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Autore: Freddy16    08/06/2011    4 recensioni
“Non importa, devo conquistare me stesso non il mondo, ricordalo sempre, devi conquistare te stesso, non i nostri genitori, non gli altri. Conquista te stesso, non il mondo.”.
Ma quando non sei forte come Lui, quando non basti a te stesso e hai bisogno di bastare agli altri non credi che ci riuscirai mai.
Quando entri nella casa che i tuoi genitori desiderano, nella cerchia che le tue cugine consigliano e diventi la bestia di un altro uomo, credi di non potercela fare.
E poi ti chiedono di uccidere te stesso, vaghi, più morto che vivo, accompagnato solo da quelle parole, quelle che ti dicono che puoi farcela, che puoi conquistare te stesso... quelle dette dall’unica persona che non ti ha mai usato e , dopo averle risentite ancora e ancora nella tua mente,  inizi finalmente ad essere vivo.
Storia arrivata seconda al contest Order Vs Death Eaters indetto da Arix 254 sul forum.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questa storia si è classificata seconda al contest Order Vs  Death Eaters indetto Da Arix254 sul forum. Non è nulla di spettacolare, ma, non so per quale motivo ci sono affezionata. Bisognava usare una citazione tra quelle date e parlare di un personaggio appartenente alla propria squadra. Io ero un Mangiamorte, (abbiamo anche vinto il trofeo ù.ù) e la citazione che ho scelto è questa: "Conquista te stesso, non il mondo." René Descarte. Dopo la storia lascerò le valutazioni della giudicia.
Sperò vogliate farmi sapere cosa ne pensate!
Buona Lettura!

 
 
 
Non loro, non il mondo, ma te stesso.

 
 
 
 
Un gatto era fuggito via spaventato da quello che sapeva stava per accadere, la gente comune e inferiore era a casa cercando di evitare la “nebbia” senza sapere che questa era ormai nel loro cuore e un ragazzino solo camminava senza paura.
 
Aveva un lungo mantello che gli arrivava fino ai piedi, capelli neri quanto il suo nome e un’espressione che dimostrava tutta il terrore che il suo andamento baldanzoso nascondeva. L’espressione di Regulus Black, quella notte, era di puro spavento.
 
Scostò leggermente il mantello lasciando intravedere una delle sue mani, era pallida, era tremante, ma soprattutto era rossa, rossa come il sangue che la ricopriva. Quella sera il ragazzino, che aveva anche meno di venti anni, aveva macchiato la sua anima, aveva ucciso un uomo innocente, l’aveva ucciso perché gli era stato ordinato, l’aveva ucciso perché aveva paura di morire al suo posto senza sapere che avrebbe ugualmente ucciso anche sé stesso.
 
E per questo Regulus si trovava lì, in quella strada solitaria, accompagnato solo da quella “nebbia” di disperazione, perché era morto e credeva di meritare una morte senza ricordi, senza un briciolo di felicità e aveva pensato: chi meglio di un Dissennatore può renderti infelice?
 
Finalmente sentì il freddo di quelle creature pungergli la pelle e nonostante le sue gambe e il suo cervello gli dicessero di andare via, fuggire il più lontano possibile, rimase lì fermo e immobile pronto ad aspettare ciò che meritava.
 
Aveva creduto che i ricordi gli sarebbero stati portati via, che sarebbe finito in un mondo di triste incoscienza e invece dei momenti della sua vita, i momenti più “sbagliati”, si ripetevano ininterrottamente nella sua testa.
 
 
Il Natale non era mai sembrato più triste, la casa più silenziosa e la famiglia più arrabbiata di quell’anno. Sirius era appena tornato dal suo primo viaggio a Hogwarts e i suoi genitori non potevano evitare di criticare la casa in cui era stato smistato, rendendo l’atmosfera tesa e insopportabile. Aveva deciso che avrebbe parlato col fratello, lo avrebbe convinto a chiedere perdono,in cambio di qualunque cosa, pur di tornare alla serenità.
Sirius però aveva riso delle sue parole, non era pentito dello smistamento, anzi, ne era quasi soddisfatto.
 
“Perché lo fai? Perché ne sei felice?”
 
“Perché era quello che desideravo Reg!”
 
“Ma così non otterrai mai l’approvazione della famiglia, non ti apprezzeranno mai.”
 
“Non importa, devo conquistare me stesso non il mondo, ricordalo sempre Reg, devi conquistare te stesso, non i nostri genitori, non gli altri. Conquista te stesso, non il mondo.”.
 
Quella frase Sirius l’aveva ripetuta all’infinito, l’aveva ripetuta perché lui la capisse appieno e la imprimesse nel cervello, ma, sebbene la ricordasse sempre, non aveva mai vissuto rispettandola.
Quando il Cappello Parlante voleva smistarlo in un’altra casa l’aveva pregato di smistarlo trai Serpeverde per i genitori, quando si era unito ai Mangiamorte l’aveva fatto per conquistare le sue cugine, quando aveva ucciso quell’uomo l’aveva fatto solo per l’Oscuro Signore.
 
Forse, forse però, la chiave per essere perdonato non era vivere nell’incoscienza, ma conquistare sé stessi.
Raccogliendo quel poco di forza che le sue gambe ancora avevano si allontanò dalla foschia, deciso a trovare un luogo in cui smaterializzarsi per tornare a casa.
 
Non sapeva che una volta lì avrebbe trovato il suo elfo in preda alla pazzia e non sapeva che quello stesso elfo gli avrebbe detto come fare a conquistare sé stesso.
 
Non sapeva neanche che quello che avrebbe fatto, alla fine, avrebbe conquistato anche il mondo.    
 

 



 
Grammatica e ortografia: 8/10
Stile e lessico: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Originalità: 10/10
Utilizzo Citazione/Prompt: 10/10
Gradimento personale: 9/10
Punti Bonus: 2/2
Punteggio: 59/62


Premetto che questa storia mi ha quasi commosso, e che per essere un lampo l'hai scritta con un bello stile e gli unici errori che ho rilevato sono di battitura e una ripetizione. Direi che il resto parla per se, e, ovviamente Regulus andava bene come Mangiamorte! Mi è piaciuto particolarmente l'utilizzo della citazione.
Grazie per aver partecipato :D
   
 
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