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Autore: SunshineEmily    04/06/2011    5 recensioni
Era un tiepido pomeriggio di fine estate quando per la prima volta arrivò all'orecchio di Jenny Humphrey il nome Blair Waldorf,suo fratello l'aveva sputato fuori nel mezzo di uno dei suoi numerosi crolli di nervi,accompagnato da aggettivi come viziata,presuntuosa e psicotica.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Jenny Humphrey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Titolo: The Porcelain Doll
Autore: SunshineEmily
Personaggi: Blair Waldorf; Jenny Humphrey
Rating: Verde
Summary:
Era un tiepido pomeriggio di fine estate quando per la prima volta arrivò all’orecchio di Jenny Humphrey il nome Blair Waldorf, suo fratello l’aveva sputato fuori nel mezzo di uno dei suoi numerosi crolli di nervi,accompagnato da aggettivi come viziata,presuntuosa e psicotica.
Note dell'autore: Ho riscontrato dei problemi con il tasto della "i accentata" sulla mia tastiera, per tanto alcune parole che avrebbero bisogno della suddetta "i accentata" si troveranno scritte con la "i semplice",mi scuso per l'inconveniente e mi auguro che la lettura non sarà troppo sgradevole. Sarò lieta di rispondere ad eventuali critiche e commenti.

 

