I wanna kiss you
La
gente davanti ai miei occhi si muove a ritmo di musica. Una massa di corpi
tutti appiccicati, mezzi sudaticci che si strofinano tra di loro, pelli nude
che si toccano.
C’è
anche Lui.
Tutta
la scuola sa chi è.
Come
fai a non conoscere il ragazzo dietro al quale il novanta per cento delle
ragazze muore ed è invidiato da quasi tutti i ragazzi? Ti sarebbe semplicemente
impossibile. I bagni femminili sono pieni di scritte su di Lui. Le primine lo
chiamano l’Angelo nero. Per me è solo un egocentrico, vanitoso che trova
piacere nell’essere lodato in quel modo dai suoi coetanei. Anche io, come loro,
un tempo sono stata rapita dal suo fascino e dalla sua aria da bello e dannato.
Un
incantevole angelo delle tenebre appunto.
Ha
la mia stessa età, e come me frequenta la quarta superiore.
Tengo
il viso fisso sulla marea di corpi che compie gli stessi identici passi.
È
seduto poco più in la. Un paio di sgabelli più a destra di dove sono io. Non
oso alzare lo sguardo ed esaminare con chi sia o cosa stia facendo. Come ho già
detto, io ho chiuso con Lui. Non voglio averci nulla a che fare. Il mio due
l’ho già preso e mi basta quello.
Una
ragazza gli si avvicina. Gli sussurra qualcosa, o almeno a me sembra che stia
sussurrando perché, per farsi sentire, con questa musica, bisogna solo urlare.
Lui scuote la testa soffocando una risata. La giovane avventuriera, imbarazzata
gli sorride gentilmente salutandolo e poi si volta per andarsene. Le guancie
sono bordò e gli occhi lucidi per le lacrime.
Ecco
un’altra che entra ufficialmente a far parte del club dei due di picche di Bill
Kaulitz.
Ride
sommessamente con suo fratello e dei suoi amici. Si potrebbero definire l’elite
dei gruppi sociali della scuola. Loro cinque sono i più popolari, i più
mozzafiato e più sognati, o invidiati dipende da quale sia il tuo sesso,
dell’intero liceo.
Anche
quando mi sono dichiarata io mi hanno schernito ridacchiando alle mie spalle.
Non mi sono presentata a scuola per due giorni. Il peso dell’umiliazione era
troppo per una persona fragile come me. Da quel giorno ho iniziato a detestarlo
con tutta me stessa. Odiarlo per l’aria di supremazia che si da, disprezzarlo
per la superficialità con cui liquida le povere illuse che trovavano quel
coraggio che gli serviva per dichiararsi a lui.
E
lo voglio. E lo desidero lo stesso. Dentro di me, repressi da qualche parte in
un angolino buio e pieno di muffa, la voglia di potergli parlare e quel dannato
sentimento regnano ancora, mandandomi in confusione tutte le volte che lo vedo.
Una
figura nera si para davanti a me impedendomi la vista di quei ballerini
improvvisati. Resta immobile con le mani infilate nelle tasche dei jeans a vita
bassa neri. Ai piedi porta un paio di scarpe da ginnastica. Una cintura gli
cinge la sottile vita mettendo in risalto la sua eccessiva magrezza.
Smetto
di respirare sentendomi invadere da un’acre odore di fumo, bagno schiuma alla
menta e alcool. Un mix fatale per me.
Mentre
gli occhi continuano la loro corsa verso il volto per avere la conferma dei
miei dubbi anche il cuore ha un sussulto battendo all’impazzata. Sento il viso
andarmi in fiamme e l’arsura estendersi fino alla gola.
Una
giacca di pelle nera, con le maniche fatte su fino ai gomiti, resta aperta su
un’anonima maglietta del medesimo colore con ricami oro. Il tessuto leggero
aderisce in maniera impressionante al suo petto lasciando poco spazio all’immaginazione.
Il collo sottile è circondato da una collana con uno strano ciondolo.
Quando
raggiungo il viso è la mia fine.
