuare a tacere, o a parlare da solo come stavi facendo.”
Draco siglò quell'affermazione con un cenno minimo e secco della mano chiara. Harry lo guardò spiazzato, scompigliandosi nervosamente i capelli, poi annuì perplesso.
Va bene, allora io...vado avanti,” balbettò confuso.
Eri arrivato a non ce la faccio più, Potter.”
Ah.”
Rimase immobile a fissare la sala, o meglio il vuoto, senza più aprire bocca. Comunque era questione di minuti prima che qualcuno lo cercasse. E poi c'era ancora il discorso della autorità, durante il quale sicuramente gli sarebbe toccato prendere la parola. Ed Harry era un disastro a parlare in pubblico. Gli partiva la voce e non era capace a mettere in fila neanche più le lettere dell'alfabeto.
Allora, Potter?”
Draco lo stava fissando, quasi spazientito.
Eh?”
Non stavi andando avanti col tuo affascinante soliloquio?”
Quella domanda lo punse sul vivo, tanto che raddrizzò la testa d'impulso, rabbioso, stringendo leggermente i pugni lungo i fianchi. Non se ne rese conto, ma Draco indietreggiò impercettibilmente.
Ma insomma, Malfoy, a te che te ne frega?” chiese, legittimamente.
Lo Slytherin fece spallucce.
Mi sto annoiando. Questa serata è una schifezza, hai fatto arrestare metà della gente di classe e l'altra metà è emigrata altrove, o troppo schifata per venire qui,” spiegò lentamente, altero.
E tu, allora?” ribatté Harry, infastidito.
Io dovevo per forza presentarmi, dal momento che tu hai convinto la gente che ti ho aiutato contro l'Oscuro. Tra parentesi, è del tutto falso,” osservò Draco, freddo.
Harry sbuffò, ignorandolo.
Comunque ho visto la Parkinson, e anche Zabini e Nott,” gli fece notare.
Grazie, li riconosco da solo,” lo zittì Draco. “Allora?”
Harry lo scrutò stizzito.
Ma alla fine, poi, era meglio starsene nascosto in un angolo con il suo vecchio rivale scolastico piuttosto che lì in mezzo alla fossa dei leoni.
Non ce la faccio più. Sono stanco di essere guardato come se avessi due teste, e di dover leggere sui quotidiani anche quante volte vado al cesso. Vorrei solo che tornasse tutto normale. No...”
Normale?” ripeté Malfoy atono, interrompendolo.
Normale, sì. Come quando non sei nessuno e la gente non ti fissa la fronte.”
Quando è stata l'ultima volta che per te tutto è stato normale?”
La domanda di Draco lo lasciò basito, con la bocca semiaperta e lo sguardo vacuo.
Beh...”
Non sforzarti troppo, Potter, potrebbe esserti fatale.”
Harry fulminò il coetaneo con un'occhiata risentita.
Non è questo il punto,” sentenziò.
Non è colpa mia se ti esprimi come un troll.”
Malfoy... Che cosa vuoi?”
Una poltrona, o tornarmene a casa.”
...Da me?”
Che tu sparisca per sempre, ma se non è stato possibile finora...”
E allora perché mi stai parlando?”
Credevo di avertelo detto in maniera sufficientemente elementare. Mi annoio.”
Malfoy!”
Draco lo osservò interrogativo.
Harry sbuffò rabbiosamente.
Se davvero vuoi che sparisca, non faresti meglio a far finta che io non esista, e tra l'altro sarebbe una piacevole novità, anziché stare qua a punzecchiarmi?” sbottò irritato.
Infatti non intendevo avvicinarti.”
Oh, certo.”
Draco s'inalberò, rigido.
Senti, io mi sono solo nascosto dietro una ten...”
Harry sgranò gli occhi nel momento stesso in cui Draco, facendo altrettanto, s'interrompeva e impallidiva ulteriormente. Lo scrutò allibito.
Cosa? Tu?”
No...n... E tu, allora?” lo rimbeccò Draco, dominando l'imbarazzo.
Io te l'ho appena spiegato! Seriamente, Malfoy, perché mai tu staresti nascondendoti?”
Lo Slytherin emise un sospiro rassegnato.
Davvero, Potter, non so più come dirtelo. Mi sto annoiando. Questa gente mi tedia.”
E staresti qui nascosto anziché farlo notare a tutti quanti?”
Fammici pensare... Sì.”
Harry storse il naso, scettico, prima di sistemarsi meglio gli occhiali. Stava per protestare di non essere affatto convinto, quando sentì risuonare il proprio nome nel salone. Il discorso, per Godric.
Ti chiamano, Eroe,” gli fece notare Draco, maligno.
Vaffanculo, Malfoy.”
