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Autore: Melodie    04/06/2011    7 recensioni
Hannah ha ventidue anni e fa l'entomologa. La sua vita è divisa tra lavoro e famiglia; non vuole avere un fidanzato o dei figli, come vorrebbero i genitori e la sorella, Annie. Qualcuno, però le farà cambiare idea.
In revisione.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hannah
Ero stesa sul letto, ad ascoltare la musica e leggere un libro. Non la musica che ascoltava Annie, mia sorella. Quelle strampalate canzoni di quello strampalato Michael Jackson, di cui tutte le ragazze andavano pazze. Non sapevo proprio cosa ci trovassero in lui, di così attraente! Ascoltavo la musica classica, quella che piaceva tanto a mia nonna. Insomma, non che fossi così vecchia; ma che ci posso fare, mi piace!
«Hannah! Hannah! Una grande notizia, non riesco ancora a crederci!»
Io sono Hannah. Ho ventidue anni, faccio l'entomologa e vengo definita "strana". Non conosco il motivo di questi pensieri, anche se ormai ci sono abituata: fin dalla prima media sono stata isolata da tutti o, al massimo, usata come cervello in comune; facevo i compiti al posto degli altri, e finivo sempre per trascurare i miei. Tutti quanti, in classe, avevano una buona media di voti, con la maggior parte dei compiti fatti da me, ed io raggiungevo a malapena la sufficienza. Riuscii a togliermi il vizio di dire sempre quando raggiunsi le superiori. Ormai i miei genitori avevano perso la speranza di farmi studiare, ma riuscii a recuperare e , due anni fa, mi laureai. Da allora la mia vita comprende lavoro e famiglia, che forse sono le uniche cose che nessuno riuscirà mai a portarmi via, morte a parte. Queste, fondamentalmente, sono le cose che amo. Non odio molte cose, ma una delle cose che più mi danno sui nervi è sentire mia sorella parlare di Michael Jackson e progetti per il futuro. Primo, perché quell'uomo ha qualcosa di strano; secondo, perché il futuro non è mai certo. Credo che per vivere bene il futuro bisogna pensare al presente e, cosa fondamentale, lasciar perdere il passato. Ho i capelli rossi, un rosso abbastanza scuro, e gli occhi verdi. Se dovessi conservare qualcosa per tutta la vita, sarebbero di sicuro occhi e capelli.

«Cosa vuoi, Annie?» Chiesi, alzando gli occhi dal libro.
Annie è mia sorella. Ha quindici anni e sogna l'amore... anzi, l'Amore, con la A maiuscola. Lei è il contrario di me: Non è affatto timida, fa amicizia con tutti in un secondo, è sempre allegra e, cosa più importante, ha un'intero quartiere che le va dietro. Sfido qualunque ragazza a dirmi se ha uno stuolo di ammiratori più ampio, ammesso che esista. Annie ha un solo piccolo difetto, se non le si da ascolto continua a parlare, se possibile ancora più del normale. E poi... beh, il suo aspetto è a dir poco fantastico: è alta, magra, ha due occhi azzurri enormi e i capelli lunghi biondo platino. L'unico futuro che vedo per lei è la modella o l'attrice. Anche se, a parlare con mamma e papà, non è permesso dire nessuna di queste due parole.

