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Autore: Gale_Eidos    06/06/2011    2 recensioni
Una bambina e la nonna. Due ragazze e l’alcol. Il fuoco accomuna tutti.
Chiedo perdono per le due o tre parolacce che mi sono “scappate” nella storia, ma non sono troppe e troppo pesanti.
Prima classificata al contest "Home Sweet Home" di Fe85 sul forum di EFP
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’TY ON FIRE!1

La bambina salta e rimbalza sul letto morbido. Ride, è fatta così: ride sempre, è sempre felice, mai una lacrima sul suo visino.

Si diverte, la sua nuova cameretta sembra quella di Heidi, manca soltanto il fieno... Prima dormiva nella stanzetta accanto alla nonna, ma non era bello: la finestra era troppo alta e non riusciva a guardare fuori. Ma adesso, adesso sì che è bella la sua cameretta! Dorme nel solaio, proprio come Heidi.

-Basta, peste! Guarda che se cadi, ti ammazzi!-

-Ma no, nonna! Guarda che non cado mica, io!-

La nonna sale le scale. I pesanti passi echeggiano sugli scalini di legno.

-Allora, la smettiamo! Aspetta che torni tua madre!-

La piccola scoppia a ridere e si lascia cadere beata tra le lenzuola, proprio nell’attimo in cui la vecchia varca la soglia.

-Per carità del Signore! Marta, vuoi farmi venire un infarto?!-

Marta scende sorridendo dal letto e abbraccia forte la nonna.

-Dai nonna. Lo sai che ti voglio bene, ma saltare sul letto è bellissimissimo!-

- Maria santissima! Non farmi prendere più questi spaventi!-

La piccola guarda la nonna di sottecchi, un sorrisino furbo sulle labbra, facendo dondolare il bordo del grazioso vestitino giallo.

- Marta! Hai ancora il vestito addosso! Finirai per rovinarlo. Vieni qua.-

La bimba si avvicina sconsolata: saltare sul letto con quel vestito è comodissimo, e poi quel colore le piace. Le ricorda la felicità e il sole, che poi quando c’è il sole si è sempre felici. Si lascia infilare il pigiama e corre sotto le coperte. In realtà non ha sonno, ma è meglio aspettare che la nonna esca…

La donna attraversa la stanza e appende il vestito sull’anta dell’armadio di legno, poi torna dalla nipote, le rimbocca le coperte e le bacia la fronte.

-Buonanotte, peste.-

-Buonanotte, nonna!-

La luce si spegne, i passi pesanti scendono gli scalini, echeggiano sulle scale. Silenzio.

Marta guarda la notte fuori dall’oculo di legno. Il vento soffia tra gli alberi, lo sente, ma il buio è assoluto. Solo qualche luce della città in lontananza buca le tenebre.

Di giorno, fuori dalla finestra, il vento fa danzare il grano dorato, mentre nel cielo blu le nuvole si rincorrono instancabili. Marta si sporge e annusa l’aria. Sa d’estate, di libertà, di casa.

Marta si trova bene qui. Si sono trasferiti qualche mese fa e finalmente, dopo tanto cercare, sono arrivati a casa. Lontani da tutto, lontani da tutti, sebbene la città disti solo cinque chilometri.

Marta si trova bene qui. Può correre, giocare, imparare. C’è così tanto da imparare in campagna… Specialmente per un carattere solare e intraprendente come quello della bambina.

Nel cortile ci sono le galline della nonna, che vuole comprare anche un cavallo, per la gioia di Marta. Ha anche fatto piantare degli alberi da frutto. Un pesco e qualche ciliegio.

Il papà ha cominciato a coltivare un piccolo orto. Dice che lo aiuta a scaricare la tensione dell’ufficio, e la mamma dice che ha ragione, non passa abbastanza tempo all’aperto come lei. Lei è giornalista, ma scrive sempre fuori, seduta per terra sotto il portico con Marta che la imita poco lontano. La nonna dice che ha ereditato da lei e dal nonno la sua personalità. Marta non sa cosa voglia dire, ma ne va comunque fiera.

La piccola sente il vento soffiare lì fuori, guarda il cielo e sogna di volare e volteggiare nella calda luce delle stelle, di sussurrare con il vento e di brillare, continuare a brillare, a brillare, a brillare. Come la canzone della mamma: shine, shine, shine on…2

Brilla brilla brilla. I suoi occhi si chiudono e le stelle brillano ancora dietro le palpebre.

Nella casa le luci sono spente e si accende il silenzio.

 

- Nelly, tesoro, tu mi fai scompu- sconscipare- scompuscire…- la ragazza dai capelli neri scoppia a ridere sguaiatamente. – Scompisciare dal ridere. Che parola difficile!-

- Forse perché ti sei scolata tutta la vodka senza offrirmene, eh Glo?-  La rossa distesa sull’erba secca si accende una sigaretta, incurante dell’amica che si rotola sul prato al suo fianco.

