Disclamers: i personaggi e le ambientazioni sono una creazione della mente geniale della sensei Hiromu Arakawa e degli sceneggiatori dello studio Bones, io mi limito a distruggere XD
Note: Flashfic per essere una mia fic XD Insomma più corta di così non mi è possibile, ma dopo la fatica del finale di Reaching for R di più non mi riusciva proprio. Blocco dello scrittore (fa figo dirlo XD).
Il titolo l'ho preso spudoratamente da una canzone di Heather Nova che mi piace molto, ma che con la fic in questione non c'entra assolutamente nulla. E guai a chi mi dice che a Giugno non piove, ma avete guardato fuori dalla finestra?! XD

One Day in June
RoyAi Day 2011 Special

La pioggia scendeva incessante intorno a lui, su di lui, ma non la sentiva. Tutto sembrava distante in quel momento, sentiva appena i capelli bagnati incollati alla testa, la divisa fradicia pesargli sulle spalle e le gocce di pioggia che scorrevano sul suo collo e s'insinuavano nel colletto della camicia. Vedeva solo lei, immobile di fronte a lui riparata dal suo ombrello nero terribilmente ordinario. Era per lei che era corso fuori sotto la pioggia battente senza pensare alla gente che lo guardava stupita o all'odiosa acqua che infangava la sua divisa solitamente perfetta.
Non aveva saputo resistere quando, tornato tardi dalla riunione, aveva trovato quel suo piccolo regalo ad attenderlo sulla scrivania. Chissà per quale motivo, ma finalmente quel giorno quel gesto aveva fatto cadere il sottile velo che nascondeva la verità ai suoi occhi. Quel sentimento che aveva sempre nascosto dentro di sé, represso e rinnegato non aveva alcun motivo di esserlo. Quando aveva capito che quello che aveva sognato per tanto era la realtà era uscito di fretta dalla base, senza prendere con sé ne ombrello né impermeabile e poi aveva corso per le stradine tortuose della città, sicuro che con quel temporale lei avesse scelto di usare la veloce scorciatoia di piccole viuzze piuttosto che le grandi vie affollate. Non aveva sbagliato. Si capivano sempre tra loro, in tutto, tranne che per quel sentimento che provavano l'un l'altra ma si nascondevano a vicenda impauriti. Ma ora non più. L'aveva vista da dietro, quel suo inconfondibile passo svelto, i capelli dorati ed il soprabito nero dell'esercito. Aveva corso più veloce, l'aveva chiamata, raggiunta, superata e si era fermato davanti a lei. Ed era lì che ancora stava, mentre la guardava in quegli occhi castani così profondi che reclamavano una risposta ad una domanda silenziosa. Non aveva detto una parola, era sicuro non servissero. Aveva ripreso fiato lentamente, poi le si era avvicinato. La sua bocca fece per aprirsi, ma lui le mise due dita sulle labbra, non era la sua voce quella che voleva sentire in quel momento. Le parole avevano messo tanta confusione tra loro, non avevano avuto il coraggio di lasciarsi andare ai sentimenti che provavano, di credere a quello che i loro sguardi tradivano da tempo, avevano sempre trovato una via di fuga in tante frasi di scusa, di sfida, di vanto, di routine.
Sì chinò verso di lei, leggermente. Ora sotto l'ombrello le gocce di pioggia non lo colpivano più, ma se ne accorse appena. Le sue labbra erano lì, così vicine alle sue, un respiro ancora insieme a lei. Sapeva che non l'avrebbe rifiutato. La sua bocca toccò quella della ragazza.

***

Le labbra dell'uomo erano fredde, bagnate com'erano dalla pioggia. Ma quando si schiusero scoprì che non le importava affatto. La travolse, come sapeva travolgerla spesso in altri modi. La trascinò in un bacio appassionato. Da quando l'aveva chiamata d'improvviso, in quella stretta strada affiancata solo da retrobottega, il suo cuore si era fermato, o forse la sua testa. Non aveva più capito molto di quello che stava accadendo. Lui era arrivato completamente bagnato, non era stato difficile capire che si era gettato sotto il temporale senza nulla con cui coprirsi. Ma il perché proprio lui, che odiava tanto la pioggia, facesse una cosa tanto assurda non l'aveva capito sino a quando non l'aveva guardato negli occhi. Quegli occhi scuri che risplendevano tra le ciocche nere appiccicate alla viso dimostravano la sua determinazione, ma c'era anche dell'altro. Qualcosa che pensava non esistesse nella realtà, un sogno da relegare alle fantasie notturne e da cancellare durante il giorno. Non poteva crederci, ma allo stesso tempo era sicura di quel che leggeva in quello sguardo che conosceva bene. Avrebbe voluto dire qualcosa, anche solo fare qualcosa, ma tutto in lei era bloccato dalla sorpresa. Era felice ma non riusciva ad esprimerlo, aveva paura, ma sembrava totalmente indifferente. Era sempre così incapace di mostrare i propri sentimenti che in quel momento lo stupore l'aveva bloccata del tutto. Riusciva solo a fissarlo mentre ansimava per la corsa eppure sembra non accorgersi di nulla, poi inspirò profondamente e lei ricominciò a respirare insieme a lui, eppure anche lei non si era accorta d'aver trattenuto il respiro sino a quel momento. Lui fece un passo e le fu davanti, a pochi centimetri. Aprì la bocca prima ancora di decidere cosa dire, ma lui pose due dita sulle sue labbra. Un gesto deciso ma allo stesso tempo gentile. Era più una richiesta che una imposizione. Si era quindi chinato e quelle sue labbra bagnate si erano unite alle sue. Un bacio tanto appassionato, un bacio che aveva atteso e sognato da tempo ormai. Tutte le inibizioni caddero tra loro nello stesso istante in cui le loro bocche si toccarono. Lei alzò le braccia a circondargli il collo e stringerlo a sé, mentre lui la prendeva alla vita. L'ombrello cadde a lato strada, mentre il temporale non smetteva di gettare acqua sui ragazzi e sul loro bacio infinito.

FINE


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