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Autore: Nikkie    07/06/2011    2 recensioni
Una breve storia originale. Una delusione cocente che risveglia molti ricordi felici, ma anche un po' meno... Un modo come un altro per leggere il punto di vista di chi si sente abbandonato a se stesso quando viene lasciato...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io?
Sono una che osserva il mondo da un punto di vista privilegiato: il mio. Non mi preoccupo di ciò che crede o pensa la gente, penso a me, a cosa mi fa star bene. E osservo, tanto, tantissimo, forse in maniera un po' troppo ossessivo-maniacale, ma devo avere tutto sotto controllo. E' così che mi sei sfuggito di mano. Ho pensato a prendere ogni cosa di te che mi facesse stare bene, ti ho ridotto ad un niente e quando te ne sei reso conto… Beh, sei scappato via.
"Rachel, basta!" mi urlavi contro, praticamente ogni giorno nell'ultima settimana insieme. E se c'è qualcosa che io, proprio io, non posso sopportare è che qualcuno mi dia ordini e tenti di comandarmi a bacchetta.
Prendevo coraggio a quattro mani ogni volta, ti guardavo negli occhi, quegli splendidi occhi blu mare, e poi mi portavo dietro l'orecchio la solita ciocca castana di capelli capricciosi che proprio non ne volevano sapere di starsene buoni al loro posto. Se c'è qualcosa per cui tu vai matto, o andavi, e io la conosco, stanne certo, è proprio quel minimo gesto, che appare indifferente, naturale, e che invece è studiato al dettaglio. Non puoi resistere al mosso leggero dei miei capelli, non puoi resistere nemmeno al fatto che io li tocchi con così tanta disinvoltura, mentre tu te ne prendi cura con attenzione scrupolosa in ogni attimo, ogni volta che decidi di regalarmi un momento magico. O decidevi.

"Matt, non te ne starai mica andando, vero?" ti ho chiesto quel pomeriggio con la voce rotta da un pianto imminente. Sapevo che avresti negato l'evidenza, la tua roba buttata a casaccio in una borsa, il tuo mazzo di chiavi sul mobile di fianco alla porta e i tuoi occhi blu diventati ormai due lastroni di ghiaccio impenetrabili. Sapevo che quello sarebbe stato il nostro addio, ma no, non ti volevo lasciare andare. E tu anche eri titubante, incerto dall'entrata di quella che è stata un po' anche la tua casa e che ora sarà più vuota che mai, più che se fosse davvero disabitata. E poi è sembrato che avessi cambiato idea. Hai buttato la borsa a terra. Ti sei tolto la maglia pesante. Hai gettato a terra anche quella. Mi sei venuto incontro a passo fiero e controllato. Misurato. Non eccessivamente entusiasta, non per questo spento, però. Mi hai puntato i tuoi occhi nei miei e, per un attimo, la stanza è scomparsa, la tua borsa pronta per la partenza ha preso il volo senza di te e noi due eravamo le uniche due cose di cui ero certa in quel momento. Non mi ricordo molto altro. Ho sentito la porta che sbatteva, uno stridere di gomme. Sono corsa fuori e tu… Eri svanito nel nulla, come se non fossi mai esistito. Ti sono venuta a cercare tante volte, ma quei tuoi occhi, quel sorriso smagliante, la tua carnagione lattea… Nessuno sembrava conoscerle. Sembrava quasi che solo io fossi entrata in collisione con quell'angelo perfetto che sei.

E poi ti ho incontrato per caso. Avevi gli occhi fusi per un'altra. La guardavi con quello stesso amore che avevo ritenuto così speciale da credere solo mio. La guardavi come si guarda l'amore della propria vita. Gli occhi persi, le labbra socchiuse a tentare di completare ciò che viene detto dall'altra persona. Conosco bene tutti quei gesti. Quando eravamo solo io e te era all'ordine del giorno che lo facessimo. Quando eravamo io e te credevo fosse amore. Ne ho avuto l'illusione. E quell'incontro casuale a chilometri e chilometri da dove noi avevamo vissuto il nostro idillio era stato un colpo basso, quasi come il nostro amore fosse relegato in quel posto lontano. E mentre ci incrociamo, io che guardo te estasiata e tu che stacchi il tuo sguardo dal tuo amore e incroci il mio, ritrovo quella scintilla, quello spillo che mi punge al centro del petto. Il mio cuore salta un battito quando sussurri qualcosa alla ragazza e la vedo annuire guardandomi e poi invitandoti a raggiungermi, non sembra gelosa. Tutt'altro.

"Rachel…" mi sussurri, fissandomi. Annuisco. La gola mi si è seccata, le corde vocali non rispondono al comando. "Cosa ci fai qui? Qui, proprio tu!" esclami sorpreso. Mi schiarisco la voce per ritrovare un po' di coraggio.

"Eh, già…" che frase stupida, avrei potuto fare di meglio "Si va dove c'è il pane, dicono. E tu?" forse, così va meglio. Insomma, la mia parlantina brillante proprio oggi dovevo lasciarla a casa? Ti vedo sorridere, di quello stesso sorriso di cui sorridevi con me, quella che mi sembra una vita fa in un altro mondo.

"Si va dove il cuore non ti fa soffrire…" e poi ti giri a rassicurare la ragazza lasciata indietro. Devi aver notato la mia occhiata. "Qui le cose sembrano essere più facili, meno domande…"

"E più donnine facili…" mi faccio scappare. Non lo dico con cattiveria. Scoppiamo a ridere tutti e due e ci guardiamo. So che se ne è andato per me. In molti sensi. Adesso lo so. "Matt…" sussurro. E' lui ad annuire stavolta. "Forse quando saremo davvero entrambi pronti ci ritroveremo, se è questo che deve essere…" sorridi. E prima di voltarti per tornare indietro mi cingi completamente. Uno di quegli abbracci che mi sono mancati. Uno di tutti quegli abbracci che mi sono sempre mancati. Totalmente contenuta e protetta dal tuo corpo. Riscaldata dal tuo tepore amorevole.

"Ne sono sicuro, adesso, so che ci rivedremo. Credo molto presto." e poi mi schiocchi un bacio sulla fronte. Non di quelli fraterni. Di quelli che si trattengono dall'andare oltre.

Quando ti vedo andare via con quella ragazza non ci sto male, so che non è reale. So che quello che abbiamo noi è reale, per quanto non sia concreto. E so che quando diventerà concreto torneremo insieme. Per sempre. Esiste il lieto fine, ci credo, e non solo per le fiabe, da qualche parte c'è anche per me. Con te o senza di te...


Eccomi tornata dopo una vita ad aggiornare con una storia che mi ha risvegliata dal torpore in cui la scuola e una cocente delusione (d'amore, sì, d'amore) mi avevano spinta. Adesso tornerò ad un silenzio non troppo voluto, ma i miei doveri di maturanda mi chiamano...
Spero vi sia piaciuta questa 'originale' con cui mi sono accorta di avere sviscerato molte delle questioni che mi hanno fatta, e mi fanno ancora, stare male.
bye bye
<3
Nikkie.
   
 
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