The Porcelain Doll


Era un tiepido pomeriggio di fine estate quando per la prima volta arrivò all’orecchio di Jenny Humphrey il nome Blair Waldorf, suo fratello l’aveva sputato fuori nel mezzo di uno dei suoi numerosi crolli di nervi,accompagnato da aggettivi come viziata,presuntuosa e psicotica. Aveva poi proseguito la sua filippica inveendo contro la società corrotta, l’ottusità dei pomposi rampolli della sua classe e la frivolezza delle altezzose figlie di papà che si nutrivano di yogurt magro sopra le scalinate del Metropolitan Museum, menzionando frettolosamente nella conclusione un sito web chiamato Gossip Girl.
Quel giorno, all’ingenua età di tredici anni, la piccola Jenny Humphrey si era ritrovata cosi a digitare sui tasti del vecchio computer di suo padre (i tasti erano talmente consumati da non permettere la lettura delle lettere che vi erano stampate sopra) l’appellativo di Gossip Girl. Quando la sgargiante homepage rosa shocking era comparsa sullo schermo, Jenny aveva scoperto che il Paradiso esisteva e che sorprendentemente non era troppo distante da casa sua,per raggiungerlo doveva solo attraversare il ponte.
La fine dell’estate aveva portato l’inizio del nuovo anno scolastico, ritorno di camicie sulle tonalità del giallo e cravatte a righe nelle mattinate di Dan e nuovo zainetto verde menta sulle spalle abbronzate di Jenny. Il tempo che quest’ultima non dedicava allo studio lo occupava leggendo i blast di Gossip Girl e sfogliando con un click del mouse le copiose immagini di Blair Waldorf intenta nell’inforchettare una fragola nell’ora di pranzo o a scambiarsi dolci baci con Nate Archibald, capitano della squadra di lacrosse del St.Jude e nobile Principe Azzurro bramato da ogni ragazza di Manhattan e dintorni,nonché suo fidanzato storico. Jenny era completamente affascinata da Blair e la sua vita scintillante, divisa tra party dagli esiti folli,eleganti serate di gala dove l’abito lungo era di rigore (Jenny li aveva visti indossare solo alle Principesse dei cartoni animati Disney) ed un regno a scuola da dominare;Blair era l’incarnazione di tutto ciò che Jenny aveva sempre desiderato raggiungere:la perfezione.
Le festività natalizie quell’anno si erano svolte in modo inconsueto,nell’aria si poteva chiaramente percepire la soffocante presenza di discordia tra i suoi genitori (le cui espressioni tirate raccontavano della frattura che presto avrebbe spezzato la famiglia),ma quel Natale Jenny aveva ricevuto in dono un computer portatile tutto per sé e a suo fratello Dan sembrava star bene fingere che ogni cosa fosse come gli altri anni,quindi nessuno dei quattro aveva dato voce a ciò che preoccupava ognuno di loro:una fine imminente ed inesorabile. I mesi erano trascorsi veloci e la primavera aveva lasciato il posto alle afose giornate estive trascinando via con sé sua madre, - “è solo per l’estate, per ritrovare la sua ispirazione.” - cosi aveva giustificato quella partenza suo padre con tono non troppo convincente e gli occhi spenti.
Mentre Dan continuava ad auto commiserarsi tra le lenzuola fresche del suo letto e Rufus sperimentava nuove ricette (quell’estate lei e suo fratello si nutrirono unicamente di gelati e pasti precotti) per cercare di scacciare il pensiero della moglie che l’aveva abbandonato, Jenny si divertiva a seguire su Gossip Girl le scoppiettanti vicende che erano l’invidiabile esistenza di Blair Waldorf. Per un lungo periodo non aveva più sentito parlare di Serena Van Der Woodsen, né da suo fratello, che solitamente ne elogiava i capelli dorati e le gambe lunghe nei suoi discorsi farfugliati, né  aveva letto più di lei su Gossip Girl, la cui ultima notizia sulla svampita bionda riportava il suo misterioso allontanamento. Serena era partita senza salutare nessuno, nemmeno la sua migliore amica Blair, la stessa Blair di Jenny.
Chi fosse Serena Van Der Woodsen non era certo un mistero, la sua bellezza vivace e il suo temperamento eccentrico erano più che celebri per essere conosciuti perfino dagli umili abitanti della squattrinata Brooklyn; tutti conoscevano Serena e tutti ne parlavano. L’Upper East Side aveva continuato a parlare della sua tangibile assenza per due settimane, il periodo occorso prima dello scoppio di un nuovo scandalo (Chuck Bass e Nate Archibald,completamente fatti,beccati in un bacio non troppo fraterno e Blair Waldorf in preda ad una crisi isterica – Sei un pervertito. Devi stare lontano da Nate, hai un’orribile influenza su di lui Bass - .),poi la gente aveva iniziato a dimenticare (non siamo dotati di una rinomata memoria) perché troppo dedita a godersi un’estate che,come tutte le precedenti,si prospettava ricca di piacevoli scandali.
Il ricordo di quella meravigliosa sedicenne tutta curve era iniziato a sbiadire lentamente nelle menti di quelli che erano stati i suoi amici,i suoi innumerevoli ragazzi,i suoi professori;Serena stava lentamente svanendo,portata via da una folata di vento che profumava di salsedine e libertà,ma lei non avrebbe mai permesso al suo ricordo di volare via;quel ricordo era tutto ciò che le restava della sua migliore amica,Blair non l’avrebbe mai lasciato andare. Si nutriva della memoria della sua risata sguaiata e contagiosa, dei suoi occhi piccoli, azzurrissimi e costantemente gioiosi, della sua camminata poco elegante e scoordinata, della luminosità dei suoi lunghi capelli biondi, lisci come seta, che lei soleva acconciare in uno chignon disordinato.
Ovviamente nessuno era a conoscenza dei dolorosi sentimenti che albergavano nel cuore di Blair, la reginetta della Costance era assai discreta e ben allenata nell’apparire algida ed indistruttibile,come se nulla potesse scalfirla,come se il divorzio dei suoi genitori con conseguente fidanzamento omosessuale di suo padre e la partenza della sua migliore (unica) amica Serena non avessero sortito alcun effetto sul suo già precario equilibrio mentale. La chiamavano “La Bambola di Porcellana”, la preadolescente di Brooklyn aveva attribuito quel grazioso nomignolo alla classica e quasi stucchevole bellezza di Blair.
In quei tre mesi Jenny aveva pensato spesso a come si sarebbe sentita se la sua migliore amica l’avesse abbandonata da un momento all’altro senza fornirle uno straccio di spiegazione e senza degnarsi di un saluto, anche se frettoloso. Non lo sapeva,Jenny non aveva mai avuto una migliore amica. Sporadicamente aveva parlato di un ragazzo che le aveva prestato una penna a scuola con sua madre, a undici anni; non aveva un rapporto amichevole con Alison, tralasciando gli argomenti scolastici e le prove del balletto di danza non avevano mai affrontato una reale conversazione; non l’avevano mai fatto perché non erano amiche o complici come suo padre e suo fratello Dan, si limitavano a coesistere nella stessa casa. Jenny non conosceva nemmeno quale fosse il colore preferito della donna che l’aveva messa al mondo ma d’altra parte neanche sua madre conosceva i suoi gusti, altrimenti non avrebbe continuato a comprarle zainetti, magliette e calze color verde menta.

