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Autore: Desastre    08/06/2011    0 recensioni
Grazie mille ad Eleonoire.
Il canto della morte è stato scritto sulla base di una storia vera con un pizzico di fantasia.La vampira e la dama, la morte di quest'ultima e la sua splendida rinascita senza la donna che aveva amato. Buona lettura.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sento il cuore esplodermi, il sangue colare dalle ferite e in lontananza una melodia che sembra quasi un lamento, la sua melodia.

Mi avevano spesso chiamata in molti modi, ma mai nessuno mi aveva dato il nome di Morte. E d’altronde, non avevo mai conosciuto nessuno come lei. Era capitato per caso, come la maggior parte delle cose belle che succedono nella vita, ma era rimasta nel mio cuore fino alla fine.
Non ci eravamo mai parlate, ma non ce n’era mai stato bisogno perché la sua musica compensava ogni silenzio. Ed era stata la sua musica a portarmi da lei. Da allora, ogni notte componeva qualcosa quando entravo nella sua stanza. Si sedeva, prendeva il violino e iniziava a suonare usandomi come musa ispiratrice, ed in cambio mi dava un pezzetto di sé stessa, un pezzetto della sua vita. Forse non aveva mai capito veramente cosa significava fino a quella notte.
Quella notte tardai ad andare da lei. Quando entrai nella stanza attraverso la finestra aveva un’aria sicura dipinta in viso. Sapeva che non l’avrei abbandonata. Allo stesso tempo però era catturata dai miei movimenti eleganti ed essenziali che nessuna dama di quel tempo sarebbe mai riuscita ad avere. Quelli come me non erano particolarmente eleganti o aggraziati di natura, avevano semplicemente più tempo per imparare ad esserlo. Rimasi ferma immobile vicino alla finestra aperta, mentre il vento notturno infuriava sulla mia pelle e mi scompigliava i boccoli color dell’ebano conferendomi un aspetto insieme selvaggio e sensuale. Non dissi niente, come sempre, ma lei iniziò lo stesso a suonare il violino con incredibile destrezza. La ascoltai, la ascoltai e la ascoltai per un tempo infinito, mentre le note malinconiche si diffondevano nella stanza ed uscivano per accarezzare le orecchie del più vicino essere vivente. Sentivo gli animali notturni nel bosco restare immobili al suono di quella splendida melodia; Sentivo i vicini, ancora svegli, restare ammaliati da quella musica così inquieta. Ma sapevo anche che quella splendida sinfonia, quello splendido insieme di note era tutto per me. Per me che ero la Morte.
Quando la musica finì, lei appoggiò il violino sul grembo e io rimasi ancora una volta in silenzio, senza sorridere e senza mostrare segno di apprezzamento. Non ero mai stata molto espansiva nemmeno da viva, tuttavia lei sorrise per entrambe. Era arrivato il momento della mia ricompensa. Mi avvicinai lentamente a lei, non volevo spaventarla ma sapevo che la mia dolce violinista non aveva paura di me. Lei mi voleva, mi desiderava per la sua musica e per sé stessa e io l’amavo. Le accarezzai una guancia notando che il suo colorito era sempre più simile al mio, che fosse giunto il momento? Sapevo che era del tutto rapita dal mio sguardo, così la feci stendere sul letto guardandola sempre fissa nei grandi occhi blu. Lei non lo sapeva, ma anche io avrei potuto perdermi a guardare quei due piccoli laghetti che non esprimevano altro che una grande intelligenza. La baciai, perché baciarla era una delle cose che mi faceva sentire meno astratta, più reale, e lei chiuse gli occhi estasiata. Le slacciai il colletto della camicia da notte molto lentamente, desideravo che quel momento durasse in eterno, desideravo amarla e poterle parlare. Mi staccai dalle sue labbra e lei voltò piano il viso, scoprendo il collo candido dove iniziavano già a sparire i segni della sera prima. In un attimo, senza esitazione, affondai i denti nella sua tenera carne e sentii il gusto caldo e metallico del sangue invadermi la bocca. Era l’ultima volta, l’ultima notte in cui avrei potuto assaporare la sua calda umanità, e io lo sapevo benissimo. Assaporai fino all’ultima goccia del suo sangue, finchè la sua vita non si spense sotto i miei occhi.
Da allora fu come me.
La Morte gentile, la Morte Vampiro.

Da allora non la rividi mai più e non mi è concesso rivederla nemmeno adesso, adesso che la Morte, quella vera, sta venendo a prendermi. Sento il lontananza il canto della Morte, quello che lei aveva scritto per me, e in un certo senso prego, prego di rivederla un giorno e di risentire ancora una volta le sue sinfonie, prego che mi perdoni per averla abbandonata." 
  
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