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Autore: Panda_chan    09/06/2011    7 recensioni
“Perché siamo venuti qui?”
“Volevo farti vedere una cosa. Che giorno è oggi?”
“Il nove giugno, naturalmente, il giorno della fine dell’Accademia.”
“Sì, certo. Anche. Ma prova a dare un’occhiata a quella pietra.”
Il piccolo Itachi si avvicinò alla lapide grigia. Era alta più o meno come lui, ed era lucida. Scolpito dettagliatamente, sulla sommità, stava il ventaglio stemma del suo clan, cui seguivano alcune frasi.
Sasuke lo incoraggiò: “Leggi, coraggio.”
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Itachi, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Non potevo assolutamente lasciar correre la ricorrenza, anche se sono le tre di notte, anche se io sono di ritorno dal Ballo dei Maturandi e domani c’è scuola. Non potevo.
Semplicemente, buon compleanno Itachi.
[In qualche modo è legata a Heir, ma non dovreste avere troppi problemi se anche non l'avete letta. ^^]

[Buona lettura =)]

 

Memories


Il Quartier Generale degli ANBU era sempre ricettacolo di ordini, informazioni, dati, missioni; quotidianamente, vi accedevano i migliori shinobi oltre agli appartenenti alla Squadra Speciale e dunque era naturale che fosse un ambiente chiassoso, ricco di voci e rumori che si sovrapponevano.
Dal suo ufficio di comandante, Sasuke Uchiha passava al vaglio le varie scartoffie che aveva trovato sul tavolo quella mattina.
Il caldo stava diventando soffocante: ormai era l’una del pomeriggio e il sole batteva fastidiosamente sulle finestre che per quanto schermate dalle veneziane contribuivano a creare un fastidioso effetto serra.
Sasuke controllò l’orologio, portandosi stancamente una mano sul viso.
A quel punto poteva staccare; Naruto e Tsunade-sama ormai sapevano che in quel giorno non lavorava mai a tempo pieno.
Uscì dall’ufficio, chiudendosi alle spalle la porta, e scese le scale fino all’ingresso del Quartier Generale.
Con un cenno del capo salutò Konohamaru, segnalando che se ne andava, quindi si diresse verso l’esterno.
Il sole del primo pomeriggio infastidì gli occhi abituati all’ambiente chiuso delle stanze, ma lui li socchiuse e proseguì per la via, voltando a destra in fondo alla strada alla volta dell’Accademia Ninja.
Giunto davanti al cancello pazientò qualche minuto, assorto, rispondendo distrattamente ai cenni di saluto che gli venivano rivolti da qualche altro genitore in attesa.
Poco dopo, alto, squillante, udì il suono della campanella, che per un momento lo sprofondò nei ricordi passati, ai tempi in cui anche lui attendeva con troppa impazienza di diventare genin; poi il vociare degli alunni che rallegrandosi dell’inizio delle vacanze si riversavano fuori dall’Accademia lo riportò alla realtà.
Trattenendo a viva forza un sorriso istintivo che gli aveva increspato le labbra – non sarebbe stato consono, suvvia  - cercò con lo sguardo un po’ miope una familiare e scapigliata chioma scura, che non tardò a farsi scorgere: scapicollandosi per le scale dell’edificio, suo figlio Itachi, sette anni,  gli corse incontro urlacchiando estasiato e finendo di schianto sulle sue gambe nel tentativo di raggiungerlo più in fretta possibile.
“Ciao papà” salutò entusiasta il bimbo, sorridendo.
“Ciao, Itachi” fece eco la voce più grave di Sasuke, non scevra di una certa rude tenerezza non del tutto occultata.
Itachi si assestò la cartella sulle spalle, quasi dandosi un tono, quindi attaccò a ciarlare allegramente raccontando la sua giornata mentre Sasuke ascoltava, apparentemente distante, in realtà attento come mai in qualunque altro momento del giorno, e soddisfatto dell’entusiasmo del bimbo.
