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Autore: honeysuckle_s    05/06/2011    4 recensioni
Piscina. Pianoforte. Danza.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ispirata da "Forbidden Colors" di Ryuichi Sakamoto.


Rin raggiunse il suo fidanzato nella piscina coperta situata sulla terrazza di quella casa imponente e un po’ gotica. Stranamente, i proprietari avevano deciso di piazzare lì anche un pianoforte. Una decisione un po’ stramba, che ai due poco importava.


Sesshomaru non era interessato a quell’invitante richiamo dell’acqua. Svolgeva dei lenti esercizi ginnici, a metà tra lo stretching e la danza. Aveva addosso soltanto i suoi pantaloni bianchi a palloncino, un po’ buffi. Non degnò Rin di un’occhiata quando fece il suo ingresso nella grande sala. Ma la ragazza sapeva che lui, grazie a quelle orecchie straordinarie e a quel naso finissimo, aveva captato già da tempo la sua presenza.


Rin sbatté gli occhi, abbelliti da una pesante matita nera e da un mascara rosso. Fissò con un sorriso il suo ragazzo mentre si muoveva leggiadro su quelle piastrelle color crema. Le dava le spalle e lei per qualche secondo non poté staccare gli occhi dalla sua schiena. Ragazza mia, si disse, non sei mica scema.


Poi rivolse lo sguardo al pianoforte. Lo fissò come ipnotizzata. Ma si, perché non provarlo? Era da un pezzo che non suonava. Si avvicinò con passo felpato allo strumento. Se fosse stata scalza, sarebbe risultata davvero silenziosa. Ma i pesanti anfibi che indossava producevano dei secchi rumori ad ogni passo. Aveva un vestitino di pizzo nero con una gonna in tulle gonfia e ad effetto strappato. Alle gambe, calze a rete. Aveva voglia di rispolverare un look dark e semi fetish.


Rin prese posto e chiuse gli occhi. Si concentrò. Dopo due minuti, passò con lentezza una mano sui tasti e vi poggiò le dita. Iniziò a suonare “Forbidden Colors” di Sakamoto. Le sue mani sfioravano con leggerezza il pianoforte. Le sue unghie rosse spiccavano in quel piccolo mondo fatto di bianco e nero.


Accordandosi con la musica che riempiva la stanza, Sesshomaru rallentò il ritmo dei suoi esercizi. Nel ritornello della canzone, si fermò. Continuava a darle le spalle. Aveva accostato le gambe e mosse, molto lentamente, un braccio verso l’alto.


Rin stava per mandare al diavolo la sua concentrazione, rapita com’era da quell’immagine divina, ma non voleva perdere il ritmo o stonare su qualche nota, così rivolse lo sguardo ai tasti e si focalizzò sulla melodia. Non era facile visto che l’essere maggiore che aveva davanti si muoveva con una grazia degna dei migliori ballerini. E poi… I suoi lunghi capelli bianchi che si agitavano e gli ricadevano con leggiadria sulle spalle, sul busto, sulla schiena, sul viso. La ragazza chiuse gli occhi e cercò di eseguire meglio che poteva il finale della canzone. Ci riuscì molto bene.


Quando li riaprì, vide che il suo ragazzo si era sdraiato a bordo piscina. I suoi capelli si erano aperti come un ventaglio e galleggiavano impeccabilmente nell’acqua.


Rin si alzò come sotto l’effetto di droghe e si sedette vicino a quel maschio superiore. Non riusciva a guardare altrove. Sesshomaru continuava a fissare il soffitto senza scomporsi. Passarono lunghi minuti, durante i quali continuava a riecheggiare la bella canzone di Sakamoto svolta da Rin.


A un tratto, la ragazza si sentì afferrare per un fianco, sollevare e l’attimo dopo i suoi polmoni non inspirarono la vitale aria, ma qualcos’altro. Inoltre, un’improvvisa sensazione di gelo le paralizzò momentaneamente i muscoli.


Emerse dall’acqua tossendo e rabbrividendo. In quel punto la piscina non era profonda e l’acqua le arrivava al petto. La gola le bruciava per il cloro ingoiato. Rin si fermò sorpresa ed allibita a pochi metri dalla testa del suo ragazzo.


