Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Akira14    02/06/2011    4 recensioni
Poteva forse il povero Finn Hudson aspettarsi che, andando in campeggio, si sarebbe trovato ad avere l’audio di un porno gay a pochi metri da lui? (KLAINE dal POV di Finn, insomma)
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Caro Kurt,

A/N: Il titolo è preso da questa fantastica Fan Art: http://kurt-blaine.livejournal.com/955194.html#cutid1

L'idea di Burt, Finn, Kurt e Blaine in campeggio invece... Be', mi sa che ce l'abbiamo avuta un po' tutti/e Klainers nel fandom dopo aver sentito la menzione di Burt a Brokeback Mountain, no?


************************


Non è certo in discussione la genialità delle sue idee. Cioè, è innegabile che lo siano.

Una in particolare ha donato al Glee Club un bel gruzzoletto, no?

Piuttosto la colpa di eventuali insuccessi o inaspettati ed imbarazzanti risultati è da attribuirsi agli intoppi che puntualmente rovinano i suoi piani.

Poteva forse aspettarsi che baciando Quinn avrebbe preso la mononucleosi? No.

O che, andando in campeggio, si sarebbe trovato ad avere l’audio di un porno gay a pochi metri da lui? Era troppo aspettarsi un minimo di pudore da parte di due adolescenti? Non crede.


Insomma: dubita di aver commesso qualche errore, ma per scrupolo meglio ripercorrere passo per passo ciò che l’ha portato qui. Qui, in questa tenda. A due passi dal porno gay. Pregando che Burt non si svegli e lo trasformi in un film dell’orrore.


L’iniziativa era partita dalla nobile intenzione di avvicinare Burt e Blaine. Da quando l’aveva trovato nel letto di suo figlio, con i chiari postumi di una sbornia, era diventato particolarmente diffidente nei suoi confronti. Ostile, quando Kurt non era presente e si sfogava con Carol (e non è che Finn origliasse, assolutamente no… gli capita di sentire quelle conversazioni per puro caso).


Ben sapendo quanto contasse l’approvazione di suo padre per Kurt, perciò, aveva proposto un’attività che potesse scogliere quella tensione.

Una partita di football? Troppo caotica. Rachel, poi, gli aveva fatto notare che si sarebbero mantenuti su argomenti neutrali – “le squadre, le strategie, l’indignazione per gli errori arbitrali… tutte quelle sciocchezze di cui amate parlare voi uomini pur di non comunicare” erano state le sue testuali parole - ed avrebbero finito per non risolvere nulla.

Non aveva però offerto alternative, quindi s'era dovuto arrangiare spremendosi le meningi e attingendo alle inesauribili fonti d’ispirazione che erano Internet e la TV.

Dai film ed i telefilm aveva intuito che non c’era niente di meglio per risolvere i conflitti in ambito familiare di una bella gita al lago. Sì, non l’avrebbe mai detto se non l’avesse visto con i suoi occhi ma campeggio e pesca parevano essere un vero toccasana.

A meno di non venir uccisi da un mostro nascosto nei dintorni, ma si era sincerato personalmente che non ce ne fossero chiamando la guardia forestale. Presa la decisione e meravigliandosi di quanto fosse favolosa, quindi, rimaneva soltanto da comunicarla agli interessati.


Burt n'era stato entusiasta, Blaine era andato in panico all’idea di lasciare i suoi riccioli allo stato brado per più di un paio d’ore ma poi se n’era fatto una ragione e Kurt… Kurt l’aveva guardato come se gli avesse appena detto che in realtà trovava vomitevole il latte caldo prima di andare a dormire. Indignato. Tradito. Sconcertato.

“Puoi scordartelo, Finn. Non ho intenzione di spaccarmi la schiena dormendo all'addiaccio, di ritrovarmi mangiato vivo dalle zanzare o ricoperto di bolle per le ortiche. Allontanarmi dalla civiltà, dalle docce calde e dai bagni confortevoli non è esattamente la mia idea di vacanza.” Aveva alzato la voce ed incrociato le braccia, tentando di colmare l'intimidatoria differenza d'altezza con la freddezza del suo sguardo.

