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Autore: LaMicheCoria    06/06/2011    3 recensioni
Là giaceva Settimio, col cuore trafitto. Accanto Luciano, col petto divelto. A destra Marco, col ventre squarciato. A sinistra Iulio, col cranio spaccato.
-Lascia almeno che venga seppelliti-
Una preghiera, un rantolo nel costato trafitto e sanguinante. Gli occhi bassi di chi non ha più la forza di alzarli e di vedervi riflesso la mano dell’uomo che stringe la lancia con cui ha ucciso il fratello.
-Ne abbiamo già discusso-
-Ma non puoi lasciarli senza sepoltura! E’ un ordine empio!-
-E’ un mio ordine, Romanus!-
[48 a.C.] [Personaggi: Romanus - Romulus Lucius Octavianus/Roma – Imperium/Impero Romano, Caio Giulio Cesare] [ISPIRATA ALL'OPERA "PHARSALIA" DI MARCO ANNEO LUCANO]
Genere: Drammatico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Antica Roma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Memoriae Romae'
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Titolo:  Pharsalia Nostra Vivet
Autore:  Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Arancione
Genere: Drammatico, Storico, Slice of Life
Avvertimenti: One Shot, Missing Moments

Personaggi: Romanus - Romulus Lucius Octavianus/Roma – Imperium/Impero Romano, Caio Giulio Cesare
Pairing: Nessuno
Trama: Là giaceva Settimio, col cuore trafitto. Accanto Luciano, col petto divelto. A destra Marco, col ventre squarciato. A sinistra Iulio, col cranio spaccato.
 
-Lascia almeno che venga seppelliti-
Una preghiera, un rantolo nel costato trafitto e sanguinante. Gli occhi bassi di chi non ha più la forza di alzarli e di vedervi riflesso la mano dell’uomo che stringe la lancia con cui ha ucciso il fratello.
-Ne abbiamo già discusso-
-Ma non puoi lasciarli senza sepoltura! E’ un ordine empio!-
-E’ un mio ordine, Romanus!-

Dedica: a Silentsky
Musica: Eden – HetaOni Music
Note: ATTENZIONE! QUESTA FAN FICTION E’ ISPIRATA AL POEMA EPICO-STORICO PHARSALIA, DI MARCO ANNEO LUCANO. Vi prego quindi di leggere quanto scritto nella pagina di collegamento.
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Altre note a fine pagina.

Wordcounter:

 

Pharsalia Nostra Vivet1

 

Farsalo, 48 a.C.

 

Là giaceva Settimio, col cuore trafitto. Accanto Luciano, col petto divelto. A destra Marco, col ventre squarciato. A sinistra Iulio, col cranio spaccato.
Lungo la collina sbocciavano petali rossi di sangue, mani rattrappite levate al cielo brumoso. Occhi vacui, incassati nelle orbite nere. Bocche storte in un ultimo grido.
Nel silenzio, solo un respiro gorgogliante, di chi ancora vive anelando la morte.
-Lascia almeno che vengano seppelliti-
Una preghiera, un rantolo nel costato trafitto e sanguinante. Gli occhi bassi di chi non ha più la forza di alzarli e di vedervi riflesso la mano dell’uomo che stringe la lancia con cui ha ucciso il fratello.
-Ne abbiamo già discusso-
-Ma non puoi lasciarli senza sepoltura! E’ un ordine empio!-
Le dita erano strette al braccio tremante, intessuto di trame purpuree; le ciocche castane erano impregnate di sangue rappreso, la lorica squamata brillava di croste nere.
-E’ un mio ordine, Romanus!2-
Non riusciva ad alzarsi. Le gambe e le ginocchia gemevano sotto il peso di tante, troppe ferite. Il gladio gli era al fianco e dal filo gocciolavano ancora delle gemme scarlatte.
-Dai loro degna sepoltura! È la Patria che lo ordina, Caio Giulio Cesare!-
Il ringhio del lupo che mostra le zanne ai cacciatori che l’hanno messo all’angolo. Un ringhio che s’accompagnava ai sussurri smozzicati dei morti, ai loro lamenti che chiedevano pietà per il fratello ucciso.
Pompeiani e Cesariani ora con unica voce, con sussurro concorde reclamavano la pace a chi gliela aveva strappata via.
-La..Patria?-
La caliga del condottiero cozzò contro la testa mozzata di un nemico; si inginocchiò e le labbra si tesero sul volto già affilato. Un ghigno reso ancora più terribile dal sangue che colava lungo le guance.
-Quella stessa Patria che mi pregò di non passare, prima che varcassi il Rubicone?2-
Solo il capo che si abbassava sotto lo sguardo ironico e crudele di Cesare. Solo le spalle di Roma che si piegavano sotto il peso di una battaglia senza vittoria, dove cadavere chiamava cadavere, dove sangue romano si mescolava a sangue romano, dove fratello piangeva fratello.
-La stessa Patria che quel giorno..si scostò?-
Il condottiero sfiorò il viso di Romulus Lucius Octavianus, facendogli alzare la testa. Con le mani ancora sporche di sangue, gli prese il volto fra le dita, stringendolo forte.
-La stessa Patria, quella Roma..che oggi ha combattuto al mio fianco?-
Lo lasciò andare, disegnando due lacrime rosse sotto gli occhi di Roma.
-Andiamo- Cesare si allontanò lungo il sentiero tracciato dai cadaveri lividi, dai rigagnoli di sangue che scorrevano fra le pieghe delle terra –Pompeo attende-

Romulus Lucius Octavianus rimase inginocchiato tra i defunti. Tra i suoi figli che egli stesso aveva ucciso. Che aveva incitato ad uccidere. Aveva guidato la mano di Luciano contro il fratello Settimio e aveva sentito il cuore di questi sanguinare nel petto. Aveva spinto il gladio di Iulio fin dentro il ventre del cugino Marco e aveva avvertito le proprie viscere torcersi al contrarsi di quelle dell’uomo.
Rimase accanto a quei corpi senza vita, col sole che cadeva al suo fianco.
Stette col viso rivolto al cielo fino a quando non sentì le lacrime seguire il percorso tracciato dalle dita di Caio Giulio Cesare.
Non c’era più vita a Farsalo. Solo la morte.
Non più la Res Publica. Solo l’Impero.
Non più Romanus. Solo Imperium.

 

 

{~***~}

 

1 Pharsalia nostra / vivet, et a nullo tenebris damnabimur aevo (La nostra Pharsalia / vivrà e da nessuna epoca saremo condannati all'oblio )
2 Cesare è caratterizzato dal furor: nel suo fervore bellicoso non gode se non si apre la strada spargendo sangue…non gli piace entrare dalle porte aperte, ma preferisce sfondarle, né occupare i campi col permesso dei contadini, ma devastarli col ferro e col fuoco: si vergogna di procedere per le vie lecite e di sembrare un cittadino. E’ assimilato al tiranno quando viene presentato mentre gode di incutere alle genti una paura così grande, e non preferirebbe essere amato. Lucano insiste più volte sulla sua empietà come quando, dopo Farsalo, vieta con un ordine empio ( che ricalca un esempio tragico, Creonte, ma che non ha rispondenza nella realtà storica ) che sia data sepoltura ai cadaveri dei nemici, perché vuole prolungare la vista-che lo rallegra-del sangue versato di tanti concittadini; ancora, varca il Rubicone nonostante il divieto della Patria. [Dagli appunti della mia grandiosa prof di Latino e Greco]

 

 

 

 

 

 

   
 
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