- Ma no! Cosa dici? Passami la bottiglia, oca, che sei più ubriaca di me!- Un’altra risata.

- Toh. Non finire anche questa. Non  sono ancora abbastanza sbronza.-

- Pf! E allora bevi, sciocchina!-

Ormai le due ragazze sono lì da un’ora a bere fumare e ridere. Non fanno chiasso, a loro non importa attirare l’attenzione. Tra scoppi di risa e volute di fumo, l’unica cosa che desiderano è passare una nottata trasgressiva.

L’alcol va alla testa, la vista si annebbia, l’euforia aumenta. Glo non fa altro che ridere e rotolare, Nelly si improvvisa mangiafuoco, i giochi con l’accendino diventano sempre più audaci.

- Fammi una Mortoroff!-

-Si dice Molotov, idiota.-

- Mortoroff, Molotov, Ciccibubù! Stessa cosa!-

Le due ragazze scoppiano a ridere e si lasciano cadere a terra. Sono completamente esaurite.

- E se ti faccio la Molotov, dove la lancio?-

- Ma che ne so io! Guarda c’è un… un… un obolo là!-

-E’ un oculo, stupida! Una finestra rotonda, se il tuo piccolo cervellino atrofizzato dall’alcol non sa…- Scoppia a ridere e non riesce a finire la frase. Forse non ricorda cosa voleva dire.

- Avanti, vecchia! Prepara ‘sta bottiglia, che ti faccio vedere la portata dei miei lanci spaziali!-

- Adesso! Un po’ di pazienza, per favore!-

La mora sbuffa e si rigira sull’erba. La rossa è intenta sul suo artefatto. Vodka,un pezzo di stoffa strappato dalla maglia. Manca il fuoco, un arciere e un bersaglio.

-Finita!-

-Era ora! Dammi l’accendino: ti faccio vedere io i fuochi d’artificio!-

La ragazza si alza barcollando, prende accendino e bottiglia e si dirige verso la casa. Scavalca lo steccato che divide i campi dal giardino e cade a terra. Ride.

- Così non vale! Sei troppo vicina!-

Un risolino è l’unica risposta.

Accade in una frazione di secondo. Accende la stoffa tira indietro il braccio lancia. La bottiglia infuocata, la bomba infernale, vola attraverso l’aere. La ragazza corre indietro, veloce.

Come un pessimo scherzo del destino, il vetro si infrange contro la finestra.  Il fuoco corre lungo la cornice divora le tende sale al soffitto.

- Visto che mira?- Le ragazze sono soddisfatte delle loro capacità. Continuano a scherzare. Guardano le fiamme alzarsi al cielo.

- Mi ricorda una canzone di quel film stupendo: com’è che faceva? Ah sì! C’ty on fire! C’ty on fire! 1 E poi? Boh! –

- Mischief! Mischief! Mischief! 1 -

Scoppiano a ridere, ancora.

Ma un improvviso boato le ammutolisce. Si voltano verso la casa: un’immensa palla di fuoco brucia il solaio, le fiamme danzano agili nel buio, rischiarando la notte.

- Oh merda!-

Scappano, senza fermarsi, senza voltarsi. Scappano.

 

Le fiamme si intrecciano impetuose nell’angusto spazio della stanza e divorano tutto. Divorano l’oculo di legno, blandiscono l’armadio di mogano, macchiano il parquet del pavimento.

Marta ha caldo, si sente  soffocare. Si sveglia di soprassalto. Le fiamme la circondano. Ha paura, tossisce.

Urla Marta, ma la sua vocina di bambina non può nulla contro il fumo nero, cattivo.

Non ha più voglia di ridere, non sorride più. Il fuoco è cattivo.

Non è il fuoco radioso del campeggio, attorno al quale tutti cantano felici.

Non è il fuoco del sole che scalda, buono, il mondo.

Il fuoco è cattivo. La sta soffocando.

 E urla. Vuole che il papà la salvi, ma il papà è ad un convegno in una città lontana, non c’è.

Vuole che la mamma la consoli, ma la mamma è in viaggio per lavoro, non c’è.

Vuole che la nonna salga le scale, ma la nonna dorme, è sorda, non si è ancora resa conto di nulla.

Marta ha paura e piange, il calore secca le sue lacrime. Il sale brucia sulla pelle, brucia quanto il fuoco che la circonda.

Ha paura, Marta, e si sente soffocare. Tossisce e soffoca sotto il nero fumo cattivo. Tossisce e brucia sotto il fuoco assassino.

Il fuoco è cattivo.

 

Quando la vecchia si alza, svegliata dal fumo, è troppo tardi.

Si dispera, chiama i pompieri, chiama la piccola, che non può rispondere.