- “Buona giornata tesoro!Ricordati, per qualsiasi emergenza ti ho scritto il numero di casa su un foglietto.” - ,la maggior parte degli Americani,ma in generale la maggior parte del mondo,ricordava l’undici settembre per il giorno dell’attentato alle Twin Towers di New York,Jenny Humphrey lo ricordava come il peggior primo giorno del primo anno di liceo alla Costance. Avrebbe voluto tirare il libro di Biologia in testa a suo padre per ricordargli che aveva quattordici anni, un cellulare con il numero di casa salvato in rubrica da sempre e Blair Waldorf era davanti al cancello dell’istituto.
- “Grazie papà.”- aveva invece risposto con le guance rosse di vergogna e i capelli biondi a nasconderle il viso, incamminandosi velocemente verso l’aula di Letteratura Inglese.
Per concessione di un Dio che Jenny credeva sempre più esistesse, Blair Waldorf non aveva notato il teatrino messo in piedi da suo padre sui gradini della scuola. Se da una parte era grata della grazia divina ricevuta, dall’altra era profondamente atterrita e sconsolata, aveva speso giorni interi per scegliere la camicetta più candida che avesse da indossare e il colore del cerchietto da incastonare tra i boccoli che aveva malamente arricciato con la piastra, tutto perché Blair le rivolgesse uno sguardo altezzoso e si accorgesse della sua esistenza. Nulla di tutto ciò era accaduto, Blair aveva trascorso la giornata tra lezioni, scambi di pettegolezzi ai tavoli tondi del cortile, fugaci baci poggiati sulle labbra di Nate e pranzo sui gradini del Met, quella piccola ragazzina dalle forme esili non era minimamente entrata nel suo campo visivo.
Dopo aver trangugiato in fretta il tramezzino al tonno che suo padre le aveva preparato quella mattina, Jenny aveva deciso di fare una breve tappa nel bagno delle ragazze prima dell’inizio dell’ora di Arte,il cerchietto rosso fuoco adagiato tra le onde ormai scese dei suoi capelli le procurava un dolore atroce che non smetteva di tampinarle le tempie. Neanche le piacevano i cerchietti, l’aveva comprato e indossato unicamente perché Blair sembrava adorare fronzoli vari per capelli e ne possedeva milioni, almeno cosi aveva letto su Gossip Girl. Stava per uscire quando aveva sentito uno strano rumore provenire da uno dei gabinetti, tutti con le porte bianche accuratamente sigillate, si era inginocchiata sulle fredde mattonelle per sbirciare sotto quelle porte bianche alla ricerca di un paio di piedi, mentre ispezionava con occhi attenti, aveva udito una seconda volta quel bizzarro rumore, e ora ne aveva la certezza: era un conato di vomito. Un paio di ballerine Prada nere faceva capolino dall’ultima porta bianca, quella sul lato sinistro, a Jenny era caduto il cerchietto dalle mani quando si era accorta di riconoscere quelle scarpe. Il suono fastidioso che l’oggetto aveva procurato schiantandosi sul pavimento aveva fatto sussultare (anche se Jenny non aveva potuto vederla) la giovane segregata nella toilette, facendole realizzare solo in quel momento che non era stata sola come aveva creduto in quel bagno.
Ci fu un attimo di silenzio nell’ambiente che profumava di detersivo per pavimenti al gelsomino, un attimo in cui la mano destra della ragazza nel bagno aveva toccato le mattonelle di marmo lucido, un attimo in cui Jenny aveva potuto osservare stregata il bagliore dell’anello di rubini che lei portava all’anulare lanciare splendenti bagliori, un attimo in cui i sospetti di Jenny erano divenuti certezze. Solo una ragazza in tutta la Costance possedeva quel celebre anello con la pietra rossa: Blair Waldorf.