“Essere trascinato dove non hai nessuna intenzione di andare ma, a differenza della mamma, non poterti rifiutare perché sei ancora minorenne: queste sono le vacanze di famiglia, Kurt.” Un colpo basso, sì, ma necessario. “Abituatici. Partiamo alle 6.30 di sabato; fatti trovare pronto.”

Per essere sicuro che non si fingesse ammalato – modestamente Finn era un maestro dell'inganno, specie se doveva evitare di far visita alle vecchie prozie scorbutiche e baffute – aveva chiesto aiuto a Mercedes.

Cioè, no. Lui in realtà stava andando da Blaine, perché nessuno avrebbe potuto essere più persuasivo con il suo fratellastro.

Siamo onesti: se gli avesse chiesto qualcosa Rachel portando una mano al suo seno (per quanto piccole erano pur sempre tette, eh!) o Quinn con quel suo sussurro sexy mordicchiandogli l'orecchio lui avrebbe detto di sì anche ad uno spogliarello nel bel mezzo di una partita, davanti ad uno stadio gremito di gente.

Però era stato placcato da Mercedes, per l'appunto, che messa al corrente delle sue intenzioni – da Rachel, da Kurt, dal tam-tam assurdo per cui al McKinley si sapeva tutto di tutti nel giro di un nanosecondo - gliel'aveva caldamente sconsigliato.

“Pensaci, Hudson. Sempre tu sia capace di far funzionare le rotelline ormai arrugginite del tuo cervello! Se glielo proponesse Blaine, finirebbero per litigare. Ci farebbe la figura di quello che non ha tenuto le sue parti, che non capisce le sue necessità, per non parlare di... Lasciamo perdere.

Me ne occupo io.” Aveva capito forse la metà, anzi un quarto, di quel che gli aveva detto ma gli era parso ragionevole.


Quali fossero stati gli argomenti tirati fuori dalla ragazza e perché man mano che li esponeva a Kurt i suoi occhi s'illuminassero come i suoi e quelli di Puck quando, dopo essersi lamentati di dover passare un'altra estate a Lima, si ricordavano delle ragazze in bikini che prendevano il sole nei cortili, a pochi passi da loro... Meglio rimanere all'oscuro di cosa gli avesse detto per convincerlo, già.

L'importante è che, seppur a malincuore e caricandosi lo zaino di cose inutili e vestiti scomodi che avrebbe sicuramente rimpianto di aver preso, alle 6.30 di sabato fosse salito in macchina con loro.


Quella frase interrotta di Mercedes, però, gli girava ancora in testa. Solitamente il più dei discorsi con le altre persone gli entravano da un orecchio e gli uscivano dall'altro, lasciando poche tracce del loro passaggio, ma talvolta c'era qualche rara eccezione. Soprattutto se gli si dava l'impressione che lo si credesse un idiota. Solo perché non capiva cosa intendesse l'amica non voleva dire che lo fosse.

Le donne, con i loro discorsi sibillini e pieni di sottintesi che soltanto un'altra donna avrebbe saputo cogliere... erano incomprensibili un po' per tutti, no?


A svelargli l'arcano era stato lo stesso Kurt, in effetti. Era rimasto un po' indietro per la sua per la pesantezza del suo zaino, per l'ossessione di evitare a tutti i costi il fango nonché per avere una migliore visuale su suo padre e Blaine ed assicurarsi che non lo trascinasse a tradimento nei boschi.

Così l'aveva raggiunto, offrendogli il suo aiuto.

“Lasciami stare. È tutta colpa tua. Io nemmeno ci volevo venire!” Aveva gli occhi lucidi ed era paonazzo per la rabbia. Cosa diavolo gli era preso? Doveva esserci qualcosa di più, qualcosa che giustificasse il farne un tale dramma.

“Non ne sto facendo un dramma, Finn.” Ops, non s'era accorto di aver espresso quei dubbi ad alta voce. Meglio così, comunque. Non avrebbe dovuto fare ipotesi erronee, ma avrebbe avuto la risposta dal diretto interessato. Forse. “C'eri in macchina? Hai visto come mio padre ha obbligato Blaine a stare davanti, per poterlo tenere sott'occhio e lontano da me? Hai la benché minima idea di come ci starà addosso in questi giorni?” Be', sì, sinceramente era un tantino stressante e nemmeno lui sarebbe stato al settimo cielo nei panni di Kurt. Aveva le sue ragioni, però...