Chiama la figlia, chiama il genero, che niente possono fare. Sono lontani.

Esce di corsa da quella casa. Si dispera, invoca il Signore Misericordioso- abbi pietà, ti prego, abbi pietà.

Urla piange si strappa i capelli.

Il fuoco danza sospira divora.

Ha paura. Dov’è Marta? Dov’è la piccola?

Continua a ripetere a sé stessa, ai vigili del fuoco, alle galline, al cavallo che non c’è ancora, all’orto sul retro, ai suoi ciliegi: “Marta è lì dentro! Salvatela, per carità del Signore!”

L’acqua delle pompe spegne piano il fuoco, il fumo si alza irrisorio dalle ceneri.

Non ci sono più risate, non ci sono più sorrisi. Metà della casa è distrutta, crollata o bruciata, l’altra metà è inagibile.

Il silenzio regna sovrano tra i campi dorati e i prati verdi. Il sole splende buono nel cielo.

Non è rimasto più niente.

I pompieri cercano di salvare qualche oggetto, cercano sopravvissuti che non ci sono.

Tra le macerie un lembo di stoffa gialla saluta il cielo blu e le nuvole che si rincorrono instancabili.

                                                 
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1: dalla canzone “Johanna” di Sweeney Todd

2: dalla canzone “Shine on” di The Kooks

        http://imageshack.us/photo/my-images/832/1307319136.png/         http://i52.tinypic.com/21manpu.png


Prima Classificata: "City On Fire" di Valery_23

Grammatica e Sintassi: 9.5 /10

Niente di particolarmente grave da segnalare, solo un paio di sviste:
-“il calore secca le sua lacrime”; questo di certo è un errore di distrazione,
-“vuoi farmi fare un infarto?”; io sostituirei “fare” con “venire”.
Quando elenchi una serie di azioni (ad esempio “brilla brilla brilla”), separale con una virgola ^^
Infine, per definire le due ragazze, non utilizzare la “mora” o la “bionda”, perché non sono termini consoni in uno scritto.
Per il resto, tutto a posto, compresa la sintassi.

Stile e Lessico: 10/10

Rimango ancora una volta basita di fronte al tuo stile. A come riesci a trovare le parole giuste per descrivere ogni cosa, in special modo i fenomeni naturali, come ad esempio l’incalzare dell’incendio o il paesaggio campestre.
Per quanto riguarda il lessico, da buona amante dei dettagli quale sono, ho notato che ad ogni personaggio hai attribuito un registro diverso.
Se dovessi scegliere due sostantivi con i quali descrivere il tuo stile, opterei per scorrevolezza e musicalità.

Caratterizzazione del Personaggio: 15/15

Marta rispecchia appieno le caratteristiche del giallo. E’ vivace, spensierata e piena di vita. Accetta il cambiamento di vita (e di casa) con entusiasmo, dimostrando una mentalità dinamica e aperta alle novità.
E’ una bambina, e oltre a comportarsi come tale, utilizza le tipiche espressioni dell’infanzia (ad esempio “bellissimissimo”). Ho notato che anche gli altri personaggi, come ad esempio la nonna, parlano in base alla loro età.
Tornando a Marta, nel finale, quando muore, mi si è stretto il cuore: è tremendamente consapevole di quello che le sta accadendo ed è destinata ad andarsene da sola, senza i suoi cari accanto.
Il riferimento al sole e al vestitino giallo che chiudono la storia, sono un chiaro accenno a Marta, quasi a volerla ricordare.

Trama/ Originalità: 20/20

Sicuramente, la calma che permea la prima “fetta” di storia lascia, in parte, presagire lo “scossone” che rimescolerà le carte in tavola nel finale.
Tuttavia, come ho già avuto modo di sottolineare nel corso della valutazione, ho apprezzato molto lo snodarsi della vicenda, e in primis, la caratterizzazione dei personaggi.
Il solaio ci viene presentato come la stanza nella quale la bambina è felice, perché da lì vede il cielo, le stelle, i campi e, ironia della sorte, è anche l’ambiente dove la piccola è destinata a perdere la vita per una futilità.
Il climax, e di conseguenza l’apice della tensione, si raggiunge con l’incendio, e con la consapevolezza delle due ragazze di aver combinato qualcosa di grave.
Ciò che ha catturato la mia attenzione, oltre al cambiamento di registro in base ai personaggi, è stato anche il mutamento del lessico in relazione alla situazione, che ha fatto guadagnare originalità all’elaborato: da principio, hai prediletto termini “soffusi”, “soffici” che poi sono diventati aspri e forti quando divampa l’incendio.

Giudizio Personale: 4.5/5

Un’ottima storia sotto tutti i punti di vista (calzanti anche il titolo e la scelta delle canzoni); la vena agrodolce è il suo punto di forza.

Totale: 59/60 punti


  
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