- Ti senti bene? – aveva esordito con voce tremula e incerta. Blair non era intenzionata a risponderle, probabilmente non voleva far scoprire alla ragazzina (perché dal timbro della voce doveva avere tredici o quattordici anni) che la giovane donna piegata sulla tazza del gabinetto a vomitare anche l’anima era la perfetta Blair Waldorf. Jenny si era alzata da terra, avvicinandosi alla porta. – Ti ho sentito vomitare, hai mangiato qualcosa che ti ha scombussolato lo stomaco? – ancora silenzio. – Vado a chiamare la Preside per informarla che non ti sei sentita bene. – Il cervello di Blair stava già architettando un piano in cui erano compresi una motosega, una stanza blindata e quella stupida ragazzina impicciona dalla voce starnazzante. – Non occorre, sto meglio ora. Vattene. – Sebbene volesse essere un ordine autoritario quello che era uscito dalle sue labbra scarlatte somigliava più a un debole sussurro proferito con poca convinzione, incrinatosi per di più sull’ultima parola.
Jenny aveva fissato quella porta, che somigliava tanto a un muro impenetrabile, con espressione interdetta e un poco frastornata;era la prima volta che ascoltava la sua voce,la prima volta che Blair Waldorf le aveva rivolto la parola. Chiunque sarebbe rimasto ferito o quantomeno stizzito da quelle spinose parole ma Jenny ascoltandole aveva provato una gran pena per quella ragazza che,illusoriamente, aveva creduto possedesse una vita priva di dolori e problemi,cosi,velocemente come era entrata,era fuggita lontano da quel bagno verso l’aula di Arte. Quando pochi minuti dopo Blair aveva varcato la soglia della luminosa stanza, Jenny si era ritrovata a sussultare sulla sedia, sorpresa e allo stesso tempo spaventata che potesse riconoscerla, dandosi della sciocca subito dopo ripensando al fatto che Blair non l’aveva vista in faccia; c’era stata una porta a dividerle. – Che adorabile grafia. – all’ascoltare per la seconda volta nella stessa giornata quella voce (ormai e per sempre marchiata nella sua mente) rivolgersi questa volta proprio a lei, Jenny Humphrey, a Jenny era scivolata la stilografica dalla mano, che era caduta sul pavimento procurando un suono fastidioso, di nuovo. – Grazie – poco più di un sospiro nel quale però Blair aveva riconosciuto quel tono irritante che poco prima le aveva martellato il cervello nel bagno; le sue labbra si erano incurvate in un sorriso diabolico e gli occhi scuri brillavano di una luce crudele. – Eri tu la petulante ragazzina curiosa nel bagno, vero? – Jenny aveva abbassato lo sguardo sulle sue unghie colorate di un arancione acceso – Sì, mi dispiace Blair, io non volevo disturbarti. -, compiaciuta del fatto che conoscesse il suo nome e, dal modo in cui giocava nervosamente con quei braccialettini tintinnanti e variopinti, anche la sua fama di stronza, Blair le aveva rivolto parole cariche di veleno velato di zucchero. – Oh tesoro, non darti pena. Anzi, perdona la mia poca educazione, sei stata cosi gentile a preoccuparti per me. – Poi aveva ripreso a osservare il foglio bianco su cui la ragazzina stava scrivendo il suo nome – Jenny Humphrey..si,hai proprio una bella grafia, - aveva passato l’indice su quel nome – sabato darò una festa: “Bacio sulle labbra”,più o meno trecento invitati,se scrivi gli inviti in modo gradevole te ne darò uno. – Jenny l’aveva fissata a occhi sgranati, Blair Waldorf l’avrebbe invitata alla sua festa se lei fosse riuscita a scrivere trecento inviti in due giorni, talvolta accadevano i miracoli. – Certo Blair, puoi contare su di me! – Aveva risposto come un bravo cagnolino obbediente e la delizia si era dipinta sul viso di Blair – Perfetto. Busta gialla, cartoncino rosso. E che siano leggibili.

