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Autore: _Ella_    10/06/2011    4 recensioni
I libri contengono molto più delle parole che ci sono scritte, gli aveva detto una volta Zexion e un attimo dopo a Demyx tornò il sorriso.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Demyx, Zexyon
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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So many books and so little time~

 

Demyx non aveva mai amato la scuola, non propriamente.
Amava sapere le cose, quelle più curiose, ma non gli piacevano le verifiche. Credeva che l’apprendimento fosse il viaggio, non la meta. Insomma, chi poteva dirlo che magari un diciottenne apparentemente sfrontato e poco ligio alle regole potesse diventare il presidente d’America, una volta messa a posto la testa?
La scuola era troppo schematizzante. Troppi parametri, troppe costrizioni, praticamente tarpava le ali a chiunque avesse metodi diversi.
Tutto questo, per dire che non sopportava dover fare i compiti, soprattutto dopo tre mesi di puro ed assoluto divertimento.
Sospirò pesantemente, guardando con una tristezza assoluta il libro di matematica, mentre nel locale arrivavano nuove persone.
Gli era sempre piaciuto quel posto. Era una libreria, praticamente, ma non di quelle dove sei costretto a rimanere in silenzio, piuttosto di quelle in cui vai per studiare, per leggere un buon libro e chiacchierare con i tuoi amici, farti una risata, mentre qualcuno naviga su internet e la signora dietro il bancone ti porta la bibita fresca, il frullato di frutta oppure un bel caffè con la cioccolata.
Da che ne avesse memoria, lui era sempre stato lì a studiare.
Alzò nuovamente il muso dal libro, quando il campanello alla porta trillò appena, lasciando entrare un’altra persona.
Gli ci volle un po’ di tempo, per capire se fosse maschio oppure no, doveva ammetterlo. Insomma, si vedeva chiaramente che era un maschio, per come era vestito, ma il viso era talmente delicato da portarlo in inganno. Ad ogni modo, era un ragazzino sui quindici, sedici anni, un grosso libro stretto fra le braccia coperte dalla felpa blu.
L’osservò per qualche secondo mentre parlava con la signora Vaniglia, che annuì sorridendogli. Quella signora sorrideva a tutti, poi, ti sorrideva anche quando per sbaglio ti cadeva del succo per terra o il caffè sui libri. Era tanto dolce, e Demyx pensò che spesso i nomi rappresentano davvero le persone.
Riabbassò lo sguardo sui libri, imponendosi di continuare a studiare.

Il giorno dopo, puntuale come al solito, appena uscito da scuola, Demyx si avviò alla libreria, la tracolla sformata sulla spalla, le cuffie nelle orecchie che andavano a tutto rock e lo skate sotto la suola consunta delle converse rovinate.
Aprì la porta salutando la signora, che ricambiò il saluto dandogli anche una caramella – di quelle che a lui piacevano tanto – e dicendogli che gli avrebbe subito fatto il solito frullato.
Gongolante e già di buon umore dopo una giornata di pieno nervosismo, Demyx andò a sedersi.
Sorseggiando la sua bibita alle fragole ed alla banana, il ragazzo si guardò un po’ in giro. A quell’ora quel posto era sempre vuoto, tutti cominciavano ad arrivare verso le quattro, cinque del pomeriggio, quando solo pochi si rintanavano a studiare come faceva lui. Tuttavia, quel giorno c’era qualcosa di diverso dal solito panorama.
Il biondo fissò il ragazzo, quello che aveva visto il giorno prima, che leggeva un libro accomodato sulla poltrona un po’ sformata, quella più vicina alla libreria, e tanti altri libri posati di fianco. Non gli fece tanta sorpresa che fosse lì – anche perché in quel posto c’era spesso la stessa gente – ma quanto più il fatto che fosse già lì e chissà da quanto tempo c’era, visto che alla sua destra aveva messo tutti i libri che già aveva letto.
Il rumore fastidioso di quando la cannuccia succhia via le ultime gocce dal bicchiere lo distolse, facendogli rendere conto che ormai era di nuovo l’ora di mettersi sui libri.
Erano passate quattro, cinque ore abbondanti, quando finalmente Demyx poté distogliersi dallo studio, con un bel sospiro di sollievo e la soddisfazione negli occhi: c’era voluto meno tempo del previsto.
Sì alzò stiracchiandosi e andando a buttare le varie carte di caramelle, i bicchieri di plastica vuoti che aveva usato per bere, le varie scartoffie e i residui della matita temperata.
Andò vicino alla porta, spalancandola per respirare un po’ d’aria pulita, notando che erano tutti andati via, tranne quel ragazzo, che continuava a leggere.
Demyx si strinse nelle spalle, chiedendosi come facesse a divorare tutti quei libri senza che la testa gli girasse o senza il bisogno di alzarsi dalla poltrona.
Ad ogni modo, era ora di andare, quindi posò tutte le sue cose nella borsa, mise le cuffiette nelle orecchie, prese lo skate, salutò la signora Vaniglia e corse verso casa.

