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Autore: crimsontriforce    06/06/2011    0 recensioni
Cento parole per un evocatore, un guardiano, un tramonto sul mare, la scintilla di disperazione che dà sempre il via a un pellegrinaggio, la visione del mondo di un Eone, la morte e il suo superamento, Spira.
18: A differenza zero. Conti in rosso, per sottrazioni. [Auron]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ohibò, qui non l'avevo ancora postata? Sto perdendo pezzi. Vecchia flashfic nata su LJ per la cara Aufhebung, che mi chiese una "Young Auron" a tema libero e io m'incartai per mesi per renderlo non solo il protagonista, ma il vero e proprio prompt della storia. Auron, quindi, lungo tutto l'arco della sua vita in cui si sentì di definirsi 'giovane':
















A differenza zero



Auron smette di considerarsi bambino quando Sin gli porta via i genitori: i sacerdoti gli dicono che deve essere un giovanotto forte e quello fa, anche se sul momento le loro parole rimbalzano sugli stendardi cremisi che hanno catturato il suo sguardo e non vede davvero altro in un cielo troppo vuoto e grigio. Resta al tempio.

Smette di considerarsi un fardello al ritorno dalla sua prima missione, a riposo per una mezza giornata, vagabondando senza meta sulle mura esterne e cercando di sentirsi tutt'uno con le pietre allineate che le compongono. Il loro peso ha uno scopo; il loro colore dovrebbe infondergli sicurezza. La sua spada è sicura: può proteggere la città che l'ha cresciuto. Il resto di lui non è per nulla sicuro: è deluso, incerto, arrabbiato, ma gli dicono che prima o poi si sistemerà, come tutti, e tende a crederci. Se potesse evitare questa cosa dell'adolescenza sarebbe più sereno.

Per un attimo smette di considerarsi del tutto mentre ascolta una predica di quel nuovo sacerdote che riesce già a essere sulla bocca di tutti e farà molta strada o durerà pochissimo. Auron non è 'tutti' e non ne farà parola con altri, ma si rende conto che il monaco guerriero che esce dal tempio quella sera, sotto un tramonto in fiamme che lo spinge e lo chiama e non capisce dove, non è lo stesso della mattina. Il suo centro di gravità si è spostato.

Smette di considerarsi saggio quando rinuncia a chiuderlo in casa e buttare la chiave, scortandolo invece sulla via del pellegrino. Ma c'è ancora speranza, vero? C'è sempre speranza, le possibilità sono ancora infinite per loro, anche se le stanno calpestando con ogni passo. Quando si ferma a raccoglierle l'altro ha raggiunto l'ansa in fondo al sentiero e lui non può fare altro che affrettarsi a inseguirlo, allungando una mano verso quella sagoma rossa così salda e già offuscata in lontananza.

Smette di considerarsi vivo quando sente l'ultimo respiro del suo evocatore morirgli fra le braccia imbrattate di sangue. Il resto sono solo epiloghi, reazioni, conseguenze di nulla importanza.

























Jecht scusasse se l'ho calciorotato fuori dalla fic ma è 'n'altro presenzialista peggio di Yunalesca, questa voleva essere solo su Auron e nelle cose solo su Auron difficilmente potrà non esserci Braska ma può in rare occasioni non esserci Jecht, ecco, soprattutto se sono ambientate per tre quinti quando lui non c'era ancora. Se fosse una fanfic con la stessa impostazione, ma nel periodo di Zanarkand, Jecht sarebbe ovunque (*lampadina accesa* Ehi...)
   
 
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