Sesshomaru cominciò a ridacchiare. Con una movenza sensuale e felina, si girò per ritrovarsi a pancia in giù. La fissò con un sorriso. Rin gli si avvicinò, furiosa. Fu abbastanza rapida e gli assestò uno schiaffo bagnato sulla guancia diafana. Il movimento produsse una pioggia di goccioline che adornarono la frangetta di Sesshomaru. Il demone non si scompose minimamente ma finse di essersi offeso e rivolse la testa altrove.


Rin lo guardò allibita. Ora faceva pure il permaloso? Gli si avvicinò per vedere quanto se la fosse presa. Non appena gli fu vicina, Sesshomaru le afferrò un polso. Non si sarebbe probabilmente mai abituata ai suoi movimenti velocissimi e felini. Mai.


L’attimo dopo ancora, sentì la pressione delle sue labbra su una guancia. Rin arrossì. L’incazzatura le era passata praticamente di colpo. Sesshomaru si staccò di lei, si alzò lentamente in piedi, fece con grazia una verticale e si gettò in acqua.


Rin aveva fissato la scena con occhi innamorati. Ragazza mia, rifletté nuovamente, non solo non sei scema, ma ci sei anche dentro. Vedi di non farti ingannare da Mister Piacione.


Sesshomaru aveva allargato le braccia, aperto gli occhi e si stava lasciando andare sempre più giù fino a quando non toccò il fondo della vasca. La fissava dal basso.


Rin ricambiò lo sguardo. Ma che razza di gattino miao miao che aveva scelto. Le faceva le fusa, i dispetti, la faceva arrabbiare, sciogliere, la sorprendeva. E poi gli compariva un sorrisetto da canaglia. Come a rinnovare il suo trionfo nell’averla, puntualmente, conquistata.


Ma quanto tempo ci metteva a riemergere? Sapeva di non aver un decimo della sua forza, eppure tanto valeva provare ad afferrarlo e riportarlo a galla. Inspirò profondamente e si immerse. Lo afferrò per un braccio, non smuovendolo di un millimetro. Un sorrisetto beffardo comparve sul viso del bel demone.


Ancora una volta, l’ennesima, la trovò impreparata e le afferrò un polso. Eh già. Era troppo veloce per lei. Ma per chiunque, alla fine. La fece avvicinare al suo viso e la baciò. Anche se iniziava a risentire della mancanza d’ossigeno, Rin non poté non sottrarsi a quella dolce permanenza sott’acqua. Non poteva e non voleva. Percependola in difficoltà, Sesshomaru mise fine ai suoi giochetti e la abbracciò, per riportarla a galla. Le narici di Rin si allargarono per riempirsi nuovamente del sacro ossigeno. Si girò verso il suo  fidanzato. La frangetta era tirata indietro, i capelli bagnati gli circondavano il bel viso diafano.


Quella simpatica canaglia le si avvicinò a le sussurrò in un orecchio: “Ti dona quel mascherone sotto gli occhi.”


Ma certo. Si stava riferendo al trucco sbavato. Rin avvertì un moto d’ira. “Se non mi avessi buttato in acqua, non avrei quest’accozzaglia di colori sulla faccia.”


Sesshomaru le sorrise. La fissò negli occhi e semplicemente le rispose: “Sei sempre molto bella, Rin.”


La ragazza arrossì. Possibile che sapesse sempre come abbattere le sue barriere? Ma la cosa più esaltante era che lei percepiva la verità in quelle parole. Certo, non doveva avere l’aspetto più bello del mondo, eppure lui guardava sempre così dentro alle cose e poco gli interessavano cambiamenti cutanei come quello.


Gli sorrise di rimando. La sua rabbia stava svanendo. Avanzò verso di lui fingendo di doverlo picchiare e il demone, stando al gioco, indietreggiò, come intimorito.


Incontrò uno dei quattro bordi della piscina e dovette fermarsi. Rin gli si schiacciò contro. Poggiò il viso sul suo petto glabro, forte e bagnato e godette quella bella sensazione di fresco che la pelle di Sesshomaru le trasmetteva.


Sollevò il viso e lo baciò. Gli afferrò una ciocca e lo attirò lentamente a sé. Avvicinò le labbra ad una delle lunghe orecchie e gli sussurrò: “A quanto pare, anche tu sei in trappola.”


Si baciarono di nuovo. E ancora. Le mille gocce dell’acqua si fondevano con le loro bocche, penetravano nei loro capelli, si saziavano della loro pelle.


Le note della canzone continuavano a riecheggiare in quella sala, accordandosi alla passione dei due amanti.





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