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Autore: Suocere    07/06/2011    1 recensioni
La mia prima storia drammatica. Parla di violenza su una donna. Ci sono adata giù parecchio pesante, forse anche troppo. Leggetela e ditemi cosa ne pernsate! =)
Suocera G.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOLO DEI PICCOLI, BIANCHI GRANELLI DI SALVEZZA

 

Mi allontano il più velocemente possibile da quella casa, correrei se solo ci riuscissi.

L'inguine mi duole, i muscoli che invano avevano cercato di resistere ora gridano, in preda ad un bruciante dolore.

Le lacrime scendono imperterrite lungo le mie guance, appannandomi la vista e rendendomi ancora più difficoltoso il cammino.

Ho i capelli totalmente sconvolti e i vestiti lacerati in alcuni punti, il mio corpo invece è segnato dalle percosse a cui sono stata sottoposta.

Vago senza meta, non so dove andare e non ho nessuno a cui rivolgermi. Sono sola, completamente e tristemente sola.

Il mio sguardo è perso nel nulla, neppure mi accorgo della strada che sto percorrendo. È come se non fossi in me, mi sento svuotata e sporca.

Mi fermo solo una volta arrivata in un piccolo parco giochi, che riconosco essere appena fuori dalla città. La distanza tra qui e casa è abbastanza ampia da permettermi di tirare un sospiro di sollievo.

Mi abbandono esausta sull'altalena e poso il capo contro la catena. Un tempo questa giostra era fonte di gioia e divertimento, venivo spesso al parco con mio padre.

Ecco, mio padre. Può essere chiamato padre un uomo capace di picchiare la propria figlia e di abusare di lei? No, semplicemente per una persona del genere la definizione giusta è mostro.

E si può chiamare madre la donna che se n'è andata, lasciandomi li a subire, senza voltarsi mai indietro?

E così mi ritrovo qui, a dover trovare d sola la forza per reagire, senza poter contare su nessuno.

Presto inizia a farsi buio e io tremo, più per lo shock che per il freddo. Non ho paura della notte adesso, peggio di così penso che potrebbe andare.

Quando scorgo in lontananza l'ombra di una persona non ho alcun tipo di reazione, non voglio assolutamente essere notata, vorrei solo sparire per sempre.

Ovviamente neanche questo mio desiderio si avvera e la figura avanza inesorabile verso di me.

Dopo poco lo riconosco, è Simon. Tra le mani porta la sua solita borsa nera, questo dettaglio lo fa passare da scocciatore ad angelo salvatore.

Appena arriva a portata d'orecchio gli chiedo se mi anticipa cinquanta grammi. Non posso pagare subito ma lui mi conosce ormai, non farà storie.

Non bada al mio aspetto, di gente mal messa ne vede parecchia, sono i clienti migliori.

Si, faccio uso di droga ormai da molto tempo. È l'unica cosa che mi permette di sopportare ciò che tutti i giorni sono costretta a subire a casa. È l'unica via d'uscita che sono riuscita a trovare.

Appena si allontana prendo la mia salvezza tra le mani, non aspetto altre e mi preparo una striscia.

E così, una pasta dopo l'altra, finisco tutto quello che ho comprato.

Questa volta quello che mi ha fatto e troppo da sopportare e così esagero anche io con la droga.

Non ci vuole molto prima di sentire le forze abbandonarmi, mi accascio a terra.

Ho superato ogni limite, e l'ho fatto volontariamente.

Esalando i miei ultimi respiri sorriso, finalmente è tutto finito...

   
 
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