Avevo
bisogno di sfogare ciò che ho dentro, e per farlo ho scelto
un'originale.
Non sapevo se pubblicarla o meno nel genere
“Drammatico”, ma alla fine visto che non c'era il genere “Triste”
credo che questo frammento possa andare bene in questa sezione, spero
lo capirete leggendo.
Comincia in medias res, il finale è
aperto.
E, a dir la verità, non c'è ancora un vero
finale.
Buona Lettura e grazie a quanti vorranno farmi sapere
se e cosa ha lasciato questa storia, vorrei rendermi conto di quali
emozioni e pensieri possa suscitare questo scritto in cui c'è molto
di me, rielaborato ovviamente.
Grazie dell'attenzione.
Uova di Pasqua
Un
tonfo sordo, occhi di bambina che si dilatano, mani che stringono una
creatura di sei mesi, le gambe che scattano per compiere un balzo
all'indietro, il respiro trattenuto.
La porta della camera è
aperta, Anna corre verso di essa, entra nella piccola e buia stanza e
si siede al bordo della branda, stringe forte sua sorella al petto e
si china tutta su di lei, facendole da scudo, istintivamente, facendo
sì che il calore di quel piccolo corpo la riscaldi e le faccia
diminuire la paura.
Dalla cucina urla, rumore di vetri infranti,
singhiozzi, mostri.
Anna non vuole che lui
entri lì dentro, non vuole che Alessia pianga, vuole sua madre,
vuole che sua madre venga a salvarla.
Ma sua madre non arriva, suo
padre entra nella stanza, le strappa Alessia dalle braccia, prende
lei per un braccio, la alza, e le dà uno schiaffo, poi un altro, la
piccola stretta al corpo dell'uomo ha smesso di piangere.
Quello,
era il terrore.
Anna più
avanti nella vita non avrebbe saputo definire il terrore in modo
diverso.
Sei mesi dopo.
“Uova
di Pasqua! In regalo! “
Le uova di Pasqua risplendono sul
tavolo, quasi come il sorriso della suora che prende Anna per una
mano e la avvicina ai regali, sussurrandole parole dolci.
Anna
osserva le uova, gli occhi in tempesta, esita.
Quella
piccola dai capelli castani e le iridi verdi è l'unica dei quindici
bambini presenti nell'Istituto che ad ogni festività riceve dei
regali. Pensa la suora
madre.
Poi un sorriso schiude le labbra di Anna e gli occhi le
diventano luminosi mentre il suo cuore di bambina si agita e non sa
che a quella sensazione di triste pienezza che la invade dentro non
potrà mai dare un nome.
Quelle uova sono da parte di suo padre.