C’TY ON FIRE!1
La
bambina salta e rimbalza sul letto
morbido. Ride, è fatta così: ride sempre,
è sempre felice, mai una lacrima sul
suo visino.
Si
diverte, la sua nuova cameretta sembra
quella di Heidi, manca soltanto il fieno... Prima dormiva nella
stanzetta
accanto alla nonna, ma non era bello: la finestra era troppo alta e non
riusciva a guardare fuori. Ma adesso, adesso sì che
è bella la sua cameretta!
Dorme nel solaio, proprio come Heidi.
-Basta,
peste! Guarda che se cadi, ti
ammazzi!-
-Ma
no, nonna! Guarda che non cado mica, io!-
La
nonna sale le scale. I pesanti passi
echeggiano sugli scalini di legno.
-Allora,
la smettiamo! Aspetta che torni tua
madre!-
La
piccola scoppia a ridere e si lascia
cadere beata tra le lenzuola, proprio nell’attimo in cui la
vecchia varca la
soglia.
-Per
carità del Signore! Marta, vuoi farmi venire un infarto?!-
Marta
scende sorridendo dal letto e abbraccia
forte la nonna.
-Dai
nonna. Lo sai che ti voglio bene, ma
saltare sul letto è bellissimissimo!-
-
Maria santissima! Non farmi prendere più
questi spaventi!-
La
piccola guarda la nonna di sottecchi, un
sorrisino furbo sulle labbra, facendo dondolare il bordo del grazioso
vestitino
giallo.
-
Marta! Hai ancora il vestito addosso!
Finirai per rovinarlo. Vieni qua.-
La
bimba si avvicina sconsolata: saltare sul
letto con quel vestito è comodissimo, e poi quel colore le
piace. Le ricorda la
felicità e il sole, che poi quando c’è
il sole si è sempre felici. Si lascia
infilare il pigiama e corre sotto le coperte. In realtà non
ha sonno, ma è
meglio aspettare che la nonna esca…
La
donna attraversa la stanza e appende il
vestito sull’anta dell’armadio di legno, poi torna
dalla nipote, le rimbocca le
coperte e le bacia la fronte.
-Buonanotte,
peste.-
-Buonanotte,
nonna!-
La
luce si spegne, i passi pesanti scendono
gli scalini, echeggiano sulle scale. Silenzio.
Marta
guarda la notte fuori dall’oculo di
legno. Il vento soffia tra gli alberi, lo sente, ma il buio
è assoluto. Solo
qualche luce della città in lontananza buca le tenebre.
Di
giorno, fuori dalla finestra, il vento fa
danzare il grano dorato, mentre nel cielo blu le nuvole si rincorrono
instancabili. Marta si sporge e annusa l’aria. Sa
d’estate, di libertà, di
casa.
Marta
si trova bene qui. Si sono trasferiti
qualche mese fa e finalmente, dopo tanto cercare, sono arrivati a casa.
Lontani
da tutto, lontani da tutti, sebbene la città disti solo
cinque chilometri.
Marta
si trova bene qui. Può correre,
giocare, imparare. C’è così tanto da
imparare in campagna… Specialmente per un carattere
solare e intraprendente come quello della bambina.
Nel
cortile ci sono le galline della nonna,
che vuole comprare anche un cavallo, per la gioia di Marta. Ha anche
fatto
piantare degli alberi da frutto. Un pesco e qualche ciliegio.
Il
papà ha cominciato a coltivare un piccolo
orto. Dice che lo aiuta a scaricare la tensione dell’ufficio,
e la mamma dice
che ha ragione, non passa abbastanza tempo all’aperto come
lei. Lei è
giornalista, ma scrive sempre fuori, seduta per terra sotto il portico
con Marta
che la imita poco lontano. La nonna dice che ha ereditato da lei e dal
nonno la
sua personalità. Marta non sa cosa voglia dire, ma ne va
comunque fiera.
La
piccola sente il vento soffiare lì fuori,
guarda il cielo e sogna di volare e volteggiare nella calda luce delle
stelle, di
sussurrare con il vento e di brillare, continuare a brillare, a
brillare, a
brillare. Come la canzone della mamma: shine,
shine, shine on…2
Brilla
brilla brilla. I suoi occhi si
chiudono e le stelle brillano ancora dietro le palpebre.
Nella
casa le luci sono spente e si accende il silenzio.
-
Nelly, tesoro, tu mi fai scompu-
sconscipare- scompuscire…- la ragazza dai capelli neri
scoppia a ridere
sguaiatamente. – Scompisciare dal ridere. Che parola
difficile!-
-
Forse perché ti sei scolata tutta la vodka
senza offrirmene, eh Glo?- La
rossa
distesa sull’erba secca si accende una sigaretta, incurante
dell’amica che si
rotola sul prato al suo fianco.
