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Autore: Sandra Voirol    11/06/2011    6 recensioni
Cosa prova Edward...mentre Bella sta parlando con Jake dopo la battaglia con Victoria???
E' quello che mi sono chiesta. Ed ho provato a darmi e darvi una risposta.
Spero che vi piaccia...fatemi sapere cosa ne pensate!!!!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
- Questa storia fa parte della serie 'L' Anima di Edward...ma non solo'
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Buon Sabato pomeriggio !!!!!

Come promesso eccomi con una nuova One Shot !!!!

Non so se ho colto in pieno le emozioni di Edward...non sono convintissima...ma è come l'ho immaginato ...comunque !!!!

Aspetto i vostri commenti...e grazie a tutti quelli che mi seguono !!!!!!!!!!!!!

  






TORMENTO

 
   

POV. EDWARD

 
 
Il momento era arrivato – l’ora della verità – in questi minuti si stava decidendo del mio destino, probabilmente.
Mentre io lasciavo la casa di Jacob con mio padre, lei stava tornando a casa. E sapevo che una volta fatta la sua parte con Charlie, sarebbe andata da Jake. E lì, si sarebbe deciso del mio futuro.
La gioia provata quando le avevo chiesto di sposarmi e mi aveva detto di sì, era stata travolta e calpestata da tutto quello che era successo dopo. Ed ora mi ritrovavo a non sapere cosa aspettarmi, chi avrebbe scelto. Esattamente come prima di sentire il suo sì.
Ero sconvolto, proprio come lo ero stato in tutti questi mesi. Stavo seduto al mio pianoforte, suonavo a ripetizione la canzone che avevo composto per lei e diventava di volta in volta più sofferta e straziante. Proprio come mi sentivo io.
Cinque minuti fa, Alice mi aveva avvisato che non vedeva più Bella e questo significava solo una cosa, stava con Jake. Mi sentivo lacerato. Alice aveva cercato di tranquillizzarmi, dicendomi che parlando con lei durante il pomeriggio, sembrava decisa a stare con me. Ma io non ne ero affatto certo.
Jacob aveva un grande ascendente su di lei, niente poteva darmi la certezza che in questo momento non si sarebbe lasciata andare all’amore che provava per lui. Che l’amasse era chiaro. Dovevo solo continuare a credere che amasse me di più.
L’assurdo di tutto questo, era che lo trovavo giusto in fondo – me l’ero cercata, abbandonandola. Stavo semplicemente subendo le conseguenze delle mie azioni. Non potevo dare la colpa a nessuno di ciò che stava accadendo, né a Jake né tanto meno a Bella.
Mi sentivo quasi rassegnato a subire qualsiasi cosa il destino avesse in serbo per me, senza neanche protestare. Avevo lottato, ma ora tutto era nelle mani della donna che amavo e avrei accettato qualsiasi sua decisione. Mi sentivo così sfiancato da tutta quest'incertezza, che smisi di suonare ed incrociando le braccia sul pianoforte vi appoggiai la testa. Mi sentivo sfinito da questa continua altalena, volevo solo essere felice insieme a lei - amarla serenamente - era chiedere troppo?
Sentii mia madre venire verso di me, sedersi al mio fianco e prendermi per le braccia. Mi abbracciò forte, come si fa con un bambino per consolarlo. La strinsi forte anch’io e appoggiando il viso sulla sua spalla mi abbandonai ai singhiozzi privi di lacrime. Ero al limite. Mi accarezzava la schiena.
“Shhh…Edward! Vedrai che andrà tutto bene, non ti angosciare così. Lei ti ama, sono certa che non ti lascerà mai, neanche per Jacob”.
Avrei voluto avere la sua stessa sicurezza, ma mi sentivo perforare il petto dall’ansia e dai singhiozzi, come avrei vissuto senza di lei? Per me era tutto.
Aspettare che Alice mi avvisasse che Bella era diventata di nuovo visibile alle sue visioni – sempre che si allontanasse da Jacob -  mi stava uccidendo dentro. La mia mente non smetteva di elaborare possibili scenari, uno più straziante dell’altro per me. Ero decisamente votato al pessimismo e cercare l’appiglio giusto per vedere le cose nella giusta prospettiva, stava diventando sempre più impossibile.
“Edward”, mi riprese mia madre dopo avermi lasciato sfogare. “Cerca di riprenderti. Penso che Bella avrà bisogno di te, quando lascerà Jacob”.