“Io gli voglio bene, non è che mi pesi passare del tempo con lui così come sono contento di passarne con te ed è stato scorretto da parte tua giocare quella carta e farmi sentire in colpa.” aveva proseguito, senza farsi interrompere dalle obiezioni di Finn. “So che l'hai fatto per me, perché papà veda che Blaine è un bravo ragazzo, seppur interessato ad attentare alla mia virtù come teme lui non intuendo che la cosa è reciproca... “ Okay, di questi dettagli preferiva decisamente farne a meno.

“... e non è che io non apprezzi il pensiero. Solo che... Già a scuola siamo costantemente sotto lo sguardo vigile e sprezzante dei bulli. Era troppo chiedere un paio di giorni in cui non devo guardarmi intorno, o alle spalle, e starmene tranquillo e da solo con Blaine? Fa di me un tale egoista?” Certo che no.


Eccolo lì, chiaro e lampante il suo errore di valutazione.

Kurt e Blaine erano due adolescenti in balia dei propri ormoni tanto quanto lui, ma a differenza sua non è che avessero molte occasioni di scambiarsi tenere effusioni nei corridoi della McKinley. Al massimo nei bagni, ma era comunque rischioso.

Ben sapendo che questo loro pudore non era tanto per difendersi, perché erano tornati apposta per affrontare i loro oppositori a testa alta, ma per il quieto vivere tra la squadra di football ed il Glee Club... Come non sentirsi in dovere di fargli una proposta indecente?

“No, affatto. Però, Kurt... La cosa non metterà a nostro agio né me né tuo padre, ma Blaine è pur sempre il tuo ragazzo e noi siamo le prime persone che vi dovrebbero sostenere, quindi... Conta su di me. Voglio dire, se hai paura che tuo padre se la prenda con lui o che non vi lasci un attimo di respiro... Lo distrarrò in qualche modo, mentre voi v'imboscate.” Aveva riso, nervosamente, non rendendosi del tutto conto di cosa potesse significare o implicare quell'offerta ma contento di vedere finalmente il volto di Kurt rasserenarsi.

“Grazie, Finn. Davvero.” Gli aveva detto, stringendolo in un rapido abbraccio prima di continuare a camminare in perfetto silenzio, come se nulla fosse successo.


Quando s'era trattato di mettersi d'accordo su chi avrebbe diviso la tenda con chi, però, Kurt non aveva perso tempo: l'aveva preso da parte, chiedendogli se poteva già contare sul suo aiuto.

Poco prima, infatti, Burt aveva sentenziato che lui sarebbe stato con suo figlio. Né Blaine né Finn, chiaramente, avevano avanzato alcuna obiezione all'idea di dormire insieme.

“Usa qualsiasi carta. Ti autorizzo anche a tirar fuori che non ti va di dormire nella stessa tenda con qualcuno che, fino a nemmeno un anno fa, aveva una cotta per te. Ma dobbiamo convincerlo a riconsiderare la divisione delle tende. Almeno per una notte.” E se Kurt fosse stato meno orgoglioso avrebbe anche aggiunto un 'ti prego', ne era sicuro.

Avrebbe dovuto rifiutarsi, a quel punto. Trovandosi assieme, così vicini da non potersi girare nel sonno senza strofinarsi l'uno contro l'altro... Che avrebbero dovuto fare? Uscire e mettersi a giocare a carte per raffreddare i bollenti spiriti? Magari.

No, il suo secondo sbaglio fu di riaffermare la sua completa disponibilità. Avrebbe dovuto riflettere di più sulle conseguenze.


Anche se non è che fossero state tutte spiacevoli. Davanti al falò, la sera, con la pancia piena e forse ammorbidito dallo spettacolo mozzafiato che offriva il cielo stellato Burt s'era messo a chiacchierare con Blaine. Convinto che gli altri due pelandroni si fossero già concessi il riposo che non meritavano, ognuno nelle rispettive tende e non certo che fossero in ascolto. Non sentiva bene cosa si dicessero, con il crepitio del fuoco e la distanza che c'era tra loro ma il fatto che la mattina seguente fossero vivi e vegeti ed avessero addirittura approfittato di essersi entrambi alzati all'alba per prendere in affitto una barca ed andare a pescare... Era un ottimo segno. Un risultato ragguardevole per cui si doveva ringraziare Finn Hudson, giusto?