-
Ma no! Cosa dici? Passami la bottiglia, oca,
che sei più ubriaca di me!- Un’altra risata.
-
Toh. Non finire anche questa. Non
sono ancora abbastanza sbronza.-
-
Pf! E allora bevi, sciocchina!-
Ormai
le due ragazze sono lì da un’ora a bere
fumare e ridere. Non fanno chiasso, a loro non importa attirare
l’attenzione.
Tra scoppi di risa e volute di fumo, l’unica cosa che
desiderano è passare una
nottata trasgressiva.
L’alcol
va alla testa, la vista si annebbia,
l’euforia aumenta. Glo non fa altro che ridere e rotolare,
Nelly si improvvisa
mangiafuoco, i giochi con l’accendino diventano sempre
più audaci.
-
Fammi una Mortoroff!-
-Si
dice Molotov, idiota.-
-
Mortoroff, Molotov, Ciccibubù! Stessa
cosa!-
Le
due ragazze scoppiano a ridere e si
lasciano cadere a terra. Sono completamente esaurite.
-
E se ti faccio la Molotov, dove la lancio?-
-
Ma che ne so io! Guarda c’è un…
un… un
obolo là!-
-E’
un oculo, stupida! Una finestra rotonda,
se il tuo piccolo cervellino atrofizzato dall’alcol non
sa…- Scoppia a ridere e
non riesce a finire la frase. Forse non ricorda cosa voleva dire.
-
Avanti, vecchia! Prepara ‘sta bottiglia,
che ti faccio vedere la portata dei miei lanci spaziali!-
-
Adesso! Un po’ di pazienza, per favore!-
La
mora sbuffa e si rigira sull’erba. La
rossa è intenta sul suo artefatto. Vodka,un pezzo di stoffa
strappato dalla
maglia. Manca il fuoco, un arciere e un bersaglio.
-Finita!-
-Era
ora! Dammi l’accendino: ti faccio vedere
io i fuochi d’artificio!-
La
ragazza si alza barcollando, prende
accendino e bottiglia e si dirige verso la casa. Scavalca lo steccato
che
divide i campi dal giardino e cade a terra. Ride.
-
Così non vale! Sei troppo vicina!-
Un
risolino è l’unica risposta.
Accade
in una frazione di secondo. Accende la
stoffa tira indietro il braccio lancia. La bottiglia infuocata, la
bomba
infernale, vola attraverso l’aere. La ragazza corre indietro,
veloce.
Come
un pessimo scherzo del destino, il vetro
si infrange contro la finestra. Il
fuoco
corre lungo la cornice divora le tende sale al soffitto.
-
Visto che mira?- Le ragazze sono
soddisfatte delle loro capacità. Continuano a scherzare.
Guardano le fiamme
alzarsi al cielo.
-
Mi ricorda una canzone di quel film
stupendo: com’è che faceva? Ah sì! C’ty on fire!
C’ty
on fire!
1
E poi? Boh!
–
- Mischief!
Mischief! Mischief!
1 -
Scoppiano
a
ridere, ancora.
Ma
un
improvviso boato le ammutolisce. Si voltano verso la casa:
un’immensa palla di
fuoco brucia il solaio, le fiamme danzano agili nel buio, rischiarando
la
notte.
-
Oh
merda!-
Scappano,
senza
fermarsi, senza voltarsi. Scappano.
Le
fiamme si
intrecciano impetuose nell’angusto spazio della stanza e
divorano tutto.
Divorano l’oculo di legno, blandiscono l’armadio di
mogano, macchiano il
parquet del pavimento.
Marta
ha
caldo, si sente soffocare.
Si sveglia di
soprassalto. Le fiamme la circondano. Ha paura, tossisce.
Urla
Marta,
ma la sua vocina di bambina non può nulla contro il fumo
nero, cattivo.
Non
ha più
voglia di ridere, non sorride più. Il fuoco è
cattivo.
Non
è il
fuoco radioso del campeggio, attorno al quale tutti cantano felici.
Non
è il
fuoco del sole che scalda, buono, il mondo.
Il
fuoco è
cattivo. La sta soffocando.
E urla. Vuole che il
papà la salvi, ma il papà
è ad un convegno in una città lontana, non
c’è.
Vuole
che la
mamma la consoli, ma la mamma è in viaggio per lavoro, non
c’è.
Vuole
che la
nonna salga le scale, ma la nonna dorme, è sorda, non si
è ancora resa conto di
nulla.
Marta
ha
paura e piange, il calore secca le sue lacrime. Il sale brucia sulla
pelle,
brucia quanto il fuoco che la circonda.
Ha
paura,
Marta, e si sente soffocare. Tossisce e soffoca sotto il nero fumo
cattivo.
Tossisce e brucia sotto il fuoco assassino.
Il
fuoco è cattivo.