Per tutta la settimana, Demyx lo vide lì fermo a leggere. Mai una volta che parlasse con qualcuno, mai una che si alzasse per bere o andare in bagno.
Era piuttosto la signora Vaniglia che gli portava ogni tanto qualcosa da mangiucchiare ed un caffè o un succo di frutta.
Non sembrava nemmeno annoiarsi, poi, anzi. Era estremamente rilassato e concentrato e Demyx per un momento pensò che quella scena era davvero bella, in qualche modo.
Il ragazzino era lì, tutto concentrato su un libro dalla copertina gialla e sbiadita, le gambe  raccolte leggermente contro petto e posate sull’enorme poltrona in modo che facessero sostegno al tomo, una mano a sfiorare le pagine per sfogliarle, l’altro raccolto in grembo, mentre la nuca era comodamente poggiata allo schienale.
Sembrava… estraneo, quasi. Apatico a tutto ciò che gli accadesse intorno. Gli dava un senso di tenerezza e protezione che solo la sua copertina preferita riusciva a dargli.
Continuò a fissarlo, rapito, chiedendosi come facesse a leggere senza che il ciuffo ceruleo spiovente avanti agli occhi gli desse alcun fastidio.
Chissà perché si copre, pensò,
ha un bellissimo viso.
Quando il ragazzo alzò il volto, probabilmente perché si sentiva osservato, Demyx lo fissò negli occhi, sorridendogli appena. Avevano davvero un bel colore, quegli occhi. Erano di un bel blu ma non spendente, piuttosto erano misti al grigio e questo li rendeva malinconici, oltre che profondi.
L’idea che quel ciuffo a coprirlo fosse inutile, fu presto sostituita dal pensiero che fosse fastidioso.
Il ragazzo si strinse nelle spalle, ritornando sui suoi libri per non perdere altro tempo.

Ormai erano le vacanze di Natale, Demyx aveva passato tutto il giorno precedente a cercare il regalo per la signora Vaniglia e si era svegliato di buon mattino per andare a consegnarglielo assieme ai cornetti caldi. Lei faceva sempre tanto per lui e quando poteva il ragazzo ricambiava felicemente.
Purtroppo la neve che copriva le strade gli rendeva impossibile usare il solito skate, quindi ci stava mettendo un po’ più tempo del solito per arrivare alla libreria.
Quando entrò, Demyx si stupì per l’ennesima volta che quel ragazzo fosse lì, sempre a leggere. Distolse lo sguardo quando quello alzò il suo e si guardò in giro per cercare la signora Vaniglia.
«La signora non c’è, mi ha chiesto di badare alla libreria per una mezz’ora… è andata via poco fa» fece il ragazzo, senza staccarsi dalla sua lettura
«Oh… allora l’aspetto» borbottò, più a se stesso che all’altro, che annuì appena prima di abbassare il viso sulle pagine.
Si avvicinò in silenzio, accomodandosi di fronte a lui e rimanendo zitto finché quello non rialzò il volto dal tomo.
«Io sono Demyx, piacere»
«Zexion»
«Sai, dall’inizio di settembre ti vedo sempre leggere… non ti annoi?»
«Se lo faccio sempre, evidentemente no» rispose quello, sfogliando la pagina e cercando di riprendere la lettura
«Beh… penso di sì» mormorò Demyx, posando il regalo e la busta coi cornetti sul tavolino lì di fianco «E cos’è che stai leggendo?»
«Moby Dick» Zexion non voleva saperne di alzare gli occhi dalle righe del libro e per un attimo Demyx si sentì profondamente geloso; poi il ragazzo mise il segno e chiuse il libro «Scusa, non volevo ignorarti» rispose.
Si vedeva che c’era più educazione che altro in quel gesto, praticamente quel ragazzo smaniava dal continuare a leggere ma il biondo ne fu contento ugualmente.
«Dov’è che abiti?» chiese
«Proprio qui di fronte»
«Non ti ho mai visto in giro»
«Mi sono trasferito da poco»
«Da dove?»
«Italia».
Era una faticaccia. Togliergli qualche parola dalla bocca era un’impresa e di certo non perché quel ragazzo non sapesse parlare la sua lingua, a dire il vero aveva quasi un accento migliore del suo che viveva in una famiglia americana, piuttosto che inglese.
Demyx si rese conto che il ciuffo non era per non farsi guardare o per nascondere qualcosa, piuttosto per creare a Zexion l’impressione di essere più protetto da tutto ciò che accadeva fuori.
Puntò gli occhi sulla busta coi cornetti, porgendogliene uno
«Erano per la signora Vaniglia, ma non credo le dispiaccia se glieli porto domani» sorrise e il ceruleo ringraziò gentilmente, mettendo il libro da parte per fare in modo che non si sporcasse.
Beh, era introverso, ma Demyx aveva l’impressione che quello sarebbe stato l’inizio di qualcosa di grande.