Si stropicciò un altro po' i capelli, già sufficientemente terremotati, prima di uscire allo scoperto rassegnato, senza più voltarsi indietro.


...In ogni caso, Harry, dovresti darti una regolata.”
Hermione lo guardava un po' severamente, benevola, al di sopra della tazza di tè. Lui si arrotolò la manica impacciato, con uno sbuffo. Lì alla Testa di Porco si sentiva abbastanza al sicuro dai curiosi, perché non era un posto dove ci fosse un gran passaggio di gente, ma non si poteva mai sapere. L'ansia non lo mollava.
Ma senti...”
Dico sul serio. Devi mangiare meglio, e dormire di più. Hai certe occhiaie... io davvero ultimamente non ti capisco. E Ginny mi ha detto che non le scrivi.”
E cosa vuoi che le dica! Oggi sono sfuggito al seicentotrentesimo agguato di un reporter?” protestò lui, esasperato.
Non usare quel tono con me,” ribatté l'amica, aggrottando la fronte. “Forse potresti andare in vacanza. Ti rilasseresti, anche se a mio avviso faresti meglio a deciderti ed accettare uno dei, fammi ricordare, ventisette lavori che ti hanno...” proseguì implacabile.
Ne abbiamo già parlato,” le ricordò Harry più mite, sporgendosi leggermente in avanti. “E' solo che vorrei passare un po' di tempo in pace.”
Va bene, ma allora fai qualcosa di piacevole,” osservò la maga, pratica, prima di gettare l'occhio all'orologio. “Devo andare, Ron mi sta aspettando. Harry, promettimi che...”
...Andrò a dormire più presto la sera.”
E...”
...Mangerò meglio. Va bene.”
Hermione gli sorrise, affezionata.
Va bene. Ci sentiamo al camino.”
Ciao,” salutò lui, agitando una mano.
Rimase a guardarla allontanarsi frettolosamente, con la chioma scompigliata illuminata dai bagliori del sole. Sospirò tra sé, pronto a scattare per pagare il conto e fuggire via se qualcuno l'avesse notato, quando intravide una sagoma ben nota fare il suo ingresso nel locale insieme a qualcun altro.
Hermione era appena andata via, ed Harry ricordava benissimo quanto l'avesse rimproverato della sua ripetitività nello spiare Malfoy, al sesto anno, ma alla fine era venuto fuori che non aveva avuto poi tutti i torti. Perciò rimase lì seduto, appiattendosi leggermente sul tavolo, mentre il Pureblood e il suo accompagnatore prendevano posto. In fondo, vedere il rampollo più snob della società magica in quel locale da due soldi era piuttosto insolito.
L'uomo che stava lì con Draco Malfoy era un ometto di mezz'età con occhialetti dorati e abiti anonimi, da impiegato. Sembrava il perfetto ritratto di un burocrate.
Mentre conversavano Harry rimase a guardarli, anche se non poteva minimamente capire di cosa parlavano. Li osservò ordinando un altro tè, poi un terzo, una burrobirra, un'altra e per finire pure una mirtograppa. Sembravano avere un sacco di cose di cui discutere, Malfoy era nervoso, brusco e accigliato. Pallido quanto la settimana prima, alla serata del Ministero.
Quando li vide alzarsi si precipitò fuori al loro seguito, lasciando una sostanziosa manata di galeoni sul tavolino. Scattò fuori giusto in tempo per vederli salutarsi stringendosi la mano e prendere ciascuno una direzione diversa.
Malfoy! Ehi! Draco!”
L'interpellato si voltò indietro di scatto, allarmato, poi aggrottò la fronte nel riconoscerlo.
Potter,” esordì, senza alcun entusiasmo. “Cosa ci fai tu qui?”
Harry frenò bruscamente, interdetto.
Ero nella Testa... Tu, piuttosto. Ti credevo tornato al tuo maniero di campagna.”
Devo sbrigare degli affari.”
Alla Testa di Porco?” fece Harry, scettico.
Draco lo guardò con sospetto.
Potter, mi stai ancora spiando?”
No!” esclamò lui, con foga. “Ero solo lì seduto, e ti ho visto entrare...”
Draco allargò gli occhi.
Entrare? Due ore fa? E saresti rimasto lì da solo per due, uscendo casualmente in contemporanea a me...?” soffiò, sdegnoso.
No, aspetta, stai travisando la situaz...” si difese Harry.
L'altro incrociò le braccia al petto.
Ah sì?” ribatté gelido. “E quale sarebbe?”
Harry socchiuse le labbra, smarrito.
...Ero curioso.”
Draco sgranò gli occhi.
Come, prego?”
Harry fece spallucce.
Non so, mi ha stupito vederti lì, e così mi sono chiesto cosa ci facessi, e non avevo niente da fare.”
Draco lo squadrò ostile, arricciando le labbra.
