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Autore: Finn    11/06/2011    9 recensioni
One shot dedicata al Royai day di quest'anno. L'ho scritta qualche mese fa in previsione dell'evento, e non ne sono tutt'ora troppo convinta... In ogni caso, ho cercato di proporre con uno stile dolce e riflessivo l'intricata relazione che c'è fra Mustang e la Hawkeye.
Una relazione che si può spiegare anche attraverso il silenzio...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali dell'autrice:
Salve a tutti ! So che nessuno si aspettava di vedere una mia fanfic qui ma... mi sono lasciata trasportare dall'emozione del momento. Dopotutto, questo è il primo Royai day che festeggio!
Due o tre commenti, poi vi lascio alla storia.
Mi sono divertita molto a scriverla, specialmente mi sono divertita a far disperare la mia beta (per così dire) dopo averle fatto leggere  4 diverse versioni della stessa ff ...
Alla fine, quello che ne è uscito era quello che volevo: uno spaccato dei sentimenti di Mustang e di Hawkeye riletto in una chiave molto leggera e delicata. Volevo che la sensazione del lettore nel leggere queste righe fosse quella di trovarsi su un prato, nel silenzio, con un dolce profumo intorno, tutto qui .
I personaggi appartengono a Hiromu Arakawa e spero di averli mantenuti come sensei li ha fatti XD
Un bacione

Our Silence

 

 

C'erano delle giornate in cui proprio non riusciva a concentrarsi.
Tutto sembrava essere una possibile tentazione. E tutto, significava davvero tutto . Ogni cosa, dalla foto sbiadita di un vecchio scienziato sul quotidiano, a una lieve musica proveniente dalla strada, alle chiacchiere di Breda circa il suo pranzo, La pelle candida della segretaria che era appena entrata con il caffè, o le sue gambe lunghe e snelle.
Quest'ultimo era decisamente il genere di distrazioni che preferiva. Daltr'onde, la sua fama di playboy iniziava a calare lentamente, e quello che era nettamente peggiore , era che  stava pian piano venendo rimpiazzata da un nuovo tipo di etichetta.
Decisamente meno positiva.


 

Era veramente concentrato su quello che stava facendo. Un altro giro soltanto e avrebbe battuto il suo record di 490. Era un record di cui andava abbastanza fiero, anche se nessuno glie ne riconosceva il merito.
Uno...due...con il terzo, abile, movimento dei polpastrelli, era lì lì per farla finalmente girare, quando il brusco squillo del telefono fece cadere inevitabilmente la penna stilografica a terra. Addio record.
<< E' il Tenente-Colonnello Hughes da una ... >>
<< Linea esterna >> Concluse lui , ormai fin troppo abituato a questa solfa. << Me lo passi >> capitolò, pronto a subirsi l'ennesimo trattato sui meravigliosi progressi della piccola Elysha. In fondo cosa non si fa per il proprio migliore amico?
<< Ehylà, vecchio mio! E' tanto che non ci si sente! >> Fece una voce allegra dall'altra parte dell'apparecchio
<< Precisamente da meno di ventiquattro ore, Hughes >> Gli rispose , strofinandosi le unghie contro i pantaloni della divisa, con fare annoiato e noncurante.
<< Lo sai cos'è successo stamattina? >> Domandò l'amico
<< Elysha ha detto la sua trentanovesima parola? >> in verità non gli dispiaceva neanche troppo, sapere che la famiglia di Maes se la cavava egregiamente
<< No, no! Quello è stato l'altro giorno! >> Ora la sua pazienza stava dando i primi segni di cedimento. Detestava gli indovinelli.
<< Avanti Maes, spara e facciamola finita >>
<< Mi è arrivata una lettera di convocazione! Per East City! Non è fantastico, lavoreremo insieme! >> Trillò entusiasta << E poi potrai vedere da te quanto sia bella la mia piccola... oh, se solo la vedessi! Porresti sicuramente rimedio al tuo status di single perenne. Oh ma, è out of limits eh? Non pensarci nemmeno lontanamente! >>
La notizia lo aveva spiazzato. Non avrebbe più avuto dieci minuti di tranquillità. Ma d'altro canto, come poteva non apprezzare quella compagnia tanto solare e allegra. Gli ci voleva, dopo tutte quelle tensioni accumulate.
Ancora alle prese con la telefonata ( era necessario mettersi d'accordo sul come e sul quando organizzare una cena di benvenuto ... ) Quasi non si accorse che la sua stilo era tornata al suo posto, sulla scrivania.
Alzò di poco lo sguardo e incrociò gli occhi scuri del Tenente Hawkeye. Sguardo che non lasciava percepire nulla di buono per i minuti successivi
<< La richiamo  io più tardi, generale maggiore >> finì sorridendo apertamente. Dall'altro capo della cornetta però Riza potè udire distintamente la voce di Maes <"Aspetta, non ti ho detto la cosa più importante, Roy! Ro..."> Giù il telefono.
Si rimise immediatamente a lavorare, senza aspettare che la donna gli facesse alcun segno o dicesse nessuna parola.