Aveva persino scordato la sua 'missione', finché Burt non aveva esordito con un “Ben svegliato, Kurt. Magari avremmo più tempo da passare insieme, se tu non dormissi fino a mezzogiorno.”

“Magari m'alzerei prima, papà, se non dovrei aspettare fino alle sei per addormentarmi perché qualcuno russa tutta la notte.” Aveva ribattuto il figlio, lanciando uno sguardo eloquente sia a Finn sia a Blaine per invitarli a dire la loro. Ad avanzare una certa proposta...

“Potremmo fare cambio io e te, no, Finn?” Era stato Blaine a parlare, con una nota d'esitazione nella voce.

“A me sta bene.” Cos'altro poteva dire? Evidentemente molto di più, visto che Kurt stava già alzando gli occhi al cielo.

“No, non se ne parla nemmeno. Tu, ragazzo, cominci a piacermi ma non credere che io non sappia che dormire sarebbe l'ultimo dei vostri pensieri. Perdonami, Kurt, cercherò di farci più attenzione. Discorso chiuso.”

Mentre Burt s'allontanava, era stato quasi tentato di scusarsi – anche se non era neanche lontanamente nel torto, andiamo! - ma il suo sforzo era stato riconosciuto.

“Sarebbe stato troppo facile. C'abbiamo provato... Ritenteremo ancora.” A Finn pareva che non ci fosse più nulla da fare, ma gli altri due stavano sorridendo, quasi avessero un piano di riserva pronto per essere messo in atto.

Be', se davvero ce l'avevano si sarebbe prestato alla sua realizzazione pur non conoscendone le dinamiche. Avrebbe preferito essere informato, ovviamente, ma se per essere più convincenti avevano bisogno di tagliarlo fuori... Andava bene anche così. Meno grattacapi per lui, no?


Il giorno dopo, perciò, il suo stupore fu del tutto genuino. Era appena dal suo giro di ricognizione, passando ore a controllare che davvero non vi fossero orsi, puma e lupi pronti a sbranarli e si vide sfrecciare accanto una figura ad una tale velocità che lo riconobbe soltanto per la capigliatura riccioluta.

Kurt doveva essersene uscito con qualcosa di davvero offensivo, nella sua furia, perché il padre non stava affatto prendendo le sue difese ma anzi lo invitava a farsi un esame di coscienza e a chiedere scusa a Blaine non appena avesse sbollito l'incazzatura.

I due si erano però evitati per tutto il giorno e benché Finn morisse dalla curiosità di sapere quale fosse l'oggetto della litigata, al solo scopo di poterli riappacificare ovviamente, si erano isolati dal resto del modo fino all'ora di cena.

Esasperato, Burt aveva battuto un pugno sul tavolo ed indicando la tenda aveva ordinato ad entrambi di chiudervisi dentro e non uscirne finché non si fossero chiariti.


Rieccoci qui, quindi. Sempre nel pieno della notte con in più la consapevolezza d'aver contribuito lui stesso a mettersi in questa situazione. Rivelazione che non zittisce quei due assatanati, comunque. A giudicare dai mugoli, dai risolini soffocati e dall'inconfondibile rumore di due corpi nudi impegnati a cercare incastri che dopo la notte passata con Santana non fatica ad immaginare... sono andati ben oltre l'appianare le loro divergenze. Si sono appianati vicendevolmente sui loro sacchi a pelo, piuttosto.

Cioè, non è che ne sappia molto di quello che sta accadendo là dentro però... È in grado di capire con esattezza il ritmo delle spinte, quando lo penetra ed il momento in cui scivola fuori per poi dare un colpo di reni e strappare ben più di un gemito a Kurt.

Abbastanza per desiderare di perdere l'udito seduta stante. Per cercare di tramortirsi da solo sbattendo la testa contro la dura terra o tentare di soffocarsi con un cuscino e perdere così i sensi fino al mattino successivo.


Proprio quando sembrano essersi dati una calmata e sta per appisolarsi, un urlo squarcia il tanto agognato silenzio.