Questo si chiama spiare.”
No,” insistette Harry, caparbio. Non aveva cercato di spiarlo, realizzò in quel momento, aveva solo aspettato che uscisse per chiedere direttamente a lui cosa ci facesse lì. Era sostanzialmente del tutto diverso.
Poi si accigliò. Era tutto diverso, perché lui era diverso. Non era più un bambinetto. Aveva guardato nell'abisso e affrontato l'uomo nero, e l'aveva anche sconfitto. Aveva imparato cose che avrebbe preferito non sapere, e altre estremamente utili. Non si sentiva nemmeno un po' meno inadeguato di prima, ma sapeva di essere un individuo cresciuto.
Anche se fosse, sarebbe legittimo, non credi?” osservò duro.
Draco storse il viso in una smorfia, sciogliendo le braccia lungo i fianchi.
Sai che, Potter? Questa volta ti ci mando io, a fare in culo.”
Si voltò elegantemente indietro per allontanarsi lungo la strada, ignorandolo.
Harry ne fu preso in contropiede, fisso per un istante la sua schiena, considerando di aver rimestato un argomento delicato, sbuffò sentendosi vagamente e stupidamente in torto, quindi scrollò le spalle e lo seguì.
Non mi sembra il caso di prendersela. Io non mi sono veramente arrabbiato, l'altra sera,” osservò, raggiungendolo.
Bravo. Perché tu sei l'Eroe.”
Piantala.”
Perché mi stai seguendo, Potter?”
La domanda poteva avere una sua logica, ma Harry deliberò d'ignorarla. In fondo, non aveva fatto niente di male.
Perché mi hai frainteso, e...”
Oh, per Salazar!” sbottò Draco, voltandosi verso di lui. “Veramente, dopo che ci siamo massacrati a vicenda per anni, te ne frega qualcosa che io ti fraintenda? Dopo il naso rotto e il sectumsempra e tutto il resto? Potter, ma allora sei veramente un coglione!”
Shhh...” sibilò Harry, consapevole che quella piazzata stava attirando un po' troppo l'attenzione. Draco dovette rendersene conto a sua volta, perché tacque di botto e si guardò intorno con circospezione.
E' vero, non importa se mi fraintendi. E poi, almeno ci sarà qualcuno che non mi considera lo splendido Harry Potter,” ammise il Gryffndor, scrollando il busto.
Sta' tranquillo, non sono l'unico,” brontolò Draco sarcastico. “Vittimista del cazzo.”
Già. Beh, ciao, allora,” concluse Harry, facendo per voltarsi.
...E adesso dove staresti andando?” fece Draco, perplesso.
Harry si raddrizzò gli occhiali sul naso.
A casa,” rispose semplicemente. “Prima che un giornalista mi aggredisca.”
Draco annuì.
Fa' attenzione, mi hanno detto che sono più pericolosi dei dorsorugosi,” suggerì canzonatorio.
Harry gli sorrise, a mo' di congedo.
Imbecille,” sentì mormorare con rassegnazione, smaterializzandosi.


Naturalmente, in quello stato di cose, quando Harry era stufo marcio di starsene chiuso in casa con una serie di ritratti aggressivi degli antenati del suo padrino e un Elfo psicolabile, si trovava costretto a vagabondare per la Londra Muggle, che era assai più sicura di quella magica per un Eroe che non volesse essere riconosciuto come tale.
Ad Harry piaceva andare in giro per Londra senza meta, vagabondare tra i passanti senza attirare l'attenzione di nessuno e comportarsi come una persona comunissima. Gli dava una sensazione quasi inebriante di leggerezza, tanto che persino le facce dei suoi morti sparivano per un po' e si dimenticava di essere quello che aveva salvato il mondo, diventando soltanto, finalmente, Harry.
Quel che preferiva era trascinarsi fino a Notting Hill, vagabondare per Portobello Road e tutto il quartiere intorno, percorrere le viuzze, attraversare i parchi. Ogni tanto saltava su un autobus a caso e scendeva dopo qualche fermata. Era molto più rilassante del Nottetempo, e poi spesso non pagava nemmeno il biglietto.
Si fermava sovente in un piccolo bar, proprio accanto al mercato, e chiacchierava un po' con la cameriera, una ragazza un po' più vecchia di lui che si chiamava Carol e sembrava considerarlo un tipo assolutamente anonimo; poi percorreva tutta la via di Portobello e scendeva giù verso i Kensigton Gardens. Poteva passare anche la giornata intera lì seduto sulla panchina, o lungo le rive del lago, senza fare niente di particolare. Sorrideva ai passanti, stava seduto a godersi l'ozio, a volte giocava a pallone coi ragazzini e finiva regolarmente per farsi dare della schiappa. Per uno che veniva applaudito ogni volta che si avvicinava a un campo da Quidditch, prima ancora di aver iniziato la partita, era favoloso.
