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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    05/06/2011    1 recensioni
"La voce di Lancia, seria e posata, troncò a metà le parole del quindicenne, che restò per un attimo muto, stupefatto dall’affermazione del moro dall’altra parte della linea: “Ma no, non è mio, è-“ tentò di dire, prima che una risata sincera gli risuonasse nelle orecchie: “Vongola, quell’Anello l’ho donato a lei, le ha salvato la vita ed è giusto che resti a lei, almeno servirà perché non dimentichi un uomo come me e che possa, un giorno, perdonarmi per quello che ho fatto.” non c’era tristezza nella sua voce, solo un qualcosa che a Tsuna ricordava la determinazione di chi vuole riprendere a vivere."
E' stupidamente breve ma mi sentivo in dovere di scriverla, anche alla luce del mio amore per i personaggi secondari estremamente bistrattati.
E Lancia-san è estremamente adorabile. Non dimentichiamo che è stato anche grazie a lui se il Decimo TonnoH si è salvato nello scontro contro Byakuran. Bandierine alzate per Lancia! Missing Moments tra la fine del TYL Arc e l'Inheritance Arc.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Tsunayoshi Sawada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SUL FILO DEL TELEFONO

 

La prima cosa che Tsuna fece, la sera stessa del loro ritorno dal Futuro, fu di prendere il telefono in mano.

Digitò qualche numero, rapido, nella solitudine della sua camera, per una volta non invasa dai bambini o dai Guardiani, e avvicinò il cordless all’orecchio, col cuore che gli batteva a mille nel petto.

“Pronto?”

Una voce conosciuta ma dal tono insolitamente stanco e teso gli rispose in italiano.

“Ehm, Dino-san…?” azzardò il Decimo con imbarazzo nella sua lingua madre: “Scusami se ti chiamo a quest’ora, non ho la più pallida idea del fuso, ma-“.

“TSUNA!” gridò il biondo dall’altra parte del mondo: “State bene?!” chiese con voce insolitamente alta, “Cosa vi è successo?! Cosa sono state quelle immagini?” esclamò Cavallone; Sawada sospirò, poteva quasi vederlo schizzato in piedi nel bel mezzo dell’ufficio, sotto lo sguardo di Romario, “È una lunghissima storia, ma non preoccuparti, stiamo tutti bene. Stanchi ma almeno siamo vivi.” disse il giapponese, soppesando attentamente le parole, “Piuttosto, mi servirebbe un favore.”.

La risposta di Dino non si fece attendere: “Dimmi tutto, fratellino.”.

“Potresti mettermi in contatto con una persona?”

§§§

Il telefono squillò nuovamente nel cuore della notte, facendo sobbalzare e svegliare di soprassalto Tsuna, che era crollato con la testa sulla scrivania e l’apparecchio a meno di due centimetri dall’orecchio.

Sawada sbattè ripetutamente le palpebre poi, con uno sbadiglio, rispose:  “Pronto?”

“Vongola.”.

Tsuna ebbe un fremito nell’udire quella voce dopo tanto tempo, ma si sentì comunque rincuorato: “Lancia-san… Q-Quindi ha ricevuto il mio messaggio.” balbettò il bruno.

“Cavallone me lo ha fatto avere, si.” asserì con voce profonda l’italiano: “Mi ha detto che vi è successo qualcosa e che dovevo subito richiamarla. Cosa c’è?” domandò lui con tono neutro; Sawada fece un respiro profondo mentre da sotto la maglietta aveva tirato fuori una sottile catena in argento.

“Volevo ringraziarla.”

La risposta estremamente semplice del giapponese fece ammutolire letteralmente l’uomo dall’altra parte del mondo che ascoltava con attenzione quasi spasmodica le parole del giovanissimo Boss: “Grazie per avermi salvato.”.

Lancia non capiva, non riusciva a capire cosa volesse dire il Vongola e doveva ammettere che era curioso di saperlo.

“Cosa vuol dire?” lo chiese, non senza reprimere un tremito come di inquietudine.

“Il suo Anello mi ha salvato,” precisò Tsuna, rigirandosi il piccolo oggetto metallico tra le dita: “Se non me lo avesse dato, adesso, probabilmente sarei morto. Quindi grazie.”.

E poi spiegò tutto, raccontò del loro viaggio nel Futuro, dello scontro contro Byakuran e del momento in cui si era visto morto e invece aveva sentito quel dolore intenso e quel freddo sulla pelle che gli aveva fatto capire di essere ancora tra i vivi.

E il merito era suo.

Alla fine del racconto, tra i due cadde un silenzio stranamente pieno di pace, non c’era attesa da nessuna delle due parti, semplicemente il bisogno di riordinare le idee per un attimo prima di riprendere la parola.

“Deve essere stata una lotta molto dura.”.

Tsuna annuì sollevato: “Si, ma adesso è finita definitivamente. E se si è conclusa così felicemente, è stato anche grazie a lei. Cercherò di far riparare l’anello, ma è piuttosto ammaccato e non so se riuscirò a fargli-“.

“Non lo voglio, lo tenga lei.”

La voce di Lancia, seria e posata, troncò a metà le parole del quindicenne, che restò per un attimo muto, stupefatto dall’affermazione del moro dall’altra parte della linea: “Ma no, non è mio, è-“ tentò di dire, prima che una risata sincera gli risuonasse nelle orecchie: “Vongola, quell’Anello l’ho donato a lei, le ha salvato la vita ed è giusto che resti a lei, almeno servirà perché non dimentichi un uomo come me e che possa, un giorno, perdonarmi per quello che ho fatto.” non c’era tristezza nella sua voce, solo un qualcosa che a Tsuna ricordava la determinazione di chi vuole riprendere a vivere.

“D’accordo.” acconsentì infine il giapponese: “E comunque, non c’è nulla da perdonare, almeno non da parte nostra.” dichiarò Tsuna, abbassando leggermente la testa in un inchino appena accennato, “Può rassicurare lei Dino e dirgli che lo chiamerò al più presto per spiegargli ogni cosa?”

“Certamente, riferirò io a Cavallone. Buona notte, Vongola.”

“Buona notte, Lancia-san.”.

E quando entrambi ebbero chiuso la comunicazione, tutto ciò che restò nei loro cuori fu solo pace e sollievo.

Il Futuro sembrava quanto mai lontano e remoto, perso nelle pieghe del Tempo.

   
 
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