Quando però giunsero all’incrocio poco lontano dal quartiere degli Uchiha, Itachi si sentì tirare in avanti verso una strada diversa da quella che percorreva quotidianamente con il padre per tornare a casa.
“Dove andiamo, papà?”
“Oggi la mamma ci aspetta più tardi, facciamo un altro giro. Compreremo qualcosa da mangiare lungo la strada, se hai fame.”
Visto che il bimbo era parecchio affamato, Sasuke acquistò due pacchetti con qualche bocconcino mentre aspettava il ritorno di Itachi, che aveva spedito a prendere un fiore in un negozio lì accanto.
Continuarono poi la passeggiata, fino a giungere sotto i grandi volti di pietra degli Hokage scolpiti nella roccia.
Svoltarono un ultimo angolo, ed Itachi si trovò davanti ad uno spiazzo erboso, non molto grande, deserto, circondato da vari alberi che delimitavano una sorta di parchetto, fornito di qualche panchina.
Al centro del piccolo angolo verde stava una pietra scura e levigata, sicuramente scolpita ad arte, su cui spiccavano alcune parole abilmente incise.
Sasuke si sedette mentre lui preferì allungarsi sull’erba morbida, attaccando con appetito il contenuto del pacchetto che suo padre gli aveva passato.
Tra un boccone e l’altro, chiese spiegazioni: “Perché siamo venuti qui?”
“Volevo farti vedere una cosa. Che giorno è oggi?”
“Il nove giugno, naturalmente, il giorno della fine dell’Accademia.”
“Sì, certo. Anche. Ma prova a dare un’occhiata a quella pietra.”
Il piccolo Itachi si avvicinò alla lapide grigia. Era alta più o meno come lui, ed era lucida. Scolpito dettagliatamente, sulla sommità, stava il ventaglio stemma del suo clan, cui seguivano alcune frasi.
Sasuke lo incoraggiò: “Leggi, coraggio.”
Il bimbo si avvicinò, spalancando appena gli occhi quando lesse una prima volta tra sé e sé il contenuto delle iscrizioni; infine, con voce chiara, enunciò: “’La città di Konoha pose questa pietra in memoria ed in onore di Itachi Uchiha, eroe del Villaggio della Foglia e della Terra del Fuoco, ninja capace e valoroso, figlio devoto e fratello amorevole.’ Ha il mio stesso nome” constatò Itachi, stupito. “È lo zio, tuo fratello, di cui mi avevi parlato?”
Sasuke assentì, vagamente assente. Poi si rivolse di nuovo al figlio:”Già. Guarda anche più in basso…”
“Nato il nove giugno… Ma allora oggi sarebbe stato il suo compleanno! Quanti…?”
“Avrebbe compiuto trentun anni. Ti ho portato qui perché oggi sei abbastanza grande per capire che tu hai la fortuna di essere un bambino sereno, e sei cresciuto nella pace. Ma non è stato per tutti così, e questa pace non esiste da sempre: è costata il sacrificio di molti grandi ninja, tra cui tuo zio che per questa serenità diede la vita. Difendi sempre la realtà di cui sei erede, e non mancare mai di ricordare gli sforzi di chi si è sacrificato e l’ha conquistata per te.”
Itachi annuì coscienziosamente, osservando suo padre che chinandosi posava il fiore bianco acquistato poco prima ai piedi della lapide.
“Me ne ricorderò, papà.”
Sasuke alzò il viso e lo guardò, sorridendo lievemente, poi si levò in piedi e avvicinatosi a lui gli scompigliò i capelli neri.
“Allora adesso possiamo andare a casa. Su, vieni.”
Il padre si avviò lentamente, non senza un ultimo sguardo lievemente offuscato alla pietra.
Il bimbo rimase fermo ancora qualche istante, poi si accostò alle radici di un albero e colse un piccolo fiore giallo. Infine si riavvicinò alla lapide, e con attenzione pose il suo fiorellino accanto a quello lasciato da Sasuke qualche minuto prima.
“Buon compleanno, zio Itachi.”

 
***

 
Spero vi sia piaciuta ^^
Recensioni sempre gradite =))
Panda

  
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