Dolci
lineamenti coronano la perfezione fatta a persona. Labbra rosa sono tese in un
sorriso tutt’altro che rassicurante. Occhi pesantemente truccati di nero (e che
colore se no) sono fermi su di me scintillando di uno strano luccichio che mi
fa venire i brividi.
Cosa
vuole da me?
I
nostri occhi non si spostano di un solo millimetro. Nessuno dei due ha
intenzione di lasciare andare la presa, una questione di principio penso. Chi
mantiene lo sguardo più a lungo vince sopraffacendo l’altro. Non ho alcuna
intenzione di perdere. Non gli darò anche questa soddisfazione. Mai Kaulitz!
Senza
preavviso estrae una mano dalla tasca afferrandomi per il polo destro.
Tirandomi mi fa alzare portandomi nel centro della pista. Spintonando e
conficcando gomitate qua e la guadagniamo un piccolo spazio sotto la luce
stroboscopica. Potevo stare certa che in mezzo a questo casino nessuno avesse
badato a noi. La sua presa è salda e forte ma non fa male. È estremamente
delicata.
Siamo
così vicini che inevitabilmente non posso fare altro che stargli addosso. Così
appiccicata che il suo cuore batte sul mio e il suo respiro sbatte contro la
mia faccia.
Si
china su di me facendo scomparire quell’inesistente spazio che ci divideva. Mi
sovrasta nascondendomi nella sua oscurità, quasi come se potesse assorbire il
mio corpo dentro di lui.
Mi
bacia. Sì mi sta baciando. Una potente scarica elettrica da mille volt corre
giù lungo la mia schiena facendomi rizzare tutti i peli. Senza esitazioni la
mia bocca si apre per accoglierlo. Il suo respiro mi inonda. Come sospettavo sa
di vodka, fumo e … e di uno degli aromi più dolci che io abbia mai assaporato.
Passione credo.
Prive
di esitazioni le sue labbra iniziano a muoversi sicure su quello che devono
fare trasportandomi in una travolgente danza di cui non conosco i passi. Le mie
mani corrono tra i suoi lunghi capelli color notte spingendo il suo volto
ancora più sul mio. Le sue invece, mi accarezzano morbide. Partono dalle
guance, scendendo lungo i fianchi andando ad afferrarmi saldamente sulle anche,
portandomi ulteriormente vicino al suo desiderio.
La
testa smette di ragionare, i pensieri di fluttuare, mi spengo completamente. Ci
avrei fatto i conti dopo con loro. In questo momento sono più concentrata sulla
sinuosa lotta che stanno combattendo le nostre lingue intrecciandosi e
rincorrendosi passando da un capo di battaglia ad un altro.
Con
la stessa rapidità con la quale è arrivato si allontana dal mio volto paonazzo
mettendo fine a quel bacio. Ha il respiro leggermente affannoso, i capelli sono
più spettinati di prima e le guancie si sono colorite di una tenue sfumatura
rossa.
O
forse sono solo io che le vedo così a causa delle luci e della vista poco
stabile.
Lasciandosi
andare in una risata divertita mi sistema una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
«È stato un piacere conoscerti Federica»
dice avvicinandosi al mio orecchio stupendomi. Allora conosce il mio nome.
Rimango a bocca aperta come una perfetta idiota guardandolo mentre si ritrae e
sorride divertito.
«Sono certo che ci rincontreremo presto. Non
vedo l’ora» sorride malizioso sparendo in mezzo alla gente che sta ballando
intorno a noi. Non aggiunge nient’altro. Si è voltato e se ne è andato come se
fosse una delle cose più naturali al mondo comportarsi in quel modo.
Scuoto
la testa tirandomi un pizzicotto.
Ahi!
Sì fa male.
Incamminandomi
vero il mio sgabello tengo il volto basso con uno strano sorriso simile al suo
che mi tende le labbra. Con una mano mi massaggio dove mi sono tirata la pelle
ed ora sta arrossando.
Oh
sì, questa sera ho baciato l’angelo nero.
Sotto
gli occhi di tutti ho baciato Bill Kaulitz il bello impossibile e questo
rimarrà solo il nostro piccolo segreto.