«Oh, Hannah, devi essere sempre così apatica? Mi fai letteralmente passare la voglia di vivere!»
«E allora per quale motivo sei venuta qui?»
«Voglio darti una notizia importantissima!»
«Vai in collegio?»
«Cosa?! No, certo che no! Domani partiamo!»
«Partiamo?» Strano, di solito a giugno non andavamo da nessuna parte.
«Si! Andiamo a New York!»
«E che cosa dovremmo fare a New York?»
«Come sarebbe? Te ne ho parlato ieri... Non ricordi?»
«Veramente no...»
«Andiamo al concerto di Michael Jackson!»
«Cosa?! Io non vengo!» Ci mancava solo che andassimo a vedere un essere viziato dalla testa ai piedi cantare.
«Non puoi Hannah, mamma ha deciso, e ha detto che vieni anche tu. Fine della discussione. Forza prepariamo le valigie!» Mi rispose, esibendosi in un piccolo saltello con piroetta annessa. Mi alzai di malavoglia, raccattai una valigia da sotto il letto ed iniziai a riempirla con i vestiti che mi capitavano sotto mano. Di solito ero una persona ordinata, ma il solo pensare ai vestiti mi dava la nausea. Ovviamente poi finivo per distrarmi e infilarne troppi, ed ero costretta a sedermi sulla valigia per chiudere la cerniera.
«Eh, no Hannah! Questa volta la tua valigia la faccio io!» Mi gridò Annie, dall'altro lato della stanza. Si avvicinò alla mia valigia, la aprì, la voltò da un lato e ne rovesciò il contenuto. Poi prese a scartare uno per uno tutti i miei vestiti e ad infilarci i suoi, con la scusa "abbiamo la stessa taglia". Più che mettere i suoi bei vestiti, però, cominciò ad infilarci quelli esageratamente corti e scollati. Voleva farmi sembrare una chi-so-io?
«Annie, che cosa fai?» Le chiesi, mentre infilava i trucchi in valigia.
«Questa è la volta buona che ti trovi un fidanzato!» Non ebbi nemmeno la forza di ribattere, mi stesi di nuovo sul letto e ripresi a leggere il mio libro.
La cena fu snervante: Annie non faceva che parlare del concerto, mamma e papà che annuivano soddisfati ed io che giravo e rigiravo il cucchiaio nella minestra. Nessuno si degnò di chiedermi se ci fosse qualcosa che non andava; ovvio che qualcosa non andava! Loro parlavano di quel maledetto concerto, che avevano deciso di andare a vedere senza dirmi niente! Io non volevo andarci, mi sarei annoiata per tutti quanti i giorni. A proposito... Quanti giorni saremmo rimasti?

«Hannah, tesoro, sei contenta di stare in vacanza per quindici giorni?» Chiese mia madre.
«Scusa, quanto hai detto?»
«Ho detto quindici giorni! Non dirmi che non sei contenta di riposarti un po'... Sono riuscita a chiedere il permesso al tuo capo!»
"No non sono contenta! Anzi, preferivo lavorare!" Avrei voluto rispondere. Ma decisi che, per quella sera, sarei stata buona.

«Si, sono contenta. Godiamoci questa vacanza...» Risposi, fulminando Annie con lo sguardo.
«E visto che sono sicura che domani partiremo presto, vado a dormire.» Sono contenta di dire che li lasciai tutti a bocca aperta, io finivo sempre di mangiare per ultima. Quella sera non mangiai niente, ma vale lo stesso. Mi infilai il pigiama, entrai nel letto e mi addormentai quasi subito.

«Hannah! Hanna, ti vuoi svegliare?! Pensi di farcela per oggi?!» Mi girai dall'altra parte, lasciando urlare ancora un po' mia sorella. Non fu una buona mossa: Mi buttò lei personalmente giù dal letto e dovetti impiegare tutta la mia buona volontà per non prenderla a calci.

«Va bene, va bene Annie, hai vinto!» Mi arresi. Senza nemmeno fare colazione mi infilai sotto la doccia e girai la manopola dalla parte dell'acqua fredda, per svegliarmi quanto bastava per riuscire a prendere a schiaffi Annie e salire su un aereo. Finita la doccia mi vestii, scesi le scale, e mi trascinai in cucina strisciando i piedi. Presi un biscotto dal tavolo e uscii in giardino. Decisi di aspettare lì che gli altri arrivassero. Quando tutti furono pronti, ci incamminammo verso l'aeroporto. Decisi che, nonostante tutto, quella era una specie di vacanza e tolsi il broncio.
Salita sull'aereo mi addormentai, guardando la città dal finestrino; Annie, al contrario, non faceva che vomitare. Prima di sprofondare nel mondo dei sogni, pregai che quella vacanza fosse migliore di quanto di aspettassi. Dopotutto, non desideravo molto.

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Buongiorno!
Ecco qui la mia nuova storia: spero vi
piaccia anche questa come la
precedente. Fatemi sapere, dai ;)
Un bacio a tutti,
Melodie.







 
  
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