Lì riusciva sempre a trovare un angoletto nascosto in cui smaterializzarsi, o se non aveva fretta, e voleva ancora andare in giro, prendeva un altro autobus per tornare verso casa.
Era abituato così.
I Kensington Gardens erano sì un luogo particolare, in cui vivevano ancora alcune fate, ed i dintorni erano abitati da qualche mago; ma Harry non ne aveva mai incontrato nessuno, e confidava che avrebbe continuato ad essere così in eterno.
In ogni modo, non si aspettava di certo di trovarci quel mago in particolare.
Era statisticamente impossibile, pensò quel martedì mattina, con la brioche della colazione in mano e un'aranciata nell'altra, osservando vacuo Draco Malfoy che, lui, guardava assorto la statua di Peter Pan come se stesse studiandone precisamente le fattezze. Londra era una città enorme, in cui era praticamente impossibile incontrare per caso gli amici più intimi, figurarsi uno che nemmeno ci viveva. Sembrava una barzelletta, ma non faceva ridere.
Fu estremamente tentato di girarsi discretamente indietro e andare a consumare la sua colazione altrove – tipo nascosto in un cespuglio, all'altro capo del parco-, invece in quella Malfoy spostò lo sguardo e lo riconobbe, accigliandosi. Ad Harry non restò altro che sventolare mogio la sua brioche a mo' di saluto.
Malfoy sembrava ancora meno contento del solito di vederlo, e al Gryffndor non fu difficile capire perché: l'aveva appena beccato in piena Londra Muggle, vestito come un comune individuo Muggle – un comune individuo Muggle e pieno di soldi, con un cappotto che costava sicuramente più di tutti i vestiti che Harry possedeva messi insieme, ma comunque – a guardare la statua del personaggio di un racconto Muggle.
Comunque fosse, il Pureblood marciò quasi subito verso di lui, ostile.
Tu mi stai pedinando,” affermò in un sibilo.
Harry sgranò gli occhi, allibito.
Non essere paranoico, Malfoy. Io vengo qui tutte le settimane,” si difese, onesto.
Non venire a parlare a me di paranoici, Potter,” ribatté seccamente Draco. “Vuoi farmi credere che sarebbe una coincidenza?” aggiunse sarcastico.
Non sarebbe, è,” ribadì Harry, cui sfuggì suo malgrado un sorriso.
Draco lo studiò penetrante, socchiudendo le palpebre sugli occhi grigi. La cristallina onestà del viso di Harry, che d'altra parte era in assoluta buona fede, dovette fargli almeno accettare l'idea che si potesse trattare davvero di un caso. Ancora diffidente, scrutò le sue mani occupate.
Cos'è quella roba?”
La mia colazione. Brioche e aranciata. Vengo spesso a mangiare qui.”
Dammene metà.”
Harry spalancò gli occhi esterrefatto, prima di storcere il naso.
Si chiede per favore, Malfoy.”
Dammene metà lo stesso.”
Harry ridacchiò incredulo.
Scordatelo, e comunque è roba Muggle. Potrebbe ucciderti.”
Le brioche le facciamo anche noi.”
Lo stesso no, se non me lo chiedi per favore.”
Potter.”
Malfoy?”
Potter, mi dai metà di quella colazione?”
Harry sospirò, scrollando la testa.
Almeno l'hai chiesto. E va bene, dai, sediamoci,” acconsentì, facendo buon viso a cattivo gioco.
Cosa? Non ho mai detto di voler mangiare la mia metà insieme a te,” protestò Draco.
Harry lo scrutò minaccioso. Questa volta, il suo leggero ritrarsi fu visibile.
Allora vai a comprarti da mangiare.”
Non ho i loro soldi,” obiettò Draco, disgustato.
Harry sospirò rumorosamente.
Io mi siedo,” stabilì, avviandosi verso una panchina.
Quando ebbe preso posto, di faccia al sole, Draco era immobile dove l'aveva lasciato. Un paio di secondi dopo, però, eccolo dirigersi verso di lui e venire a sedersi nell'angolo più lontano della panchina.
La mia metà, Potter.”
Oooh,” bofonchiò lui, stracciando via la carta e spezzando in due il cornetto. “Tieni, sanguisuga.”
Non prenderti certe confidenze.”
Sta' zitto e mangia, Malfoy.”
Draco sembrò piuttosto risentito, ma non rispose e diede un morso alla brioche, esattamente in contemporanea a lui.
Ehi,” osservò Harry, con un sorriso. “Chi l'avrebbe mai detto, io e te che dividiamo la colazione.”
Draco lo guardò con spregio.