“AHIA! Me l'hai quasi ficcato in un occhio! Ma che cazzo!” Chi abbia ficcato cosa e dove diventa secondario quando Burt si leva tuonando “Ma cosa diavolo sta succedendo in quella tenda?”

“Suppongo che Blaine abbia appena dato una gomitata nell'occhio a Kurt, ma dubito che la cosa sia intenzionale.” S'inventa, circondando le spalle dell'uomo e trattenendolo dal correre nella tenda accanto. “Comunque fino a prima si stavano divertendo...” Complimenti, Finn, una frase assolutamente inequivocabile, eh! “... cioè, voglio dire che stavano ridendo e chiacchierando amabilmente. Niente di più. Li avrei sentiti, altrimenti. Son sempre restato sveglio, io.”


Per un attimo, conscio di essere un pessimo bugiardo, teme che Burt non se la beva e li colga in flagrante nel bel mezzo del loro remake di una certa scena di Brokeback Mountain.

“Oh. Okay. Al massimo si troverà con un bel livido, domattina.” Borbotta, indeciso se uscire o meno.

Con inusuale prontezza, il ragazzo al suo fianco lo rassicura “Posso mandargli un messaggio e chiedergli se va tutto bene.”

“Mh. Sì. Perfetto. Fammi poi vedere cos'ha ti ha risposto.” Si corica, senza smettere di fissarlo mentre compone l'sms. Fortunatamente non vede ciò che in realtà sta scrivendo Finn: Tuo padre è sveglio. Regolatevi. Tutto bene, comunque?

“Sopravviverò.” Mostra il messaggio a Burt e si augura che la crisi sia scongiurata. Direbbe di sì.

Soltanto quando lo sente russare, però, si concede un sospiro di sollievo.

È andata. Sono salvi.


*************


Viene strappato dal caldo abbraccio di Morfeo – che c'aveva delle curve mozzafiato nonché delle mani ed una bocca dai talenti inenarrabili... - dal profumo del caffé e dal brontolio del proprio stomaco.

Giacché dovranno rientrare in serata, Burt sta già iniziando dare una pulita sommaria a tende e sacchi a peli prima di ritirarli. Il tempo di mettere qualcosa sotto i denti e gli darà una mano pure lui.

Kurt e Blaine, invece, stanno ancora indugiando al tavolo. Persi a sussurrarsi chissà cosa. A rubarsi baci appena accennati o a mordersi il lobo dell'orecchio, la mandibola o il collo. Non che Finn li stia fissando, ovvio. Semplicemente non è cieco; ecco tutto.

Ad ogni modo... Si siede davanti a loro senza che loro nemmeno se ne accorgano e si stacchino gli occhi e le labbra di dosso.

“Ehi!” Esordisce, sentendosi un po' in imbarazzo a fare il terzo incomodo durante la loro 'colazione romantica'. “Vedo che è tutto risolto. Mi fa davvero piacere.”

“Mh? Sì, be'... Grazie. Anche se in realtà...” S'interrompe, non sapendo quanto gli è permesso svelare a Hudson.

“... in realtà non c'era nulla da risolvere!” Kurt completa la frase per lui, sfregandosi le mani soddisfatto. Poco ci manca che non si metta pure a saltellare sulla sedia dalla gioia.

Quando si volta verso il suo ragazzo, però, la sua espressione s'adombra.

Ricomponendosi, gli accarezza teneramente una guancia e appoggia la propria fronte contro la sua per mormorargli: “Blaine, sappi che sebbene seguissimo un copione concordato... io ancora mi pento delle cattiverie che t'ho detto. E che la tua interpretazione è stata magistrale, naturalmente.”

“Figurati. Il vero talento, qui, sei tu. Io non ho dovuto far altro che andarmene, tra l'altro eccedendo nella teatralità della mia fuga...” Ribatte immediatamente, prendendogli la mano per stringerla nella sua.

“La modestia non ti si addice, Anderson. Siamo geni. Entrambi.”

Lentamente, il puzzle si sta ricomponendo davanti ad un incredulo Finn. È stato il comprimario inconsapevole di una recita. Si è preso a cuore la risoluzione di uno scontro inesistente. Cazzo.

“Nemmeno a te, Hummel. Concordo.”

Rettifichiamo: lui è salvo. Altrettanto non si può dire di Kurt e Blaine.

Che peccato.



  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Akira14