Quando
la
vecchia si alza, svegliata dal fumo, è troppo tardi.
Si
dispera,
chiama i pompieri, chiama la piccola, che non può rispondere.
Chiama
la
figlia, chiama il genero, che niente possono fare. Sono lontani.
Esce
di
corsa da quella casa. Si dispera, invoca il Signore Misericordioso-
abbi pietà,
ti prego, abbi pietà.
Urla
piange
si strappa i capelli.
Il
fuoco
danza sospira divora.
Ha
paura.
Dov’è Marta? Dov’è la piccola?
Continua
a
ripetere a sé stessa, ai vigili del fuoco, alle galline, al
cavallo che non c’è
ancora, all’orto sul retro, ai suoi ciliegi: “Marta
è lì dentro! Salvatela, per
carità del Signore!”
L’acqua
delle pompe spegne piano il fuoco, il fumo si alza irrisorio dalle
ceneri.
Non
ci sono
più risate, non ci sono più sorrisi.
Metà della casa è distrutta, crollata o
bruciata, l’altra metà è inagibile.
Il
silenzio
regna sovrano tra i campi dorati e i prati verdi. Il sole splende buono
nel
cielo.
Non
è
rimasto più niente.
I
pompieri
cercano di salvare qualche oggetto, cercano sopravvissuti che non ci
sono.
Tra
le
macerie un lembo di stoffa gialla saluta il cielo blu e le nuvole che
si
rincorrono instancabili.
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2: dalla canzone “Shine on” di The Kooks
Grammatica e Sintassi: 9.5 /10
Niente di particolarmente grave da segnalare, solo un paio di sviste:
-“il calore secca le sua lacrime”; questo di certo è un errore di distrazione,
-“vuoi farmi fare un infarto?”; io sostituirei “fare” con “venire”.
Quando elenchi una serie di azioni (ad esempio “brilla brilla brilla”), separale con una virgola ^^
Infine, per definire le due ragazze, non utilizzare la “mora” o la “bionda”, perché non sono termini consoni in uno scritto.
Per il resto, tutto a posto, compresa la sintassi.
Stile e Lessico: 10/10
Rimango ancora una volta basita di fronte al tuo stile. A come riesci a trovare le parole giuste per descrivere ogni cosa, in special modo i fenomeni naturali, come ad esempio l’incalzare dell’incendio o il paesaggio campestre.
Per quanto riguarda il lessico, da buona amante dei dettagli quale sono, ho notato che ad ogni personaggio hai attribuito un registro diverso.
Se dovessi scegliere due sostantivi con i quali descrivere il tuo stile, opterei per scorrevolezza e musicalità.
Caratterizzazione del Personaggio: 15/15
Marta rispecchia appieno le caratteristiche del giallo. E’ vivace, spensierata e piena di vita. Accetta il cambiamento di vita (e di casa) con entusiasmo, dimostrando una mentalità dinamica e aperta alle novità.
E’ una bambina, e oltre a comportarsi come tale, utilizza le tipiche espressioni dell’infanzia (ad esempio “bellissimissimo”). Ho notato che anche gli altri personaggi, come ad esempio la nonna, parlano in base alla loro età.
Tornando a Marta, nel finale, quando muore, mi si è stretto il cuore: è tremendamente consapevole di quello che le sta accadendo ed è destinata ad andarsene da sola, senza i suoi cari accanto.
Il riferimento al sole e al vestitino giallo che chiudono la storia, sono un chiaro accenno a Marta, quasi a volerla ricordare.
Trama/ Originalità: 20/20
Sicuramente, la calma che permea la prima “fetta” di storia lascia, in parte, presagire lo “scossone” che rimescolerà le carte in tavola nel finale.
Tuttavia, come ho già avuto modo di sottolineare nel corso della valutazione, ho apprezzato molto lo snodarsi della vicenda, e in primis, la caratterizzazione dei personaggi.
Il solaio ci viene presentato come la stanza nella quale la bambina è felice, perché da lì vede il cielo, le stelle, i campi e, ironia della sorte, è anche l’ambiente dove la piccola è destinata a perdere la vita per una futilità.
Il climax, e di conseguenza l’apice della tensione, si raggiunge con l’incendio, e con la consapevolezza delle due ragazze di aver combinato qualcosa di grave.
Ciò che ha catturato la mia attenzione, oltre al cambiamento di registro in base ai personaggi, è stato anche il mutamento del lessico in relazione alla situazione, che ha fatto guadagnare originalità all’elaborato: da principio, hai prediletto termini “soffusi”, “soffici” che poi sono diventati aspri e forti quando divampa l’incendio.
Giudizio Personale: 4.5/5
Un’ottima storia sotto tutti i punti di vista (calzanti anche il titolo e la scelta delle canzoni); la vena agrodolce è il suo punto di forza.
Totale: 59/60 punti