Era il genere di commento idiota che mi aspettavo da un Gryffindor. Sto solo approfittando del tuo pasto, noi non dividiamo proprio nulla.”
Intanto la mia roba la mangi!” commentò Harry, ridacchiando. E poi, rifacendosi serio: “Noi ci siamo salvati la vita a vicenda, però.”
Io non ho mai fatto assolutamente niente del genere, e ci terrei che tu non mi ricordassi più che mi hai salvato,” obiettò Draco glaciale.
Harry lo guardò gravemente, bevendo un sorso di aranciata.
Malfoy,” disse lentamente, “tu mi avevi riconosciuto. Ci avevi riconosciuti tutti e tre.”
Draco aggrottò la fronte, guardando fisso davanti a sé. Aveva le labbra serrate strette, la mascella contratta.
Non me lo ricordo. Non stavo molto bene.”
Malfoy.”
Non ero sicuro che foste voi.”
Malfoy.”
Piantala di ripeterlo, finirai per sciuparlo.”
Harry socchiuse le labbra per replicare piccato, ma finì per reprimere un sorriso. Sua grazia Lord Malfoy aveva appena inghiottito un quarto di brioche in un solo, enorme boccone.
Ma è la verità,” aggiunse poi, deciso.
La verità?” ribatté Draco velenoso. “La vuoi sapere la verità, Potter? La verità è che su quella maledetta torre ho capito di essere troppo vigliacco per poter diventare responsabile della morte di qualcuno. La verità è che quando vi ho visti in casa mia me la sono fatta sotto all'idea che una mia semplice parola avrebbe spezzato tre vite,” soffiò con malevolenza. “Anche se si trattava solo delle vostre.”
Harry rimase silenzioso, guardando la sua aranciata. Draco respirò un paio di volte rumorosamente, prima di battersi una mano sulla gamba.
E' questa la verità, Potter. Io non sono un eroe. Quello sei tu, non fare confusione,” aggiunse aggressivo. “Buona giornata,” concluse, alzandosi per andarsene.
Non è mica una cosa brutta,” mormorò Harry, amaro. “Non voler uccidere.”
Draco si voltò di scatto. Gli si erano rosate vagamente le guance, certo per la collera.
Allora non capisci veramente un cazzo. Non è per qualche nobile sentimento idealista che l'ho fatto. Era solo per me. Perché io avevo paura. E poi tu ti sei buttato nelle fiamme per salvarmi e...e vaffanculo di nuovo, Potter! Per quel che valeva, poi!”
Per quel che valeva? Sei ancora vivo, no?” replicò Harry, punto sul vivo.
Oh, sì, grazie. Se non altro.”
Il tono indifferente di Draco lo ferì. Lui aveva fatto del suo meglio per salvare tutti quelli che poteva, e non è che avesse mai desiderato ricoprire quel ruolo. Purtroppo tante persone erano morte comunque, ma gli dispiaceva l'idea che almeno quelle che aveva potuto aiutare disprezzassero quella fortuna, se non altro in memoria di chi invece non ce l'aveva fatta.
D'accordo. Ho capito. La prossima volta ti lascerò lì. Chissà, magari in quel momento avrei potuto essere con Fred Weasley,” bisbigliò amareggiato.
Lo sentì salire dallo stomaco, mentre Draco lo guardava interdetto. Seppe esattamente quando la sua mano stava per iniziare a tremare e posò bruscamente l'aranciata accanto a sé, sulla panchina. Aveva voglia di vomitare e sentiva quella cosa chiudergli la gola.
Ehi, Potter?”
Scosse la testa, come per scacciarlo.
Non abbiamo altro da dirci,” soffiò fuori con un alito di voce.
Draco corrugò la fronte, certo perché lui doveva essere diventato bianco e tremante, ma fece un passo indietro.
Va bene.”
Harry aspettò che si fosse allontanato con gli occhi chiusi, prima di raccogliere le ginocchia e appoggiarvi il viso, cercando di respirare profondamente, senza riuscire nemmeno a deglutire. Non aveva mai voluto essere un eroe. Non aveva mai voluto la responsabilità di tutte quelle vite e tutte quelle morti.
Ma, a differenza di Malfoy, lui non aveva mai potuto scegliere di essere vigliacco.


A Harry piaceva quando lui e Ron cenavano da soli a Grimmauld Place. La fama e tutte le altre cose sparivano, lasciando lì nel salotto soltanto due vecchi amici che ne avevano passate tante e che per buona parte del tempo parlavano di Quidditch, o della buffa e variegata clientela dei Tiri Vispi.
Ron portava sempre il dolce, e si sedevano in poltrona a masticare allegramente finché l'intera torta, o qualunque cosa fosse, spariva. Quella sera si trattava di un dolce al cioccolato che fondeva un po', lasciando dita e labbra piacevolmente marroni e impastate.