Aveva ragione. Se fosse tornata da me – se – sicuramente avrebbe avuto bisogno di me. E dovevo essere la sua roccia, non potevo lasciarmi andare. Questo piccolo ma essenziale concetto, mi convinse a riprendere il controllo di me stesso. Alzai il viso dalla spalla di Esme – che nel frattempo non aveva altro che pensieri positivi per me – ed incontrai gli occhi della persona che ricopriva egregiamente il ruolo della mia mamma.
“Hai ragione, devo essere forte e pronto ad aiutarla se tornerà da me”. Quel “se” mi bruciava.
“Edward, non c’è nessun se, ti stai disperando per niente”. Speravo proprio che avesse ragione.
Sentii Alice venire verso di me, aveva avuto la visione che aspettavo. Tirai un sospiro di sollievo. “Edward, corri da Bella. Non riesce nemmeno a guidare nello stato in cui è. Aiutala ti prego!”. La sua voce era carica d’angoscia e la visione che avevo visto nella sua testa mi aveva trapassato il petto. Bella accartocciata sul sedile del pick-up, perforata dai singhiozzi. La mia corsa fino a lei fu talmente veloce che quasi tornai indietro nel tempo.
Aprire la portiera del pick-up e vederla piangere disperatamente mi fece stare malissimo, non sopportavo di vederla in quello stato. La presi tra le braccia e mentre si accoccolava a me singhiozzava violentemente. Le parole erano superflue, sapevo che aveva solo bisogno di sapere che ero lì con lei. Stavo in silenzio e la stringevo tra le braccia. Non riuscivo nemmeno a sentirmi felice – visto che era evidente che aveva scelto me – vedendola soffrire tanto.
Cercò di calmarsi e farfugliando le parole, mi disse che voleva tornare a casa prima che Charlie cominciasse a preoccuparsi. Tenendola stretta guidai fino a casa di suo padre. Anche se non piangeva, il suo petto era spesso scosso da singhiozzi silenziosi. Cercava di controllarsi, ma non ci riusciva del tutto.
Arrivati da Charlie mi chiese di aspettarla in camera ed io così feci dopo averla stretta forte a me, non avevo altro modo per infonderle la forza necessaria ad affrontare suo padre. Ormai era oltre il limite, non aveva più le forze per sopportare altro. La giornata era stata devastante per lei.
Era notte e salire su per la finestra m’impegnò una frazione di secondo. Mi concentrai sui discorsi che sentivo di sotto. Charlie sembrava allarmato, l’aspetto di Bella lo aveva spaventato probabilmente. E la sgridò per aver chiarito le cose con Jake nel momento meno opportuno. Ma lei lo rassicurò che sarebbe guarito presto.
La sentii salire le scale a fatica, avrei voluto correre e prenderla tra le braccia, ma non potevo rischiare che Charlie mi vedesse. Entrò in camera e senza nemmeno guardarmi cercò di slacciarsi il braccialetto che aveva al polso. Non volevo. “Non lo fare Bella, è parte di te” e l’avvolsi tra le mie braccia.
A quel punto si lasciò andare e ricominciò a piangere disperatamente. La presi in braccio e la distesi sul letto, lei scalciò via le scarpe. La coprii con la trapunta che le aveva regalato sua madre a Jacksonville e lasciai che si accoccolasse al mio petto, inondando la mia camicia di lacrime.
Aveva continue crisi di pianto che si calmavano e riprendevano forza. Chissà quanti pensieri le passavano per la mente, io potevo solo fare ipotesi, come sempre. Non riuscivo a trovare le parole adatte a consolarla, mi sentivo inadeguato a lenire il suo dolore. Me ne sentivo responsabile. Non avrei mai dovuto portarla a scegliere. Le stavo causando un dolore insopportabile, peggiore di quello che avevo subito io finora. E comunque, avrei preferito mille volte soffrire io che vedere lei in quelle condizioni.
Come al solito avevo sbagliato tutto. Com’era possibile che la scelta giusta fossi io, visto che soffriva così tanto? Avrei dovuto rinunciare a lei. Lasciarla andare da Jake. Solo il pensiero mi causava un dolore insopportabile, ma vederla così sofferente mi lacerava ancora di più. Avrei preferito vederla felice con Jacob, che in queste condizioni con me.
Ad un certo punto della notte ebbe perfino una crisi isterica - le sue reazioni mi spaventavano, erano quasi violente - chissà cosa le era passato per la testa. Le bisbigliavo parole di conforto e d’amore nella speranza di calmarla e ridarle serenità, mentre le accarezzavo lieve il viso e la schiena. Era tutto ciò di cui ero capace, non sentivo di poter fare nient’altro per lei e questo mi faceva sentire inutile.
