Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: Joy    07/06/2011    5 recensioni
Non sono mai stato un padre.
Non ho neanche mai pensato che un giorno lo sarei diventato; Isobel era stata drasticamente meticolosa nel chiarire che non voleva figli.
O perlomeno, che non ne voleva altri.
Post 2x22.
Partecipa al "The Vampire Geometry Fest".
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alaric Saltzman, Jeremy Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scritta per il The Vampire Geometry Fest con il prompt: Alaric/Jeremy “He’s just a kid”

Scritta per il The Vampire Geometry Fest con il prompt: Alaric/Jeremy “He’s just a kid”

Note: Post 2x22.

 

 

Per la Kary“piccole pesti”91, che l’ha promptata e che si sarebbe meritata di meglio. -_-

 

 

JUST A KID

 

 

Non sono mai stato un padre.

Non ho neanche mai pensato che un giorno lo sarei diventato; Isobel era stata drasticamente meticolosa nel chiarire che non voleva figli.

O perlomeno, che non ne voleva altri.

Elena si siede al tavolo e si porta alle labbra una tazza di caffè nero.

A volte guardandola, mi stupisco di non trovare niente di mia moglie in lei.

-Non sei in ritardo per le lezioni?- mi domanda tranquilla, incrociando il mio sguardo.

-Ho chiesto una settimana si ferie.- le rispondo, mettendo in tavola il bricco del latte fresco di frigo. –Sai, per il trasloco…-

Il suo sguardo cambia, si riempie d’affetto e tristezza.

-Rick…- comincia esitante. –Non ti ho ancora ringraziato per aver deciso di rimanere con noi…-

-Non farlo.- la interrompo subito. –O sarò costretto a confessarti che desideravo far parte di questa famiglia più di ogni altra cosa. E adesso che lei non c’è più…-

Lascio cadere la frase nell’istante in cui la vedo chinare il viso.

Sono un idiota.

Non sono mai stato un padre, e si vede.

Ma Elena è forte e si lascia vincere dal dolore solo per pochi istanti.

Finisce la sua colazione in fretta e si alza da tavola.

-Vado a scuola.- m’informa con voce miracolosamente serena, afferrando la borsa piena di libri.

Annuisco brevemente, cercando sul suo volto segnali nascosti di cedimento, qualsiasi cosa che possa causare allarme nella mia nuova condizione di uomo responsabile, ma non trovo niente.

Mi guarda soltanto, apre la porta e indugia un istante prima di uscire.

-Elena.- mi affretto a dirle. –Dopo andrò al pensionato. Troveremo un modo per riportare indietro Stefan, vedrai.-

Lei abbozza un sorriso dolce e malinconico al tempo stesso.

-Sono contenta che tu sia qui.- sussurra, prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

 

***

 

Con Jeremy non è facile come con sua sorella.

Mi sento più coinvolto e inquieto, forse perché l’ho sempre visto camminare barcollando sull’orlo di un baratro.

Forse perché riconosco che ha subito più perdite di quante ne possa sopportare.

Di quante io ne potrei sopportare.

E Cristo, è solo un ragazzo!

Percorro le scale in silenzio, dalla sua stanza non proviene alcun rumore: probabilmente starà ancora dormendo, l’ho sentito agitarsi inquieto per buona parte della notte.

Quando varco la soglia, lui è rannicchiato su un fianco, immobile. Per un attimo mi convinco che sia davvero addormentato, ma poi mi accorgo che ha gli occhi aperti.

-Rick…- mormora appena mi vede, mettendosi seduto.

Dagli scuretti chiusi filtra la luce incerta del primo mattino. E per la seconda volta in mezz’ora mi sento un perfetto deficiente: così, in calzoni di pigiama e t-shirt, e con una tazza di caffellatte tra le mani per un ragazzo che mi sono convinto di dover aiutare e che probabilmente non ha affatto bisogno di me.

-Non volevo disturbarti.- gli rispondo rapidamente, accennando ad andarmene. –Torna a riposare.-

-Non…- inizia lui, prima che possa uscire. –Non stavo dormendo.- e si passa una mano tra i capelli con aria stanca.

Torno indietro e mi siedo sul letto, porgendogli la tazza fumante in silenzio.

Lui mi guarda stupito e in parte divertito. Ha la stessa espressione di quando ho minacciato il sindaco Lockwood di prenderlo a calci in culo se non la smetteva di fare il gradasso con suo figlio e Jeremy.