L'ha fatto Molly?” chiese Harry, ammirato.
Nah,” rispose Ron, succhiandosi un polpastrello. “L'ho preso a Diagon Alley dopo aver chiuso il negozio.”
E' ottimo,” aggiunse lui, servendosi un'altra porzione. “E come...sta George?”
Esitò prima di porre quella domanda. Lo chiedeva spesso, ma a malincuore. Perché ovviamente George non poteva stare bene. Aveva perso il gemello da pochi mesi e tutti erano già stupiti che fosse sopravvissuto al colpo. Harry non aveva mai pensato che potesse succedere qualcosa a quei due. Non aveva mai voluto che niente di male succedesse a due persone tanto luminose, voleva bene ai gemelli Weasley. Lo stato di George lo deprimeva.
Quella sera, invece, Ron lo sorprese con un accenno di sorriso.
Oggi è stato per più di due ore in negozio!” annunciò con entusiasmo. “Mi ha aiutato a sistemare gli ordini per Natale, e pen...”
Ron si era interrotto per voltarsi a guardare la finestra, con un cenno del capo, ed Harry fece altrettanto nell'udire un frullio d'ali.
Non aveva mai visto prima quel gufo. Era un esemplare maestoso e molto bello di Reale, dal piumaggio folto e il becco aguzzo. Sbatteva le ali contro la finestra chiusa con quella che sembrava indignazione, e quando Harry si avvicinò e si affrettò ad aprire l'animale tentò di beccarlo.
Ehi!” protestò, ritraendo la mano.
Ron ridacchiò divertito.
Ed ecco il grande Harry Potter confrontarsi con il temibile gufo di...di chi è?”
E che no so i...ahio!” sbottò lui, sfuggendo un'altra beccata mentre cercava di recuperare la lettera e poi prendendosi in pieno la terza.
Non sembri essergli molto simpatico, amico,” constatò Ron con una sghignazzata.
E allora potrebbe lasciarmi la lettera e andarsene invece di...ma insomma, uffa,” brontolò Harry stizzito, mentre il gufo continuava a sottrarsi alla sua presa e tentare di beccarlo.
Sembra che si diverta così,” aggiunse Ron, che pareva continuare a trovare il tutto molto comico.
Grazie dell'aiuto,” sibilò Harry, prendendosi un'altra beccata. Poi, finalmente, il rapace sembrò decidersi a collaborare e si depositò sul trespolo dirimpetto alla finestra con magnificenza.
Oh, finalmente,” borbottò Harry, recuperando la busta che gli veniva recapitata.
Harry Potter, 12 Grimmauld Place, Londra, scriveva una mano dalla grafia sottile ed elegante, che a lui non sembrava di riconoscere. Aprì la busta, per trovarci dentro solo un biglietto minimalista.

Potter,
Ci vediamo domattina al parco.
Draco

La sua faccia dovette sembrare così allibita, e in certo senso sconvolta, che Ron raddrizzò la schiena e si sporse leggermente in avanti.
Tutto bene, Harry?” domandò circospetto.
Harry fissò la lettera ancora per qualche secondo, incredulo. Draco Malfoy gli aveva mandato un gufo, a quanto pareva – e già questo di per sé, a raccontarlo, sarebbe sembrato demenziale. Per giunta, nella lettera recapitata da detto gufo, gli chiedeva di incontrarlo l'indomani. Sì, tecnicamente non lo chiedeva e quello sembrava più un ordine tassativo, ma per sempre di richiesta si trattava.
Scrollò la testa, tornando a guardare l'amico.
Certo. Niente di speciale, sai, altre scocciature dal Ministero,” tagliò corto. Non aveva affatto parlato con Ron, e nemmeno con Hermione, dei suoi casuali incontri con Malfoy, perché non ne valeva la pena. Figurarsi se andava a parlargli del successivo, che a quel punto non sarebbe poi nemmeno stato tanto casuale. Senza contare che probabilmente non ci sarebbe nemmeno andato, l'indomani, ai Kensington.
Ron scrollò la testa, lontano anni luce da quei pensieri.
Non capisco perché tu lo prenda così male,” commentò, riprendendo a mangiare. “In fondo...”
Venne interrotto dallo stridio risentito del gufo, che tentò di nuovo di attaccarlo.
Ma che... Ehi! Oh, va bene, va bene!”
Ma che gufi stanno usando al Ministero..?” borbottò Ron, perplesso, mentre Harry si affrettava a voltare il biglietto e cercare una penna d'oca, per rispondere prima che quell'indisponente volatile tentasse di porre fine ai suoi giorni. Non poteva che trattarsi del gufo di Malfoy, a ben pensarci.

Non so se posso venire.
Comunque, simpatico uccello.