Speravo che perlomeno Charlie non venisse a controllarla, per fortuna non lo fece. Probabilmente temeva le sue crisi di pianto. Alla fine il sonno ebbe la meglio su di lei e vederla dormire, mentre ancora qualche singhiozzo la faceva sussultare mi provocava un dolore lancinante.
Con le dita seguivo i contorni del suo viso, l’amavo di un amore infinito e pensare a quanto coraggio e quanta forza aveva dimostrato nel giorno appena passato, mi rendeva così fiero di lei.
Mentre il suo viso si rasserenava nel sonno riflettevo sul fatto che era stata sul punto di ferirsi per attirare l’attenzione di Victoria su di sé, per aiutare Seth e me. Era una combattente, anche se in questo momento mi sembrava così fragile. Ed il pensiero che era pronta a dare la sua vita per me, mi spaventava e rasserenava in ugual misura. Se era disposta a soffrire tanto per la separazione da Jacob, quanto doveva amarmi?
Forse più di quanto un umano era in grado di tollerare.
Ma non riuscivo ad accettare che il suo immenso amore per me la portasse a soffrire tanto. Già ne avevamo passate di tutti i colori, non era ora di farla finita ed essere felici?
Doveva esserlo almeno lei.
Se la sua sofferenza per la separazione da Jake era così grande, era possibile che avesse fatto la scelta giusta?
Non riuscivo a trovare una logica nei pensieri in contrasto nella mia mente. Pensavo al suo amore per me e alla sofferenza per la separazione da Jake e non riuscivo a trovare un modo per renderla felice. Ogni scelta avrebbe portato dolore, eravamo in un vicolo cieco. L’unica cosa capace di darmi un pizzico d'ottimismo era la sua voce roca – a causa del pianto – che ogni tanto sussurrava il mio nome nel sonno.
Quando si svegliò, il suo sguardo incontrò il mio. Sembrava più padrona delle sue emozioni, mentre io dovevo sembrarle ansioso, perlomeno era esattamente così che mi sentivo.
“Buongiorno”, mi sussurrò con voce ancora impastata dal sonno e dal pianto. Aspettavo che ricominciasse a piangere. “E’ passata. Non piangerò più”. Non ne ero certo, la guardai dubbioso. “Mi dispiace che hai dovuto subire le mie crisi isteriche. Avrei dovuto risparmiartele”. Sospirò.
Dovevo sapere. Dovevo assolutamente mettere fine alla lotta interna che i pensieri opposti tra loro mi avevano provocato per tutta la notte. E dovevo essere certo che avesse fatto la scelta giusta.
“Sei sicura di aver preso la decisione giusta, Bella? E’ la prima volta che ti vedo soffrire così tanto…” la mia voce si ruppe, il suo dolore mi devastava.
Toccò leggera le mie labbra e mi disse un “sì” convinto. Io non lo ero.
“E’ possibile? Se stai così male, non credo che sia la decisione giusta”. Dirlo ad alta voce mi distruggeva, ma non m’importava, volevo pensare solo a lei, a ciò che era meglio per lei.
Mi guardava negli occhi, senza incertezze. “So quello che faccio Edward, non potrei mai stare senza di te”.
“Sicura?”. Non riuscivo a convincermene.
“Certo, non avrei mai la forza e il coraggio per vivere lontana da te. Finché sarò con te potrò sopportare qualsiasi cosa”. Si rese conto che ancora non ero convinto. Allora si fece passare Cime Tempestose, quel libro era sempre presente.
“Di nuovo?”, chiesi sconcertato. Sfogliò il libro in cerca del passo che le interessava e lo lesse quasi in un sussurro. Come se volesse trovare le parole giuste, più per se stessa che per me. Ma capii.
“Per me è chiarissimo il pensiero di Cathy e non ho dubbi su chi è essenziale per la mia esistenza”. La convinzione nella sua voce era palese. Il mio cuore si librò in aria. Le tolsi il libro dalle mani e l’abbracciai. Mi accostai al suo orecchio e le recitai le parole di Heathcliff che più si addicevano al mio stato d’animo.
“Appunto” confermò Bella. “E’ esattamente ciò che intendevo”.
Ma non riuscivo a cancellare la preoccupazione per la sua sofferenza. “Non riesco a vederti così addolorata. Forse…”. Forse cosa? Non lo sapevo nemmeno io.
“Devo semplicemente accettare le conseguenze delle mie azioni. Ma non ho dubbi su cosa è meglio per me…e su come procedere”.
La sua voce era ferma e sicura, ma la sua affermazione mi aveva spiazzato. “Come dobbiamo procedere?”.
Sorrise e sospirò, “Mi serve Alice”. 

   
 
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