-Grazie.- mormora, portandosi la tazza alle labbra. –Non eri tenuto a farlo.-

Scrollo le spalle senza rispondere. È difficile spiegare cosa esattamente mi tiene legato a loro: a lui e a sua sorella.

Ha a che vedere con Jenna e con quello che lei avrebbe desiderato, e con Isobel…

Forse, semplicemente riconosco in loro la mia famiglia.

-Jeremy…- inizio titubante. –Non devi farlo se non vuoi, ma se tu volessi parlarmi di quello che ti sta succedendo…-

Sgrana gli occhi sorpreso e subito dopo li riabbassa sulla tazza che ha tra le mani.

L’ho messo in imbarazzo e non avrei dovuto. Mi maledico mentalmente per tutti gli errori che ho commesso nel giro di un’ora con Elena e Jeremy, e mi alzo per rifugiarmi di sotto, in cucina, dove non posso fare danni.

Ma lui mi trattiene per un polso.

-Aspetta.- esclama con franchezza. –È successo qualcosa.-

Gli rivolgo uno sguardo interrogativo, rimettendomi a sedere di fronte a lui.

-È successo qualcosa quando Bonnie mi ha riportato in vita.- seguita. –Qualcosa che non riesco a spiegare.-

-Provaci.- lo incito serio.

Lui scuote la testa. –Mi sento diverso e… - serra la mano sul lenzuolo stropicciato. –Ho visto Vicki, e Anna.-

-Hai visto Vicki e Anna?- ripeto incredulo.

-Sì, io credo…- si agita a disagio. –Non lo so cosa ho visto.-

-Ok, vestiti.- ordino spiccio, riprendendomi dallo stupore iniziale. –Andiamo a parlarne a Damon, e appena le lezioni saranno finite, chiameremo Bonnie.-

Jeremy rimane un attimo perplesso.

-Non devo andare a scuola?- domanda incerto.

-Non questa volta.- gli rispondo deciso. –Oggi indaghiamo sul tuo nuovo stato di ragazzo che vede gli spiriti.-

Cerco di smorzare il problema con un po’ d’ironia, ma lui rimane serio.

-Vuol dire che mi credi?-

La domanda cade così, con spontaneità, e lui mi sta guardando sorpreso, le labbra piegate in un accenno di sorriso.

Gli appoggio una mano sulla spalla e stringo appena. –Vestiti.- ripeto.

Ma lui rimane immobile, con quel mezzo sorriso congelato sul volto e gli occhi spalancati.

-Grazie.- mormora dopo un minuto di silenzio. –Insomma, grazie per tutto.-

Non riesco a credere che mi stia ringraziando per l’idiota che sono, e prima di rendermene conto le mie braccia sono già intorno a lui.

-Vieni qui.- gli dico semplicemente, stringendolo.

E dopo tutto quello che ho perso nella mia stupida vita, davvero mi sento di ringraziare il destino che mi ha ricompensato in questo modo.

Lui ricambia con slancio il mio abbraccio e potrei giurare di aver percepito anche un piccolo singhiozzo scuotergli il petto, ma non ne farò parola.

Dopo un istante si scosta da me e si alza per recuperare i suoi vestiti.

-Non lo dirai a nessuno, vero?- mormora, voltandosi incerto verso di me.

-Cosa esattamente non dovrei raccontare?- gli domando con un sorriso malizioso. –Che vedi la gente morta o che ti sei lasciato abbracciare come un poppante?-

Come se non fosse chiaro che è la seconda ipotesi a causargli imbarazzo.

-Andiamo Rick,- supplica lui. –Già tutti mi considerano un ragazzino…-

-Perché è quello che sei.- replico scherzando, premurandomi di sgusciare fuori dalla stanza prima che possa tirarmi contro qualche oggetto peso e contundente.

Sento il rumore di uno stivale che sbatte sulla porta e un accenno di risata soffocata.

-Ti concedo al massimo dieci minuti, Jeremy.- grido attraverso la porta chiusa. –Poi me ne vado al pensionato da solo.-

E mentre scendo le scale con il sole del mattino che filtra dal lucernario sul tetto, vorrei davvero che qualcuno di loro fosse qui.

Jenna, Isobel, i coniugi Gilbert; mi andrebbe bene persino John in questo momento.

Giusto per avere qualcuno da ringraziare.

 

FINE.

 

 

… E la Joy si perse per sempre in un mare di fluff. ^_^

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Joy