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Autore: Stephanie86    02/06/2011    7 recensioni
One-Shot.
Tutte le sere, qualcuno va a trovare Isabella Swan nella sua stanza..
Chi?
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Isabella Swan, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ero nella mia stanza, al primo piano dello stabile in cui vivevo insieme a mio padre, l’ispettore capo Charlie Swan.

La camera non era molto grande, ma a me piaceva. Mi piacevano le pareti azzurrine, il pavimento in legno, quella scrivania che papà aveva comprato apposta per me prima che mi trasferissi ufficialmente a Forks. Mi piaceva il computer obsoleto, con un modem che ci metteva un’eternità per connettersi ad internet. Mi piaceva il mio comodo letto a due piazze.

Con le cuffie dell’I-Pod infilate nelle orecchie e Darren Hayes che cantava Insatiable, mi alzai e andai alla finestra, che dava sul prato davanti a casa.

Luna piena. Un disco luminoso sospeso nel cielo.

 

When moonlight crawls along the street

Chasing away the summer heat

Footsteps outside somewhere below

The world revolves I let it go...

 

Il mio pick-up rosso scolorito, un altro regalino di Charlie, riparato dal suo amico Billy Black, era fermo sul vialetto d’ingresso. Vecchio com’era, nessuno si sarebbe mai sognato di rubarlo. Vecchio, sì, ma almeno funzionava alla grande. Non ero costretta ad andare a scuola a bordo dell’auto della polizia.

Accanto al pick-up, c’era una figura bianca come gesso. I suoi occhi mi fissavano. Brillavano, come gemme nell’oscurità.

Non mi ero ancora abituata a tanta bellezza. Non mi sarei mai abituata, probabilmente.

Non era possibile.

 

...And all I have to do is hold you

There’s a racing in my heart

I am barely touching you...

 

Un’altra persona, al posto mio, si sarebbe spaventata nel vedere una sagoma così pallida nel giardino di casa. Avrebbe pensato ad un maniaco o ad un ladro. Ma non io. Perché tutte le sere veniva a trovarmi. Spesso passava la notte nella mia camera.

Mi tolsi le cuffie dalle orecchie e appoggiai l’i-pod sul comodino accanto al letto. Dimenticai di spegnerlo.

La figura era sempre là, immobile. Guardava su.

Sorrisi e spalancai la finestra.

 

“Chi sono quelli?”, domandai a Jessica, la ragazza seduta vicino a me.

Lei si voltò e seguì la direzione del mio sguardo.

“I Cullen”, rispose, ridendo. “I figli del dottor Carlisle Cullen e di sua moglie Esme”.

“Sono fratelli?”.

“No. Sono stati adottati”. Jessica abbassò la voce. “Quelli sono Emmett e Rosalie”. Li indicò.

Lui era un ragazzo grande e grosso, con i capelli ricci e neri. Lei, una di quelle bellezze che avrebbero potuto comparire sulle copertine dei giornali o in qualche pubblicità. Alta, statuaria, lunghi capelli biondi che ricadevano morbidamente sulle spalle.

“Quello là è Edward, il più carino di tutti, secondo me. Anzi, parliamoci chiaro, un vero schianto”, affermò, sicura.

Era vero. Era uno schianto. Sembrava un modello. Aveva capelli ramati tagliati corti, un viso angelico e privo di imperfezioni. La maglia blu con scollo a V che indossava metteva in risalto i muscoli delle braccia e il torace forte.

“Alice e Jasper”, disse, indicando gli ultimi due. “Sono molto strani”.

Alice era piccola, molto magra, con i capelli corti, scuri e sbarazzini. Jasper, un tipo alto, biondo miele e l’aria di chi sapeva di non essere nel posto giusto. L’aria di chi avrebbe tanto voluto andarsene e di corsa, anche.

Erano tutti bellissimi. Tutti pallidi come carta.

Li fissai a lungo, fino a quando uno di loro non si accorse che stavo guardando. Occhi scuri e cerchiati incrociarono i miei, color cioccolato...

 

La prima volta che avevo incrociato il suo sguardo...

Non me lo sarei mai scordato, quel momento. Era stato strano, imbarazzante e... Intenso. Uno di quei momenti che avrei portato sempre con me. Era il primo giorno nella nuova scuola. Mi ero appena trasferita in questa grigia e piovosa città di nome Forks. Mi sentivo sperduta, anche un po’ depressa, perché Phoenix, dove avevo sempre vissuto con mia madre, mi mancava. Mi mancavano il sole, il caldo e la luminosità di quel luogo.

 

My love for you

Insatiable...

 

Adesso Forks mi piaceva di più.

Avevo gli occhi chiusi quando udii il tonfo di due piedi sul pavimento della stanza.

Un profumo delizioso invase l’ambiente, un aroma dolce, delicato, che mi pizzicò le narici. Inspirai una breve boccata.

- Ciao - disse una voce melodiosa.

- Ciao - risposi.

La sua mano prese la mia e la strinse. Le dita si intrecciarono.

Era fredda, la sua mano. Gelida. E quando mi toccava, una raffica di brividi mi percorreva la schiena. Ma la sua temperatura corporea, in questo caso, non c’entrava nulla. Anche solo pensare al modo in cui mi toccava, mi faceva rabbrividire. Rabbrividire di piacere.

 

The moonlight plays upon your skin

A kiss that lingers takes me in...

 

- Un giorno di questi qualcuno ti vedrà entrare dalla finestra... I vicini, magari. - osservai.

- Dormono - mi rispose, semplicemente.

Aprii gli occhi. Incrociai i suoi. Le iridi erano dorate. Il suo viso perfetto era a pochi centimetri dal mio. Il suo respiro mi accarezzava la pelle.

- Baciami - sussurrai, incapace di resistere.

 

The world doesn’t understand

But I grow stronger in your hands...

 

Lo fece. Le sue labbra incontrarono le mie, le conquistarono, le assaggiarono dolcemente, con prudenza. Avrei voluto divorarla, quella bocca. Avrei voluto approfondire il bacio, cercare smaniosamente la sua lingua, come se ciò avesse potuto saziare il desiderio che provavo nei suoi confronti.

In realtà, la mia smania avrebbe potuto rivoltarsi contro di me.

La mia smania avrebbe potuto provocare la mia morte.

Non avevo paura. Ma sapevo di correre dei rischi.

Perché...

Primo, Alice Cullen era un vampiro.

Secondo, una parte di lei - chissà quale e quanto importante - aveva sete del mio sangue.

Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lei.

 

...My love for you

Insatiable...

 

 

 

 

Angolo autrice:

La canzone che accompagna il testo è Insatiable di Darren Hayes.

Insatiable Music video by Darren Hayes - 2002
   
 
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