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Autore: shoved2agree    08/06/2011    18 recensioni
[Traduzione][Frerard]traduzione di OhCheshireCat
Gerard Way vede il mondo in modo differente. Solo e segregato in un istituto psichiatrico, afferma di essere braccato, e che la sua mente contenga la chiave dell'esistenza. Davvero Gerard è in possesso di un segreto così potente? O è solo pazzo, come tutti gli altri all'interno dell'ospedale?
Pensavo di potermi nascondere da loro. Pensavo che si sarebbero dimenticati di me. Mi stanno cercando, proveranno a farmi parlare. Ma non posso far loro sapere -perchè sono l'unico che capisce quanto questo potrebbe essere devastante?
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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POV: Gerard
Rating: Arancione
Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Altri
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale
Note: Slash, AU, Traduzione

La storia non è mia, ma di shoved2agree che mi ha dato il permesso di tradurla. Qui troverete il link originale.




 

 

 

 A SPLITTING OF THE MIND

***

1.

 

Take a look around and what do I see
It's looking like the whole world's goin just a little crazy
And I know it can't be all of them and just not me
So I guess I'm going just a little crazy






Dal primo momento in cui posai gli occhi su di lui, decisi che mi piaceva. Voleva dire qualcosa, perchè di solito non mi piaceva nessuno. Non potevo permettermi di farmi piacere nessuno o credere in nessuno. Non più.
Era arrivato una mattina, a testa bassa, con gli occhi fissi sul pavimento, le spalle rigide e, complessivamente, provando a sembrare di non esistere.
Lo vidi apparire sull'entrata e velocemente si sedette sulla poltrona che Magda gli fece notare. Lui non si guardò attorno, ne' fece alcun rumore, ne' parlò. Si sedette soltanto, il più comodo possibile fra i soffici cuscini della poltrona a strisce blu e bianche.
Strinse strettamente insieme le mani e le posizionò attentamente sulla sua pancia, rivolgendo i pollici al soffitto. Un momento dopo sciolse la presa e una mano volò sulla sua bocca, dove iniziò a rosicchiare l'unghia del dito. Dopodichè, come se ne accorse, rimosse l'unghia dalla bocca e strinse nuovamente le mani sulla pancia. Poi, invece, cominciò a girarsi i pollici.
I miei occhi scivolarono dalle mani che mi avevano distratto, alla sua faccia. Dio, era giovane. Troppo giovane per essere in un posto del genere. Doveva essere parecchio messo male. La sua faccia era pallida; come se fosse stata messa sotto il chiaro di luna. Girai la testa per controllare i suoi occhi. La sua faccia poteva sembrare come il chiaro di luna, ma senza dubbio non c'erano stelle nei suoi occhi. Erano color nocciola, avrei potuto dire. Non riuscivo a vederli. Ma non avevo bisogno di vedere. 
Semplicemente lo sapevo. Aveva tutta l'aria del 'povero bambino', ma, con suo merito, non la stava sfruttando. Il mio primo giorno avrei ucciso per avere l'aria della 'povera piccola vittima'.
Una risata gorgogliò nella stanza e lui sobbalzò. Spaventato, si guardò intorno con cautela solo per scoprire che tutti erano incollati a quella stupida televisione. Diede un veloce sguardo alla stanza, supponendo che tutti la stessero guardando.
Ora, mi concentrai sulle sue labbra. Subito potei dire che quelle labbra erano state toccate da altre persone, ed erano state deluse. Ma non c'era amore sul suo viso. Non c'erano i resti di chi aveva baciato i suoi occhi, o la sua bocca, o la sua anima. Aveva nascosto il loro ricordo dentro se' stesso e questo decisamente mi dava fastidio. Se le persone nascondono delle cose, poi devono effettivamente cercare per ritrovarle. Va bene se le perdi, o le collochi fuori posto, o le trasmetti a qualcun altro, ma puoi ancora inciamparci dentro. Come il tuo primo bacio. Se è stato un bel ricordo, non provare a nasconderlo altrove- solamente, conservalo da qualche parte. Se lo nascondi, non ci inciamperai più. Ma, se lo dimentichi o lo metti nel posto sbagliato, non saprai mai quando potrebbe tornare. Non saprai mai quando spunterà fuori nel tuo subconscio e ti darà una bella sorpresa . Ma se è stato un brutto bacio, proverai a dimenticarlo e perderai il ricordo in modo da non ricaderci più.
E' abbastanza triste quando le persone si dimenticano di perdere un ricordo e sono perseguitate da esso per il resto della loro vita. Ma il cervello non è come un sistema di archivio, o un grande tunnel dove ci sono due uscite che dicono “prendi” e “lascia”. Non puoi fisicamente archiviare i tuoi ricordi; non puoi proprio decidere quali perdere per il tuo bene o quali semplicemente collocare fuori posto.
Ero l'unico che lo sapeva, naturalemente, sapevo come farlo. Se ero davvero annoiato e Jasper non era lì, passavo attraverso i ricordi delle settimane e li archiviavo, ma la maggior parte del tempo li lasciavo andare, non è un grande problema una volta che hai capito il segreto. Sebbene avrei scommeso che se qualcun altro l'avesse fatto, sarebbe stato innovativo. Immagina di essere capace di perdere i ricordi di un incidente tragico della tua infanzia, o dimenticare tutte le morti a cui hai assistito. Pensa quanto un dottore o il responsabile di un' ambulanza vorrebbero essere capaci di fare cose come questa.