                                                                                              

C'era un angolo di quell'enorme cortile che era solo suo. Suo e di nessun altro. Roy si rifugiava lì , steso sull'erba morbida, quando i suoi pensieri diventavano troppo pesanti da sopportare e necessitava di mandare fuori un po' di tensione.
Quel giorno però, quell'intimità così tiepida era stata violata. Non era un'invasione violenta, ostile, ma piuttosto un'entrata curiosa ed ingenua.
La donna se ne stava lì, in piedi, a fissare il suo superiore comodamente addormentato sul terreno ancora umido. Il suo viso si era fatto più dolce, e tutta la sua austerità era scomparsa dallo sguardo, che ora vagava qui e là dall'uomo steso a terra alla ciocca di capelli ribelle che le ciondolava davanti agli occhi.
Era raro che li portasse sciolti, anche fuori dal lavoro, ma aveva sentito come se in quell'angolo di quiete dovesse essere più naturale possibile. Per questo stesso motivo aveva tolto anche la giacca e le scarpe, e si era seduta lì, in attesa.
Faceva dondolare le gambe su e giù sull'erba , attenta a non fare rumore. Sorrise fra sè e sè, pensando a quanto fosse strano per lei lasciarsi andare così.
Poi improvvisamente si sentì addosso un paio di occhi. Un paio di occhi neri incuriositi da quella strana "versione" della Hawkeye.
Rimasero in silenzio, fissandosi per qualche secondo, poi all'unisono spostarono gli occhi verso il cielo terso
<< Si stava rilassando un po' anche lei ... lo trovo giusto >> Commentò l'uomo. Lei non rispose, si limitò ad annuire con un cenno del capo << Ne abbiamo passate tante. Ogni tanto anche il soldato più valoroso si merita uno sprazzo di cielo e un fazzoletto di terra in cui perdere i propri pensieri>>
<< Sì... ha perfettamente ragione, signore >> rispose la bionda, sorridendo. C'era serenità fra loro.
 Un piccolo ritaglio di tempo, in cui un colonnello e la sua tenente si lasciavano andare ai ricordi, con gli occhi persi al di là del cielo, con malinconia per ciò che si erano lasciati indietro , e una strana felicità verso ciò che ancora dovevano scoprire.
<< Mi scusi , signore... non doveva andare a prendere il tenente colonnello Hughes alla stazione, quest'oggi? >>
<< Maes conosce la strada per venire all'HQ >> In quel momento, spostò gli occhi nuovamente sul viso della ragazza << E poi, non pensa che certi momenti vadano goduti fino in fondo, Tenente? >>
Di nuovo silenzio. Un silenzio tangibile, sospeso a mezz'aria.
<< Colonnello? >>
<< Sì? >>

                                                                                           
Ora erano in tre. Quello stesso silenzio di qualche mese prima aleggiava di nuovo in quell'angolo di verde. Ancora una volta, i capelli biondi sciolti sulle spalle del tenente ondeggiavano al vento. Ancora una volta, tre paia di occhi fissavano il cielo ceruleo sopra di loro
<< E così avete deciso di infrangere le regole >> Commentò uno.
<< Sì >> risposero le altre due voci, all'unisono
<< Di rischiare la vostra carriera ... >>
<< Sì >>
<< I vostri nomi, reputazioni, gradi >>
<< Sì >>
Si levò una risata sonora, che squarciò quell'atmosfera limpida
<< Allora vi dichiaro marito e moglie, siete benedetti e andate a procreare, che diamine! >>
<< Ti saremmo tutti molto grati se non urlassi, Maes >> lo rimproverò l'altro uomo, passando dolcemente la mano sulla pancia della ragazza che gli stava seduta in braccio.
<< Tanto è inutile. Non sarà mai bella come Elysha. Guarda che padre che si ritrova! >> sbuffò lui, osservando con dolcezza quel rigonfiamento sul ventre dell'amica. Un piccolo Mustang. O una piccola Hawkeye?
Beh, in ogni caso non sarebbe mai stato carino quanto Elysha.



 

 

   
 
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