Da quel momento la vita di Jenny Humphrey, o meglio della Piccola J., cosi la chiamava Blair,era mutata radicalmente e permanentemente.
Senza avere il tempo necessario per riflettere su come fosse accaduto,si era ritrovata a far parte di quel mondo irraggiungibile,risucchiata dal lusso e dalla depravazione dell’Upper East Side. Da quel giorno,in cui gli occhi scuri di Blair si erano piantati nei suoi, rendendola sua umile ed adorante ancella per sempre, Jenny aveva iniziato a commettere uno dopo l’altro una serie di gravosi ed imperdonabili sbagli.
Aveva mentito,aveva rubato,aveva perso il rispetto della sua famiglia (suo padre non le rivolgeva più la parola) per somigliarle,per avere il suo consenso,un suo cenno positivo del capo,la sua approvazione;Jenny voleva che Blair la considerasse degna,di cosa in particolare non lo sapeva nemmeno lei.
Poi si era ribellata,aveva sovvertito le rigide regole della Regina,le aveva usurpato il trono,umiliandola senza un briciolo di pietà quando ne aveva avuto l’occasione;l’aveva resa piccola e vulnerabile proprio come Blair l'aveva sempre fatta sentire. Un breve lasso di tempo,perché poi l’ex Regina aveva eliminato con facilità quell’ “ex” davanti al suo titolo, eliminando con facilità anche Jenny dalla cricca delle poche elette che potevano bearsi della sua compagnia.
Jenny a malincuore aveva quindi abbandonato l’utopia di una possibile amicizia tra lei e Blair Waldorf,si era dedicata alla moda ed aveva iniziato a lavorare per Eleonor Waldorf,la madre di Blair;non si allontanava mai realmente dalla sua preziosa bambolina.
Quando era arrivato il momento di scegliere a chi lasciare in eredità il suo regno, in uno stupore generale Blair aveva scelto Jenny come nuova Regina della Constance,lasciando che la ragazzina di Brooklyn raccogliesse il prestigio e l’autorità che una volta erano stati suoi. Sebbene Blair non avesse mai confessato a nessuno,tantomeno a Jenny,il motivo di quell’avventata e rischiosa decisione, all’ormai Queen J. faceva piacere pensare che l’avesse fatto perché finalmente la considerava degna di quel mondo,ed i suoi pensieri non differivano poi cosi tanto da quella che era stata la realtà.
Nel suo ultimo anno in terra straniera,Jenny aveva oltrepassato i limiti,tutti.
Si era ritrovata sola,priva dell’affetto dei suoi amici e della sua famiglia,priva del rispetto di Blair.

