Ero
nella mia stanza, al primo piano dello stabile in cui vivevo insieme a
mio
padre, l’ispettore capo Charlie Swan.
La
camera non era molto grande, ma a me piaceva. Mi piacevano le pareti
azzurrine,
il pavimento in legno, quella scrivania che papà aveva
comprato apposta per me
prima che mi trasferissi ufficialmente a Forks. Mi piaceva il computer
obsoleto, con un modem che ci metteva un’eternità
per connettersi ad internet.
Mi piaceva il mio comodo letto a due piazze.
Con
le cuffie dell’I-Pod infilate nelle orecchie e Darren Hayes
che cantava Insatiable, mi alzai e
andai alla
finestra, che dava sul prato davanti a casa.
Luna
piena. Un disco luminoso sospeso nel cielo.
When moonlight crawls along the street
Chasing away the summer heat
Footsteps outside somewhere below
The world revolves I let it go...
Il
mio pick-up rosso scolorito, un altro regalino di Charlie, riparato dal
suo
amico Billy Black, era fermo sul vialetto d’ingresso. Vecchio
com’era, nessuno
si sarebbe mai sognato di rubarlo. Vecchio, sì, ma almeno
funzionava alla
grande. Non ero costretta ad andare a scuola a bordo
dell’auto della polizia.
Accanto
al pick-up, c’era una figura bianca come gesso. I suoi occhi
mi fissavano.
Brillavano, come gemme nell’oscurità.
Non
mi ero ancora abituata a tanta bellezza. Non mi sarei mai abituata,
probabilmente.
Non era possibile.
...And all I have to do is hold you
There’s a racing in my heart
I am barely touching you...
Un’altra
persona, al posto mio, si sarebbe spaventata nel vedere una sagoma
così pallida
nel giardino di casa. Avrebbe pensato ad un maniaco o ad un ladro. Ma
non io.
Perché tutte le sere veniva a trovarmi. Spesso passava la
notte nella mia
camera.
Mi
tolsi le cuffie dalle orecchie e appoggiai l’i-pod sul
comodino accanto al
letto. Dimenticai di spegnerlo.
La
figura era sempre là, immobile. Guardava su.
Sorrisi
e spalancai la finestra.
“Chi
sono quelli?”,
domandai a Jessica, la ragazza seduta vicino a me.
Lei
si voltò e seguì la
direzione del mio sguardo.
“I
Cullen”, rispose,
ridendo. “I figli del dottor Carlisle Cullen e di sua moglie
Esme”.
“Sono
fratelli?”.
“No.
Sono stati
adottati”. Jessica abbassò la voce.
“Quelli sono Emmett e Rosalie”. Li
indicò.
Lui
era un ragazzo
grande e grosso, con i capelli ricci e neri. Lei, una di quelle
bellezze che
avrebbero potuto comparire sulle copertine dei giornali o in qualche
pubblicità. Alta, statuaria, lunghi capelli biondi che
ricadevano morbidamente
sulle spalle.
“Quello
là è Edward, il
più carino di tutti, secondo me. Anzi, parliamoci chiaro, un
vero schianto”,
affermò, sicura.
Era
vero. Era uno
schianto. Sembrava un modello. Aveva capelli ramati tagliati corti, un
viso
angelico e privo di imperfezioni. La maglia blu con scollo a V che
indossava
metteva in risalto i muscoli delle braccia e il torace forte.
“Alice
e Jasper”,
disse, indicando gli ultimi due. “Sono molto
strani”.
Alice
era piccola,
molto magra, con i capelli corti, scuri e sbarazzini. Jasper, un tipo
alto,
biondo miele e l’aria di chi sapeva di non essere nel posto
giusto. L’aria di
chi avrebbe tanto voluto andarsene e di corsa, anche.
Erano
tutti bellissimi.
Tutti pallidi come carta.
Li
fissai a lungo, fino
a quando uno di loro non si accorse che stavo guardando. Occhi scuri e
cerchiati
incrociarono i miei, color cioccolato...
La
prima volta che avevo incrociato il suo sguardo...
Non
me lo sarei mai scordato, quel momento. Era stato strano, imbarazzante
e... Intenso.
Uno di quei momenti che avrei portato sempre con me. Era il primo
giorno nella
nuova scuola. Mi ero appena trasferita in questa grigia e piovosa
città di nome
Forks. Mi sentivo sperduta, anche un po’ depressa,
perché Phoenix, dove avevo
sempre vissuto con mia madre, mi mancava. Mi mancavano il sole, il
caldo e la
luminosità di quel luogo.
My love for you
Insatiable...
Adesso
Forks mi piaceva di più.
Avevo
gli occhi chiusi quando udii il tonfo di due piedi sul pavimento della
stanza.
Un
profumo delizioso invase l’ambiente, un aroma dolce,
delicato, che mi pizzicò
le narici. Inspirai una breve boccata.
-
Ciao - disse una voce melodiosa.
-
Ciao - risposi.
La
sua mano prese la mia e la strinse. Le dita si intrecciarono.
Era
fredda, la sua mano. Gelida. E quando mi toccava, una raffica di
brividi mi
percorreva la schiena. Ma la sua temperatura corporea, in questo caso,
non
c’entrava nulla. Anche solo pensare al modo in cui mi
toccava, mi faceva
rabbrividire. Rabbrividire di
piacere.
The moonlight plays upon your skin
A kiss that lingers takes me in...
-
Un giorno di questi qualcuno ti vedrà entrare dalla
finestra... I vicini,
magari. - osservai.
-
Dormono - mi rispose, semplicemente.
Aprii
gli occhi. Incrociai i suoi. Le iridi erano dorate. Il suo viso
perfetto era a
pochi centimetri dal mio. Il suo respiro mi accarezzava la pelle.
-
Baciami - sussurrai, incapace di resistere.
The world doesn’t understand
But I grow stronger in your hands...
Lo
fece. Le sue labbra incontrarono le mie, le conquistarono, le
assaggiarono
dolcemente, con prudenza. Avrei voluto divorarla, quella bocca. Avrei
voluto
approfondire il bacio, cercare smaniosamente la sua lingua, come se
ciò avesse
potuto saziare il desiderio che provavo nei suoi confronti.
In
realtà, la mia smania avrebbe potuto rivoltarsi contro di
me.
La
mia smania avrebbe potuto provocare la mia morte.
Non
avevo paura. Ma sapevo di correre dei rischi.
Perché...
Primo,
Alice Cullen era un vampiro.
Secondo,
una parte di lei - chissà quale e quanto importante - aveva
sete del mio
sangue.
Terzo,
ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lei.
...My love for you
Insatiable...
Angolo autrice:
La canzone che
accompagna il testo è Insatiable di
Darren Hayes.