Oramai Pasqua era alle porte, il ragazzo era tutto intento a trovare il giusto regalo per la signora Vaniglia.
E per Zexion, questa volta sulla lista c’era anche lui.
Alla fine, aveva optato per comprargli Moby Dick, visto che  sicuramente non cel’aveva poiché era entrato in quella libreria la prima volta proprio per leggerlo.
Adesso, si dirigeva come sempre verso la libreria ed ovviamente Zexion era lì, immerso nella lettura.
«Ehi Zexion» lo salutò, andando a sedersi lì vicino «Guarda cos’ho qui…»
«Ti prego, non voglio ascoltare un altro CD dei Beatles… okay, sono bravissimi, ma ieri me ne hai fatti sentire tre, ben dieci volte a testa!» il biondo scoppiò a ridere, scuotendo al testa
«Non ti preoccupare, è qualcosa per te».
Gli porse il pacchetto e il ragazzo lo scartò subito, cercando di non distruggere del tutto la carta. Quando vide cos’era, gli rivolse un sorriso appena accennato ma comunque bellissimo.
«Grazie»
«Figurati, Zex! È stato un piacere!».
Se gli regalava quel sorriso ogni volta che gli regalava un libro, Demyx avrebbe cominciato a fare la lista dei suoi autori preferiti.

Beh, più o meno era stato così, alla fine.
Demyx non aveva idea del perché, ma aveva cominciato a regalargli tutti i libri che quel ragazzino aveva detto di aver letto e che gli erano piaciuti ed altri che avrebbe voluto leggere.
Probabilmente per un suo sorriso si sarebbe infilato un braccio in gola e si sarebbe tirato fuori i polmoni, se glielo avesse chiesto. Ma la cosa bella era che Zexion non gli chiedeva mai, mai nulla, anzi. Ad un certo punto aveva cominciato anche a guardarlo male quando si presentava con un pacchettino per lui.
Ormai erano arrivati a ben un libro alla settimana, massimo due, entro poco tempo Zexion avrebbe avuto una libreria nella sua stanza più grande di quella che c’era lì.
Fu proprio questo a fargli sorgere una dubbio.
«Scusa… ma se hai tutti i libri a casa, perché continui a venire qui?» l’improvvisa domanda, detta nel bel mezzo di una conversazione – se così si poteva dire, visto che quel sedicenne parlava poco e niente – fece arrossire Zexion, che si nascose dietro all’ultimo libro che il biondo gli aveva regalato
«Per… per stare un po’ con te, credo».
Fu probabilmente in quel momento, che l’amore colpì il cuore di Demyx.

L’estate era alle porte, Demyx non vedeva l’ora di passare tutto il giorno con Zexion. Non vedeva l’ora di portargli i gelati in biblioteca visto che lui sembrava ormai diventato tutt’uno con quel posto, molto più di quanto non avesse fatto lui.
Era… era stupendo il solo pensiero di starci assieme, figurarsi passare davvero l’estate con lui.
L’ultimo giorno di scuola, senza nemmeno “perdere tempo” a salutare i suoi amici, Demyx corse dritto dritto in biblioteca ma quando aprì la porta trovò la poltrona nell’angolo vicino alla libreria completamente vuota e per poco non urlò frustrato.
«S-signora Vaniglia, dov’è Zexion?»
«Stamattina è passato, mi ha detto che i genitori lo riportavano in Italia, per le vacanze»
«C-cosa…?»
«Ti ha lasciato questo».
Demyx prese fra le mani il libro che lui stesso aveva regalato a Zexion, Moby Dick, quello a cui il ragazzo teneva di più. Sospirò, andandosi a sedere e cercando probabilmente qualcosa che non c’era fra le pagine. Infatti fu così, vuoto, completamente. Non una lettera, né un numero di telefono né nient’altro.
Si passò una mano in faccia, sospirando affranto.
I libri contengono molto più delle parole che ci sono scritte, gli aveva detto una volta Zexion e un attimo dopo a Demyx tornò il sorriso.
Se gli dava un libro così importante, significava che sarebbe tornato a riprenderselo e questo gli bastava per aspettare con calma il suo ritorno.

