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Autore: 365feelings    08/06/2011    2 recensioni
C’erano tutti, erano lì con lei. Forse, non se n’erano mai andati.
Prima classificata al Contest Who stays and who goes di Tannie
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Andromeda Tonks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nick sul forum e su EFP: Amaranth93/KumaCla
Titolo: Here with me
Genere: Malinconico
Rating: Verde
Personaggio: Andromeda Black/Tonks
Avvertimenti: FlashFic
Introduzione:
C’erano tutti, erano lì con lei. Forse, non se n’erano mai andati.
NDA: doveva essere una Drabble, poi però mi sono lasciata prendere la mano e ne è uscito questo. Andromeda è una dei pochi, tra i personaggi della vecchia generazione, ad essere sopravvissuta e lo ha fatto con dolore, secondo me. Di tutti quelli che amava, alla fine, non è rimasto nessuno. Andromeda è un personaggio pacato e riflessivo: questa è l’immagine che ho di lei. Non è dispiaciuta della morte di Bellatrix, ma afferma che non ha senso odiare una persona che ormai non c’è più. Della scellerata sorella preferisce serbare il ricordo di quando era piccola e quindi dell’infanzia, quando ancora erano unite. Ma c’è Teddy Lupin e guardandolo, ormai anziana, si rende conto che le persone che ha amato(/odiato) sono tutte lì con lei, non se ne sono mai andate, impresse nei lineamenti e nel carattere del nipote.

Here with me

 

Li aveva visti cadere uno ad uno, sin dall’inizio.
Senza poter intervenire, Andromeda aveva assistito alla loro morte, giorno dopo giorno, ed era rimasta sola, con il peso di tutto il suo rassegnato dolore.
Si era trattata di una morte lenta e inesorabile la loro, iniziata con un sogno e consumata piano, senza fretta, nell’arco di anni.
Lunghi anni, brevi come istanti nel momento in cui le Maledizioni Senza Perdono li avevano colpiti.
Lunghi anni, effimeri come le scintille verdi di un Avada Kedavra dritto al cuore.
Ted se n’era andato per primo, in una fredda mattina di dicembre, lasciandola con una ferita al cuore che non si era più rimarginata. Andromeda non riusciva dimenticare il suo unico amore, neanche dopo tutti quegli anni.
Poi erano seguiti Lily e James. Colpiti a tradimento, gli eroi di quella guerra avevano lasciato sui suoi occhi lacrime adamantine.
Sirius li aveva raggiunti dopo un lungo tormento, spegnendosi come solo una stella avrebbe potuto fare. Serbava il suo ricordo con affetto, quel cugino le aveva insegnato a vivere.
Silente aveva lasciato quel mondo catapultandolo in un‘agitazione e in uno scompiglio ancora maggiori: se n’era andato il mago, l‘uomo, a cui tutti si affidavano.
Remus e Ninfadora erano morti nella foga della battaglia, caduti sotto le bacchette dei loro nemici. Andromeda di notte ancora piangeva per la perdita della figlia, unico ricordo del marito.
Anche Bellatrix alla fine se n’era andata. La vita era giunta a saldare il suo debito. Ma per la sorella che le aveva distrutto l’esistenza neanche una lacrima, solo il triste ricordo, quello di due bambine che giocavano nel salotto della loro abitazione. Era così che voleva ricordare quell’anima dannata, come la bambina che ancora non aveva macchiato le sue mani del sangue della sua famiglia. Perché non aveva senso continuare ad odiare un morto.
Perché era rimasta solo lei, con i suoi capelli bianchi che nessuno di loro aveva potuto avere. Solo lei, a ricordare quei lunghi anni. Solo lei, stanca di tutte quelle morti. Solo lei.
«Nonna, zio Harry ci sta aspettando.»
Occhi d’ambra e zazzera azzurra, maglia un po’ troppo larga, sorriso malandrino e una consapevolezza in quello sguardo spensierato: quella di essere il figlio di due eroi.
C’erano tutti, erano lì con lei. Forse, non se n’erano mai andati.
«Eccomi Teddy.» 
 

   
 
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