Una delle
poche
volte in cui era grato di venir portato in quella stanza del
laboratorio
isolata, dove venivano condotti gli esperimenti esclusivamente su di
lui.
Di solito
gli
capitava di sentire quel tipo di "gratitudine" quando ciò
che
accadeva lì dentro gli faceva così male che non
poteva fare a meno di usare la
propria voce, di solito assente, per urlare di dolore.
Non
avrebbe mai
sopportato di farsi sentire da qualcun altro.
Ma quel giorno era diverso,
quando era stato
lasciato sulla soglia della porta dello studio di uno dei dottori della
famiglia dalla
donna che era andata a
prelevarlo dallo stanzone che condivideva con gli altri bambini per
portarlo
nella solita stanza del laboratorio, notò per caso la data
segnata su un
calendario sulla scrivania.
Un grande
"9"
svettava in rosso, sotto il mese "Giugno".
Quel
giorno era più
lucido del solito, non lo avevano drogato e portato
a fare esperimenti per l'intera settimana
precedente, forse avevano in mente qualcosa di nuovo per cui bisognava
che
stesse particolarmente bene, per cui gli vennero subito alla mente
alcuni
collegamenti spontanei che non riuscì a frenare.
Quello
stesso
giorno dell'anno precedente sua madre, che pure non era mai stata
particolarmente affettuosa e presente ma almeno faceva i suoi doveri in
quanto
tale, lo aveva portato fuori durante una pausa dal lavoro dicendogli
che
avrebbero mangiato un gelato insieme.
Mukuro
aveva cinque
anni ed aveva trovato il solo fatto di poter passare del tempo con lei
in
spensieratezza, lontani dalle strade dove era da poco esplosa la guerra
tra le
famiglie, il regalo più bello che potesse ricevere.
Quella
stessa
donna, il giorno del suo sesto compleanno, era lì di fronte
a lui e stava
tornando al suo fianco per condurlo
nella sala in cui avrebbe sopportato ancora sofferenze in nome del bene
della
famiglia Estraneo, senza degnarsi di rivolgergli una parola di troppo
che non
fosse un "andiamo" o "aspetta".
Fu
lasciato solo ad
aspettare l'arrivo degli uomini che si occupavano di lui e, come faceva
nei
suoi momenti di debolezza in cui agiva come nient'altro che un bambino,
si
sedette in un angolo spoglio della stanza, rivolto al muro, liberando
il
proprio pianto.
Accadde
però
qualcosa di insolito.
Prima che
qualcuno
entrasse, prima che lo facessero addormentare o gli coprissero gli
occhi in
qualche modo, fu avvolto dal più totale buio.
Non si
spaventò,
forse semplicemente un nuovo esperimento era iniziato e non se ne era
neanche
reso conto, per cui rimase fermo al suo posto impegnandosi ad asciugare
le
lacrime per essere pronto a fare qualsiasi cosa avesse dovuto fare
quella
volta.
"Mukuro."
Un tocco
leggero
sulla propria spalla lo fece sussultare e voltare subito lo sguardo.
Alla sorpresa
di quel tocco, così gentile come mai si era sentito toccare
prima d'ora, si
aggiunse quella di sentir chiamare il proprio nome da una voce quieta.
Rimase
parecchio
confuso da ciò che vide,
un uomo mai
incontrato prima ma che al tempo stesso gli appariva enormemente
familiare.
Aveva i
capelli del
suo stesso colore e forma, con la differenza che in più
portava una lunga coda
poggiata su una spalla, gli occhi bicromi proprio come lui, ma era
molto più
alto e stava tutto piegato su se stesso per raggiungere la sua altezza.
Si
voltò totalmente
verso di lui, noncurante delle lacrime
che continuavano a solcargli il volto, troppo interessato a quella
presenza.
L'uomo
sorrise in
modo lieve a quelle lacrime, portandovi su le mani per scacciarle via.
"fa male,
vero? Ma credimi non sarà sempre così."
"sarà
ancora
peggio…?"
Non seppe
perché
gli venne spontaneo rispondere a quella persona, rivolgendosi a lui
come se
fosse davvero convinto che potesse
conoscere il proprio futuro.
Lo vide
scuotere la
testa prima di tornare a parlare, in modo paziente.
"non
sarà
sempre così. Arriverà anche per te il momento di
conoscere la luce, camminare
su strade accoglienti e sentirti travolgere dall'abbraccio del calore."
Quasi
come a confermare
quanto quell'uomo stesse dicendo, il piccolo Mukuro si accorse in quel
momento
che quella figura sembrava in effetti come avvolta da una luce che
proveniva
soltanto dal suo corpo ed annientava l'oscurità intorno a
loro, e le sue mani
erano calde tanto che tornò a piangere per la sola
commozione di star
avvertendo un calore del genere dopo tanto tempo passato tra quelle
fredde
mura.
"ma
io… non so
nemmeno come uscire di qui…."
Si
lamentò ed
allora il più grande allontanò una mano dal suo
volto per porgergli un
tridente di metallo lucente apparso in
quel momento nella sua stretta.
"tu sai
già
come farlo. Ed io so già che questo ti porterà
sulla strada sbagliata, ma
confido nelle persone che si impegneranno per riportarti su quella
giusta. Ora non
potrai capirmi ma promettimi solo una cosa, promettimi che non
rinnegherai la
luce e che quando si mostrerà a te, farai di tutto per
seguirla ed
ottenerla."
In
effetti fu così,
non capì appieno ciò che quella strana persona
gli stesse dicendo, ma annuì
ugualmente, prendendo tra le proprie mani l'arma.
"so anche
che
lo dimenticherai tra poco, e soffrirai ancora più che in
questo momento ma
credimi, ne varrà la pena."
Con un
ultimo
sorriso e quelle parole, l'uomo svanì, lasciando dietro di
lui la fastidiosa
luce al neon della stanza tornata di nuovo visibile e quel tridente
saldo nella
sua mano.
Si svegliò con la strana sensazione di sapere di aver sognato qualcosa di fondamentale, ma che non ricordava, non era nemmeno certo se si trattasse di un sogno frutto della propria mente o un vero e proprio ricordo.
Spostò il volto di lato, riaperti gli occhi, e smise di pensarci non appena vide l'espressione attenta di Tsunayoshi che, sollevato su un braccio per osservarlo, sembrava essere preoccupato da qualcosa.
Questi gli portò una mano al volto, appena lo vide sveglio, accarezzandolo.
"hai fatto un brutto sogno? Parlavi nel sonno, non lo hai mai fatto prima."
"no… a dire il vero non lo so, scusami per averti svegliato."
Chiuse gli occhi e si spostò stendendosi su un fianco, accostandosi al corpo del compagno per potersi beare del suo calore e tornare a dormire.
Richiuse gli occhi tentando di farlo,ma si ritrovò a riaprirli subito quando sentì l'altro sussultare dopo aver visto l'ora all'orologio sul comodino.
"oh, sono le tre del mattino, quindi è il nove giugno! Buon compleanno, Mukuro!"
Ancora stordito dal sonno, si rese a stento conto di ciò che l'altro gli stesse augurando ed accolse il suo bacio senza soffermarsi troppo a pensarci, in fondo era in ogni caso ben gradito.
Sorrise quando ricordò che in effetti sì, quello era il giorno del suo ventiseiesimo compleanno, il primo fuori la Vindice e, come ogni momento che stava vivendo al fianco di Sawada Tsunayoshi, un bellissimo giorno speciale.