“Go and never come back”,gliel’aveva ordinato a denti stretti e con gli occhi lucidi,gli stessi occhi di quel giorno di tre anni prima in cui le aveva dato il permesso di entrare a far parte della sua esistenza,ora le stavano giurando vendetta ed odio eterno,la supplicavano di rispondere ad un “Perché?” del quale non riusciva a venire a capo.

"Serena è la mia migliore amica.Come ha potuto farmi questo?Come ha potuto far sesso con Nate?"
"Ha del surreale in effetti.Mi dispiace davvero Blair,io non lo farei mai."


I ricordi di quella conversazione tornavano a tradimento a vorticare nella sua mente,aumentando sempre più il senso di nausea.
Nausea per se stessa e quello che aveva fatto;le aveva detto,le aveva giurato,che non l'avrebbe mai tradita,che poteva fidarsi di lei perchè lei non era Serena:non sarebbe mai andata al letto con il ragazzo della sua (migliore) amica.

Quando Blair l’aveva esiliata da Manhattan,Jenny aveva capito che il suo nuovo viaggio iniziava da li,la sua nuova vita iniziava dalla frattura di quel rapporto malato che aveva tanto cercato ed ora sapeva non avrebbe mai avuto futuro.
Nell’Upper East Side era tornata sporadicamente,alle volte per il Ringraziamento alle volte per il Natale,alle volte per intrufolarsi in camera di Dan e leggere di nascosto i suoi racconti ed alle volte per far riassaporare al suo palato la dolcezza delle frittelle di Rufus;ogni volta era tornata con il timore e la speranza di rivederla.
Con il passare del tempo Blair l’aveva perdonata ma Jenny era ugualmente rimasta a vivere ad Hudson da sua madre (con la quale aveva instaurato un vero rapporto),perché ora sapeva anche questo: quel mondo non le piaceva; un tempo ne era rimasta affascinata per via del suo sapore di novità ma ora aveva imparato che alla lunga anche ciò che è nuovo stanca. L’Upper East Side era un po’ come quel vestito a fiori che da bambina aveva indossato quasi ogni giorno mentre correva con le trecce per il loft: era il suo abito preferito,l’aveva messo cosi spesso da rovinarlo ed aveva continuato a portarlo orgogliosa anche se ormai vecchio, ma quando le era iniziato ad andare stretto Jenny aveva capito che era arrivato il momento di gettarlo via,di lasciarlo andare.
Come allora era arrivato il momento di acquistare un nuovo "vestito" ma contrariamente all'abito fiorato,non avrebbe gettato l’Upper East Side nel cestino,non avrebbe lasciato andare il ricordo di Blair.

-“Ti manca Serena?”- le parole erano sfuggite dalle sue labbra e Jenny ora si stava mordendo la lingua fin quasi a farla sanguinare,autoflagellandosi per quell'intervento inopportuno.
Erano nella stanza di Blair e lei era sdraiata sul suo suntuoso letto a fissare un punto non distinto al di là della finestra.
Serena non c’era.
Poiché la luce era soffusa,poiché Jenny aveva il viso altrove e poiché era praticamente (quasi) una sconosciuta,Blair disse quello che provava davvero.
-“Più di quanto gli altri sapranno mai”- e l’aveva affermato posando il suo sguardo su di lei, posando i suoi occhi velati di lacrime in quelli sorpresi di Jenny,occhi tristi e supplichevoli.

Era stato allora che Jenny Humphrey aveva visto "La Bambola di Porcellana".
Colei che aveva sempre ammirato come “La Regina”.
Ed aveva notato la pelle levigata e vellutata del suo viso:vellutata senza sforzo e levigata senza bisogno di alcuna cura. Le sopracciglia e gli occhi scuri,insieme,sembravano un quadro. “Bambola di Porcellana” la chiamavano tutti e adesso Jenny capiva il significato di quel nome.
Anni prima aveva pensato potesse riferirsi alla sua bellezza, ma in quel momento si rese conto che il motivo era la profondità insondabile dei suoi occhi (caratteristica appunto delle bambole) ,insondabile al punto che la spaventava.
Mai però abbastanza,da permetterle di allontanarsi da lei,dal suo ricordo che profumava di dolore e Chanel N.5.
 

Fine.


 
  
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