Harry.

Contemplò per un secondo il biglietto, assorto. Dopotutto, non era tenuto a fare proprio niente di quel che diceva Malfoy. Era molto strano che lo volesse vedere, e da un lato lo incuriosiva, ma ci avrebbe pensato l'indomani. Il gufo riprese a protestare per l'attesa e lui fu ben felice di congedarlo il più in fretta possibile, prima di tornare verso la poltrona – e la torta di Ron.
Dicevi?” bofonchiò, sedendosi.
Ah, sì. Dicevo che in fondo la gente vuole solo dimostrarti riconoscenza. Non dovresti...”
Ron, non è la riconoscenza il problema, “lo interruppe lui, e non era vero. “Il problema è tutto questo gran polverone. Mi...mi...”
Perché non ti limiti a godertelo? In fondo te lo meriti.”
Harry lo guardò vacuo, senza convinzione.
Non più di altri che non...sono qui a prendere gli applausi.”
Ron si rabbuiò, poggiando i gomiti sulle gambe.
Guarda che anche io ci penso,” brontolò, con una smorfia. “Lo sai.”
Certo che lo sapeva. Ron aveva perso un fratello, in quella guerra. Non era facile nemmeno per lui, che aveva cercato di far fronte al dolore per la sua famiglia: stava lavorando al negozio al posto di Fred, si occupava di George come poteva e cercava di non farlo pesare a nessuno. Dopotutto, l'incubo era finito e non restava che raccogliere i cocci e ricominciare in modo migliore: era molto nella personalità di Ron, di una bella semplicità concreta. A Harry quella visione faceva bene, riusciva a riequilibrare in parte la sua angoscia.
Sì. Mi dispiace. Non volevo dire che...” si affrettò a correggersi.
Ma non è questo il punto, amico. Sai, ne ho parlato anche con Hermione, e...”
Di me?”
Ron lo guardò stralunato.
Che c'è di strano?” ribatté. “Pensiamo che forse dovresti prenderti una bella vacanza. Andare da qualche parte per un bel viaggetto, e...”
Harry sospirò. Certo, l'idea era allettante. Sparire dalla circolazione per un po', liberarsi del codazzo di ammiratori e di tutto il resto, come quando andava in giro per Londra. Ma già immaginava le facce di Kingsley e degli altri.
Ci penserò,” rispose.
Ron non insistette oltre, annuendo.
Harry si allungò contro lo schienale della poltrona, satollo.
Sai che Malfoy è a Londra?” esordì, vago. “L'ho intravisto la sera delle celebrazioni.”
Ron storse il naso con disgusto.
Poteva anche rimanersene a casa,” borbottò aggressivo. “Non sentivamo la sua mancanza.”
Harry ridacchiò, prima di raddrizzare la testa.
Beh, quella volta al Manor ci ha aiutati.”
Aiutati?” ripeté Ron, arrossendo intorno alle orecchie. “Quel cagasotto si è preso paura, ecco cosa!”
Harry strinse le labbra, pensoso. Era la stessa cosa che aveva detto Malfoy stesso. Forse non c'era davvero altro da capire.


Il cielo minacciava pioggia, ma Harry stazionava ugualmente davanti alla statua di Peter Pan con un bicchiere di caffè da asporto e un panino. Erano le undici, più o meno la stessa ora del suo incontro con Draco Malfoy di tre giorni prima, ma del Pureblood non c'erano ancora tracce. Magari non sarebbe nemmeno arrivato.
Alla fine si era detto che, dopotutto, le possibilità che sarebbe andato comunque ai giardini quel giorno erano alte, quindi ci era tornato. Era uscito di buona mattina, ficcandosi nella tasca interna dell'eskimo il Cavillo, l'unico giornale che parlasse poco di lui, per leggerla al parco nel caso in cui Malfoy non si fosse visto, e si era fermato al solito bar per prendersi la colazione.
Lo vide da lontano, mentre percorreva la riva del Serpentine nella sua direzione. Indossava un cappotto nero e aveva una sciarpa verde intorno al collo, si muoveva quasi a scatti. Quando gli arrivò più vicino Harry mosse una mano, non tanto in saluto quanto per farsi individuare. Malfoy rallentò il passò per qualche secondo, poi si diresse verso di lui.
Potter,” esordì raggiungendolo, con voce strascicata, “sono lusingato che tu sia riuscito a trovare del tempo nella tua fittissima agenda.”
Harry gli lanciò un'occhiataccia.
Ciao, Malfoy,” rispose laconico. “Ho portato un panino,” aggiunse, mostrando il pacchetto.
Non ho fame,” replicò l'altro, sostenuto. “Quello?” aggiunse, indicando col capo il suo bicchiere.
Caffè.”
Mi va.”