Quindi, è così che funzionano tutti i ricordi. Non chiedetemi come lo so -
semplicemente, lo so. E ora che lo sapete, se sentirò di un innovativo nuovo studio sui ricordi, io già ne sarò al corrente. Lo capirò se deciderete di non credermi. Dopo tutto, sono solo un adolescente e questo non mi da molta credibilità, non è vero?
Torniamo al nuovo ragazzo. Aveva preso a guardare la TV ora, invece della propria pancia. Io odiavo la TV! Nessuno realizza quanto facilmente quella scatola possa uccidere le tue cellule celebrali?
Infastidito, sfregai i denti così forte che Ben si girò.
“Non è una buona idea adesso, vero?” Disse con la sua fastidiosa calma, in modo tranquillo.
Intenzionalmente roteai gli occhi e smisi di sfregare i denti. Non volevo essere lì. Odiavo l'ora della TV. Pensavano che fossimo tutti interessati a chi veniva eliminato da American Idol. A chi importava? Metà del cast non sapeva cantare, comunque.
Avevo scommesso sulla ragazza, pur non avendo mai guardato lo show. Avrebbe vinto, comunque, lo sapevo.
Scivolai nella mia poltrona, in modo che la mia schiena fosse appoggiata contro il bracciolo imbottito e le mie gambe fossero messe l'una sull'altra. Un altro fremito di risate percorse la stanza e diedi un'occhiata alla televisione, chiedendomi che cosa ci fosse di 
così divertente in American Idol. Davvero, quello non era proprio Idol, ma una programma TV di merda.
Porca puttana! Presto! Avevo bisogno di qualcosa per scrostare i miei occhi e stordirmi prima che tutta quella stupidità filtrasse dentro il mio cervello.
Qualcuno doveva aver cambiato canale perchè ora che ci pensavo, non sentivo proprio più il suono di American Idol. Mi doveva essere sfuggito. Come avevo potuto permettere a una piccola osservazione di sfuggirmi? Oh già, era stato l'arrivo del nuovo ragazzo. Quello con i capelli neri disordinati, vecchio sile. Potevo ancora sentire il gel per capelli che aveva usato. Sì, certamente se li era lavati da quando era arrivato qui, ma, come ho detto, sapevo certe cose.
E io sapevo che lui aveva usato il gel per capelli.
Ci fu un silenzioso click, ma alle mie orecchie suonò forte, perchè lo avevo aspettato per tutto il giorno. La TV era spenta! Alleluia!
“Ora di pranzo!” disse Magda con una voce allegra, raggiante verso tutti noi.
Gemetti e presi tempo per slegare le mie gambe dai braccioli della sedia. Speravo disperatamente che Ben non decidesse di aspettarmi. Comunque, lui non aspettò me, ma il nuovo piccolo ragazzo dai capelli neri che era seduto cercando di mostrarsi il più modesto possibile nella sua poltrona. Lui gli offrì una mano per alzarsi dalla sedia. Il ragazzino dai capelli neri aveva imparato a sue spese come fosse difficile togliersi dai cuscini di quella particolare sedia. Ti inghiottiva; ti succhiava il culo al centro della poltrona.
Risi di soppiatto quando lo afferrò per un braccio e provò a tirarlo fuori.
“Ecco, lascia che ti aiuti. Posso toccarti il braccio?” chiese Ben con attenzione, la sua mano ancora aperta e abbastanza vicina a quella del ragazzo. La piccola vittima scosse la testa violentemente e ritrasse le sue mani, terrificato, stringendole sul corpo, guardando fisso Ben come se lui lo stesse minacciando. Ben alzò le mani in fretta, come ad indicare che non c'era nessuna disputa.
Alzai un sopracciglio e sorpassai Ben sulla strada verso la porta. Mi fermai, la mia schiena rivolta verso i due, e scossi lentamente il capo. Girai la testa verso di loro, con un mezzo sorrisetto.
“Cos'hai da ghignare, Gerard?” mi disse in modo brusco Ben, guardando poi il ragazzino e vedendolo atterrito.
Alzai un dito per indicare il paziente e cominciai a togliere la cravatta che avevo intorno al collo. Lentamente, sistematicamente, e con attenzione me la tolsi, preferendo invertire tutti i procedimenti piuttosto che snodarla. La tolsi dal mio collo e la feci penzolare davanti alla poltrona del ragazzino. Lui mi stava scrutando così intensamente che mi sentii addirittura offeso. Se l'avessi beffato, lo avrebbe saputo, e non avrebbe dovuto ricorrere al tentativo di studiarmi. Finalmente decise che le mie intenzioni erano chiare, o qualcosa del genere; afferrò il nodo della cravatta che gli avevo porso. Con un movimento rapido lo tirai fuori dritto in piedi. Barcollò per un po', ma non mi mossi per tenerlo fermo. Non voleva che nessuno lo toccasse. Avevo rispetto per questo. Anche se fosse caduto e si fosse rotto la testa, non lo avrei toccato.
Se essere toccato era contro i suoi desideri, io non lo avrei fatto. Non era troppo difficile da comprendere.
Una volta fuori dalla poltrona, arrossì decisamente. Lasciai andare la cravatta e quella cadde, lenta, nelle sue mani. La infagottò e la porse a me. Scossi la testa e andai a pranzo; avevo fame, dopo tutto.

  
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