Aveva passato tre mesi interi avanti ed indietro da casa sua alla biblioteca. Non ne poteva più di aspettare. Alla fine si era anche letto Moby Dick due volte, per ingannare il tempo.
Ma il tempo sembrava molto più furbo di lui.
Ormai era settembre da un giorno, Demyx non ne poteva davvero più.
Gli mancava da morire, lui e la sua fissazione per i libri, lui e i suoi racconti su cosa faceva in Italia, lui e la sua introversione, la sua gentilezza che quando perdeva la pazienza lasciava spazio ai modi un po’ bruschi. Gli mancava il suo odore, anche, gli mancava guardarlo negli occhi e giocherellare col suo ciuffo, facendolo innervosire.
Era al limite.
Era pronto per passare un’ennesima giornata da solo in biblioteca, quando rimase fermo ed impalato all’entrata.
Era lì.
Era tornato.
Spalancò gli occhi e la bocca, senza riuscire a muoversi. Zexion arcuò un sopracciglio
«Ti lascio loquace e ti ritrovo incapace di parlare? Oh, la fortuna gira dalla mia parte, oggi» ma quando sentì la sua voce e si rese conto che era davvero lì, avanti a lui, aspettando solo una sua mossa, Demyx scattò e in barba a quello che avrebbe potuto dire, lo abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo
«Non ti permettere mai più di andartene senza salutarmi, Zex! Capito?!».
Si aspettava un pugno, una frase acida che però non arrivarono. Il ceruleo si lasciò stringere in silenzio, posando la faccia contro sua spalla
«Scusa… io volevo aspettarti, volevo dirtelo, però… però me lo hanno detto la sera quando sono tornato a casa e non sapevo come contattarti… volevo aspettare di incontrarci in biblioteca prima di partire ma avevano già organizzato tutto…» mormorò, rosso in viso; Demyx lo lasciò andare, prendendogli il volto fra le mani per guardarlo negli occhi
«Mi sei mancato, Zex» sorrise, finalmente sollevato; il ceruleo abbassò lo sguardo, sussurrando un “anche tu” vergognoso
«Come sta il mio libro?» chiese poi, alzando gli occhi nei suoi
«Bene, l’ho anche letto due volte mentre ti aspettavo» Demyx posò la fronte contro la sua, vedendolo arrossire ancora di più; non se lo ricordava così bello
«Ottimo» fece, allontanandosi completamente in imbarazzo «B-beh io vado a posare tutte le mie cose, sono appena arrivato».
Quando sentì il campanello tintinnare, la lampadina che Demyx aveva in testa si accese.
Fu in un attimo.
Lo afferrò per il braccio, girandolo e premendoselo contro, sfiorandogli le labbra con le sue in un candido e casto bacio.
Il sangue freddo non era mai stato il suo forte.
Zexion sgranò gli occhi, rimanendo fermo ed impalato al suo posto, a dir poco paonazzo. Il biondo gli carezzò la guancia, portandogli il ciuffo dietro l’orecchio e posandogli un bacio sulla guancia rossa appena scoperta.
Per quanto non li avesse amati follemente, Demyx si trovò a pensare che i libri erano stati la fortuna più grande di tutta la sua vita.
Aveva aperto una breccia nel cuore di Zexion, con quelli, quindi quale altro motivo migliore per amarli?

 

___

 

Uhm... beh, mi sa che "Le note dell'autrice (?)" servono, questa volta... diciamo che io voglio metterle, okkay?!
Bene, questa volta mi sono data di Zemyx...questa è la prima che scrivo... non proprio la prima, dato che ce li ho messi in ben due mie raccolte, diciamo piuttosto che è la prima volta che scrivo solo di loro in una fic.
Non è stato brutto, anche perché loro mi piacciono, ma diciamo che è stato... strano.
Insomma, erano Demyx e Zexion e non c'erano... né Axel... né Roxas... n-non... non c'erano! ;A;
Ma il mio amore per loro è rimasto immutato, sappiatelo.
Oh, ma lo sapete che su questo fandom Zexion è scritto con la Y? Per un momento ho avuto il dubbio di essere una deficiente, poi mi è venuto in mente il piccolo e doccioso Ienzo e allora mi sono sentita sollevata u___u
Oh, io voglio bene alla signora Vaniglia, anche se non la conosco.
Oh, i Beatles sono stati nominati per Hayley Black che mi schiatta la capa.
Oh, ma Demyx rockettaro solo io lo vedo più plausibile di un Demyx truzzo troppo stereotipato?
Oh, ma è vero che ho rotto le palle?
Che dire, spero sia piaciuta, fatemi sapere :3
Alla prossima!
-me spera che sia AkuRoku-
Bye!

 

   
 
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