Harry sospirò rumorosamente, guardandosi intorno. Le panchine erano tutte occupate.
Ci sediamo nel prato?” propose.
Draco lo guardò come fosse stato sterco attaccato alla suola della sua scarpa.
Come non detto...” mormorò Harry, incamminandosi per cercare un posto libero un po' più in là.
Non c'è bisogno che ci sediamo. Sarò sintetico,” osservò Malfoy, sfilandogli di mano il caffè.
Ehi!”
Lo Slytherin fece spallucce, bevendo un sorso.
Mi serve un garante per un contratto di vendita.”
Harry lo osservò a bocca aperta, sbalordito.
Eh?”
Draco sospirò.
Ho bisogno di qualcuno che garantisca per me per un contratto di vendita, per le credenziali e cose del genere. Una semplice bagatella burocratica che non starò a spiegarti adesso.”
Harry continuò ad osservarlo con aria ugualmente rarefatta, senza riuscire a capacitarsi del fatto.
E lo stai chiedendo a me?” rispose, senza riuscire a frenare del tutto un risolino di stupore.
Draco aggrottò la fronte.
E allora?” commentò asciutto.
Harry rise più apertamente.
Perché a me?”
Draco s'incupì, infastidito.
Tu proprio non li leggi i giornali,” mormorò.
No!” confermò Harry con foga. “Parlano sempre di me!” aggiunse candido. “Cos'è che vuoi vendere?”
Draco incassò leggermente la testa tra le spalle, fissando distrattamente la statua.
Il Manor.”
La mandibola di Harry precipitò verso il basso.
Il... Malfoy Manor, vuoi dire? Casa tua? Cosa? Perché?” sbottò, disorientato.
Malfoy scosse la testa.
Harry sgranò leggermente gli occhi. Aveva supposto che Malfoy se la cavasse bene, ma forse dopo l'arresto del padre e tutto il resto si trovava in difficoltà.
Sei...cioè, ti servono..?” balbettò.
Non ho bisogno di soldi!” soffiò Malfoy adirato, guardandolo con sprezzo. “Come ti viene anche solo in mente...?”
E che ne so!” lo placò Harry, sollevando le mani. “Ma allora perché?”
Questi non sono fatti tuoi, Potter,” scandì lo Slytherin altero. “Tu dovresti unicamente firmare dei documenti che attestano la regolarità dell'atto di vendita.”
Perché io?” ribadì Harry, sospettoso. “Potevi chiederlo alla Parkinson o a uno qualunque dei tuoi amichet...”
Perché la tua garanzia vale oro, no?” replicò Malfoy, ripassandogli il bicchiere svuotato a metà.
Harry ristette, pensoso. Non ci credeva nemmeno un po', a quella storia. Era vero che la sua parola, al momento, pesava più di qualunque altra, ma una semplice firma di Pansy o di Gregory avrebbero fatto comunque l'affare, e lui non riusciva a indovinare una sola ragione per cui Malfoy avrebbe dovuto abbassarsi a rivolgersi a lui, quando sarebbe bastato domandarlo ai suoi sodali.
Dimmi prima perché vuoi vendere casa tua,” insistette serio.
Draco emise un gemito esasperato.
Non ti riguarda,” ribadì. “Non è niente di losco, va bene? È un contratto perfettamente regolare, non c'è nulla di...”
Perché, Malfoy?”
Draco fissò il vuoto con gli occhi vitrei.
Non ci vive più nessuno, lì dentro. Narcissa e io abitiamo nello Yorkshire, adesso.”
E allora? Vuoi farmi credere che avere più di una casa vi dà improvvisamente noia?” osservò Harry, soddisfatto dell'obiezione.
Draco si passò una mano tra i capelli biondi, irritato.
Non ci arrivi proprio? Non la vogliamo più quella casa, senza mio padre.”
Oh.”
Harry non si sforzò nemmeno di avere un'aria contrita, dal momento che non gli dispiaceva minimamente di aver fatto spedire Lucius Malfoy ad Azkaban: se c'era uno che meritava di finire i propri giorni chiuso là dentro, quello era lui. Tuttavia si rammaricò un po' per Draco, che aveva pur sempre perso il padre.
Capisco,” commentò neutro.
L'altro scrollò le spalle con uno sbuffo, ad indicare che sapeva benissimo quanto la cosa non gli interessasse.
Allora?”
Harry prese una sorsata di caffè, ormai tiepido.
Ci penserò su.”
Ho bisogno di una risposta entro venerdì.”
La avrai,” assicurò lui, deciso.
Draco lo osservò penetrante, senza dir nulla per qualche istante. Evidentemente si era aspettato di ottenere subito una risposta affermativa.
Va bene, Potter. Non ti ruberò altro tempo, quindi buona giornata.”
Anche a te.”
   
 
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